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Autore: ZAITU    29/01/2007    10 recensioni
EPILOGO .Ecco a voi il seguito della one-shot POVERO DIAVOLO.
"Ad un primo sguardo il suo volto avrebbe potuto destare curiosità: metà del viso che un tempo aveva sfoggiato una bellezza abbagliante, era coperto da una maschera d’argento, ferma per sempre in un’espressione di assoluta indifferenza, l’altra, sotto la facciata rigida e la linea dura e forte dei lineamenti, non nascondeva una profonda stanchezza.
L’effetto era quello di un volto spaccato in due. Metà bocca, metà naso, un solo occhio color del cielo d’autunno. Qualsiasi espressione mostrasse, metà di quel viso rimaneva fredda ed immobile lasciando all’altra parte l’ingrato compito di continuare a manifestarsi nella sua scomoda umanità."
Sono passati anni dal loro ultimo incontro e Draco ed Hermione sono cambiati più di quanto avessero mai potuto immaginare.
Genere: Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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XVII- Our last song in this little planet

Our last song in this little planet.

 

 

Il Cappello Parlante.

Cosa se ne facevano del Cappello Parlante?

Questo pensava David mentre una smorfia di contrarietà gli distorceva i bei lineamenti.

Sharon gli si parò davanti e prima di prendere il cappello fra le mani lanciò uno sguardo traballante all’amico, come per chiedergli il permesso.

D'altronde Snape lo stava consegnando a lui.

David contrasse gli occhi cerulei e si girò di spalle.

Non gli importava di quello stupido cappello.

- è il cappello Parlante…- sussurrò la riccia alle sue spalle.

“ Ma brava, non ce ne eravamo accorti…”

-…è sparito da Hogwarts alla fine dell’anno…allora l’aveva preso Snape, ma perché?-

Sharon scosse il capo facendo vagare i riccioli scuri.

Cercò gli occhi di Brandon come per chiedere spiegazioni, ma lui non poteva di certo dargliele.

Ne sapeva quanto lei.

“ Dannato ragazzino, perché ti comporti così? Se ti ho dato quel cappello è perché sono convinto che possa esserti utile…” Snape si agitava nervoso tentando di riscuotere David da quello strano stato di freddo nervosismo.

“ E cosa dovrei farmene scusa?…Ci servono armi o bacchette altrimenti non usciremo vivi di qui…che me ne faccio di un cappello?”

Il serpente si eresse minaccioso.

“ Allora i racconti di Harry non ti sono serviti proprio a nulla…”

David si voltò di scatto digrignando i denti, in realtà più arrabbiato con se stesso che con qualcun altro in particolare.

Harry…doveva per forza ricordarglielo? Harry era un eroe, lui no. Bastava analizzare quella situazione per rendersene conto…Lui per la sua sete di vendetta aveva messo in pericolo tutti.

Harry invece alla sua età aveva già incontrato Voldemort, ucciso un Basilisco e…

David spalancò un poco la bocca come per riprendersi dall’inaspettata rivelazione che gli era balzata in testa. Non poteva essere come pensava…

“ Harry ha ucciso il Basilisco con la spada di Godric…l’ha tirata fuori dal cappello!”

Il ragazzo si era immediatamente riscosso tornando di volata dai suoi amici che però di quella conversazione non avevano capito proprio nulla.

Snape sorrise, per quanto sia possibile che un serpente sorrida, e scosse la testa compiaciuto.

David fece per afferrare il cappello dalle mani di Sharon ma poi ritrasse le mani come scottato.

“ Ma Snape, Harry era un Griffyndor …io sono uno Slytherin…Dannazione non può funzionare!”

“ David tu sei uno Slytherin …ma tua madre era una Griffyndor. Fidati di me, infila una mano nel cappello!”

David fece come gli veniva detto.

Non ci credeva veramente. Il fatto che sua madre era stata una Griffyndor non poteva avere importanza.

Nessun’oggetto dell’orgoglioso Godric avrebbe mai toccato le mani di una creatura di Salazar.

Ma quando David ritrasse la mano dall’interno del cappello logoro con se aveva una spada.

David strinse il pugno sull’elsa.

Il metallo freddo, la lama splendente…non stava sognando.

Davanti agli occhi sbarrati dei suoi amici David impugnava stretta una spada dall’elsa d’oro tempestata di rubini di sangue.

E, poco sotto l’impugnatura, partiva un’incisione che prendeva tutta la lama.

Godric Griffyndor.

Non c’era dubbio.

Il Cappello Parlante gli aveva fatto un grande regalo.

Un regalo che forse uno Slytherin non meritava.

 

 

L’oscurità vomitava ombre.

Le torce non sembravano affatto svolgere il loro dovere e i corridoi dove i tre ragazzi correvano impazienti di fuggire avevano tutta l’aria di non avere fine.

Sharon aveva la Mappa del Malandrino quasi attaccata alla punta del naso, per cercare di vedere se qualche Mangiamorte si frapponesse fra loro e l’uscita.

David , davanti agli altri, impugnava fiero la spada, pronto ad affrontare chiunque.

Ombre, Mangiamorte e fantasmi.

Ma non ce ne fu bisogno.

Tutti sembravano essere totalmente concentrati sulla battaglia che, come disse Sharon dopo aver esaminato la Mappa, si era dislocata un po’ per tutto il castello. Ma non lì.

Gli Auror senza rendersene conto stavano facendo un buon lavoro.

Dopo un tempo che parve infinito erano fuori dai sotterranei.

Sharon fece per rimettersi la mappa in tasca ma una mano decisa e sicura si intrufolò per afferrarla.

- Che fai Sharon? Può servirci ancora!-

Brandon la guardava stupito come se lei avesse commesso un errore imperdonabile.

Sharon tremò.

Non per lo sguardo che il moro rivolse a lei ma a quello che fece quando, scrutando la Mappa del Malandrino, si soffermò su un punto particolare.

Le avevano sempre detto che quando la tempesta si avvicina di solito nessuno se ne accorge, che quando il principio della fine è prossimo nessuno lo percepisce.

Sharon invece quella volta lo percepì benissimo e non solo perché era una Veggente…

- David…- la voce di Brandon era agitata  - Harry sta combattendo con Malfoy in cima alla torre nord-

 

 

Non ci poteva fare niente.

Glielo avevano sempre detto che era troppo impulsivo.

Harry si lasciava trasportare dalle emozioni del momento, dall’istinto che governava ogni sua azione. Sempre, in qualsiasi occasione.

E questo in un duello giocava decisamente a suo svantaggio.

Harry si era difeso dall’attacco di maledizioni con la prontezza di chi è abituato a combattere, ma con la disperazione di chi sa di avere troppo da perdere: gli occhi su Draco e la mente a chi era lì per salvare.

Ma Draco Malfoy era un avversario formidabile.

Abile, freddo, riflessivo e calcolatore, tutto l’opposto di lui.

Anche se non avesse utilizzato la magia oscura, anche se non avesse utilizzato affatto la magia, Harry era sicuro che Draco sarebbe stato ugualmente letale.

Questo era un pregio che doveva riconoscergli.

Ma non per questo Harry intendeva gettare la spugna. Non con una posta in gioco tanto alta.

La sua vita. Quella di David. La salvezza dell’intero mondo magico.

Se ce l’avesse fatta si sarebbe finalmente sentito degno dell’epiteto di Salvatore dei maghi.

Sopportò quindi con una smorfia di dolore l’ennesimo squarcio che gli si aprì sul corpo.

Era messo male, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, neanche in fin di vita.

Harry ghignò, vedendo che il suo avversario non era poi in condizioni migliori delle sue.

Draco si teneva il fianco destro con una mano insanguinata, segno che la ferita che Harry gli aveva procurato poco prima era tutt’altro che superficiale.

Ansimavano. Entrambi.

Ma non avrebbero smesso finché uno di loro non fosse stramazzato a terra affogando nel proprio sangue.

Draco rispose al ghigno di Harry.

Gli sguardi si incrociarono, furenti. Ne scaturì un duello, frenetico e crudele, odio che si riversava nell’aria, odio e potere… occhi sufficienti a togliere il fiato e ad illuminare, con più violenza dei lampi malvagi che uscivano dalle loro bacchette.

Erano due belve affamate di sangue.

Volevano sentire le ossa rompersi, la carne lacerarsi, il sangue schizzare ovunque.

Troppo era il rancore di entrambi per accontentarsi di una morte veloce ed indolore.

Draco si spostò di lato facendo gravare il peso sulla parte sinistra del suo corpo per imprimere meno dolore alla ferita sul fianco.

Harry era stato bravo, non c’era che dire.

Ma lui era sicuro di vincere. Perché lui non aveva più niente da perdere.

Harry invece si.

Tutto quello che lui, Draco malfoy, aveva perso era quello per cui Harry Potter lottava.

Buffo.

Avevano sempre fatto parte l’uno della vita dell’altro, in qualche modo contorto e perverso.

Quel pensiero lasciò Draco di ghiaccio.

Uccidendo Harry avrebbe stravolto tutto, tutti. Il suo mondo, Hermione, David, il mondo magico.

Tuttavia in quel momento non gli importava più di tanto.

Li aveva persi e, se non potevano più essere suoi, tanto valeva che non fossero di nessun altro.

Di colpo, con un gesto inaspettato Draco lasciò cadere la sua nera bacchetta a terra.

Era inutile continuare con la magia. Erano praticamente pari.

Harry si immobilizzò all’istante temendo qualche strana strategia di Draco.

- Calma Sfregiato, non ho intenzione di rinunciare oppure di fregarti, ma in quanto a magia…bhe potemmo andare aventi all’infinito, moriremmo per lo sfinimento…- detto questo il biondo demonio smaterializzò due spade identiche, lanciandone poi una ad Harry.

- Continuiamo con queste-

Il ghigno di Draco si estese quando vide Harry afferrare la spada e fissarla con occhi incerti, il verde delle iridi che saettava come il raggio mortifero dell’Avada Kedavra.

Draco lo aveva in pugno.

 

 

Il Tempo si stava sbellicando dalle risate.

Gli esseri umani erano davvero un passatempo irrinunciabile.

La loro vita dipendeva da  minuti, da attimi. Bazzecole, insomma.

La cosa sbagliata al momento sbagliato ed intere vite prendevano fuoco.

Puff, solo fumo e cenere.

Divertente, da morire dal ridere.

Non tutti la vedevano così però. Gli uomini ad esempio non si divertivano affatto.

Così, mentre David Granger correva su per la torre nord  come non aveva mai fatto in vita sua, ignorando le grida d’avvertimento di Sharon e Brandon, ed il fantasma di Hermione Granger vagava per il castello tentando di scorgere una testa bionda e due occhi di giada, il Tempo decise di affrettare le cose.

Il vecchio rugoso e barbuto decise che quel giochino era andato un po’ troppo per le lunghe.

Ora voleva ritirare il suo premio.

 

“Haven’t you seen? Haven’t you seen? The end of our world”
Ice Queen – Within Temptation

Quando David arrivò in cima alla torre il vento sferzante lo costrinse ad arretrare di qualche passo.

Stava per levarsi una tempesta.

David si parò gli occhi tentando di scorgere la figura di Harry in mezzo ai mulinelli di neve e vento.

“ Non può essere troppo tardi!”

Non lo era infatti. Ma mancava poco.

Prima di vedere il suo padrino, David sentì la sua voce.

-Fallo bastardo! Che cazzo stai aspettando? Tagliami la gola!- Harry Potter era riverso sul basso muricciolo della torre, la testa e gran parte del busto sospesi nel vuoto.

Una piccola spinta e sarebbe precipitato giù.

Aveva paura e la nota isterica nella sua voce ne era la prova più evidente.

Aveva paura di quella lama che gli premeva sulla gola, di quell’unico occhio nebuloso in cui non riusciva  a scorgere nulla.

Draco gli teneva la testa piegata all’indietro tirandogli i capelli  con una forza sovraumana.

Dipendeva tutto da lui, ora.

Ma quel lui ora era solo una bestia.

Harry si disse che probabilmente anche lui avrebbe avuto quell’espressione se si fosse trovato al posto di Draco.

Gioia, gioia nel vederlo finalmente morire.

Ma il bambino che era sopravvissuto sarebbe sopravvissuto ancora una volta.

Non perché il Tempo tenesse particolarmente a lui, ma più che altro perché non doveva essere Harry il protagonista di quell’ultimo round.

Troppo scontato.

Nel frattempo, David non era riuscito a fare niente.

Vedeva le mani di suo padre, un brivido gli percorse la schiena a quella parola, calcare la spada sulla gola di Harry.

Vide Harry l’Eroe, Harry il Salvatore dei maghi, Harry il Prescelto che cadeva di fronte al male.

E non c’era nessuno ad aiutarlo. Solo lui.

Ma lui, David,  non ne era capace.

La mano che impugnava la spada gli tremava come una foglia in procinto di staccarsi dal ramo.

David la guardò come se non facesse parte del suo corpo.

Cosa aveva sperato di fare salendo lassù con la furia di un matto?

Vide Draco dire qualcosa ad Harry ma lui da lì non riuscì a sentire.

Il vento, il vento ululava troppo forte.

Ed Harry stava scivolando sempre più indietro. Nel vuoto.

Doveva fare qualcosa. Doveva trovare da qualche parte quel coraggio che non aveva.

Infondo, si disse David, era andato lì per quello. Non per salvare Harry, ma per uccidere Draco.

Era quello il suo desiderio, sin dall’inizio. Da anni.

E questo non soltanto perché una veggente quindicenne aveva già Visto tutto, no; ma perché era una cosa che lui doveva fare.

David allora tese la Spada,  l’ordine imposto alla propria mano di non azzardarsi a tremare, e mosse qualche passo in avanti.

Aveva il vantaggio della sorpresa. Doveva pur valere qualcosa.

Un rivolo di sangue colò sul collo di Harry dove la lama di Draco aveva tagliato la carne tenera.

Stava facendo con calma, come se avesse tutto il tempo del mondo per gustarsi quel momento.

Ma in realtà non aveva proprio un bel niente.

Ne ebbe un vago presentimento quando il rumore di uno scalpiccio affrettato alle sue spalle sembrò perforargli le orecchie.

Ma se ne accorse troppo tardi.

Il sangue sul collo di Harry colava più copioso da quello che era ancora un piccolo taglio.

E quel sangue aveva risvegliato un mostro nel cuore di un ragazzo.

In quel momento David si sentiva il degno figlio di suo padre.

Odio, solo odio. Denso e distillato come il petrolio più raffinato.

In quell’odio,lì, David aveva trovato il coraggio.

Avanzò ancora con la spada impugnata con entrambe le mani che si ergeva ormai sopra la sua testa.

Fu così che David si sottomise al gioco del Tempo, si apprestò a consegnargli il suo premio su un piatto d’argento.

Dove avevano fallito le magie più potenti, squadroni di Auror ed Harry Potter in persona, ebbero la meglio le mani di un figlio. E una spada.

 

“One day I woke up
I woke knowing
Today is the day
I will die”
-Good Charlotte, The Day That I Die-

 

Hermione cadde a terra.

Boccheggiò in cerca d’aria come se quella che aveva intorno non fosse più sufficiente.

“ Draco”

Un battito di cuore dopo era in cima alla torre nord.

Non sapeva come ci fosse arrivata, non sapeva perché.

Sapeva solo che aveva davanti Harry con taglio un appena sopra lo sterno e suo figlio alla sua destra con una spada in mano.

Dove era Draco?

Non lo vide subito.

Forse il riflesso negli occhi di Harry e la spada insanguinata nelle mani di David potevano essere degli indizi, ma lei non li colse.

Non li considerò neanche.

Hermione guardò a terra. Un liquido rossastro imbrattava la pietra nuda e la neve schiacciata e ormai sporca.

Forse era il sangue di Harry, si disse il fantasma.

Ma Harry infondo stava bene ed era davanti a lei, non aveva nulla da temere. Non c’era nulla di strano.

Eppure il bambino sopravvissuto per l’ennesima volta, non guardava lei.

Guardava attraverso di lei.

Come se ci fosse qualcosa di interessante e terribile dietro le sue spalle fragili e opalescenti.

Ma non c’era niente, si disse di nuovo Hermione.

Vide David cadere in ginocchio e sentì la spada che aveva in mano cozzare contro la pietra.

Anche quella era ricoperta di liquido rosso.

Hermione si accigliò; neanche suo figlio la guardava, ma si fissava le mani con disgusto ed euforia come se fosse indeciso su quale dei due sentimenti dovesse predominare sull’altro.

Hermione si chiese cosa ci fosse dietro di lei. Si chiese se fosse il caso di dare un’occhiata.

E quando si voltò preferì non averlo fatto.

 

 

Per prima cosa vide la maschera.

Quella d’argento. Quella di Draco.

L’aveva sempre portata da dieci anni a quella parte. Non sapeva neanche lei cosa volesse nascondere sotto quel sottile velo di metallo prezioso.

Poi una mano. Come un orrido fiore morente che è riuscito a nascere anche in mezzo al gelo.

Bianca come la neve, forse anche di più.

Ed ancora, il sangue, demone rosso, strisciante su un manto di neve, impaziente di reclamare il suo ultimo pegno.

Infine il corpo semi affondato nella neve, il lento alzarsi ed abbassarsi di un respiro che sta per consumarsi.

Hermione non urlò. Non pianse.

Si avvicinò in silenzio strisciando sulla neve, senza sporcarsi di sangue, senza bagnarsi la veste.

Era Draco, il suo Draco, e lei lo sapeva fin dall’inizio. Lui l’aveva legata a sé, infondo.

Draco aveva gli occhi socchiusi, le lunghe ciglia dorate tremavano intrappolando tra di esse schegge di luce.

Lo squarcio che lo trapassava da parte a parte poco sotto il cuore, si apriva come un fiore rosso in primavera.

Hermione tentò di toccargli il viso dove la maschera lo aveva finalmente lasciato libero ma si bloccò.

Non c’era niente.

Solo un occhio, metà naso, metà bocca. Metà viso che non aveva nulla di diverso dall’altra metà lasciata libera di vivere.

Solo, forse  vi si leggeva un po’ più di dolore.

Il dolore di un mago che ha nascosto metà di se stesso come in un gioco e che soffre nel vedere svelato il suo trucco.

Un viso perfetto, troppo bello per appartenere all’uomo che tutti chiamavano il Signore Oscuro.

Il fantasma trattenne un gemito strozzato.

Hermione non si accorse subito di tenere ancora la mano sospesa in aria finché non la vide e si chiese se per caso appartenesse a lei. Finché non si chiese a cosa servisse.

Sapeva di non poterlo toccare, sapeva che la sua mano avrebbe trapassato la carne stringendo il nulla.

E quando invece sentì una mano più bianca della neve afferrare la sua, qualcosa le esplose dentro.

- Posso…toccarti- era poco più di un sussurro, ma era più di quanto Hermione si aspettasse.

Draco si portò la sua mano al viso.

Chiuse gli occhi lasciando che i polpastrelli di Hermione disegnassero la linea del suo naso, delle labbra, degli occhi come se fossero qualcosa di completamente nuovo per lei. Ed infondo lo erano.

Draco la guardò a lungo con quegli occhi dannati che delle lacrime riuscivano ad avere solo il colore, prima di serrarli per una fitta di dolore.

Hermione si piegò su di lui, lasciando che Harry e David si domandassero cosa stesse facendo, si domandassero che senso avesse quella situazione e se per caso non fossero impazziti.

- Draco…-

- Non preoccuparti Hermione…sono ancora vivo- il biondo schiuse le palpebre mentre la mano esangue gli era ricaduta lungo il fianco.

-Hermione …perché riesco a toccarti?- Poche parole ed un rantolo soffocato.

- Stai morendo Draco…- non aveva senso mentire. Non più.

Il naso di Hermione sfiorava quasi il suo.

Poteva sentire il suo respiro caldo accarezzarle il viso e con meraviglia gli vide nascere un sorriso sulle labbra. Un sorriso vero, completo.

Draco sollevò un braccio a fatica cingendole la vita sottile.

- Se  avessi saputo che per toccarti di nuovo bastava questo, lo avrei fatto molto prima…-

Hermione sgranò gli occhi che rimanevano sempre incolori, ma forse per un istante furono più vivi che mai.

- Non dirlo Draco…lo sai che non lo avresti fatto-

Lui la spinse contro di sé costringendola a posare il capo sulla sua spalla e poi le sussurrò qualche parola all’orecchio.

Solo lei sentì. Solo lei capì.

Harry e David, spettatori di una scena irreale, non avrebbero capito. Nessuno avrebbe mai capito.

Hermione si scostò turbata; sentire quelle parole e poi il cuore di Draco che batteva contro lo sterno sempre più lentamente, era una atroce agonia.

Draco continuava a guardarla, disperato come può esserlo un uomo che sta perdendo tutto e non ha nessun altro a cui dare la colpa, se non sé stesso.
-Hermione…-
La mano di lui scese ad afferrare la bacchetta.

- Che vuoi fare?- la voce di Hermione si alzò allarmata, mentre una sua mano bloccava quella di Draco.

Lui la guardò colpevole, ancora ed ancora colpevole.

Sarebbe mai finita?

- L’incantesimo che ti ho scagliato …ti lega a me…-

Hermione lo guardò comprensiva.

-Lo so…-

- No…se io muoio tu muori con me…lasciami sciogliere l’incantesimo-

“ Le mie ultime forze sono per te”

Draco sentì la presa di Hermione sulla sua mano farsi più debole. ..per poi tornare forte e decisa.

- Non fa niente Draco…va bene così…-

Una decisione importante.
-Tutto sarebbe successo comunque…- gli sussurrò ancora Hermione quasi senza più voce.

Si piegò di nuovo su di lui, sulla sua bocca. Le sue labbra si mossero su quelle di Draco raccogliendone le ultime tracce di calore, gli ultimi rimasugli di vita.

Separarsene fu la cosa più difficile che avesse mai fatto.
Le labbra di Draco si mossero ancora per un istante, senza più poter far uscire alcun suono, ma i suoi occhi, argento riflesso della luna su lacrime mai versate,  fissi per l’ultima volta in quelli di lei, urlavano ogni parola che non avrebbe mai potuto pronunciare.

Eppure quello che contava lui glielo aveva sussurrato all’orecchio.

E quello che voleva sentirsi rispondere, Draco glielo lesse negli occhi, anche se incolori, anche se vuoti.

Che in fondo, forse, lei l’aveva amato, nonostante e a causa di tutto ciò che le aveva fatto, che in quello strano mondo nebbioso da fantasma in cui era vissuta lui, solo lui, era stato la sua ancora arrugginita, la fune scivolosa ma mai spezzata, una linea di luce nella nebbia argentea che ormai l’avvolgeva di nuovo.

Un lieve sorriso gli sfiorò le labbra ormai livide e la mano tremò sulla pelle alabastrina di Hermione. Con un ultimo sforzo Draco girò il capo verso David, dai grandi occhi grigi identici ai suoi spalancati per il terrore, la tristezza, la colpa, l’angoscia,  ed il sorriso gli si addolcì per la prima volta nell’espressione morbida e rassicurate che solo un genitore riesce, d’istinto, a donare ad un figlio.

Sapeva di avere più di un debito con lui e sapeva che ciò che aveva fatto la notte prima all’insaputa di tutti non sarebbe bastato a saldarli.

Forse era poco, forse era inutile. Ma aveva sentito di doverlo fare.

Un fremito convulso lo costrinse a distogliere lo sguardo da David.

Delle dita tremanti si mossero timorose sulle sue guance. Dita di bambina, mani di fantasma, paura di donna.

Draco tenne ancora gli occhi aperti solo per lei, per Hermione, per dirle o forse solo per farle capire che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che lui non se ne stava andando.

Il loro d’altronde non era un addio. Non l’avrebbe lasciata sola.

Poi gli occhi di Draco si chiusero e il suo corpo riposò immobile, con la serenità sul viso di chi, per la prima volta, si addormenta nella vera coscienza di essere… solo sé stesso. Draco.

Non il Signore Oscuro i cui occhi si chiudono dietro una maschera d’argento.

Il grido disarticolato di Hermione si infilò fra il vento e la neve, tra ogni pietra del castello, su ogni muro, quasi a volerlo abbattere, mura indegne di fare da spettatrici a quel momento, indegne di ospitare l’ultimo respiro di quel corpo, di quell’uomo, del suo uomo… l’unico che avrebbe mai voluto avere.
Gridò, gridò finché non ebbe più voce per farlo, finché anche i singhiozzi non furono più forti del rumore di un petalo che cade sull’acqua… gridò finché l’unica cosa da fare fu restare lì, a cullare ciò che aveva perduto e ad abbracciare ciò che restava… finché , lentamente, senza alcun dolore, senza che neanche se ne accorgesse, non scomparve anche lei.
Con lui.

 

                                                                                       

Lasciami bruciare, lascia che mi faccia male...perché solo così mi avrai.

Solo ora so che già mi avevi…

Ti farò male. Ti soffocherò. Perché solo così sarai mia.

Credevo che questo fosse l’unico modo…ma non lo era.
E la mia non è una promessa vana.

Non lo è stata. Non lo sarà.
Da qui all'eternità sarai mia. E tu avrai me.

Nel sangue e nel tempo.
Anche quando il tempo finirà

Nella vita e nella morte.

Anche ora che il nostro tempo è finito
Tuo.”

 

 

FINE

 

 

E anche questa è andata...

Non mi sto a scusare per il ritardo perché due mesi non sono un ritardo…sono un abominio, ma non potevo permettermi di scrivere un finale che non mi piaceva per una fic a cui tengo così tanto.

Vorrei dirvi un sacco di cose ma ora che la Maschera d’Argento finisce qui mi sembra tutto inutile e superfluo.

Perciò mi limito a comunicarvi che appena possibile posterò una specie di epilogo in cui vedremo che fine faranno David e gli altri…

E continuando con la pubblicità (molto poco) occulta vi dico anche che ho partecipato al contest draco/hermione su manga.it perciò appena si saprà qualcosa dei risultati posterò “Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?”, la one-shot con cui ho partecipato e della quale ho cominciato a scrivere pure un bel seguito ( lo so, ormai c’ho preso la mano…ma vi assicuro che non sarà niente di deprimente come la maschera d’argento!)

Sapete che qualsiasi vostro commento mi renderebbe felice, quindi ora sta a voi.

Ringrazio di cuore costy black, goldfish, Hikaru_angelic, Lady Narcissa, Sere86, e tutti coloro che mi hanno dato il loro sostegno in questi mesi; un bacio speciale a Laila, cobweb23 ed angelmorgana: ragazze, siete state fantastiche!

 

 

  
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