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Autore: cyrusfiancee    15/07/2012    6 recensioni
~ Le sue braccia cingevano il mio corpo, le sue mani sfioravano le mie gote arrossate e lentamente vidi il suo viso avvicinarsi al mio orecchio per un dolce sussurro; "Sei la mia one less lonely girl piccola, sono qui per farti sentire al sicuro, non piangere perché le tue lacrime oscurano il tuo meraviglioso fragile sorriso."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                           Fighting for a dream.
                                                             - Capitolo secondo









Portai Andrea in una delle mie gelaterie preferite di Roma, entrammo e ci sedemmo sotto il quadro, posto in fondo a destra, recante due donne per mano. Era il mio solito posto, e io sono una da cose abituali, non cambio facilmente e non mi piace farlo.
“Per me un cono fragola e panna, per favore”
ordinai alla cameriera.  “Anche per me, grazie” disse Andrea, così la signorina ci lasciò nuovamente soli andando via con le nostre ordinazioni. “Allora Andrea, da quanto tempo vivi a Roma?” chiesi mentre giocherellavo con un filo della mia camicetta. “Mi sono appena trasferito da Torino, ho dovuto lasciare tutti, compreso il mio ragazzo.” mi rispose con un tono pacato e uno sguardo d’amarezza. “Mi dispiace, io mi sono trasferita tre anni fa da un paesino del Montana, lì era tutto diverso, avevo i miei cari amici e nessuno se la prendeva con me. Qui invece, da quando tutti sanno che sono una belieber, vengo presa di mira ogni giorno”. Sporse la sua mano, toccò delicatamente la mia e con una luce negli occhi disse “Potremmo aiutarci a vicenda, io ti difenderò da chiunque proverà a toccarti, mentre tu mi aiuterai con i compiti!”. “Affare fatto” e ci stringemmo la mano.
Passammo il resto del pomeriggio parlando senza peli sulla lingua, e mi divertì parecchio con la sua compagnia, poi verso le sette mi riaccompagnò a casa in moto.

“Mamma sono tornata!” gridai entrando in casa.
“Vieni a darmi una mano a stendere i panni?” chiese la mamma. Andai in camera, poggiai lo zaino e la raggiunsi in giardino. “Allora com’è andata la giornata?” mi domandò. “Bene, davvero bene. Ho conosciuto un ragazzo, si chiama Andrea e siamo andati a prendere un gelato, sembra uno ok, e mi ha chiesto di aiutarlo a scuola” raccontai alla mamma. “Mmmmh, è carino?” ammiccò lei. “Mamma, è gay” scoppiai in una risata rumorosa e lei con me.
Dopo cena decisi di  vedere il mio film preferito; Never say never, scoppiando a piangere, puntualmente, quando quella fortunata ragazza salì su quella maledettissima e perfetta sedia.


- - - - - -

Justin avvicinò le sue labbra alle mie, sfiorandole con delicatezza, poi mi rivolse uno sguardo d’intesa e subito capimmo che quello era il momento, era il momento adatto per lasciarsi andare e per lasciar andare via ogni tipo di problema o frustrazione. Mi accarezzò i capelli e dopo di che iniziò a torturarmi il labbro inferiore, sapendo di farmi impazzire. Feci scivolare la mia mano sotto la sua maglietta accarezzandogli la schiena, afferrai la maglietta e la gettai affianco. “Sei pronta?” sussurrò nel mio orecchio. “Sono nata pronta per questo, sono nata per essere tua Justin” gli dissi. Mi prese in braccio e mi trascinò verso il letto e……

- - - - - -


‘Di Di’
 La sveglia interruppe il mio meraviglioso sogno, un sogno irrealizzabile forse ma che riusciva a farmi vivere ogni giorno. Mi infilai un paio di jeans a vita alta, una maglietta di seta rossa e le mie immancabili vans nere, presi in spalla lo zaino, scesi in cucina, afferrai la mia colazione e corsi in strada.

“Buongiorno cara”, dietro di me si fermò Andrea insieme alla sua vespa azzurra. “Ehi buongiorno Andrea! Tutto bene?” risposi sorridente, in fondo mancavano solo sei giorni. “Bene, certo se non fossimo in ritardo probabilmente andrebbe meglio, dai sali che ti do un passaggio!” e Andrea mi porse la mano. Salì sulla moto e insieme andammo a scuola. In banco ci mettemmo vicini e per una volta, dopo due anni, non mi sentì così sola.

Durante l’intervallo andai in bagno e dissi ad Andrea di aspettarmi fuori in giardino.
“Ehi bella” Vittorio, come sempre mi si presentò davanti. “Togliti di mezzo idiota” risposi decisa. “Come mi hai chiamato?” mi rivolse uno sguardo di sfida che io decisi di reggere e accettare. “Idiota, idiota, idiota e infine idiota. Ora spostati!” schiarì con una voce decisa che mai prima di allora mi era appartenuta. Caricò col braccio, pronto a sferrarmi un pugno, chiusi gli occhi e l’unica cosa che sentì, invece del dolore, furono i gemiti di Vittorio, così aprì gli occhi e lo ritrovai a contorcersi dal dolore per terra, con accanto Andrea che lo guardava soddisfatto. “Toccala ancora e hai davvero finito di vivere!” gli ringhiò Andrea. Mi prese per mano e insieme tornammo in classe a mangiare la nostra merenda, e a chiacchierare del più e del meno. Mi sentivo davvero sicura, sicura di me stessa.

Arrivata a casa presi la posta e trovai, con un misto di stupore, una lettera di mio padre;

“Cara Jane,
Non ho abbastanza parole per dirti quanto io sia dispiaciuto, non ho abbastanza parole per farti sapere quanto mi manchi e queste mi mancano per il semplice fatto che non ti sono vicino. Sono stato un codardo, e me ne rendo conto solo ora, solo dopo essermene andato da quella casa impregnata di odio tra me e tua madre. Non perdonerò mai il mio gesto, ma non potrò mai neanche perdonare quello di tua madre, non potrò mai dimenticare quel giorno in cui entrando a casa la trovai per l’ennesima volta per terra a bere quella bottiglia di vodka, mentre tu eri in quel campeggio a divertirti. Quando sei tornata non mi hai più trovato e non hai chiesto spiegazioni, sapevi che entrambi avevamo commesso errori e sono sicuro che tua mamma adesso ha smesso ma non sono pronto a tornare.
Sono qui per chiedere a te invece, di venire in vacanza da me, per le vacanze di Natale potrei trovarti un posticino qui ad Atlanta, c’è una stanzetta rosa che ti aspetta, c’è il tuo papà che ti ama!
Dentro questa busta c’è il tuo biglietto aereo, e so che non risponderai, ma il venti dicembre io sarò in aeroporto ad aspettarti, in qualunque caso.
Ti amo, il tuo papà”


Finì di leggere asciugandomi le lacrime che in quel momento si erano impossessate del mio viso, finì di leggere e sorrisi felice al cielo, in quel giardino dove anni prima io e mio padre avevamo piantato quelle rose, ormai, appassite nel corso dell’ultimo anno, quelle che nessuno aveva deciso di innaffiare perché riportavano alla mente aspri ricordi, che sia io che la mamma volevamo cancellare. Ora lui era tornato e mi voleva con sé, voleva ricominciare a prendersi cura di me, ad accarezzarmi e ad imboccarmi le coperte prima di andare a letto, e tutto questo lo voleva fare nella città dei miei sogni, in quella dove il mio idolo trascorreva parte dei suoi giorni.



















~ Spazio Autrice;


Cuuuuuuuzzzz allll I neeeeed is Beaaauty and a BEAAAAAAT! *momentodisclero*

*ritornaseria* Buon salve care amiche, come vi butta? Sono già tornata con un nuovissimo e fresco capitolo schimbaaalaaayeee *gentefelicechesigettadaibalconi*, leggete, recensite e amatemi lol.

A preeeeestissimo bedduzzine mie. 



sbii

  
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