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Autore: BlueCinnamon15    16/07/2012    9 recensioni
E’ tempo di vacanza per gli Hummel-Hudson, ed indovinate un po’ dove il povero Kurt sarà costretto a passare le vacanze?
Esatto! In un agriturismo nel Tennessee, perché poi nel Tennessee ancora se lo chiede, dove ci saranno anche le stalle!
Già, ma non ricordiamoglielo perché sennò inizierà ad urlare che i suoi vestiti non sono fatti per un posto del genere.
Comunque, dicevamo, non è detto che delle vacanze diverse siano per forza destinate ad andare male, no?
E se per caso trovasse un bel contadino sexy che iniziasse a tormentarlo ed ad introdurlo nel misterioso mondo della natura?
Farmer!Blaine
***
Burt parcheggiò velocemente la macchina e subito scese.
“Ah, aria di vita!” esclamò aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.
Wow, pensò Kurt, l’aria di vita sa di merda di mucca, fantastico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 8

Ire, ti voglio bene, ed anche se non leggerai mai questa storia perché

preferisci Dostoevskij alle fanfictions (e chi ti biasima ;D),

grazie per essere mia amica. Il capitolo è tutto tuo.

 

 

You can’t blame gravity for falling in love

                                      (Albert Einstein)

 

 

Capitolo ottavo

 

 

Blaine doveva trovare un modo per spiegare, per spiegarsi.

Kurt poteva anche essere a conoscenza di quello che era successo, ma gli mancavano i perché, i come, e tutte quelle piccole cose che potevano ribaltare una situazione e riscrivere una storia.

Blaine voleva essere perdonato, ma più di tutto voleva essere capito.

Voleva qualcuno che gli si sedesse vicino e gli infondesse il coraggio, la fiducia di cui aveva bisogno, e che lo lasciasse sfogare, lo lasciasse parlare, raccontare, mettersi a nudo.

Ma sapeva che quel poco di fiducia che aveva guadagnato da Kurt l’aveva perso qualche giorno prima, quando lo aveva trovato tremante e con gli occhi gonfi, in mano il suo diario aperto.

E Blaine, a quel punto, si era dato uno schiaffo in testa e si era detto ehy, è ora di vivere veramente, smettila di attaccarti ad uno stupido diario di carta sgualcita che si rovinerà col tempo.

Ma non aveva la più pallida idea di come fare, quindi si era limitato a completare la sua routine giornaliera.

La mattina camminava verso le stalle, non guardava appositamente alla casetta di Kurt, si dedicava agli animali ma non li chiamava per nome, perché sennò si sarebbe aspettato la risata sarcastica di Kurt prenderlo in giro, ma non ci sarebbe stata e lui ne avrebbe sentito il vuoto, lavorava duramente tutto il giorno, che ci fosse il sole o la pioggia, che si sporcava della polvere della terra che si incollava al suo sudore, poi tornava a casa, si faceva una doccia che sperava gli lavasse via lo sporco, la pelle e l’anima, e quando si accorgeva che non sarebbe successo, usciva, si vestiva, mangiava e si dirigeva a letto, dove restava aspettando che il giorno dopo cominciasse.

Delle volte sognava.

Faceva degli incubi, sarebbe meglio dire.

Ma lui si ostinava a chiamarli sogni, perché finchè c’era il suo viso, allora lo erano.

E si svegliava nel bel mezzo della notte spaventato e sudato, quindi chiudeva gli occhi, sospirava forte e cercava di pulire la mente da qualsiasi pensiero e di tornare a dormire.

Delle volte ci riusciva.

Altre restava sveglio.

 

 

“-Kurt? Mi stai ascoltando, ti ho appena detto che le magliette sono in stampa! Domani andrò in giro a venderle!”

Kurt alzò lo sguardo verso Finn, che camminava allegro dietro di lui, annuì distratto, poi si girò e tornò  guardare davanti a sé.

Camminarono in silenzio ancora per un po’, Carole e Burt che li seguivano dietro di loro.

Carole si era chiesta quale fosse la ragione dell’ improvviso interessamento di Kurt nelle uscite famigliari.

Aveva passato le ultime settimane ad evitarle come la peste, ed ora invece ci si stava buttando a capofitto come se fossero la sua ancora di salvezza.

Sentiva che quel ragazzo, in quel momento, era solo, e che aveva bisogno di parlare, solo che non sapeva come iniziare.

Si chiudeva sempre in sé stesso, Kurt, quando le conversazioni volgevano sullo scoprirsi o sul rivelare qualcosa di troppo personale, e figuriamoci cosa avrebbe fatto se gli avesse chiesto di parlarle della sua vita sentimentale (perché, Carole non era stupida, era chiaramente Blaine che lo aveva ridotto in quel modo).

Quando quella sera, quindi, tornarono a casa, lei chiese a Kurt di aiutarlo a ritirare i vestiti stesi che aveva lasciato fuori, vietando a Burt, con uno sguardo assassino, di contribuire.

Il cielo era scuro, e Carole poteva sentire i grilli frinire nell’ erba alta e vedere qualche lucciola svolazzare nell’ aria.

Si avvicinarono insieme ai fili e Carole iniziò a prendere i vestiti e piegarli con cura.

“E’ un posto troppo bello per viverlo quando si è tristi, non credi?” si girò verso di Kurt cercando il suo sguardo che, prontamente, scivolò lontano.

“Non sempre la tristezza ti fa piacere di meno quello che hai intorno” rispose secco.

“Ma catalizza la tua attenzione” ribattè pacata Carole “Che invece dovrebbe dedicarsi ad osservare il paesaggio.”

“Anche questo è vero” ammise Kurt sospirando e piegando precisamente una maglietta di suo padre.

Restarono per qualche momento in silenzio, fino a che Carole sospirò pesantemente. “Ne vuoi parlare?”

“No, preferirei di no” rispose Kurt, e lo vide asciugarsi l’angolo di un occhio cercando di non farsi vedere.

“Fa bene parlare alle persone” continuò Carole, la voce fattasi più dolce “A volte aiuta a chiarirsi le idee a prendere tutto il casino e guardarlo con occhi esterni.”

“Sarebbe bello chiarirsi le idee, sì. Ma non vedo come raccontarle a qualcun altro possa aiutare. C’è solo un a persona in più con il mio casino sulle spalle.” L’ultima parte della frase venne interrotta da un singhiozzo.

“Provaci” Carole smise di piegare i vestiti e si avvicinò al ragazzo, accarezzandogli un braccio dolcemente. “Ne hai bisogno, Kurt”

Lo vide strizzare gli occhi per scacciare via le lacrime, guardare lontano, poi fissare gli occhi nei suoi, ed infine arrendersi ed abbracciarla di getto.

“E’- E’ tutto così complicato “singhiozzò Kurt con il viso seppellito nell’ incavo della sua spalla. “Io non capisco!”

“Ehi, ehi, ehi!” Carole lo strinse forte, poi si allontanò e gli fece il gesto di seguirla per camminare nel prato.

Kurt la seguì.

“Riguarda Blaine” sussurrò Kurt, per lui era una grande rivelazione, Carole  invece ridacchiò, avendolo già sospettato.

“Mi conosceva già” spiattellò Kurt tutto d’un tratto. Ma Carole non disse un parola, quindi si affrettò ad aggiungere il particolare che, credeva, le avrebbe fatto vedere la gravità della situazione “Nel senso, mi aveva già visto prima di queste vacanze e non me lo ha mai detto!”

“Quindi?” Carole chiese quasi divertita, ricordando con forse un po’ di nostalgia quei tempi in cui ogni piccola cosa, quando si era innamorati, sembrava sempre più grande di quanto fosse in realtà.

“Gli piacevo” aggiunse Kurt, stizzito dalla mancata reazione di indignazione da parte di Carole “Aveva un diario pieno di mie foto, di articoli che parlavano di me in cui raccontava di tutte le volte che mi ha visto! E non mi ha mai detto niente, Carole, niente!”

“Fiorellino” disse Carole dolcemente “Credi che io abbia sempre confessato il mio amore a chi mi piaceva? Non sai quante sono state le volte che non ho mai fatto un passo avanti e sono stata tutto il tempo ad immaginarmi come sarebbe stato essere la ragazza di chi mi piaceva senza mai fare niente!”

“Ma aveva una mia foto!”

“Ed io ho fatto un filmino con tutte le foto di un ragazzo con, come sottofondo, my heart will go on! Kurt, sarà stato timido!”

“Ma mi ha mentito” ribattè secco Kurt “Ha avuto l’occasione di dirmi la verità ma mi ha detto solo bugie.”

“Tesoro” disse Carole conciliante “Non dico che mentire sia una bella cosa, lo ammetto, ma alle volte la verità è difficile, e non sempre si è pronti perché un altro conosca tutto ciò che c’è di vero dentro di noi. Magari quel povero ragazzo ha solo bisogno di qualcuno di cui si possa fidare, ma è stato ferito in passato, ed ora deve reimparare ed aprirsi. Non siamo tutti uguali, Kurt”

Kurt ascoltò assorto, e subito gli balenò in mente il modo in cui Blaine era stato trattato da suo padre, di come fosse stato ferito e si sentì improvvisamente in colpa.

“Ti ha detto qualcosa?”

“Quando?” chiese Kurt cercando di sviare il discorso facendo finta di non sapere.

“Dopo che hai trovato il diario, Kurt.” Constatò Carole con ovvietà “Che ti ha detto?”

“Niente di importante” mugugnò Kurt guardando da un’ altra parte.

Kurt” lo ammonì dolcemente la donna “Che ti ha detto?”

“Potrebbe avermi detto che-“ farfugliò imbarazzato.

“Che?”

“Che mi ama.”

Kurt stava iniziando a sentirsi uno stupido, ed odiava quando succedeva.

“E tu che hai fatto?”

“Sono scappato” ammise Kurt abbassando la testa dispiaciuto.

“Ed hai lasciato quel povero fiorellino da solo, dopo che ti ha detto che ti ama?” Carole lo guardò ad occhi sgranati. “Kurt-“

“Ero confuso! Non sapevo come sentirmi, che cosa fare, che cosa provassi! E poi ho letto che per colpa mia-”

“Per colpa tua-?”

“Niente” mugugnò Kurt camminando velocemente.

Carole sapeva che c’era qualcosa di più, o meglio lo sospettava, ed in quel momento ne aveva avuto la conferma.

E vedeva anche che Kurt non era ancora pronto a parlarne.

Quindi si fermò e lo guardo con un’ espressione delicata. “Non mi hai ancora detto una cosa però. Non mi hai parlato di te, Kurt, di cosa provi. Credo che sia ciò che è più importante ora.”

Fu contenta di vedere Kurt arrossire a quella domanda e guardare di lato imbarazzato torturandosi le mani.

E, quando il ragazzo sviò l’ argomento e le disse che scusa ma mi sento un po’ stanco, torno in casa, rise tra sé e sé pensando a come, da adolescenti, si crede sempre che nessuno capisca mai quello che si prova.

 

 

Kurt aveva passato i giorni dopo aver trovato il diario in uno stato di panico, rabbia, tristezza e confusione.

Già il fatto che ciò che provava fosse riassumibile in addirittura quattro aggettivi, dimostrava che la confusione era ciò che provava di più.

Tristezza e panico perché il dolore che gli attanagliava il petto, dopo aver letto quello che Blaine era stato costretto a fare e quello che aveva scelto di fare per ribellarsi a suo padre, non accennava ad andare via. Ma anche perché si sentiva tradito, sentiva che Blaine non si era fidato di lui e gli aveva mentito.

Non si era limitato a sviare il discorso, gli aveva detto a chiare lettere che veniva dal Tennessee e che la Dalton non l’aveva mai sentita.

Era quello che faceva più male.

Aveva avuto così tante occasioni per rivelarsi, per scoprirsi, ma evidentemente c’era stato qualcosa che lo aveva bloccato: Kurt.

E rabbia. Provava rabbia per ciò che gli faceva provare panico.

Avrebbe voluto andare da Blaine e dargli un forte schiaffo sulla guancia, per dirgli, ehy, lotta, tu vali, Blaine, non lasciare che qualcun’ altro ti faccia credere il contrario.

E confusione. Confusione perché tutto era stato ribaltato, tutto ciò che Blaine era, tutto ciò che Kurt era, tutto, era stata scosso, sbattuto a terra, calpestato e poi rimesso a posto in un ordine diverso.

E Kurt ora non capiva, non capiva se dovesse sentirsi confuso, arrabbiato, triste, impanicato oppure stupido.

Stupido perché forse aveva reagito troppo bruscamente, ma la verità era che in quel momento non aveva capito più niente.

Non esisteva una guida che spiegava come reagire in quei tipi di situazioni e Kurt era semplicemente impazzito.

E stupido perché, nonostante tutta quella confusione, Kurt riusciva ancora ad arrossire quando gli chiedevano cosa provasse per Blaine.

Corse dentro casa e, dopo aver salutato velocemente il padre e Finn, si gettò sul letto ancora vestito.

Ma qualcosa di duro colpì la sua spina dorsale ed un brivido di dolore gli percorse la schiena.

Kurt si alzò di scatto a sedere e vide, con sorpresa, che sopra il suo letto c’era il diario di Blaine, quello che lo aveva fatto penare tanto negli ultimi giorni, con un post-it giallo attaccato sulla copertina, un po’ storto.

 

Leggi, tutto.

Ti prego.

B.

 

Kurt rigirò stupito l’oggetto fra le sue mani. Sospirò  pesantemente, si posizionò comodo sul letto, poggiando la schiena al muro, poi lo aprì.

C’erano dei segni a delle pagine in particolare, dei pezzi di carta dello stesso colore del post-it che sbucavano fuori dalla copertina.

Un ultima volta, Kurt.

Chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì e, procedendo per ordine, iniziò a leggere.

 

 

21 Giugno 2012  (Mattina)

Bene, sono un cretino.

Perché non riesco più a comportarmi come una persona normale?

Dai ti prego Blaine!

Cosa cavolo erano quelle  battutine sui pantaloni stretti?

Sei inutile.

La verità è che dopo tutto ciò che è successo non sei neanche più capace di essere gentile, di provare qualcosa  all’infuori della  felicità che senti nel  far del male a tuo padre.

Sei egoista.

Ma forse hai la possibilità di ricominciare, no?

Forse.

 

 

21 Giugno 2012 (Sera)

E’ bello.

Ora sta dormendo vicino a me.

Siamo sulla piattaforma.

Dovrei svegliarlo, lo so.

Domani suo padre si arrabbierà.

Ma non riuscirei davvero mai a svegliarlo, quando dorme ha un’ espressione così innocente..

Così innocente che mi fa sentire un rifiuto, io che ora, di innocente, non ho niente.

Credo che mi ristenderò vicino a lui.

E magari lo abbraccio.

Sì, definitivamente.

Profuma di buono.

E sa che esisto.

Ora sa che esisto.

E’ una bella sensazione.

 

 

22 Giugno 2012

Oddio come mi vesto?

Come mi vesto?

Lo porto alla fiera.

Stasera.

Ma non è questo  l’importante.

L’importante è che ho ancora una possibilità, nella mia vita.

Ed è lui che me l’ha fatto capire.

L’ho quasi baciato.

 

 

22 Giugno 2012

E’ giusto mentire?

Io l’ho fatto.

Ma gli ho preso la mano, questo rimedia, no?

No.

Sono terribile.

Ma stava andando tutto alla perfezione ed io non volevo rovinare tutto con la storia stupida della mia vita.

Un giorno glielo dico, lo giuro.

Parola di scout.

Non hai fatto gli scout, Blaine.

Dettagli.

 

 

25 Giugno

Non esco più con nessuno.

Forse perché l’unica persona con cui io abbia mai voluto uscire è sempre stato Kurt.

 

 

Kurt sfogliò velocemente tutte le altre pagine segnate, dove parlava dell’arrivo di Wes e David , di come Kurt lo avesse quasi scoperto e di come i due ragazzi avessero premuto tanto perché svelasse tutto al soprano.

Le ultime due pagine, alla fine, catturarono la sua attenzione.

 

 

21 Luglio 2012

Ha letto tutt-

 

 

Ma la frase non finiva perché la pagina era stata strappata in più punti, scarabocchiata, pasticciata e stropicciata.

Sembrava ci fosse stata la guerra mondiale lì sopra e forse c’era davvero stata, ma dentro di Blaine.

L’altra pagina invece era liscia. Era l’ultima che era stata scritta e la biro cambiava colore.

 

 

25 Luglio 2012

Forse lo sta leggendo,  forse  no.

Blaine spera tanto di sì.

Spera con tutto sé stesso che si fermi per qualche secondo e che ascolti quello che ha da dire.

Vuole chiedergli scusa.

E lo sa che suonerà come qualcosa di vuoto.

Perché, insomma, cosa  si  fa dopo che si ha combinato un disastro?

Si chiede scusa, quindi è quasi diventato qualcosa di formale, magari neanche più sentito.

Chiedere scusa è ora dire “Finiamola qua”, è come una parolina magica.

Beh, Blaine la sente, quella parola.

E’ dispiaciuto.

Molto.

E’ dispiaciuto perché è un codardo, uno che ha paura di sé stesso e che fugge al posto di attaccare, ma così fa del male, a sé stesso ed agli altri.

Dio, Kurt, non sa sai quanto Blaine io abbia pensato a te in questi anni.

Lo so che è una cosa difficile da credere, lo so.

Ma la prima volta che ti ho visto, Kurt, è stato qualcosa di unico, qualcosa che non avevo mai sentito prima e che non ho mai più sentito dopo.

Mi sono innamorato.

Di te.

Prendimi per stupido, non ti conoscevo neanche,  lo so.

Non sapevo il caffè che prendevi di solito, non sapevo cosa facessi nel tempo libero, in che scuola andassi, se fossi gay, se la mattina ti facessi la doccia  o se te la facessi la sera, non sapevo se la tua pelle fosse così morbida come sembrava o se i tuoi capelli  fossero normalmente così o se ci mettessi ore per acconciarteli.

Ma i tuoi occhi, Kurt, i tuoi occhi mi hanno catturato.

Ho sentito che avrei potuto vivere, guardando nient’ altro che i tuoi occhi.

Poi sei sparito e non ti ho più rivisto.

Finchè Wes mi ha detto il tuo nome  e lì, mi si è aperto un mondo di possibilità.

Ma a volte pensavo che era tutto più facile quando non ti conoscevo affatto, perché almeno avevo una scusa per non venire da te e parlarti.

Da quando invece tu eri diventato così reale e concreto, non avevo più scuse.

Solo i miei dubbi, il poco che valevo e la mia costante paura.

Quindi mi sono detto che, se fosse stato destino, allora ci saremmo incontrati

Era una scusa.

Poi sono arrivate le regionali, ma poco prima di andare in scena mi ha preso un attacco di panico e ho chiesto di non  fare più il solista, ma di restare sullo sfondo.

Avevo paura che mi vedessi, ero contento del mio anonimato, era più  facile.

Quindi anche lì la possibilità di parlarti è sfumata, per causa mia.

Finchè i miei, alla fine, lo hanno scoperto.

Hanno scoperto di te, ed hanno capito che sono gay davvero e si sono spaventati.

Non mi dilungherò nei dettagli perché tanto hai già letto tutto, ti dico solo che dopo il nostro trasferimento qui in Tennessee mi sono perso.

Mi sono rovinato per rovinare mio padre, perché la rabbia cieca che avevo in corpo era esplosa tutta in un colpo.

Non cercherò scuse per quello che ho fatto, non cercherò scuse per il comportamento che ho avuto, sia con te che con gli altri.

Ho sprecato tutto ciò che  d’ importante avevo nella mia vita per una causa che, non era neanche a mio favore.

Cosa ci avrei guadagnato nel vedere mio padre soffrire perché io tornavo a casa con un ragazzo diverso a sera?

Niente.

Il vuoto.

Quando ti ho rivisto quest’estate, Kurt, credevo che davvero tu potessi essere il mio nuovo inizio.

E lo sei stato, e piano piano sto tornando me stesso.

Ed un po’ mi spaventa, questa cosa, perché vorrà dire che perderò tutto ciò che mi ha protetto fino ad ora, la mia sfacciataggine, la mia indifferenza, e tornerò ad essere fragile, e subirò i colpi di mio padre con dolore, ora.

Ma ci sei tu, e quando, quella volta, mi hai detto che posso essere me stesso, ho capito che con te al mio fianco ce la posso fare.

E ce la sto facendo.

Perdonami se sto scrivendo tutto questo su una pagina di un vecchio diario, ma ho paura che, se te lo dicessi di persona, mi perderei dopo la prima frase, inizierei a balbettare e poi a singhiozzare.

Dio, sembro una bambina delle elementari alle prese con la sua prima cotta.

Un ultima cosa: per piacere, non avercela con Wes e David, loro hanno sempre premuto per farti sapere tutto, davvero.

E’ solo colpa mia.

Grazie di tutto, Kurt

Ti am

Ti voglio ben

Grazie

 

Blaine.

 

P.s. puoi venir,  non è che verresti,   mi piacerebbe che,  sono alla cascata.

 

 

Kurt restò a lungo con lo sguardo fisso sulla parete.

Poi, d’ improvviso, si alzò di scatto dal letto, constatò felicemente che non si era cambiato e che quindi era ancora vestito e, senza pensarci due volte, aprì la porta della camera, si fiondò in cucina, urlò a suo padre che stava uscendo e, senza aspettare il suo permesso, si fiondò fuori nel buio.

Doveva andare da Blaine, glielo dicevano le lacrime che gli appannavano la vista, glielo diceva il cuore che batteva forte nella gabbia toracica, glielo dicevano i polmoni che gli bruciavano per il troppo tempo in cui aveva trattenuto il respiro mente leggeva.

Tutto in lui gli diceva di andare da Blaine, e si meravigliava di non averlo capito prima.

Ci sarebbe stato tempo, tanto tempo, per le spiegazioni e per le scuse.

Ma in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era che doveva essere con lui, a tutti i costi.

Corse velocemente, le gambe che gli facevano male, le guance arrossate per il vento, e la testa una massa confusa di pensieri.

Sperò che il sentiero preso fosse quello giusto, a volte si fermava per riprendere fiato, ma subito ripartiva, perché non poteva, non riusciva a stare fermo.

Man mano che correva sentiva qualche spina graffiargli le braccia, ma non ci fece troppo caso, e quando, finalmente, sentì il rumore della cascata avvicinarsi, fece un respiro di sollievo.

Sforzò le sue gambe per gli ultimi metri finchè non arrivò alla piccola pianura che dava sullo strapiombo.

Blaine era seduto su un sasso e guardava gli schizzi d’acqua gravitargli vicino.

Kurt si fermò un attimo, non sapeva cosa fare, ora che era lì.

Fece qualche passo verso Blaine ma calpestò un rametto che fece rumore e rivelò la sua presenza.

Blaine si girò di scatto e gli occhi si spalancarono quando vide Kurt dietro di sé.

Si alzò in piedi velocemente e per qualche minuto l’aria fu piena solo del rumore della cascata, degli animali notturni e dei loro respiri pesanti mentre i loro occhi si fondevano insieme.

“Kurt-“ iniziò Blaine, la voglia di spiegare, di sentirsi perdonato, di essere capito.

Ma quando Kurt vide l’ espressione che aveva in viso, mandò al tal paese la confusione, la rabbia, il panico e la tristezza.

Perché di parole ne erano già state usate tante, troppe e per troppo tempo.

Per troppo tempo i due ragazzi erano vissuti insieme sulle pagine di un diario, astratti, intangibili come un pugno di lettere scatenate dalla fantasia di un adolescente.

Quello di cui avevano bisogno in quel momento erano i loro respiri, la sensazione di essere a casa anche in mezzo al freddo ed all’ umidità, il tocco concreto della pelle dell’ altro, il solletico del fiato sul collo, la consistenza dei capelli tra le mani, il sapore dell’ altro che si mischiava al proprio.

Avevano bisogni di sentirsi veri.

Di essere veri.

E fu per quello che Kurt non aspettò che Blaine dicesse niente, che si spiegasse, che lasciasse che un’ altro fiume di parole l’ investisse e si interponesse tra di loro, ma si avvicinò a lui.

E lo baciò.

E all’inizio fu un goffo scontro di labbra, denti e lingue che si cercavano,  ma poi le mani di Kurt trovarono il loro posto intorno al collo di Blaine che, dopo un momento di shock in cui rimase immobile, non esitò a prendere le guance di Kurt e ad avvicinare di più il suo viso, accarezzando con le sue labbra quelle morbide dell’ altro.

E le sue labbra, Dio, le sue labbra erano impegnate in una danza estatica.

E tutto sembrava giusto.

Tutto sembrava perfetto.

 “Oh, Kurt” sussurrò Blaine tra un bacio e l’altro “Due anni- Mi spiace così tanto- Mi sento così-Devo portarti fuori. Dobbiamo uscire. Devo presentarti i miei cuginetti. Dobbiamo-“

“Shh” lo fermò Kurt, facendo aderire le loro fronti e poggiandogli un dito sulle labbra. “Non ora. Abbiamo tempo, Blaine, tanto tempo. Tutto quello che vogliamo.”

E poi si affrettò a coprire il luminoso sorriso del ragazzo davanti a lui con le sue labbra.

A volte, le parole, non servono.

Basta uno sguardo al gusto di nocciola e non ti scordar di me.

 

 

 

BlueCinnamon

 

Non vi sto realmente parlando, in questo momento.

Cioè, sto scrivendo questa cosa moooolto in anticipo, è Venerdì, e domani partirò per ritirarmi in una malga sperduta in mezzo a mucche, formaggio e bambini.

E probabilmente mentre voi state leggendo io sarò a scarpinare in montagna e continuerò a pensare: “Oddio, in questo momento stanno leggendo IL capitolo ed io non posso sapere le reazioni perché non c’è una cavolo di connessione qui!”

E dovrò aspettare una settimana per sapere che ne pensate, oddio :S

Bene, ringrazio Tallutina per tutto quello che fa per me, e credo che tornerò Giovedì della settimana prossima (Lo so, è tardi, ma vi ho viziato a due aggiornamenti alla settimana, dai ;D)

Magari, invece, riesco prima, chi lo sa?

Bene, la finisco qui, perché sennò inizio a blaterare.

Grazie per il vostro supporto, vorrei ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, i lettori silenziosi e quelli che mi regalano delle splendide recensioni, i preferiti, i seguiti, i ricordati, TUTTI <3

Un abbraccione

Marta & la mucca a cui starà parlando di Glee esaltando le qualità di Chris Colfer in questo momento.

   
 
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