LIFE IS
HARD
Chapter 1
prenderei una stella e te la porterei,
Perché? Perché tu sei la persona più speciale che ci sia,
la persona migliore che mi sia capitata,
la persona migliore di questo mondo,
che è verde, come i tuoi occhi;
blu, come le tue labbra quel giorno al laghetto ghiacciato;
bruno, come i tuoi ricci.
Pensavo di non essere capace di amare,
pensavo di non poter essere amata,
ma tu hai cambiato tutta la mia vita,
mi hai salvata dalla mia condanna.
Sai, quando ti ho visto avevo paura di conoscerti,
quando ti ho conosciuto avevo paura di baciarti,
quando ti ho baciato avevo paura di amarti,
e ora che ti amo ho solo paura di perderti.”
Rilessi la mia “lettera” e la ripiegai. L’avrei infilata il
giorno dopo nella borsa da ginnastica di Harry, cercando di non farmi sgamare.
Ripassai mentalmente il piano: fai finta di stare male, entra negli spogliatoi
maschili, metti la lettera nella borsa e vai in infermeria. Tutto era perfetto
ce l’avrei fatta di sicuro.
-Non cercare mai più mio figlio e stagli lontana,
drogata!!!- e riattaccò. Iniziai a piangere, è vero avevo fatto uso di sostanze
stupefacenti, ma erano mesi che non ne toccavo e qual era il motivo? Harry. Lui
mi aiutava, mi distraeva, mi teneva lontana dalla droga, non poteva portarmi via
la mia unica possibilità di salvarmi.
Mi ricomposi in fretta e uscii ma non presi la strada per la
scuola, andai da Jake, il mio migliore “amico”: era un afroamericano
palestrato, pieno di tatuaggi e con i capelli stile Bob Marley. E non era
l’unica somiglianza con il cantante giamaicano: amava il reggae e la marjuana.
-Kylie entra, piccola, che succede? Credevo che avessi
cambiato amico da tanto che non venivi, non dirmi che sei stata in astinenza
per così tanto tempo?- parlava troppo cavoli non si stava mai zitto…
-Jake stai zitto e dammi della coca e un po’ di marjuana-
dissi forse un po’ arrogante, ma ormai c’era abituato: quando andavo da lui e
avevo un disperato bisogno di farmi ero sempre piuttosto suscettibile.
-Quanto hai?-
-Centodieci ma dieci mi servono per dopo- avrebbe capito di
sicuro.
-Ok tieni fanne buon uso, vedrai che risolverà tutto- mi
porse la bustina e le tre canne, presi il tutto e lo misi nelle tasche del
giubbotto. Gli diedi i cento dollari, tutti i risparmi che mi ero guadagnata
nell’ultimo mese a portare a spasso i cani del vicinato. Salutai Jake e uscii
in strada diretta a casa. Quel giorno a scuola non ci sarei andata, tanto mia
madre lavorava fino alle cinque e non avrebbe potuto obbligarmi ad andarci.
Fine primo capitolo