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Autore: Weird Rock    07/07/2012    4 recensioni
Generi: Drammatico, Romantico, Triste
Personaggi: Harry Styles, Nuovo Personaggio, Zayn Malik, Liam Payne
Rating: Giallo
Avvertimenti: nessuno
Dal 3° capitolo:
“In quel momento mi ritornarono in mente le parole usate da Harry in ospedale “Proteggi il nostro piccolo” e capii che c’era un solo modo per farlo, così ordinai mentalmente a me stessa “Non bere, non fumare, non drogarti e non fare altre cazzate che potrebbero incidere negativamente sulla salute di tuo figlio” questo sarebbe stato il mio motto per i successivi nove mesi. Dovevo portare a termine la gravidanza nel migliore dei modi e poi avrei deciso cosa fare"
I COMMENTI SONO SEMPRE GRADITI ;D
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1

LIFE IS HARD

Chapter 1

 

“Se potessi alzare una mano e toccare il cielo,
prenderei una stella e te la porterei,
Perché? Perché tu sei la persona più speciale che ci sia,
la persona migliore che mi sia capitata,
la persona migliore di questo mondo,
che è verde, come i tuoi occhi;
blu, come le tue labbra quel giorno al laghetto ghiacciato;
bruno, come i tuoi ricci.
Pensavo di non essere capace di amare,
pensavo di non poter essere amata,
ma tu hai cambiato tutta la mia vita,
mi hai salvata dalla mia condanna.
Sai, quando ti ho visto avevo paura di conoscerti,
quando ti ho conosciuto avevo paura di baciarti,
quando ti ho baciato avevo paura di amarti,
e ora che ti amo ho solo paura di perderti.”

 
Rilessi la mia “lettera” e la ripiegai. L’avrei infilata il giorno dopo nella borsa da ginnastica di Harry, cercando di non farmi sgamare. Ripassai mentalmente il piano: fai finta di stare male, entra negli spogliatoi maschili, metti la lettera nella borsa e vai in infermeria. Tutto era perfetto ce l’avrei fatta di sicuro.

Era il gran giorno, misi la lettera nella cartella e, mentre aspettavo Harry, andai in bagno. Mi misi la felpa degli Iron Maiden, la mia preferita, una maglia bianca di Abercrombie e dei jeans scoloriti. Mi guadai allo specchio, odiavo i miei capelli rossi: non stavano mai in ordine se li asciugavo con il phon, ma come dire che a febbraio vado a lasciare asciugare i capelli in modo naturale! Li legai in una coda di cavallo, lasciando uscire qualche ciuffo ribelle e passai al make-up. Odiavo truccarmi troppo, ma non sopportavo l'idea di uscire completamente struccata, quindi misi solo un filo di matita e il mascara: semplice, però bastava a non farmi sembrare una specie di zombie dormiente in piedi. Erano le 7.57 perché Harry non era ancora arrivato? Passava sempre a dieci alle otto, che strano. Lo chiamai su cellulare, ma rispose sua madre

-Non cercare mai più mio figlio e stagli lontana, drogata!!!- e riattaccò. Iniziai a piangere, è vero avevo fatto uso di sostanze stupefacenti, ma erano mesi che non ne toccavo e qual era il motivo? Harry. Lui mi aiutava, mi distraeva, mi teneva lontana dalla droga, non poteva portarmi via la mia unica possibilità di salvarmi.

Mi ricomposi in fretta e uscii ma non presi la strada per la scuola, andai da Jake, il mio migliore “amico”: era un afroamericano palestrato, pieno di tatuaggi e con i capelli stile Bob Marley. E non era l’unica somiglianza con il cantante giamaicano: amava il reggae e la marjuana.

Arrivai in periferia a piedi e m’incamminai per quei vicoli pieni di sporcizie e di mendicanti fino a giungere alla baracca che Jake osava chiamare casa. Bussai e lui mi aprì

-Kylie entra, piccola, che succede? Credevo che avessi cambiato amico da tanto che non venivi, non dirmi che sei stata in astinenza per così tanto tempo?- parlava troppo cavoli non si stava mai zitto…

-Jake stai zitto e dammi della coca e un po’ di marjuana- dissi forse un po’ arrogante, ma ormai c’era abituato: quando andavo da lui e avevo un disperato bisogno di farmi ero sempre piuttosto suscettibile.

-Quanto hai?-

-Centodieci ma dieci mi servono per dopo- avrebbe capito di sicuro.

-Ok tieni fanne buon uso, vedrai che risolverà tutto- mi porse la bustina e le tre canne, presi il tutto e lo misi nelle tasche del giubbotto. Gli diedi i cento dollari, tutti i risparmi che mi ero guadagnata nell’ultimo mese a portare a spasso i cani del vicinato. Salutai Jake e uscii in strada diretta a casa. Quel giorno a scuola non ci sarei andata, tanto mia madre lavorava fino alle cinque e non avrebbe potuto obbligarmi ad andarci.

 Quando arrivai a casa, accesi il fuoco nel caminetto e bruciai la lettera, la osservai consumarsi lentamente e ridursi a un mucchietto di cenere. Finita l’opera, salii in camera, chiusi a chiave ed estrassi la bustina. Mi sedetti alla scrivania e ne versai parte del contenuto sulla piana in legno di ciliegio, presi i miei 10 dollari e li arrotolai, infilai un’estremità nella narice destra, tappai quella sinistra e inspirai profondamente  avvicinandomi alla striscia bianca. La polverina bruciava nella mia narice ma ora mi sentivo meglio: più forte e invulnerabile… Però non mi bastava, ne versai altra e continuai a sniffare fino a finire tutto il contenuto della bustina. Cercai un accendino ma in camera non c’era così andai verso la cucina per cercarlo, ma nel scendere le scale inciampai e ruzzolai giù battendo forte la testa. Per un attimo vidi il soffitto girare poi più nulla, solo nero.

Fine primo capitolo

   
 
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