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Autore: Anna Mellory    29/01/2007    3 recensioni
L'infermeria era vuota e silenziosa.
Nessuno studente era adagiato su quei letti bianchi;eppure era convinto di aver visto due ragazze fasciate da capo a piedi quel pomeriggio stesso.Forse Dumbledore le aveva spostate in qualche altro angolo del castello per non lasciarle assieme a lui.
-La solitudine è solo ciò che ti meriti-era solita sibilargli contro sua madre,e ora Sirius era convinto che avesse ragione.
La fanfic rimarrà incompiuta
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Famiglia Black, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Quando venne allontanata a forza dalla stanza di Sirius, Andromeda ebbe paura

Quando venne allontanata a forza da Sirius, Andromeda ebbe paura. Il suo cuginetto,il suo adorato cuginetto era l’unica persona che non l’aveva mai criticata,l’unico a continuare a frequentarla,seppur di nascosto, nonostante la sua famiglia l’avesse diseredata pubblicamente.

Lui e Ted erano stati i suoi unici appigli quando la disperazione prendeva il possesso del suo corpo e le sbatteva in faccia la cruda realtà: aveva disonorato la sua famiglia,infangato il nome delle due dee che un tempo erano state anche sue sorelle,Narcissa e Bellatrix,splendide bamboline che avevano come missione il ripristino degli antichi fasti della casata dei Black. E che cosa avrebbero ottenuto in cambio?Una vita agiata,lusso sfrenato,un marito affascinante (Rodolphus Lestrange e Lucius Malfoy),….un’esistenza senza amore,senza risate,senza quel calore che ti riempie il cuore quando vedi tua figlia ridere alle facce buffe del suo papà.

Ninphadora,la sua adorata bimba che ogni giorno cambiava il colore dei capelli e degli occhi,che si divertiva a nascondersi nell’armadio e non ne usciva  finché Andromeda non le prometteva che l’avrebbe portata al parco a giocare con gli altri bambini. Allora le ante dell’armadio si aprivano con forza e la bambina ne usciva urlando felice.

La sua era una famiglia normale,ciò che aveva sempre desiderato.

I Black,nonostante fossero una delle più antiche casate di Inghilterra,erano marci fino al midollo;storie orribili erano celate tra le mura di Grimmauld Place, storie vere di sorelle sposate con i loro stessi fratelli nei periodi in cui la peste nera imperversava a Londra affinché il sangue puro fosse preservato,l’onore,un onore più importante persino della vita stessa,non fosse macchiato dalla vergogna.

Era stato suo zio Alphard a farla allontanare dai Black,a sfuggire l’atmosfera ormai satura di follia che permeava gli scuri ed angusti corridoi di casa sua. Era stato l’unico a difenderla dalle ingiurie di sua madre,le cattiverie delle sue sorelle. Ma la spirale dei Black non l’aveva risparmiato e,in una buia notte di dicembre,era sparito. Andromeda rimpiangeva spesso la sua perdita e si chiedeva che cosa sarebbe accaduto se ad aiutare Sirius ci fosse stato anche lui.

-Vedrai che andrà tutto bene-

La giovane donna rivolse il suo sguardo alla sua vecchia insegnante di Trasfigurazione. Quest’ultima ricambiò lo sguardo e continuò a camminare verso lo studio del preside:- Dumbledore non permetterebbe mai a nessuno che qualcuno,anche il Primo Ministro della Magia in persona,di fare del male a qualcuno dei suoi studenti-disse in tono rassicurante.

Andromeda guardò altrove e ripensò agli occhi penetranti di Walburga,al sorriso canzonatorio di Regulus quando con le sue mani scheletriche e le unghie affilate lasciava lunghi graffi sulle braccia del fratello;e infine ripensò all’espressione di Orion Black,il padre di Sirius: un’espressione incomprensibile ed inquietante che ricordava bene e che da bambina l’aveva spesso terrorizzata.

Alphard l’aveva messa in guardia molte volte nei confronti di quel uomo; nonostante infatti fossero fratelli, già in tenera età la natura di Orion gli era apparsa ambigua. Come Sirius,fin dall’infanzia,era stato allevato per diventare capofamiglia. Ma a differenza di quest’ultimo,che detestava anche solo il modo in cui venivano trattati gli elfi domestici, il giovane Orion si compiaceva nel maltrattare gli altri,specie quando si ricorreva alle maniere forti. Oh,no,certamente no:non era lui quello che si sporcava le mani. L’erede dei Black aveva infatti una folta schiera di leccapiedi che a un suo schiocco di dita accorrevano spintonandosi l’un l’altro, avere il favore di un Black,specie quello del futuro capofamiglia,era un obiettivo a cui molti aspiravano.

Nella sua memoria si ricordò di occhi penetranti e sanguigni,di mani scheletriche ma robuste e graffianti,di vesti nere di un velluto pesante, di un vago profumo dolciastro alla magnolia….questo era Orion Black per lei, una cortina di mistero e spesso di oscurità che più volte aveva sperato di dimenticare.

-Siamo arrivate-

Andromeda si riscosse dai propri pensieri,trovandosi di fronte all’ufficio di Dumbledore. Salì le scale che conducevano allo studiolo del preside.

-Andy-

Ted le corse incontro abbracciandola; ricambiò la stretta sospirando.

-Pensava che ti fossi imbattuta nei Black- s’intromise la McGonagall sorridendo- Era talmente preoccupato che ho dovuto quasi minacciarlo con la magia-

La giovane sorrise,guardando con affetto il marito,che nel frattempo era arrossito per la vergogna.

-Beh,lo sai come sono fatto…e io conosco i Black quindi ho pensato che…oh,diavolo,non lo so neanche io cos’ho pensato,so solo che ero preoccupato da morire- disse l’uomo agitando le braccia.

-Fortuna che con me c’erano questi due ragazzi che mi hanno tranquillizzato altrimenti non saprei cosa avrei fatto-continuò Ted indicando due giovani,seduti entrambi alla scrivania di Dumbledore e intenti a far ridere la piccola Ninphadora.

Andromeda gli si avvicinò,li aveva riconosciuti immediatamente: il ragazzo piccolo e tozzo,con le lentiggini sul viso e gli occhi un po’ acquosi era sicuramente Peter Minus,mentre la ragazza dai lunghi capelli rossi ondulati era certamente Lily Evans.

-Vi ringrazio per esservi “presi cura” di mio marito, sono Andromeda Tonks ,una cugina di Sirius- disse allungando un mano.

La ragazza si alzò in piedi e ricambiò la stretta:-Io sono Elizabeth Evans, è un piacere conoscerla-

Quegli occhi verdi,negli anni avvenire, Andromeda li ricordò spesso.

 

# # #

 

Un rintocco…

 

Due rintocchi…

 

Tre rintocchi…

 

La campana dell’abbazia aveva appena cominciato a suonare quando la porta dell’infermeria si aprì. Non era stata un’entrata trionfale quella dei suoi genitori: sua madre vestiva un lungo abito nero,il viso non era truccato e l’acconciatura non era perfetta come al solito (alcuni ciuffi di capelli erano sfuggiti alla ferrea presa della crocchia nera che sua madre utilizzava prima di andare a dormire);suo fratello aveva gli occhi segnati da pesanti occhiaie,segno inequivocabile di una notte a base di alcol e ,molto probabilmente,sesso,che gli conferiva un aspetto trasandato nonostante le vesti nuove di zecca che indossava; suo padre aveva occhi acquosi e labbra serrate in una morsa stretta.

Non sembravano felici di vederlo.

Che imbecille! Perché avrebbero dovuto esserlo?

Li aveva disonorati (di nuovo) nella maniera peggiore che ci potesse essere,ferendo il migliore amico di Lucius Malfoy,futuro marito di quel oca di sua cugina  Narcissa. Se voleva darsi il colpo di grazia,aveva trovato il modo perfetto per farlo.

A passo deciso si erano avvicinati al suo letto,rimanendo a qualche passo di distanza da esso. Sirius si era messo a sedere,poggiando i piedi a terra,aspettando le urla,gli strepiti,gli insulti.

 

-A quanto vedo Sirius,hai deciso di disonorarci ancora una volta-disse suo padre,aveva quasi sibilato il suo nome- per quanto tempo ancora hai intenzione di mantenere ancora questa condotta? Siamo stanchi dei tuoi giochetti,sia io che tua madre, e scommetto che anche tuo fratello si sia stufato di riparare alle vergogne che stai arrecando alla nostra casata. Che intenzioni hai? Vuoi rovinarci tutti,e questo che vuoi?-

Sirius non rispose e  chinò il capo a terra.

Orion lo guardò:- Walburga,Regulus,lasciateci soli,penserò io a redimere questo giovane ribelle-

-Ma padre?!-protestò Regulus.

-Niente ma mio giovane secondogenito. Penserò io a tuo fratello. Porta tua madre a fare un giro del castello e avverti Narcissa,sono certo che saranno felici di rivedersi,non è vero?-

La donna annuì e,dopo aver lanciato uno sguardo severo al suo primogenito,si avviò verso l’uscita seguita da un riluttante Regulus.

 

Quando la porta si chiuse dietro le loro spalle, Sirius sentì un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Suo padre l’aveva sempre spaventato,fin da quand’era bambino.

Lo sentì sedersi sul letto e,istintivamente,strinse le mani sulle ginocchia,temendo per il peggio.

-Ahh,mio giovane Sirius,che cosa devo fare con te-sussurrò Orion facendogli passare un braccio sopra le spalle del figlio,abbracciandolo- cosa devo fare per renderti fedele e servizievole alla nostra casata?-chiese l’uomo alzandogli il capo con la mano.

Il giovane lo guardò spaventato e cercò di allontanarsi.

-Non provarci Sirius- lo minacciò il padre,avvolgendogli un braccio attorno alla vita e schiacciandoselo quindi contro il petto.

-Pensi che qualcuno ti verrà a salvare stavolta?-sibilò Orion nel suo orecchio- pensi che dopo aver tradito i tuoi amici in una maniera così spregevole,ci sarà ancora qualcuno che ti vorrà stare ancora accanto?-

L’uomo cominciò ad accarezzargli i capelli senza alcuna dolcezza,facendo premere il viso del giovane contro la sua spalla:-Pensi che qualche altro mago vorrà avvicinartisi dopo che io ti avrò diseredato?-

Cominciò a baciargli il collo,mentre con una mano sollevò il pigiama di stoffa leggera cominciando a toccargli con rudezza il torace. Sirius chiuse gli occhi,cercando a stento di soffocare il senso di vomito che gli aveva invaso prepotentemente la gola; le mani,posate sul petto del padre,cercavano invano di allontanarlo da quel corpo che lo stava lentamente violentando nel fisico e nell’animo.

-Tu non vali niente Sirius,senza di me non vali niente,senza il potere dei Black non sei nessuno-

-Non è vero-sussurrò il giovane con le lacrime agli occhi.

Il capo del padre si rialzò a guardarlo negli occhi:-Ah sì,e com’è che sei qui tutto solo? E perché hai questo occhio nero? Di certo Remus Lupin non l’ha fatto in segno d’amicizia-disse con voce canzonatoria –La verità è che ti odia,proprio come James Potter,il tuo migliore amico-

Sirius spalancò gli occhi,lasciando che le lacrime,trattenute fino a qualche momento prima,fluissero indisturbate sulle sue gote; la realtà lo colpì come uno schiaffo in faccia e non fu in grado di reagire.

Si arrese.

 

Orion guardò l’espressione sconfitta del figlio e sorrise compiaciuto: finalmente era tra le sue mani e niente avrebbe potuto più allontanarlo da lui…

 

# # #

 

Note:

 

ritardo mostruoso dovuto a mostruosa mancanza di ispirazione e mostruosa quantità di verifiche,compiti,interrogazioni,etc etc….

Comunque questa settimana dovrebbe essere completamente dedicata al fancazzismo (per grazia divina!), quindi non è escluso che aggiorni presto,visto che le idee mi sono tornate.

Chiedo perciò perdono ancora per il ritardo,cercherò di evitare in futuro.

 

Per Valery: come vedi ti ho accontentata:Sirius affronta i propri genitori in questo capitolo,specie suo padre. Ma non è finita qui!

Per sery black: sono contenta che la mia ff ti intrighi,spero di riuscire ad intrigarti sempre di più!

Per Chloe89: addirittura una delle tue ff preferite! Guarda che così mi lusinghi,mi monto la testa poi :P

 

Naturalmente ringrazio anche coloro che leggono questa ff,sperando che continuino a farlo.

 

Ci vediamo alla prossima,Anna Mellory

  
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