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Autore: StupidaIdeaFattizia    15/07/2012    1 recensioni
Baby amava costruirsi castelli di carta. Era la principessa di tutti i suoi sogni. Peccato che nessun sogno esisteva, peccato che nessun castello di carta reggeva il soffio di una folata di vento.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò con il batticuore. Nessun sogno era mai stato così bello.
Sentiva il bisogno di appuntarselo da qualche parte, ma non lo fece. Era un segreto. Tra lei e..
 
E chi? Non aveva nessuno che la capisse a fondo. Purtroppo era ferita da un amore troppo grande, troppo sbiadito, che le persone non riuscivano a comprendere. Per questo si sentiva ripetere le solite cose. Basta. Basta, non se la merita. Ma quand'è che una persona è tale da meritarsi un'altra o meno? Quand'è che una persona è giusta o meno. Come fai a capirlo? 
Domande troppo spesso senza risposta che volano nella mente di Lei. Lei che faceva ruotare il mondo intorno a lui. Lui che quallo stesso mondo preferiva prenderlo a calci, solo per sentirti più forte. Ma il voler godere aveva distrutto, almeno in apparenza, quell'animo dolce nascosto dietro gli occhi di Lui. Lei lo sapeva non voleva crederci. Si era stufata della vita, di tutto ciò che la faceva stare male. Si era stufata delle stesse cose che la facevano stare bene, il piacere durava l'arco di tempo di secondi, ore al massimo. Mai di più, mai si prolungava. E allora perchè provarlo? Meglio abituarsi a soffrire.
Per questo aveva deciso di mangiare solo lo stretto necessario. Era inutile mangiare altro, era inutile fare più di quello di cui necessiti. Non ha senso strafare, non gliene frega niente a nessuno. Era come fare la maturità, studi tutto, salti due pagine e puntualmente sono quelle due pagine a chiederti. Come se esistesse un sesto senso nascosto da qualche parte che spinge le persone a chiederti ciò che ti fa più male. La sensibilità ormai non fa più parte di nessuno.
Per questo aveva deciso che da ora in poi non avrebbe più cercato nessuna storia seria. Si sarebbe fatta trasportare da qualsiasi ragazzo, si sarebbe fatta usare. Tanto alla fine di una storia il sentirti usata è quasi d'obbligo. 
 
Così si alzò dal letto, si mise la mini-gonna più mini che aveva. Si trasormò, diventò una maschera. Uscì di casa, attraverò la strada senza badare alle macchine, qualcunò suonò uccidimi se vuoi, pensava. Continuò a camminare trascinando la sua stessa ombra. Era sera, quasi notte. Ormai viveva al contrario.
Si fermò vicino la fermata dell'autobus, così le mamma possono dare una  risposta apparentemente vera ai bambini curiosi. Si appoggiò al palo giallo ed aspettò. 
Una macchina si fermò, era un ragazzo. Questa volta gli era andata bene. Ma lui era solo il primo di una lunga serie di quella notte.
  
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