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Autore: Daisy Pearl    14/07/2012    10 recensioni
Avete mai pensato che possa essere la cattiva la protagonista di una storia?
Marguerite non è nè santa nè dolce. Tutt'altro.
Lei sà giocare ad un gioco particolare, un gioco di sguardi ed è abituata a vincere.
Ma cosa potrebbe accadere se un paio di begli occhi verdi dovessero batterla per la prima volta in questo strano gioco?
Bè leggete e scopritelo!
Attenti agli sguardi!
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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Un ringraziamento speciale a shadowdust che mi ha betato ( non so se si svrive così) il capitolo...

Grazie di cuore!

CAP 23

 
Perché una persona avrebbe dovuto chiamare un uomo ‘zio’ se non era suo zio?
Ero perplessa.
“E’ un amico di famiglia, uno stretto amico di famiglia! Mi ha visto crescere, mi ha praticamente fatto da padre, gli devo tutto! E’ come se davvero fosse mio zio!” l’orgoglio brillava nei suoi occhi. Mah chi lo capiva era un genio.
“Ma mica era come un padre?” precisai ricordando le sue parole.
“Infatti!” confermò sorpreso dalla mia domanda.
“Però lo chiami zio!”
Che cosa stupida.
“Daaaaave! Daaaaave!”
Una voce a dir poco fastidiosa e pungente mi trapanò i timpani. Ma perché non si poteva mai avere un attimo di pace?
Mi voltai giusto in tempo per vedere una folta chioma rossa andare a schiantarsi sul petto di Dave e chi altri poteva essere se non Caren?
Gli gettò le braccia al collo e si abbandonò totalmente a lui rischiando di spezzarli l’osso del collo, naturalmente senza accorgersene.
Dave arrossì  e posò le sue mani sulla schiena di lei, giusto per ricambiare l’abbraccio e intanto abbassò gli occhi come se fosse imbarazzato.
“Hei!” disse dolcemente tra i suoi capelli “Come mai tutta questa dimostrazione di affetto?”
La ragazza alzò il viso verso di lui e sorrise come solo lei sapeva fare, ovvero in un modo pessimo e disgustoso. Non poteva essere una dimostrazione di felicità quella smorfia che le si era dipinta sul viso, era più una testimonianza della sua bruttezza in qualunque momento.
La rossa corrucciò le labbra in un broncio da serpente ferito il labbro e sbattè gli occhi come un ipnotizzatore deficiente. Patetici tentativi  di rendersi sexy.
Mi ritrovai a ridacchiare, il problema fu che non riuscii a farlo silenziosamente e senza farmi notare.
Caren, così, si voltò verso di me e mi fulminò con lo sguardo, come se stessi interrompendo un momento di intensa intimità tra i due invece che un incontro tra una scimmia dai capelli rossi e il suo ammaestratore.
Non potei far a meno di quadruplicare la risata e fu così che anche Dave si rese conto di quanto mi stessi divertendo a guardarli, quindi, con dolcezza, prese Caren per i fianchi e la allontanò da sé.
Alzò gli occhi al cielo seccato dalla mia reazione e tornò a guardare la ragazza.
“Avevi qualcosa da dirmi?” nel porle tale domanda fece scivolare il pollice della mano sulla guancia di lei, che socchiuse gli occhi come estasiata da quel semplice tocco.
Come facevo a non ridere ancora più rumorosamente di fronte ad una scena del genere?
Quella volta entrambi ignorarono il mio baccano perché erano troppo persi, l’uno negli occhi dell’altra. Che cosa romantica!
Non avrei mai immaginato che tra quei due ci fosse del tenero, soprattutto perché non avevo mai vagliato la possibilità che Caren potesse piacere a qualcuno. Insomma era così vuota, così scema e così priva di personalità che anche il più banale ragazzo sarebbe scappato dopo una sola notte di sesso.
Ma Dave doveva avere qualche rotella fuori posto perché prima aveva rifiutato le mie avances e poi incitava quelle della rossa. O il mondo si era ribaltato o quel ragazzo era decisamente stupido!
“Davvero te ne vai?” la voce di Caren era quella di un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada, ma che ci rimanesse!
“Sì!” rispose semplicemente lui indicando con la testa le valigie come per confermare le sue parole. Mi appoggiai al muretto del giardino di casa Sullivan e incrociai le braccia al petto, nella speranza di trovare una posizione abbastanza comoda per godermi quella scena da film sentimentale .
“Ma devi proprio?” altro broncio, altra risatina silenziosa da parte mia.
“Dal momento che il tuo amico Rob mi dà la caccia, direi di sì!”
“Non è mio amico!” precisò quasi scandalizzata.
Di fronte ad un’assurdità del genere non potei far a meno di intervenire.
“Era il suo scopamico, Dave! Non dire solo amico, sarebbe riduttivo!” il mio tono di voce era tagliente. Caren si voltò ancora un a volta nella mia direzione e, invece di fulminarmi con lo sguardo come mi sarei aspettata, gli occhi le divennero lucidi.
“Perché devi sempre essere così perfida con me?” borbottò fingendo di avere la voce rotta dal pianto.
Per tutta risposta Dave la strinse a sé cullandola tra le sue braccia.
“Mar sei davvero una stronza!” mi rimproverò lui con sguardo serio. Come se le sue parole potessero ferirmi o farmi cambiare condotta.
Feci spallucce e osservai la scena nella quale lui cercava di consolare la rossa sussurrandole chissà quali sconcerie nell’orecchio.
Quest’ultima tornò a concentrarsi sul suo volto e i loro visi erano talmente tanto vicini che sarebbe bastato che lei si mettesse in punta dei piedi per far sì che le loro labbra potessero unirsi in un connubio di disgustoso amore.
“Resta!” lo supplicò quasi in un sussurro.
Sembrava una di quelle scene tragiche alla Romeo e Giulietta, dove mancava poco che lei svenisse portandosi il dorso della mano sulla fronte.
“Caren!” la chiamò lui posandole le mani sulle guance rigate dalle lacrime di lei “Tornerò appena tutta questa storia sarà finita!”
“Non voglio aspettare tanto!” borbottò.
Patetici. Decisi di non assistere più a quella scena smielosa così mi incamminai lungo la strada sperando di trovare un posto tranquillo dove riprendere a leggere il diario di Grace.
Peccato che dopo aver fatto solo due passi mi sentii richiamare indietro.
“Non mi dai una mano con le valige, Mar? Non eri venuta qui ad aiutarmi?” Dave se ne stava lì sorridente ad aspettare che lo raggiungessi, di Caren non c’era più nemmeno l’ombra.
Feci una smorfia.
“Fatti aiutare dalla tua fidanzata!” gli urlai senza muovere un passo nella sua direzione.
Lo vidi congiungere le mani a mo’ di preghiera e fare un’espressione che doveva sembrare dolce. Alzai gli occhi al cielo e ripresi a camminare nella direzione che poco prima stavo percorrendo, cosa mi importava di lui dopotutto?
Sentii provenire dalle mie spalle un rumore di passi sempre più frettolosi finchè essi non si calmarono, segno che Dave era riuscito a raggiungere il mio fianco.
“Però potevi aiutarmi!” sbottò fingendosi offeso cercando di calmare il respiro, dal momento che aveva fatto una corsetta per giungere dove mi trovavo.
“E sminuire un uomo forte e robusto come te? Mai, Dave, non mi permetterei mai!”
Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere. Ne approfittai per porgli una domanda che a mio avviso non trovava alcuna risposta plausibile.
“Cosa ci trovi in Caren? È così … così …” nemmeno io riuscivo a trovare le parole giuste per descriverla.
“Bisognosa? Sola? Fragile?” cercò di venirmi in aiuto, anche se il tono che usò era leggermente accusatorio.
“Esatto! Come fa a piacerti una bisognosa, sola e fragile?” feci una smorfia per sottolineare il mio disappunto.
“Forse è proprio questo a renderla speciale!”
“Non riesco a capire. È priva di personalità!”
“Se una persona non riesce a tenerti testa non è detto che sia priva di personalità!” il suo tono di voce era leggermente alterato.
“Non è che credo che per questo sia priva di personalità, lo so che nessuno riesce a tenermi testa, ma …”
“Tranne me!” mi interruppe con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. Lo ignorai.
“Ma …” alzai un po’ il tono della voce “…è in tutto il resto che è priva di personalità. Insomma ha passato tutta la sua vita a farsi usare da Rob, nonostante sapesse che per lui lei non era niente! Con le sue capacità poteva avere tutto il mondo ai suoi piedi e ragazzi di gran lunga migliori di Rob, eppure non è mai stata in grado di cogliere le occasioni!” non riuscivo a comprenderla.
“Forse era innamorata!” azzardò lui.
Ridacchiai.
“Noi non siamo in grado di amare!”
“Questo lo dici tu!” ribattè convinto lui.
“E il fatto che io abbia vissuto con lei per più tempo di te, non ti basta a convincerti che ho ragione?”
“No! Perché tu hai una mentalità chiusa!”
“Io avrei una mentalità chiusa? Stai scherzando vero? E cosa dovrei dire di te?” ero sbigottita dalle sue parole.
“Io vedo le cose da un punto di vista oggettivo mente tu sei influenzata dal tuo cinismo!”
“Oggettivo?” la mia voce riuscì perfettamente ad esprimere tutta l’incredulità che provavo.
“Ma se tu vedi sempre pace e amore in tutto ciò che ti circonda. Dave!” mi posi di fronte a lui impedendogli di continuare a camminare. Cercai i suoi occhi e una volta trovati e incatenati ai miei continuai a parlare.
“Noi non possiamo amare semplicemente perché abbiamo in noi, per fortuna, un meccanismo difensivo che ci impedisce di farci soffrire. Una specie di sistema immunitario per i sentimenti dannosi e autodistruttivi, come quello dell’amore, Caren non era innamorata di Rob!”
“Allora è stata influenzata!”
“E da chi?”
“Da te!”
Alzai un sopracciglio incredula di fronte a ciò che mi stava dicendo.
“Me lo ha raccontato sai? Che tu le impedivi di uscire con te e Rob, che tu le rubavi ogni ragazzo lei puntasse, che tu …” alzò la voce sempre di più puntandomi il dito indice contro in modo accusatorio.
“Te l’ha detto che lei non era in grado di meritarsi il mio rispetto?” cercai di sovrastare il suo tono con il mio “Se l’avessi ritenuta una persona degna del mio rispetto sicuramente non l’avrei trattata in quel modo!”
“E Rob? Rob meritava il tuo rispetto?” ormai stava urlando.
“Più di lei!”
“E chi ti sta cercando per ucciderti Mar? Caren che non aveva il tuo rispetto o colui che aveva questo privilegio?” ironizzò sull’ultima parola.
“Ciò non cambia le carte in tavola Dave! Quella ragazza rimarrà sempre una stupida e una persona che non merita la mia stima!”
“Perché non era in grado di tenerti testa!” ripetè lui.
“Ancora con questa storia?” mi stava davvero irritando. Non era da me perdere in quel modo la calma, ma come si permetteva di difendere Caren, l’essere più inutile del pianeta?
“E’ la verità, Mar! Se lei fosse stata in grado di tenerti testa forse sareste addirittura diventate amiche!”
Risi di gusto.
“Amiche! Bella questa! Nemmeno Rob riesce a tenermi testa, eppure aveva la mia stima, ma non la mia amicizia!”
“Allora spiegami perché la odi tanto!” quasi ringhiò nel pormi tale domanda.
“Perché è fastidiosa!”
“Che ti infastidisce di lei?”
“Tutto!”
“Tutto è come dir niente!” precisò lui cercando di calmare la sua rabbia.
Rimasi in silenzio, non aveva senso continuare a discutere con una persona così cocciuta come lui, così ripresi a camminare.
“Cosa c’è Mar? Sei rimasta senza parole?” il suo tono di voce era tagliente. Ghignai.
Tornai indietro fino a raggiungerlo, infatti non si era mosso dalla posizione nella quale l’avevo lasciato.
Presi la stoffa della sua maglietta tra le dita all’altezza del petto e così facendo lo avvicinai minacciosamente a me. Incontrai i suoi occhi così verdi e vidi in essi il mio riflesso. Sembravo fatale.
Sorrisi alla mia immagine sentendomi onnipotente.
“Penso solo …” sibilai tra i denti “Che hai svolto alla perfezione il ruolo del bravo fidanzatino, insomma l’hai difesa con i fiocchi! Dovrò dirglielo che è una ragazza fortunata!” lasciai trasparire dell’ironia.
Lo lasciai andare spingendolo un po’ indietro e tornai a precederlo lungo la strada con un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra.
 
 
 
Anche se mi costava fatica mi costrinsi ad accompagnare Dave, sempre nel più totale silenzio, fino al nuovo appartamento, il tutto perché dovevo riuscire a mettere le mani nei suoi due borsoni che sicuramente celavano il libro che stavo cercando.
Il problema fu che dopo due ore circa di viaggio per i mezzi pubblici della città ancora non eravamo giunti a destinazione e la cosa mi innervosiva parecchio.
“Ma quanto è lontana questa nuova casa?” sbuffai.
“Non molto!” mi rispose freddamente.
“E allora perché giriamo da ore?”
Fece l’espressione tipica di chi la sa lunga.
“L’hai detto tu che Rob probabilmente ci tiene d’occhio no? Quindi così lo depistiamo!”
Assunsi un’espressione incredula di fronte alla sua affermazione, tuttavia non commentai e mi limitai a seguirlo.
Dopo un’altra mezz’ora buona arrivammo di fronte ad un palazzo e lo vidi sorridere.
“Qui ci abitò mia madre quando era all’università, non è un bel posto?” era quasi orgoglioso.
Tornai a guardare il palazzo cercando di capire cosa ci fosse di bello, a me sembrava vecchio e logoro, nonché decadente.
Senza aspettare una mia risposta prese un mazzo di chiavi e si diede da fare per spalancare il portone d’ingresso.
Nel giro di pochi minuti eravamo già nell’appartamento che era appartenuto alla sua genitrice ed esso non era affatto il luogo che mi sarei aspettata. Avrei immaginato che fosse un posto austero, privo di oggetti, insomma una casa disabitata!
Invece era come se sua madre non se ne fosse mai andata da lì. I libri erano impolverati, ma pur sempre disposti con ordine sugli scaffali, inoltre vi erano tende, tappeti e oggetti di altro genere.
Vidi che a Dave gli occhi divennero lucidi mentre anche lui posava lo sguardo su quell’appartamento che doveva tanto sapere di lei.
Sperai con tutto il cuore che non si mettesse a piangere altrimenti non avrei saputo proprio come consolarlo, non che avrei voluto.
Contro ogni mia previsione lo vidi sorridere con amarezza e posare le valige a terra.
“Non hai nulla in contrario se mi trasferisco qui anche io vero?” domandai andando a sedermi, senza troppi convenevoli, sul divano.
Lo vidi sbarrare gli occhi.
“Eh?” la sua voce risultò più acuta di qualche ottava.
“Se posso vivere qui. Così possiamo lavorare meglio!” dissi ciò senza malizia, ma lui assunse un’espressione disgustata ugualmente. Cosa aveva di sbagliato quel ragazzo?
“Lavorare?”
Sbuffai per la sua ottusità.
“Non ho intenzione di passare il resto della mia vita a fuggire da Rob e Alan, quindi direi che dobbiamo prima di tutto capire come sconfiggerli e poi dobbiamo creare un piano d’attacco, il tutto abbastanza velocemente perché Rob non deve trovarci!”
Lui fece un sospiro di sollievo.
“Sì, rimani, hai perfettamente ragione! Però ti avverto, dovrai condividere la stanza degli ospiti con … Caren!”
Sgranai gli occhi, probabilmente non avevo capito bene.
“Caren, che c’entra Caren?”
“Se tu fossi rimasta più a lungo ad origliare avresti scoperto che lei mia aveva chiesto di venire con me!”
Deglutii come per digerire quella terribile notizia.
“E perché dovrebbe stare in camera con me? Avete deciso di non dormire insieme fino al matrimonio?” domandai decisamente seccata.
Dave sorrise.
“Non essere gelosa, Mar!” mi diede un pizzicotto sulla guancia prendendosi gioco di me “Io e lei non stiamo insieme!”
Di male in peggio. Per l’ennesima volta mi sarei dovuta sorbire Caren nella mia stessa stanza, che incubo.
Allontanai la mano di Dave dal mio viso con disgusto, ma lui parve non farci caso perché era già preso a comporre un numero di telefono.
“Dannazione!” sbottò.
Lo guardai interrogativamente pretendendo una risposta.
Lui invece si andò a sedere frustrato sul divano e si mise la testa tra le mani, come per esternare la sua disperazione.
Io feci per andare nella camera che mi aveva indicato come mia, ma fui bloccata dalla sua domanda.
“Credi che James stia bene?” mi domandò a mezza voce.
Sorrisi. Era buffo che volesse una rassicurazione proprio da me, come se io fossi in grado di fornirgliela.
“Non lo so!”
“E non ti importa vero?” aggiunse lui alzando la testa e guardandomi.
Non so perché ma in quel momento non mi sentii bene. Insomma era vero che di James non mi importava proprio niente però vedere Dave così ferito non era piacevole, non che mi stesse intenerendo. Però diciamo che mi faceva un  po’ di pena.
“Credo che tu ti faccia troppi problemi inutili!” ero sincera.
“Dovresti pensare più a te stesso, invece che agli altri!” continuai.
“Il mondo intero fa così Mar, e guarda come stiamo finendo! Ci vuole qualcuno che pensi agli altri!”
“Forse hai ragione, ma il prezzo è alto!” lo indicai per sottolineare la veridicità delle mie parole, dopotutto pensare agli altri significava soffrire per gli altri  “Sei disposto a pagarlo?”
Detto ciò mi incamminai verso la mia camera chiudendomi la porta alle spalle. A chiave.
In una frazione di secondo il diario fu tra le mie mani e, ansiosa di andare avanti, ci misi poco a trovare la pagina giusta.
Lanciai un’ultima occhiata alla porta più per rassicurarmi  che per reale bisogno dal momento che era ermeticamente chiusa.
Incrociai le gambe e mi immersi in quella calligrafia fluida e scorrevole.
 
Oggi ho trovato il libro e ammetto di essere stata un po’ delusa da esso. Insomma non so bene cosa mi aspettassi, ma quanto meno nelle mie fantasie esso aveva un titolo.
Titolo assente.
Si tratta di un volume totalmente differente da tutti gli altri, innanzitutto presenta due copertine una nera e una bianca. Sembra vecchio ed è pesante.
Si trovava insieme a tutti gli altri libri della casa, nemmeno così tanto nascosto.
Proprio ora me lo sto rigirando tra le mani, la tentazione di aprirlo è forte, ma non devo! Per rispetto nei confronti di mio padre.
Il problema è che non ho idea su come fare delle ricerche su di esso, insomma non ho un indizio.
Questo pomeriggio sono andata nella biblioteca del campus universitario a chiedere informazioni, ma nessuno aveva mai sentito parlare di un libro del genere.
Eh sì, perché intanto mi sono iscritta all’università, so che sono un po’ in ritardo con gli anni, ma ho voglia di reinizaire a vivere, soprattutto ora che ho un obbiettivo grazie a mio padre.
Mi sono iscritta a lettere, perché mi hanno sempre affascinata gli scrittori e voglio diventare un’insegnante di letteratura.
Nel mio cuore rimarrà sempre posto per Alex, ma devo far spazio anche per la mia vita, non voglio buttarla via per un amore finito.
Cercherò di scoprire qualcosa in più sul libro.

 
Mio malgrado mi ritrovai a sorridere. Ero felice che Grace avesse deciso di uscire dal suo vortice di depressione amorosa.
D’altra parte ero delusa. Mi aspettavo che il libro fosse o quello che Dave mi teneva nascosto o quello di Alan, invece era un volume dalla doppia copertina e privo di titolo.
Qualcosa che non avrebbe destato affatto il mio interesse se Grace non avesse riportato la lettera che il genitore le aveva scritto.
Quelle poche righe avevano qualcosa di insolito e di misterioso, qualcosa che mi faceva sperare di trovare qualcosa di utile e di straordinario in quel diario.
 
 Lo so che ultimamente ho scritto solo per narrare del libro, ma oggi non posso far a meno di cambiare argomento.
Oggi ho incontrato un ragazzo.
È particolare, silenzioso, se ne sta sempre in un angolo della mensa a mangiare da solo. Non è bello come Alexander, ma diciamo che è riuscito a catturare la mia attenzione.
Sarà stata l’atmosfera di solitudine che lo avvolgeva oppure la frustrazione che gli leggevo negli occhi quando qualcuno si avvicinava al suo tavolo senza degnarlo di uno sguardo, fatto sta che oggi ho deciso di rivolgergli la parola.
“Posso?” gli domandai sfoggiando un sorriso radioso che doveva servire a farmi sembrare amichevole.
Lui inizialmente mi scrutò da capo a piedi come per capire se fossi o meno pericolosa dopo di che mi face un cenno di assenso.
Mi sedetti di fronte a lui, sia per lasciargli un po’ di spazio e non essere invadente e, allo stesso tempo, per parlarci più comodamente.
È uno strano ragazzo. Ha gli occhi neri e i capelli del medesimo colore, ma questo non si intona affatto con la tuta rossa che indossava.
Una persona con una tuta rossa non passa inosservata, eppure la gente si comportava come se non esistesse. All’inizio avevo pensato, come possibile giustificazione per tale comportamento, che egli puzzasse, ma quando gli ero vicina ho sentito solo un lieve aroma di pino.
L’odore quindi andava bene.
Credo che la gente lo eviti soprattutto per gli sguardi che lancia, sembra che tema che ogni singolo essere umano possa giudicarlo, così guarda con aria di sfida chiunque incroci il suo sguardo, solo che quest’ultimo è  talmente tanto gelido da far venire i brividi.
Credo che sia per questo che nessuno gli si avvicina. È un ragazzo che mette a disagio.
Ero a disagio persino io! Ma mi sono fatta coraggio, dopotutto ormai ero lì, dovevo pur scambiare quattro chiacchiere con lui no?
“Io sono Grace!”
Ok, lo ammetto, avrei potuto dire qualcosa di più intelligente o quantomeno avrei dovuto dirlo meglio.
Infatti lui alzò lo sguardo e mi fulminò con esso, mi sono così ritrovata ad abbassare gli occhi mortificata e a fissare il mio pranzo. In quel momento mi sono maledetta per la mia malsana idea.
“Io sono Sebastian!” si presentò.
Mi stupii di sentire che mi aveva, a sua volta, rivolto la parola e, talmente ero soddisfatta del risultato ottenuto, che mi ritrovai a sorridere come una scema.
“Scusa, non sono abituato a parlare con le persone!” aggiunse abbassando la voce. Wow. Aveva detto più di quattro parole in croce. Mi sono davvero sentita onorata.
“E come mai?” lo so che mi dovevo fare gli affari miei, ma qualcosa mi spingeva a voler conoscere quell’uomo meglio, come se meritasse una possibilità di essere compreso.
“Non ho mai avuto molti amici e quei pochi che avevo mi disprezzavano per diversi motivi, così ho iniziato a creare una sorta di scudo attorno a me, uno scudo che impedisce agli altri di ferirmi!” ne andava fiero da come ne parlava.
La sua risposta mi incuriosì ancora di più, così posi una seconda domanda inopportuna.
“Ma a che prezzo Sebastian? Al prezzo di vivere una vita da solo?”
Sorrise amaramente.
“Non è bello soffrire Grace! E avere uno scudo può essere una grande ricchezza!”
“Sarà, ma ti impedisce di vivere!”
“Mi impedisce di soffrire!”
“Ma soffrire è vivere! Come anche gioire! Senza l’uno non può esistere l’altro!”
Non sapevo perché si fosse aperto con me immediatamente. Insomma è insolito che, dopo soli cinque minuti che ci conoscevamo, già facevamo dei discorsi filosofici.
Forse aveva semplicemente un bisogno impellente di sfogarsi e io ero la prima che gli era capitata con cui esternare le sue sensazioni e pensieri.
“Sarà!”  era abbastanza scettico.
Decisi di cambiare argomento, giusto per non andare troppo nel personale.
“Che facoltà frequenti?”
“Psicologia tu?”
“Lettere!”
Fece una smorfia di disgusto di fronte alla quale non potei far a meno di ridere. Sapevo che la mia facoltà faceva schifo alla maggior parte degli studenti con un po’ di sale in zucca, ma nessuno l’aveva mai esternato in quel modo, quindi ho trovato la cosa parecchio buffa.
“Che hai da ridere?” mi ha chiesto imbronciato.
“Sei sincero! Mi piace questa cosa di te!”
Abbiamo continuato a parlare per tutta la durata del pranzo e ci siamo dati appuntamento per domani.
Non vedo l’ora! E’ un ragazzo simpatico e particolare, insomma è interessante.

 
Povera Grace, stava per ricadere nell’oscuro vortice dell’amore!
Tragico. Perché la gente non imparava mai?
Dopotutto quel Sebastian aveva davvero ragione, bisognava costruirsi uno scudo per non soffrire.
La data successiva coincideva circa a un anno dopo.
 
1982
 
Accidenti. Ormai è un anno che non tormento questo diario con le mie annotazioni anche perché ormai mi sembra una cosa infantile. Però diciamo che oggi ne sentivo il bisogno, non c’è una particolare motivazione per ciò.
In questo periodo ho imparato a conoscere meglio Sebastian e ho notato che pian piano il suo guscio con me si è dissolto e non si può nemmeno lontanamente immaginare le proporzioni della mia felicità.
L’amore che ho iniziato a provare per lui non è stato imprevisto, coinvolgente e totalizzante come quello per Alexander, anzi è cresciuto col tempo. Ogni giorno era sempre maggiore e, al pari di esso, cresceva anche il suo nei miei confronti.

L’ho visto nei suoi occhi. Il ghiaccio che vi era si è lentamente disciolto, come neve al sole, lasciando posto ad un calore immenso che riesce a scaldare anche i punti più nascosti della mia anima.
È straordinario come sia soddisfatta della sua trasformazione, soprattutto perché so che in parte è stata opera mia.
Sono felice di aver reso un uomo libero di vivere e non prigioniero della paura di provare dolore.
Ora parla addirittura con gli altri, lo fa in maniera gentile ed educata, lo sguardo è cordiale e amichevole e io mi innamoro ogni giorno di più.
Solo che vivo con i sensi di colpa. Non c’è notte in cui non mi addormenti pensando al sorriso di Alex, non c’è giorno in cui un oggetto non mi ricordi lui.
Il suo spettro continua ad aleggiare sopra me e Sebastian. Da un lato vorrei dimenticarlo per poter vivere totalmente questa nuova storia, dall’altro so che non posso. Io gli ho donato un cospiquo pezzo del mio cuore e non credo di poterlo riavere indietro. È suo. E io voglio che sia lui a custodirlo.

 
Feci una smorfia.
 
Però mi sento in colpa. Quando facciamo l’amore io e Sebastian a volte spero di trovare i Suoi occhi verdi a fissarmi con passione immensa, invece mi ritrovo quelle iridi così tanto scure a guardarmi velate dal desiderio, così  diverse dalle Sue.
Mi sento una persona cattiva.
Sebastian mi ama più di ogni altra cosa, lo si vede nello sguardo, quell’uomo darebbe la vita per me, e io che faccio? Lo tradisco col pensiero.
Spero, col tempo, di imparare ad amarlo, amarlo più di quanto io abbia amato Alex. Magari se mi impegno ce la faccio.
 

Quella donna non aveva il sale in zucca. Ma nemmeno una briciola. Come poteva costringersi ad amare una persona in un modo piuttosto che in un altro?
Era assurdo. Dai ragionamenti che faceva a volte mi sembrava un’aliena, inoltre ero delusa perché aveva bellamente abbandonato tutto ciò che riguardava il misterioso libro dalla strana copertina che rappresentava  l’unica ragione per la quale leggevo quel diario.
Ma ero troppo speranzosa di trovare qualche informazione andando avanti, così ripresi la lettura.
 
1985
 
Se me lo avessero raccontato poco tempo fa non ci avrei creduto.
Forse non sarei stata in grado nemmeno di sognarlo. Anche perché nei miei sogni migliori c’era sempre Lui: Alexander.
Eppure è successo.
Oggi mi sposo.
Oggi sto per cedere a Sebastian in maniera definitiva il mio cuore.
Oggi devo dire addio ad Alex, o meglio a ciò che è rimasto di lui. Devo riuscirci. Per Sebastian e per la famiglia che insieme costruiremo.
Oggi mi sto accontentando. Fa male ammetterlo, mi fa sentire opportunista e meschina, ma se non sono onesta nemmeno con me stessa con chi posso esserlo?
Io amo Sebastian, mi sembra chiaro, solo che lui non è Alex. Punto.
Come potevo dirgli di no?
La sera nella quale mi ha fatto la proposta mi aveva portata nel posto più bello della città, il nostro posto.
Non era niente di particolare, solo un terreno terrazzato sul quale ci sedevamo per guardare le stelle. Lì mi ha detto le parole più romantiche che io abbia mai udito, sembrava un poeta perché riusciva a esprimere alla perfezione il suo amore per me.
La sua calda voce arrivava dritta al cuore sciogliendolo. Era una sensazione splendida, di totale appagamento, o meglio, lo sarebbe stata se ancora una volta il Suo viso non fosse comparso nei miei pensieri. Con Alex era sufficiente uno sguardo per farmi sciogliere completamente, non servivano parole.
Fu così che Sebastian mi guardò negli occhi, intensamente e mi fece alzare in piedi.
Non capivo dove volesse arrivare, ma lo lasciai fare. Dopo di che si inginocchiò di fronte a me ed estrasse una scatoletta di raso rosso.
Il mio cuore perse un paio di battiti.
“Tu sei tutta la mia vita, sei il mio sole, la mia luna, sei il mio passato, il mio presente e ti vorrei nel mio futuro, mi concederesti l’onore di essere tuo marito?”

 
Ero talmente disgustata dalla scena che stavo leggendo che chiusi di scatto il diario e lo gettai a terra, il più lontano possibile da me. Ma quanto era disgustosamente romantico quell’uomo?
E Grace? Grace non avevo parole per definirla. Era un’inguaribile romantica che credeva che l’amore fosse unico ed eterno, ma vanno cambiati gli ‘amori’, almeno tanto spesso quanto un paio di mutande.
Mi alzai da quella posizione e sentii le ossa delle ginocchia scricchiolare, dopotutto dovevo essere stata ferma davvero a lungo.
Guardai l’orologio e mi resi conto che erano circa le cinque del pomeriggio e decisi di andare a cercare qualcosa da mangiare.
Entrai nel salotto e, con mio enorme disappunto, una chioma rossa faceva capolino dallo schienale del divano e non mi serviva vedere la proprietari in faccia per capire a chi appartenessero.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
Caren, in quel momento, grazie alla mia esternazione di disappunto, mi notò.
Si girò verso di me e mi sorrise quasi con malignità.
“Maaar!” mi accolse con quella sua vocetta fastidiosa.
Cos’era tutta quella gioia e gentilezza?
“Dimmi” fui secca e telegrafica e anche un po’ diffidente.
“Volevo giusto parlare con te!” mi confessò.
Sbarrai gli occhi sorpresa.
“Ah sì?”
“Siediti!” disse picchiando col palmo della mano il posto vuoto accanto a sé per invitarmi a fare ciò che mi aveva chiesto.
“No sto in piedi!” risposi sicura e mi misi di fronte a lei con le braccia incrociate in attesa che parlasse, anche perché avevo fame, quindi non mi andava di perdere più tempo del dovuto in compagnia di quella specie di persona.
Si sistemò sul divano, come se la cosa potesse farla sentire più sicura di sé.
“Sta lontana da Dave!” i suoi occhi erano scioccamente puntati nei miei.
Ricambiai lo sguardo sorridendo meschinamente. C’era di positivo che non ci aveva girato attorno più di tanto.
“Se no che mi fai?” mi finsi preoccupata.
“Meglio che tu non lo sappia!”
La fulminai con lo sguardo.
“Mi stai minacciando?” la vidi rabbrividire senza riuscire a distogliere i suoi occhi dai miei, era una vera fortuna che fossero magnetici anche senza l’utilizzo di alcun trucchetto.
“Sei innamorata Caren?” la canzonai.
Lei divenne rossa sia per l’imbarazzo che per la rabbia.
“Non sono affari tuoi!” sbottò irritata.
Ridacchiai.
“Ah! Quindi sei innamorata!” ribadii.
“Smettila!” alzò la voce, come se ciò potesse servire realmente a farmi smettere. Al contrario mi dava solo una maggiore gioia, perchè stavo riuscendo a farla innervosire e la cosa mi soddisfaceva parecchio.
“Potrei, se tu mi dessi una buona ragione per stare lontana da Dave.  Dopotutto è così carino…”
Lei divenne bordeaux.
“Lui. È. Mio.” Scandì con foga ogni singola parola.
Era patetica. Ridacchiai.
“Oh!” mi finsi spaventata “Allora sicuramente gli starò lontana!”
Sogghignai mentre la sua espressione si trasfigurava, se prima era una ragazza arrabbiata in quel momento era diventata un mostro furibondo.
“State ancora litigando?” Dave fece la sua comparsa uscendo dal bagno nel quale, considerando i capelli bagnati, probabilmente si era appena fatto una doccia. Mi leccai le labbra. Dopotutto non era una preda così terribile. Almeno dal punto di vista fisico.
Intercettai lo sguardo di Caren.
La vidi stringere le mani a pugno e diventare, se possibile, ancora più rossa. Aveva capito che non sarei stata lontana dal suo Dave, anzi.
Lo voleva tutto per sé perché ne era follemente innamorata?
Bene. Allora avrei fatto di tutto per allontanarlo da lei.
Se non mi avesse minacciata di stargli lontano, nemmeno mi sarebbe passata per la mente l’idea di provarci, anche perché davvero non lo sopportavo.
Eppure Caren, ancora una volta, aveva fatto il passo più lungo della gamba. Aveva minacciato senza avere i mezzi per poterlo fare, senza avere la capacità di poter realmente intimorirmi.
Avrebbe pagato la sua arroganza, perché non si minaccia Marguerite Jones.



Avviso importante.

Per chi stesse seguendo altre mie storie vi devo informare che esse sono momentaneamente sospese perchè voglio dedicarmi meglio alla stesura di questa!

le continuerò tutte solo in un secondo tempo, scusatemi!

In questo capitolo si gettano le basi per il prossimo che sarà particolarmente ricco di avvenimenti...

vi chiedo scusa in anticipo se sarà lungo, ma nn posso tagliare altrimenti rischierei di farvi rimanere tutti a bocca asciutta senza far accadere niente.

vi chiedo anche scusa se arriverà in ritardo... il fatto è che settimana prossima parto per parigi.. dal 17 al 20 e quindi non avrò molto tempo per scrivere.. quindi vi chiedo di pazientare!

Vi anticipo che nel CAP 24 non si continuerà a leggere il diario di Grace che invece vedrà la fine nel CAP 25...

E' tutto!

Ci tengo a ringraziare di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo: AlyBraianaDragneel, Onechan Kitzune, nancywallace, shadowdust, monique89!

E ringrazio anche ZephyrSelyne che praticamente sta recensendo quasi ogni capitolo! grazie.

Naturalmente chiedo sempre le vostre opinioni, sì di voi silenziosi lettori, comunque vi ringrazio ugualmente per leggere questa cosa!

A presto.

Daisy ;)


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