LIFE IS
HARD
Chapter 2
Quando mi svegliai ero in un letto che non era il mio… le
pareti erano tutte bianche: ospedale. Mi misi a sedere di scatto e la flebo
attaccata al mio braccio iniziò ad oscillare pericolosamente, non mi ero
nemmeno accorta di essere attaccata a una flebo. Ma perché ero lì? Non
ricordavo nulla, mi sforzai… Jake, si Jake e se mi ricordavo Jake dovevo
essermi fatta. Fantastico! Non avevo mantenuto il mio giuramento, se Harry
l’avesse scoperto mi avrebbe perdonata di sicuro, peccato che non lo potevo più
vedere, ironia della sorte! La porta si aprì ed entrò mia madre.
-Oddio, Kylie, mi hai fatta stare in pensiero! Prima o poi
mi farai morire di crepacuore se vai avanti così- mi disse stritolandomi in un
abbraccio
-Se non mi molli morirò prima io per soffocamento-
-Oh scusa- mi dispiaceva aver risposto così a mia madre ma
ormai il latte era stato versato, il coniglio era stato impiccato, il toro era
stato macellato, il canarino era gelato, il criceto era stato seppellito e il
coyote non aveva ancora mangiato beep beep.
-Ma cosa mi è successo?- le chiesi
-Sei caduta dalle scale e hai perso conoscenza, il dottore
dice che poco prima avevi fatto uso di stupefacenti, dimmi che si sbaglia ti
prego-
-Non si sbaglia- risposi e mi girai dall’altro lato, lei
sbuffò e poi mi disse
-Non ci posso credere, avevi smesso…- non le risposi tanto
la predica me la sarei beccata comunque. Cambiai discorso.
-Che ora è?- chiesi sbuffando
-Le due e un quarto, ma non cercare di cambiare discorso
signorina-
-E chi cambia discorso? Continua pure con la predica se ti
fa piacere farmi sentire ancora peggio di come sto-
-Ascolta, non so che ti è successo oggi, quindi spiegami vedrai
che capirò- non avrebbe capito, quindi era inutile sprecare fiato; mi rinchiusi
in un silenzio ostinato…
-Va beh ora devo andare, riposati cara- mi disse ed uscì
Volevo dormire, ma non ci riuscivo, odiavo gli ospedali:
puzzano di detersivo ed è tutto bianco, i muri, le lenzuola, i pavinìmenti,
tutto. Trascorse quella che mi sembrò un’eternità e poi la porta si aprì; era
il dottore. Si sedette su una sedia vicino al lettino dov’ero distesa e
cominciò a parlare con il solito tono professionale dei dottori.
-Signorina Paulsen le abbiamo fatto delle analisi del sangue
ed è risultato che nelle ultime ore ha assunto delle sostanze stupefacenti..-
non feci cenni né dissi nulla, aspettai che continuasse – la cosa è sempre
grave e da evitare, ma nelle sue condizioni lo è ancora di più e le consiglio
vivam..- non capivo
-Quale condizione, scusa? L’adolescenza?- chiesi senza
neppure degnarmi di dargli del lei e con una voce che doveva essere alquanto
odiosa.
-Ma come, non sa di essere incinta?- mi rispose lui.
-È?- fu l’unica cosa che riuscii a dire, pensavo mi stesse
prendendo in giro.
-Lei è incinta, signorina Paulsen, ha una piccola vita nel
suo utero- cercò di spiegarsi meglio, come se fossi così stupida. Mi portai una
mano sulla fronte e mormorai qualcosa come:
-Mi porti un telefono: devo fare una chiamata-
-Certo, signorina-
-E non dica nulla a mia madre- calcai il tono su quel
“nulla”, lui mi guardò e disse
-Ma non pensa che sarebbe giusto fargli sapere?-
-Glielo dirò io al momento opportuno- risposi facendo un
sorriso di convenienza. Lui uscì e poco dopo arrivò un’infermiera con un
cordless in mano. Le chiesi di uscire e poi composi il numero con le dita che
tremavano.
-Pronto?- il mio cuore ebbe un sussulto nel sentire quella
voce e involontariamente sorrisi.
-Harry? Sono Kylie, puoi..-
-Kylie perché non c’eri oggi a scuola? Scusa se non sono
venuto a prenderti ma.. è una storia pazzesca, non ci crederesti- lo odiavo
quando mi interrompeva
-Harry sto bene, puoi venire in ospedale? Non allarmarti ti
prego, sto benissimo- cercai di dire, più convincente possibile
-Arrivo subito- mi disse, con una punta di preoccupazione
nella voce, così riattaccai evitando di dover dargli spiegazioni.
Intanto che lo aspettavo mi alzai e andai verso la finestra,
tanto per fare qualcosa. Scostai la tenda e non vidi niente di particolare: il
solito giardino di un ospedale, con qualche fiore e albero qua e là, un po’ di
panchine e uomini e donne che spingevano anziani sulle sedie a rotelle. La
porta alle mia spalle si aprì, non mi girai, avrei riconosciuto quei passi
ovunque: Harry.
-Ciao- mi disse – come stai?-
-Adesso meglio-
-Vuoi spiegarmi che è successo e perché mi hai fatto venire
con così tanta fretta?-, si avvicinò a me che nel frattempo mi ero voltata
verso di lui e mi carezzò la guancia, -Mi hai fatto preoccupare-
-Vuoi sapere prima la notizia cattiva o quell’altra?- non
sapevo se essere incinta era una buona notizia
-Quella cattiva- mi rispose, senza esitazioni. “Lo sapevo”
pensai
-Tua madre mi ha impedito di vederti, così mi sono drogata,
sono caduta dalle scale ed ora eccomi qui-
-Come sai che mia madre non vuole più che ci vediamo?
Pensavo l’avesse detto solo a me…- strano che non mi avesse puntualizzato la
rottura del mio giuramento.
-Ti ho chiamato perché ero preoccupata per il tuo ritardo,
ma mi ha risposto lei e mi ha detto di starti lontana-
-Uhm, la buona notizia?- disse, quasi assente.
-Non ho detto che è buona, devi deciderlo tu…- feci un profondo respiro e continuai – Sono incinta…-
Fine Secondo Capitolo