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Autore: Seel22    15/07/2012    1 recensioni
Fanfiction dedicata ad una coppia inusuale, ma che a me piace molto, cioè Peeta/Annie. Inizialmente doveva essere un solo missing moments sul periodo trascorso imprigionati a Capitol City, poi lo ho trasformato in una "long" di due capitoli, dove ho aggiunto un altro missing moments riguardante una scena piuttosto interessante. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELL'AUTRICE: Concludo qui questa mini-raccolta, spero vi piaccia! Ho preso una piccola licenza poetica sull'età della figlia di Peeta, che sembra avere più o meno l'età del figlio di Annie, mentre in realtà ne dovrebbe avere almeno 15 in meno. In questi due capitoli ho inserito parecchie citazioni dalla mia raccolta "Il tuo sorriso" sul paring Finnick/Annie, in particolar modo da "Overhang" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082454). La storia dell'amo la pubblicherò a breve (lol, mi è venuta in mente adesso xD). Recensite numerosi ;)


Nuove vite




Ho scelto di andare da Annie per annunciarle la morte di Finnick. Non so proprio dove io abbia trovato il coraggio di offrirmi volontario per una cosa del genere, ora vorrei non averlo fatto.
Per tutto il viaggio in treno fino al Distretto 4, dove Annie è tornata subito dopo la conferma sulla sicurezza del luogo, ho continuato ad immaginarmi come vorrei che mi venisse annunciata la morte di Katniss; all’inizio il mio cervello si rifiutava di contemplare questa idea. Alla fine del viaggio, ero giunto ad una sola conclusione: avrei odiato chiunque me lo avesse detto.

Così, quando vedo la sagoma della ragazza stagliarsi contro il sole al tramonto, sento una stretta al cuore e contemplo l’ipotesi di voltarmi e tornare indietro, lasciando Annie ai suoi sogni  e alla sua attesa di chi non tornerà mai. Sto per farlo, quando lei si volta con uno scatto della testa. E’ bellissima come sempre, ma ha la faccia leggermente arrotondata e tiene le mani appoggiate al ventre. Un pensiero mi balena in testa: Annie aspetta un bambino?
Sento quasi un sorriso spuntarmi sul volto: forse qualche mese fa avrei sentito una punta di gelosia a questa notizia. Ora, dopo aver visto Finnick morire in quel modo orrendo, non posso più far altro che prendermi cura di sua moglie come un fratello.

Lei tace, tace semplicemente, e mi guarda con i suoi grandi occhi da cerbiatto per diversi minuti. Inizialmente ricambio il suo sguardo, ma poi lo abbasso, incapace di sostenere l’intensità nei suoi occhi, le domande che le affiorano sul viso. Quando finalmente Annie parla, le due parole che sussurra sembrano rimbombare nel silenzio ovattato del crepuscolo. Ha una voce roca, morbida come la risacca, ma ciò che dice ha un che di duro che mi fa rabbrividire.

“E’ morto.”

Non è una domanda, non è nemmeno un’esclamazione. Quella detta dalla ragazza è una tragica, inevitabile verità.
Finnick è morto, e non tornerà più.
Vorrei poter fare qualsiasi altra cosa, vorrei poter sorridere e dire: “No, mi ha mandato a prenderti. Ti porto da lui”. Vorrei poterlo fare con tutto me stesso. Invece, i miei muscoli infingardi e traditorii mi costringono ad annuire in risposta alla sua affermazione.
Gli occhi della giovane donna si spalancano ancora di più, ma non piange. Solo, si piega in avanti stringendosi le braccia sul petto, come avesse appena ricevuto una pugnalata al cuore. Forse è proprio così.

“Quindi ora posso anche andarmene, giusto? Ora non c’è più nessuno che mi possa trattenere per le braccia e impedirmi di buttarmi,no?”sussurra lei con voce tremante, gettando una veloce occhiata allo strapiombo a pochi passi.
Vorrei solo abbracciarla, stringerla fino a farle male e portarla via da qui, invece mi costringo a rimanere a parecchi passi da lei e a parlare con voce più morbida e suadente possibile. Scelgo le parole con cura estrema.  “Annie, non puoi farlo, non ora. Finnick è morto perché tu potessi avere un futuro migliore, dove poter crescere i tuoi figli felicemente. Se ora ti ammazzi rendi il suo sacrificio perfettamente inutile. Ti prego, Annie. Fallo per tuo figlio. Permettigli di nascere, permettigli di vivere felice, come non è stata la tua. Per favore. Per favore.”

Lei si volta a guardare il mare.

“Ti prenderai cura di mio figlio quando me ne sarò andata? Gli parlerai di Finnick come ne hai parlato a me in quella cella umida a Capitol City?” chiede con voce fredda, come se non avesse sentito neppure una parola della mia preghiera.
E’ forse in quell’istante che capisco che Annie sarà la prima di noi sopravvissuti a morire, semplicemente perché la sua ancora non è più in questa terra e la trascina inevitabilmente verso il cielo. Allora le sussurro un “sì”, penserò a suo figlio come un padre. Poi la stringo come mi sarebbe piaciuto stringerla troppe volte in quella cella umida, affondo il viso nei suoi capelli sciolti e repiro il suo profumo. La stringo come lei mi ha stretto la mano in prigione e cerco di ricordarle che non è rimasta sola.

Dopo qualche minuto lei si libera dolcemente dalla mia stretta e si volta a guardarmi. “Non posso più stare qui” dice. “Il mare mi chiama. E’ troppo uguale ai suoi occhi”. Così, io faccio una cosa stupida e geniale allo stesso tempo.
“Vieni nel 12” le dico. “Da noi.”



 
Sono passati forse quasi 10 anni da quel giorno, eppure ancora oggi Peeta a volte ripensa a quella ragazza dolce dal profumo del mare che gli sussurra “Il mare è uguale ai suoi occhi”. Ora il mare è negli occhi di suo figlio, che corre e gioca con la bimba di Peeta e Katniss.
Annie si era trasferita da loro, nel Distretto 12, e viveva vicino al lago, di un azzurro troppo chiaro per ricordarle gli occhi dell’amato, ma sempre e comunque acqua. Mio figlio deve saper nuotare, aveva detto con una smorfia piuttosto buffa.

Peeta ridacchia.

Per quasi 5 anni Peeta si era arrampicato su per le colline fino al lago per andare a trovare la ragazza. A volte sorridente, a volte disperata. Una delle ultime volte, il figlio della donna era sceso fino alla casa di Peeta per chiedergli di salire in tutta fretta. “Mamma è in crisi”, gli aveva detto. Quando Peeta era finalmente arrivato, aveva trovato Annie rannicchiata sul suo letto in una pozza di lacrime. Al suo petto stringeva un amo da pesca un po’ arrugginito, legato ad un pezzo di corda con il nodo perfetto che solo una persona sarebbe stata in grado di farlo.
Peeta aveva impiegato forse ore a convincere la giovane ad alzarsi e ad asciugare le lacrime. Qule giorno aveva capito che Annie stava scivolando tra le mani di tutti loro.

Qualche giorno dopo, Peeta era tornato e aveva trovato il figlio di Annie addormentato sul divano ed un messaggio di ringraziamento e addio stretto fra le sue manine da bambino. 





P.S. Mi dispiace di aver fatto finire tutto così di colpo, forse riscriverò meglio il finale in seguito. Per adesso spero non faccia troppo schifo xD
  
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