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Autore: Suriru    14/07/2012    5 recensioni
Eccomi! Piplette è tornata! E con una storia fresca fresca, seguito del primo capitolo di PMD. Questa storia parla dei nostri eroi alle prese con una nuova emozionante avventura...lontana da Borgo Tesoro. Tra gelosie, nuove amicizie e novità emozionanti, i nostri eroi si troveranno lontani da casa, alle prese con delle leggende troppo reali.
Dalla storia:
“I tre regni vennero spazzati via, rasi al suolo completamente. Questo fece riflettere i tre leggendari sul loro comportamento e venne annunciata la pace. E per alcuni secoli la pace regnò, ma un giorno le guerre ricominciarono, così come la punizione di Lugia. Ogni settecento anni le cose si ripetevano finché un giorno dei coraggiosi pokémon decisero di opporsi ai tre tiranni e al loro padrone. Così ogni sette secoli vengono scelti dei nuovi eroi per difendere i tre regni.”
“…Tu non sai cosa vuol dire essere delusi…sentirsi traditi…”
Si sentiva dalla voce roca e dalla testa bassa che stava trattenendo a malapena
[...]
“Tu non puoi sapere come ci si sente! Tu non ti sei mai sentita così, perché Piplup ti ha sempre trattato come una regina!”
“PERCHÈ IO MI FIDO DI LUI!!"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Mystery Dungeon'
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Pokémon Mystery Dungeon 2
Il canto degli abissi
Capitolo 11
Gioie e preoccupazioni
 

Lentamente Celebi tolse la fascia dalla testa di Gardevoir, bagnandola e rimettendogliela a posto. Dopo giorni, la febbre non era ancora scesa. Quando Grovyle l’aveva riportata al quartier generale era in pessime condizioni, ma ora non stava molto meglio: le ferite si erano quasi del tutto rimarginate, ma la febbre non l’aveva ancora lasciata, continuava a salire. Non mangiava e dormiva male.
Non le piaceva vederla così.
Uscì dalla casa a forma di Skitty. Gardevoir doveva riposare. Nel giardino Piply e Chimy si stavano allenando, come ormai facevano quasi sempre in quei giorni. Non erano ancora riuscite a trovare Lugia e continuavano a lavorare sodo, sempre. Nei momenti di pausa uscivano per lottare, per diventare più forti. Sembrava che la lite tra le due fosse acqua passata. Lottavano fino a sera, imparando sempre qualcosa di nuovo e diventando sempre migliori. Celebi non voleva dire che le invidiava per quello che facevano, l’invidia non l’aveva mai aiutata. Era semplicemente felice quando le guardava impegnarsi così.
“Bella schivata, Chimy!” si complimentò Piply continuando ad attaccare
“Se non ci metti impegno è ovvio che io schivo!” la rimbeccò lei
Sembrava un gioco tra le due, una danza. Ogni volta che una attaccava, l’altra si scansava, si difendeva, attaccava a sua volta, tutto seguendo un ritmo ben preciso. Celebi credette ad un certo punto che si fossero messe d’accordo.
La Piplup tornò all’attacco con un potente mulinello, che questa volta la compagna non poté schivare. Chimy fece un’elegante piroetta in aria e si ritrovò subito in piedi. L’attacco era stato molto efficace ed entrambe avevano già il fiatone.
“Niente male! Ma adesso tocca a me!”
La Chimchar scattò in avanti per prendere la rincorsa e poi saltare utilizzando un potente Braciere che rimase a mezz’aria. Contemporaneamente, utilizzò l’attacco Sfuriate. I due attacchi si fusero, i suoi artigli cominciarono ad assorbire il fuoco e ben presto divennero fiammeggianti come tizzoni ardenti. Chimy si scagliò contro l’amica. Non sembrava una lotta d’allenamento dall’impegno che ci stavano mettendo, a Celebi facevano quasi paura. Piply, non aspettandosi un attacco del genere fu colta alla sprovvista, ma riuscì comunque ad usare un Perforbecco per difendersi. I due attacchi cozzarono tra di loro, confrontandosi e facendo faville. Poteva considerarsi un vero spettacolo. Pochi secondi dopo le due pokémon vennero scagliate via e agilmente si rimisero in piedi. Tra sbuffi e boccheggi per la fatica, le due amiche sorrisero: come allenamento era sufficente.
“Però! Dove hai imparato quella mossa, Chimy?”
La Chimchar soffiò sugli artigli per poi rinfoderarli.
“Forte, vero? Avevo già pensato di unire dei miei attacchi, ma è la prima volta che metto questa tecnica in pratica. Mi è sembrata efficace.”
“Credo che con questi attacchi qui non potremo perdere!”
“Già! Ne sono convinta anche io.”
Le due amiche si misero a ridere e a scherzare come se l’allenamento fosse un gioco, piuttosto che una preparazione alla grande battaglia. Quanta spensieratezza c’era nei loro volti, ma Celebi sapeva benissimo che dietro a quella maschera si nascondeva la preoccupazione.
“Si stanno impegnando molto, vedo.”
Celebi sorrise, alzando lo sguardo. Su un albero vicino a lei stava Grovyle, appollaiato su un ramo. Aveva ancora la testa fasciata, segno della battaglia, persa, contro Zapdos.
“Non dovresti arrampicarti. Non sei ancora completamente guarito.” lo rimproverò lei
Grovyle abbassò il suo sguardo ambrato verso la compagna.
“Non preoccuparti, sto bene. Non sono io quello che adesso ha bisogno di cure.” disse riferendosi a Gardevoir. Celebi fu felice di non sentire più quella fitta di gelosia allo stomaco. Si sentiva più leggera da quando era tornato.
“La febbre non è ancora scesa. Ma guarirà presto, ne sono più che certa!”
Questa volta fu Grovyle a non poter far a meno di sorridere.
“Così mi piaci. Non farti abbattere. Mai.”
Celebi arrossì. Non le capitava più molto spesso, come quando viveva nel futuro ed era sempre intenta a conquistare il suo amato Grovyle. Chissà ormai cos’era diventato quel mondo? Non se lo era più chiesto.
“Sono uscito a riflettere un attimo.” le aveva detto risvegliandola dai suoi pensieri
“A cosa possa servire quell’oggetto?” chiese volando verso di lui
Grovyle annuì.
Dopo lo scontro con Zapdos, quando si erano risvegliati ai piedi del monte, Grovyle aveva trovato nel suo pugno uno strano frammento di conchiglia. A cosa servisse non lo aveva ancora scoperto, ma sentiva che c’entrava qualcosa con Lugia. Aveva una forma strana, allungata, cava all’interno e forata su un lato.
“Sembra un flauto.” aveva commentato portandoselo alle labbra e soffiandoci dentro. L’oggetto però non aveva emesso nessun suono.
“Ma un flauto che non suona non è un flauto.”
Così ormai da tempo, cercava di capite il collegamento tra quello strano oggetto e la missione che gli era stata affidata.
Celebi, che era volata verso di lui, lo contemplava quasi rapita. Osservava le sue mani che rigiravano da ogni possibile angolazione l’oggetto e soprattutto il suo sguardo che, come sempre leggermente malinconico, lo fissava come se fosse stato un ricordo a lui caro. Si sentiva esplodere il cuore in petto. Sul suo volto apparve un lungo sorriso e di slancio si lanciò tra le braccia di Grovyle abbracciandolo così forte che per un momento temette di soffocarlo.
“Celebi! C-Che fai?” aveva balbettato lui sorpreso
La compagna si strinse di più a lui, sorridendo felice come non faceva da tempo.
“Celebi, per favore, lasciami.”
“No. Non ti lascio più, mio caro Grovyle!” canticchiò allegra sottolineando le ultime parole
Quanto le piaceva chiamarlo così!
Il povero pokémon d’erba, imbarazzato dalla piega che aveva preso la situazione, cercava di liberarsi della presa della pokémon, ma sapendo che non poteva niente contro Celebi, l’aveva lasciata fare. E di questo lei era molto felice.
“Grovyle?” lo chiamò ancora incollata a lui
Il pokémon girò lo sguardo.
“Mi suoni qualcosa?”
“Cosa?”
“Sì. Col flauto…”
Grovyle prese lo strumento tra le mani cercando di dissimulare lo stupore. Non gli aveva mai chiesto di suonargli qualcosa con il flauto, mai. Neanche a casa. In realtà era sempre stato lui a suonare, senza neanche chiedere. Era successo tutto per caso, non se n’era quasi accorto: si era ritrovato quel ramoscello tra le mani, quello che sarebbe diventato il suo portafortuna. Non sapeva cosa, come fosse successo, aveva sentito solo un bisogno. Così aveva cominciato a suonare, senza sapere neanche come fare. E poi c’era quella canzone…quella melodia che lo aveva sempre spinto sulla cima dell’albero, in solitudine. Dove l’aveva sentita? Se lo chiedeva spesso, ma non trovava risposta, sentiva solo una voce.
Suona Grovyle, suona. E presto capirai…
“Suona per me Grovyle, suona. Come quando eravamo a casa tutti insieme…”
Questo era il motivo della sua richiesta. Ormai la gelosia l’aveva abbandonata, ma non si poteva dire lo stesso per la nostalgia. Celebi ne aveva tanta. Non lo avrebbe mai lasciato andare lontano da solo, guardandolo allontanarsi impotente, lo aveva seguito in quella pazza missione lasciandosi alle spalle tuto quello che in quel momento avevano d’importante, la famiglia. In quel momento, solo in quel momento, si era davvero sentito male per la scelta che aveva fatto. Solo in quel momento sarebbe voluto tornare indietro, a Borgo Tesoro, a casa, con lei, con i suoi figli. Aveva cercato spesso di non pensarci, ma a volte era stato tutto inutile.
Si portò il flauto alle labbra e cominciò a suonare. Una melodia allegra, veloce echeggiò nell’aria, come se volesse eliminare tutte le preoccupazioni di quei giorni. Celebi ascoltava rapita, come se quelle note potessero portarla lontano da lì, a casa…
Non pensava alla guerra imminente, a quello che sarebbe potuto succedere, a Gardevoir, a Piply, a Chimy, ai suoi amici in missione, al villaggio che dovevano difendere. Non pensava più a niente, vedeva solo delle immagini nella sua mente: la sua famiglia, i suoi amici, tutti felici e sorridenti. Vedeva quello che sarebbe successo quando sarebbero tornati. Non si era mai sentita così libera.
Quando Grovyle smise di suonare. Quella magia finì, ma lasciò in Celebi una gioia incontenibile. Sorrise a Grovyle, ricambiata. Tutto sarebbe andato per il meglio.
“Celebi? Grovyle?”
La voce di Piply li richiamò. Le due amiche erano ai piedi dell’albero a testa bassa, come due bambine che sanno di aver fatto qualcosa di male. Preoccupata, Celebi le raggiunse.
“Cosa succede?” chiese
Le due si scambiarono uno sguardo complice, acquistando sicurezza.
“Abbiamo deciso di dirigerci verso il Monte Vampa e la Foresta Glaciale.”
  
“Spero di fatto la cosa giusta. E se poi siamo solo d’intralcio?”
“Segui il mio esempio! Per alleviare i sensi di colpa non porti certe domande e risparmia il fiato per camminare.”
Piply e Chimy erano partite. Potevano allenarsi per settimane, cercare su tutti i libri del mondo il rifugio di Lugia, ma ciò non sarebbe mai servito a farle preoccupare di meno. Erano partite da pochi giorni, ma a loro pareva un’eternità, si trovavano sempre troppo distanti dalla meta. In tutto quel tempo non avevano parlato molto. Era come se dopo la discussione che avevano avuto qualcosa nella loro amicizia fosse cambiata, sentivano che c’era qualcosa di non ancora detto, ma nessuna delle due voleva fare il primo passo.
“Allora…” cominciò Chimy cercando di rompere il ghiaccio. Le sembrava di parlare con un estraneo piuttosto che con la sua migliore amica.
“Non è stupido?”
Era stata Piply a parlare, dicendo proprio quello che entrambe pensavano da giorni. Chimy sorrise. L’aveva battuta sul tempo.
Come sempre, del resto…
“Sì, lo è.” rispose
“Insomma, siamo amiche da tanto tempo e lasciamo che un litigio ci divida così? È…”
“Stupido?”
“Assolutamente!”
E in effetti era vero, non trovavano altra parola più giusta per descrivere il loro comportamento. Entrambe risero di gusto. Che bello era ridere di nuovo come una volta, negli ultimi tempi non lo aveva fatto più con la stessa allegria, anche se cercavano di darla a bere. Ma era bello sentirsi di nuovo così vicine.
Forse anche più di prima.
“Abbiamo sempre litigato a causa delle nostre personalità diverse, ma così mai! Devo ammettere che però è stato divertente. Tiri fuori gli artigli quando vuoi, sai?” disse Chimy
“Ho imparato dalla migliore!”
Un’altra risata. Sembrava così bello ridere, non ci avevano mai pensato perché per loro era sempre stato naturale, spontaneo. E così in quelle ore fecero quello che avevano sempre fatto.
Ridere, ma in un modo diverso.
“Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrate?”
La domanda di Chimy la mise in allarme, come anche i ricordi che aveva di quel giorno.
“Non sarei mai stata capace di dimenticarlo. Mi avevi fatto prendere un bel colpo!” disse la Piplup portandosi la mano al cuore in modo teatrale
“Ero svenuta e Celebi mi ha portata da voi, che colpa ne avevo?!”
“E non farmi più immaginare cosa avvenne dopo!”
Ah sì, Chimy si ricordava benissimo quel traumatico incontro che le aveva unite per sempre...


***

Piplup e Grovyle erano partiti da pochi giorni verso il passato e Piply si sentiva preoccupata per il suo migliore amico. Sarebbe voluta partire anche lei, non voleva restare in quel mondo oscuro, voleva cambiarlo. Ma Grovyle e Celebi l’avevano costretta a restare e Piplup non aveva battuto ciglio per quella loro decisione. Forse era quello che le dava più fastidio, la credeva non pronta per la missione, la considerava inutile, debole, e anche se sembrava sempre così calma e indifesa anche lei sapeva lottare se di mezzo c’era qualcosa che amava: il suo mondo e i suoi amici. Ma ormai erano tutti partiti e il Portale del Tempo poteva aprirsi solo al comando di Dialga e Celebi. Da tempo ormai il leggendario aveva perso la testa e di sicuro Celebi non l’avrebbe mai lasciata andare. A meno che qualcuno non le avesse dato la giusta spinta, ma Piply non era certo il tipo che ricorreva a trucchetti per ottenere qualcosa. Rassegnata, si stava dirigendo verso la sua casa, o meglio, quello che ne restava. Dopo l’ultimo attacco dei Sabeley, erano stati costretti a trasferirsi, visto che quella che utilizzavano come dimora ormai era stata distrutta. I loro assalti stavano diventando sempre più frequenti e feroci, non potevano continuare a nascondersi per sempre. E ora come ora che potevano fare un’umana e una pokémon ostinata? Scostò il tendaggio che ormai fungeva da porta in quel rifugio improvvisato. C’era un silenzio quasi preoccupante nell’aria, preoccupante non lo era solo per il fatto che viveva in un futuro quasi completamente morto. Celebi non era ancora tornata.
“Perché poi continuiamo a chiamarlo futuro? È o non è il nostro presente?”
Le piaceva porsi delle domande, l’aiutava a non sentirsi sola.
“Ah, non so più neanche che ore sono, dovrebbe essere sera ma non ne sono più tanto sicura…”
Lentamente si diresse verso l’altra stanza, o almeno quello che era lo spazio diviso dal grande telone che divideva la camera maschile da quella femminile.
Ora però poteva anche toglierlo.
Si sentiva stanca, era tutto il giorno che teneva d’occhio Dusknoir e la sua banda. Non era facile nascondersi da occhi che potevano vedere nella notte più scura. Si adagiò sul pagliericcio, ma appena provò ad appoggiarsi sentì sotto di lei qualcosa. Caldo. Di scatto si allontanò subito dal letto, dopo avere emesso un urlo non proprio da eroina coraggiosa. Osservando meglio il giaciglio notò che c’era qualcuno che dormiva beatamente. Non Celebi. La figura nella penombra si girò verso di lei e Piply poté notare il rosso vivo della pelliccia: un Chimchar. Prese un bastone e cautamente si avvicinò. Notò che sulla testa portava un bellissimo fiore d’ibisco fucsia. Una Chimchar. Era praticamente ad un passo da lei, quando il pokémon  aprì gli occhi. Fucsia come due rose appena sbocciate. D’stinto urlò, impugnando minacciosamente il bastone, cosa che spaventò la Chimchar che, a sua volta, si mise ad gridare.
“Chi sei? Cosa vuoi? Che ci fai a casa mia? Sei una spia di Dusknoir, vero?”
Dopo averla riempita di domande, Piply avvicinò il bastone puntato verso il petto del pokémon intruso. La cosa diede fastidio alla Chimchar che, utilizzando un debole Braciere, incenerì la punta dell’improvvisata arma. Piply gettò il bastone a terra, per nulla intimorita.
“Che ci fai a casa mia?”
La pokémon si guardò in giro, ancora leggermente confusa.
“Casa? Credevo fosse una specie di rifugio di guerra!”
La sua voce suonava dolce, aggraziata, molto diversa dalla lingua tagliente e impertinente che invece aveva.
“Diciamo che più o meno lo è. Ora dimmi che ci fai qui.”
“Non ne ho la più pallida idea.” disse come se fosse la cosa più naturale al mondo
“Mi prendi in giro? Chi sei? E come sei arrivata qui?”
Era ben evidente che quelle domande dessero fastidio alla Chimchar, ma quando cercò di replicare o di rispondere, nessuna risposta trovava nella sua mente.
“…non lo so.” disse quasi impercettibilmente e a testa bassa
Piply a quella risposta abbassò la guardia. Non sembrava cattiva e se fosse stata una spia non si sarebbe mai fatta beccare così.
“Oh. Almeno sai qual è il tuo nome?”
A quella domanda la pokémon alzò la testa raggiante.
“Sì! Chimy! Mi chiamo Chimy.”
Era strano come era cambiata in un attimo e il fatto che non si ricordasse niente poteva solo dire una cosa: amnesia.
“E tu chi sei?” chiese come una bambina che vedeva per la prima volta il mondo
“Piply.”
“Sai, è la prima volta che incontro un essere umano.” disse in tono confidenziale
Sembravano due amiche di vecchia data.
“Vi avevo sempre immaginati più alti e più…minacciosi.”
“Ci sono anche quelli, non preoccuparti.”
Entrambe risero. Come si era evoluta la cosa! Dovevano ammettere che era strano ma piacevole, era come se si conoscessero da una vita.
“Mi spiace di essermi intrufolata in casa tua nel cuore della notte. Anche se non mi ricordo come ho fatto…”
“No, non ti preoccupare. Se non sei stata bene…aspetta, nel cuore della notte?”

“Sì.” disse scostando leggermente il tendaggio che fungeva da porta  “Non vedi che buio che c’è? Credo che dovremmo essere in un momento di luna nuova, non si scorge neanche.”
Cosa…?Com’è possibile?

Chimy si girò sorridente verso la sua nuova amica che la guardava turbata. Non capiva il perché di quello sguardo e Piply non capiva quella strana Chimchar. Perché si meravigliava dell’oscurità di quel mondo? Da tempo immemorabile ormai quel tempo viveva nelle tenebre più assolute. Allora… da dove veniva?

A quei tempi non si sarebbero mai immaginate di arrivare fino a quel punto. A salvare il mondo. Pensavano, ancora adesso, che fosse un pensiero troppo grande per loro. Invece era così. Il silenzio era ormai calato, visto che ormai erano alle pendici del Monte Vampa. Rosso e grigio. Non avevano mai visto una così sterminata terra di quei colori. Sembrava che ipnotizzassero. Il rosso della lava scendeva dalla cima sfumando verso tutti i possibili colori caldi, il grigio quasi argenteo del monte sembrava che l’accompagnasse, come se fosse stato l’unico che l’avrebbe potuta toccare senza scottarsi. Sembrava una cosa viva, il Monte Vampa.
Mentre Chimy si soffermava a contemplare quello spettacolo di terribile bellezza, Piply si stava incamminando verso l’entrata. Tra le due ora quella più preoccupata era lei. La seguì silenziosa, sapendo che dopo quello che era successo, nessuna parola l’avrebbe tirata su. L’entrata del monte sembrava fatta dai pokémon piuttosto che dalla natura, un arco di pietra dalla forma irregolare incorniciava l’entrata di una grotta di cui non si poteva vedere la fine. Tutt’intorno dei fiumiciattoli di lava davano l’impressione di serpenti di fuoco che cercavano di scappare dalla propria casa, lontano dalla terribile madre che da tempo li teneva prigionieri. Ma all’entrata il rosso e il grigio non erano gli unici due colori che davano il benvenuto. Altri, più chiari, risaltavano nella poca luce che c’era. Le due amiche si avvicinarono, temendo di riconoscere quelle sagome che ad ogni passo sembravano più familiari. Chimy quasi sentì la paura dell’amica come se fosse la sua e quando la vide correre verso i due pokémon, non poté fare altro che essere preoccupata come lei. Cercò di raggiungerla, ma l’amore era più veloce.
“Piplup!!”

L' Angolo di Piplette
Hei, ragazzi! Visto? Sono ancora viva! Non ve lo aspettavate vero?
Ok, ok, perdonatemi se ci ho messo così tanto, ma sapete comè, gli esami, le vacanze, le 25'000 cose da fare...
Mi perdonate, vero? Potreste farlo visto che ho scritto il capitolo più lungo della mia carriera (3'006 parole da Word!)
Ah, beh, che dire? Mi ero preparata il disorso e adesso sono quì a parlare come un'idiota! Cosa dovevo dire?
Ah, giusto! Portroppo domani parto (purtroppo un po' meno per me!) e non so quando ritorno perciò non sarò molto più regolare con i capitoli
Chimy: E da quando sei regolare?
Piplette: Faccio finta di non aver sentito. Quindi portate pazienza.
Un grazie speciale va a quei poveretti che mi seguono sempre e recensiscono, cioè
Blair Michaelis (ciao, Lady!)
Liquid King
e latias_latios_4 ever!
Ah, bene, credo di aver finito.
Alla prossima
                                                                                                            Piplette









 
 
 

  
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