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Autore: Tellmesomething    16/07/2012    0 recensioni
"Dammi una notte, una sola."
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non mi insinuerò di nuovo nella tua vita, Louis.”
“Oramai il danno è fatto, ed io ti imploro una seconda notte, l’ultima.”
“Non darmi carta bianca.”
“Hai paura che tu diventi la mia dipendenza? Ti sbagli. Ti sto chiedendo semplicemente una notte di sesso, senza alcuna complicazione o coinvolgimento emotivo, o come cazzo lo vuoi chiamare.”
“Allora potresti scoparti anche la prima che passa, se è questo tutto ciò che ti serve.”
“Ed avventurarmi in sconosciute che potrebbero non soddisfarmi? Oh, no. Sai perfettamente che è Eleanor, la mia unica dipendenza.”
“Domani, alle porte della Cambridge University, alle 12.00.”
“Presentati in camicia.”
 
 
Le lezioni, quel giorno, erano terminate. Non seppi dire se ne fui fortunata o no, dato che all’uscita doveva aspettarmi Louis Tomlinson degli One Direction, chiamato comunemente da tutti.
Varcai la soglia della porta d’ingresso della mia università, e ad una prima occhiata non lo vidi. Poi notai una monovolume nera con i finestrini dello stesso colore. Ovviamente non poteva farsi vedere in pubblico con un’altra donna, cosa mi aspettavo?
Entrai nella macchina velocemente, e mi ritrovai al fianco di Louis, che mi guardava dalla testa ai piedi come se fosse la prima volta che vede una ragazza. “Di certo non passa in osservata, questa macchina.” Gli feci notare accigliata, guardandolo a lungo.
Quel giorno aveva un cappellino blu scuro ed una maglia celeste semplicissima, con tanto di jeans chiari arrotolati sulla caviglia. Era di una bellezza inimmaginabile, abbagliante, come i suoi occhi. Quei cristalli che non mi concedevano un attimo di tregua. “non mi importa, l’importante è che non vedano me.” Mi rispose quasi subito, rivolgendo poi lo sguardo al finestrino di fianco a lui, mettendo fine alla nostra innegabile attrazione. “Dove stiamo andando?” guardavo gli studenti della mia università uscire dall’edificio sfiniti. Alcuni prendevano la propria macchina, altri percorrevano la strada a piedi. Altri ancora si buttavano tra le braccia del proprio amore. “In un Hotel in periferia.” Rispose disinteressato, ed in quel momento mi sentii terribilmente usata, presa a pesci in faccia. Ero semplicemente un antistress, o un piacevole modo per passare il tempo, nulla di più. Ed io che mi aspettavo una favola, una di quelle fiabe che generalmente si leggono nei libri. Ma cosa dovevo aspettarmi, eh? Cosa? Ero una stupida, una perfetta stupida. Che si sogna cose che in realtà non esistono, e non esisteranno mai. “Ferma la macchina.” La mia era una semplice richiesta, detta flebilmente, forse senza troppa convinzione. Provai di nuovo. “Ferma questa cazzo di macchina!” la monovolume frenò bruscamente, ed io aprii lo sportello ed uscii, gustandomi l’immagine di un Louis Tomlinson impanicato, che non aveva la più pallida idea di cosa fare.
“Rose, dove sei?” fortunatamente il cellulare prendeva, da Hard Rock Coffee. “Hey, ho appena finito il mio turno, e tu? Cos’è successo?” la mia voce doveva risultare davvero innervosita e triste, dato il tono che aveva usato Rose per pronunciare l’ultima domanda. “Sono all’Hard Rock poco più avanti la mia università, ti aspetto.” Riattaccai, senza neanche darle il tempo di salutare.
Dopo neanche cinque minuti Rose si materializzò davanti a me, abbastanza preoccupata. “Lo ricordavo più lontano, Harrods.”
“Non cambiare argomento, signorina, e dimmi subito quale disgrazia ti è capitata.” La faccia imbronciata di Rose mi fece sorridere, ma durò poco, perché ritornai quasi immediatamente seria. “Nulla, ho conosciuto Louis, l’ho stuprato nel suo camerino, circa una settimana fa. Poi alle tre e mezzo del mattino mi arriva un suo messaggio, dove mi chiede un’altra notte. Circa cinque minuti fa ero nella sua monovolume nera, avevo accettato, ma poi quando mi ha detto che ci dirigevamo in un Hotel in periferia mi sono sentita dannatamente usata, una specie di strumento, o roba del genere..” Raccontai tutto d’un fiato l’accaduto, e Rose spalancò gli occhi. “E questo lo chiami nulla, amicona del mio cuore?” mi chiese retoricamente la ragazza dai capelli rossi di fronte a me, ed io risposi facendo spallucce. “Avevo semplicemente bisogno di te.” Confessai, e lei mi abbracciò, stringendomi forte per farmi sentire che mi era vicina. “Passerà. Non sei un oggetto, Morena, sei una donna. E devi farti rispettare sempre, anche da Louis Tomlinson.”
“Già, è solo che lui..” la mia amica mi interruppe, alzando gli occhi al cielo. “Lo so che lui è il tuo personalissimo sogno erotico da due anni, ma dovrai fartelo uscire dalla testolina, Mora. Ci siamo capite?!” annuii poco convinta. Non sapevo se ce l’avrei fatta. Quando quegli occhi si posavano sui miei perdevo totalmente il controllo delle mie azioni, non capivo più nulla, mi mandavano in un immensa confusione.
Scossi la testa, non potevo farmi trattare così da una super star viziata, abituata ad ottenere ciò che vuole. “Ci proverò.” Conclusi, e rose mi sorrise incoraggiante. “Così ti voglio, babe! Allora io scappo, ci vediamo stasera al solito Night, non voglio sentire scuse.” Fece un occhiolino e sfrecciò verso l’uscita, mentre io mi dilettavo a disegnare un volto, sempre lo stesso, sempre quegli occhi.
  
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