CAPITOLO 6: Sentimenti che
vanno, sentimenti che vengono.
Il tempo sembrava prendersi
gioco di lui. Erano ormai tre giorni che pioveva ininterrottamente. Gli
studenti di Hogwarts erano quasi tutti rintanati nelle sale comuni al caldo e
nel castello era sceso un silenzio innaturale. Harry era seduto alla sua scrivania
correggendo i compiti del terzo anno. In realtà non leggeva nulla di ciò che
stava scritto, i suoi pensieri erano rivolti altrove. Si alzò dalla sedia. La
pioggia batteva sui vetri della finestra nascondendo tutto ciò che c’era
dietro. Era come se il castello fosse separato dal resto del mondo. Chiuse gli
occhi e appoggiò la testa alla finestra. Era separato dal mondo, da tutto ciò
che c’era fuori da quelle mura, era lontano da tutto e
da tutti. Era lontano da lei. Erano tre
giorni che Harry non andava al bar. La verità che la ragazza gli aveva rivelato
all’inizio gli era sembrata assurda, alla fine, però, aveva dovuto cedere. Non
n’aveva parlato con nessuno ed era diventato molto più cupo e triste. Il viso
della ragazza tormentava i suoi sogni. Sapeva che tornando a Hogwarts parte del suo passato sarebbe tornato a galla, ma, proprio
quel capitolo, credeva di averlo chiuso per sempre.
Tornò alla sua scrivania e
aprì il cassetto. Dentro c’era un album di foto. Lo aprì e subito la foto che
cercava. Era stata scattata in quel castello. Era il suo ultimo anno, di lì a
tre mesi avrebbe distrutto Voldemort per sempre.
In quella foto c’era
qualcosa che voleva dimenticare e quel qualcosa aveva dei lunghi capelli rossi
e due occhi azzurri pieni d’allegria, il suo nome era Ginny Weasley.
Lui e Ginny si erano messi
insieme al sesto anno, ma dopo la morte di Silente lui l’aveva lasciata per
paura che potesse succederle qualcosa. A dire il vero qualcosa era successo, ma
questo lui lo aveva scoperto tre anni prima. Sconfitto il Signore Oscuro, Harry
aveva pensato di poter vivere la sua vita in pace, con la donna che amava:
aveva chiesto a Ginny si sposarlo e lei aveva accettato. Matrimonio lampo.
Vivevano ancora in piccolo appartamento, ma contavano di trasferirsi presto.
Ginny era serena, lui studiava per diventare Auror e sembrava che la vita, per
una volta, sorridesse al bambino sopravvissuto. Ma la pace era durata sei mesi.
Una sera tornando a casa Harry aveva sentito Ginny parlare con qualcuno.
All’inizio non ci aveva fatto caso, poteva essere Hermione o una sua amica, ma
quando lui la chiamò sentì distintamente qualcosa cadere e qualcuno che si
smaterializzava. Non fece domane, fece male. Due giorni dopo fu arrestato
l’ultimo mangiamorte: Draco Malfoy. Ginny divenne strana, cominciò a fare
strane domande: quando uscirà dalla prigione, quale sarà la pena, di cosa è
accusato. Quella volta Harry domandò e scoprì che cosa Ginny gli aveva taciuto:
nel periodo in cui lui l’aveva lasciata, lei si era sentita sola e qualcuno
l’aveva consolata. Aveva incontrato Draco per caso lui le aveva spiegato che
non voleva fare del male a nessuno, che era stato costretto. Ci aveva creduto e
si era innamorata. Quando Voldemort era caduto lui era scappato, abbandonandola
con la promessa che sarebbe tornato; non era tornato. Harry si era sentito
distrutto, la sua vita era andata in mille pezzi. Perché lo aveva sposato? Per
rimediare. Non ha importanza. Sì n’aveva! Litigarono. Volarono parole grosse:
lui accusò lei, lei gli rinfacciò di averla abbandonata. Non poteva pensarci,
era distrutto adirato e ce l’aveva con lei
soprattutto! Aprì la porta e se ne andò sbattendola. Ginny aveva aperto la
porta.
“Harry non andare via! Io
ti amo!” gli aveva urlato tra le lacrime.
Lui non aveva detto nulla, lei
aveva continuato a piangere da sola.
Non era più tornato in
quella casa. Divorzio lampo e Ginny Weasley, ex signora Potter era sparita
dalla circolazione. Da allora erano passati quasi tre anni e Harry era sempre
rimasto in disparte, fino ad allora.
Credeva di aver dimenticato
quella storia, d’averla chiusa in un cassetto del quale aveva buttato la
chiave; ma la rivelazione d’Isabelle gli aveva riaperto la vecchia ferita.
“Io sono Isabelle Malfoy”.
Il dolore era forte. Guardò
la foto del suo matrimonio. Non poteva dimenticare, ma avrebbe tanto
voluto.
Ad un tratto qualcuno bussò
alla porta.
La pioggia batteva forte
sui vetri delle finestre. Faceva uno strano rumore: lento e ripetitivo. Ormai
nessuno ci faceva più caso, tranne lei. La pioggia le dava un senso di
tranquillità e di sicurezza, come se lavasse via tutte le cose brutte del
mondo. La pioggia la separava dal modo, la trasportava in mondo tutto suo,
nella sua realtà. Fin da piccola Isabelle aveva sempre
amato la pioggia. A molti portava tristezza a lei invece donava la pace e le
narrava di mondi lontani in cui lei non era mai stata. Spesso al collegio la
pioggia la cullava, come avrebbe dovuto fare sua madre. Non era molto socievole e per questo in tanti
anni non si era fatta molti amici e la pioggia, i libri e le favole della
nutrice erano i suoi unici amici.
Quel giorno al locale non
c’erano molte persone, visto il tempo, così dopo un po’ Madama Rosmerta le
disse che poteva andare a riposarsi. In realtà non le andava molto, però non
disse nulla. Una volta in camera si gettò sul letto. Era di
nuovo sola.
Chiuse gli occhi cercando
di concentrarsi sulla pioggia. Per un po’ i suoi pensieri furono popolati dalle
montagne innevate della sua infanzia, dalle notti stellate e dai rari momenti
felici passati con le altre ragazze all’istituto; poi un altro ricordo più
forte si fece strada nella sua memoria: il volto di un giovane con i capelli
neri e gli occhi verdi incorniciati da un paio di occhiali tondi.
Si alzò di scatto dal
letto. Pensava a lui da ormai tre giorni. Spesso si era ritrovata a pensare ai
giorni in cui lui andava al locale e cercava di istaurare un discorso, a volte
era persino buffo! Sorrise pensando alla sua faccia quando le aveva parlato del
quidditch e lei gli aveva voltato le spalle e gli aveva risposto:
“Io detesto il quidditch, è
uno sport stupido!”
Non c’erano parole per
descrivere quella faccia: era offeso e stupito al tempo stesso. Ma non doveva
pensare a lui. Lui aveva distrutto la vita della sua famiglia.
Cercò qualcosa per
distrarsi, ma non aveva libri o qualche giornale. Sulla scrivania c’era un
foglio bianco con solo due parole scritte con l’inchiostro nero:
“ Caro Draco…”
Non aveva scritto altro.
Voleva confidarsi con lui, ma ricordava bene il suo sguardo, quando aveva pronunciato
il suo nome in prigione.
Cominciò a vagare per la
stanza, mettendo in ordine, ma in realtà tutto era in ordine. Voleva tenersi
impegnata per non pensare. Il rumore ritmico della pioggia, all’improvviso
cambiò, diventando un ticchettio sottile e acuto. Isabelle si guardò attorno
cercando di individuare la fonte del rumore. Si voltò verso la finestra e per
poco non urlò vedendo un gufo fulvo tutto bagnato sul suo davanzale. Si
avvicino e aprì la finestra per farlo entrare.
Un ragazzo con i capelli
rossi e i vestiti tutti bagnati entrò accompagnato da una donna sui vent’anni
con lunghi capelli castani ricci e crespi, anche lei bagnati.
Harry guardò i due ragazzi
per dieci minuti cercando di capire se fossero reali o frutto della sua
immaginazione.
“Che fai Potter non ci
saluti?” disse il rosso.
“Harry,
ma cos’hai?” chiese la ragazza.
“Hermione?”disse incerto.
“Oddio Herm si ricorda i
nostri nomi!”
Dopo quest’affermazione
Harry fu sicuro che quelli fossero i suoi amici: Ron Weasley e Hermione Granger
in Weasley. Consapevole della figura
appena fatta il ragazzo corse ad abbracciare i suoi amici. Non si vedevano da,
quando aveva accettato il ruolo di insegnante nella loro vecchia scuola. Non si
erano mai separati, da, quando la scuola era finita erano sempre rimasti
insieme. Sia lui che Ron erano diventati Auror, mentre
Hermione era andata a lavorare all’Ufficio Misteri. Quel luogo l’aveva sempre
affascinata, da, quando aveva quindici anni.
Harry sapeva che, se c’era
qualcuno che poteva risolvere i misteri di quel luogo era Hermione. I suoi due
amici si erano sposati poco dopo di lui e Ginny. Ron aveva sorpreso tutti con
quella proposta.
Era successo circa due anni
prima, stavano accompagnando Hermione alla stazione, aveva appena ottenuto un
incarico al Museo dell’Occulto di Dublino. Ron era molto taciturno e non diceva
nulla, mentre lei era tutta eccitata. L’accompagnarono fin nella cabina e
aspettarono che il treno partisse. E il treno partì e, mentre lui e Ginny le
urlavano saluti e raccomandazioni, Ron urlò:
“Hermione mi vuoi sposare?”
Tutta la stazione si voltò
a guardarlo. Ginny ed Harry erano sbigottiti. Dall’altra parte un’altrettanto
attonita Hermione gridò: “SI!”
Detto fatto. Due mesi dopo
erano marito e moglie. Da allora litigavano molto di più.
“Che cosa ci fate qui?”
chiese Harry dopo che si fu ripreso.
I due si tolsero i
soprabiti bagnati e li posarono vicino al camino.
“Ci annoiavamo da morire e
abbiamo pensato di venirti a fare un salutino!” disse Ron sedendosi su una
poltrona.
“Come stai Harry, ti vedo
sciupato!” gli chiese Hermione abbracciandolo.
“E’ quasi finito il
trimestre. Ho un sacco da fare” mentì lui.
Ron rise: “Ma sentitelo
parla proprio come un professore!”
Harry si voltò vero l’amico
fingendosi arrabbiato: “Appunto Weasley sono un professore porta rispetto!”
“Se no cosa fai mi lei dei
punti o mi metti in punizione?” Ron rise ancora più forte.
Gli lanciò un cuscino e
partì la battaglia.
“Ragazzi insomma, volete
finirla vi comportate come bambini!” li rimproverò Hermione, ma anche lei
rideva.
Fu come tornare indietro di
cinque anni. Ron ed Hermione gli raccontarono gli ultimi sviluppi a casa Lupin
e le disavventure della signora Weasley alle prese sia con gli attacchi di
Tonks che con i nipoti francesi: Dafne, Francis e Maria Teresa.
“Io non capisco come sia
venuto in mente a mio fratello di chiamare sua figlia Maria Teresa! Insomma non
fai in tempo a finire il nome che lei già è scappata” osservò Ron.
“Per
questo tua madre la chiama solo Tess” ribattè Hermione.
Harry parlò loro di come
era strano trovarsi dall’altra parte e osservare
“Piacerebbe anche a me
dev’essere interessante!” disse Hermione con una nota di delusione. Harry aveva
insistito con
La cena fu tranquilla
parlarono come ai vecchi tempi tra un battibecco e l’altro.
“Ancora non mi avete detto
perché siete qui” domandò Harry.
“Mi serviva un libro per
una ricerca e l’unica copia è qui così ne abbiamo approfittato per venire a
trovarti” ripose la riccia.
“E poi ne volevamo sapere
di più sulla tua ragazza del bar” aggiunse Ron.
Harry si fece
improvvisamente cupo. Non alzò gli occhi dal piatto.
“Che succede Harry?” chiese
Hermione.
Lui non ripose.
“Allora?” lo incoraggiò
Ron.
Harry si guardò in giro:
“Andiamo nel mio ufficio”.
Una volta lì i due ospiti
si sedettero e Harry fece apparire un vassoio con caffè e biscotti. I suoi
amici erano molto preoccupati. Harry sospirò e poi raccontò cosa era successo
quel giorno.
“Be’ l’hai aiutata, un
punto in più per te” disse Ron.
Hermione gli fece segno di
tacere.
La parte più brutta stava
arrivando.
“Il suo nome è Isabelle
Malfoy”.
Ron per poco non si strozzò
con il caffè, mentre sua moglie rovesciò il piatto con biscotti.
“E’ la sorella di Draco!”
“Harry non è possibile! Noi
conosciamo bene la famiglia Malfoy, sappiamo che non esiste nessuna sorella
Malfoy” gli fece osservare Hermione.
“Lo so. Neanche io ci
credevo, ma poi ho fatto delle ricerche ed è risultato che effettivamente c’era
un’altra Malfoy che doveva venire a Hogwarts con noi. Però la lettera fu
rimandata indietro con la risposta che la destinataria aveva scelto un’altra
scuola”.
Scese il silenzio.
“Che cosa pensi di fare?”
chiese Ron.
“Non lo so. Ho provato a
dimenticarla, ma ogni volta penso a lei. Non riesco togliermi i suoi occhi
azzurri dalla testa!” si sedette con la testa fra le mani.
Hermione sorrise.
“Non sorridere Herm c’è
solo da piangere!” le disse.
Lei scosse la testa: “Non
sorrido per la situazione, ma per te. Questo dimostra che non è solo una cotta,
mio caro Potter”.
“Che vuoi dire” chiese Ron.
“Che se fosse solo una
cotta non staresti così ora. Harry tu ti sei …”.
“Non lo dire!” urlò lui “
E’ una Malfoy, la sorella di quello
che... che…” non riuscì a continuare.
“Lo so Harry, ma una volta
Silente ha detto che sono le nostre scelte che dimostrano ciò che siamo non le
nostre origini o qualcosa del genere!”
Harry guardò la sua amica,
contento che fosse lì.
Isabelle guardava inorridita
il fascio di lettere sul tavolo. Il gufo le aveva posate e poi n’era andato.
Erano circa una decina tutte uguali. Erano un po’ bagnate ,
ma l’indirizzo si leggeva bene.
Prigione di Azkaban
Draco Malfoy.
Erano le sue lettere.
Quelle che aveva spedito a suo fratello negli ultimi tre mesi. Nessuna era
aperta. Non c’era risposta, nulla.
La ragazza non riusciva a
credere che gli fosse completamente indifferente fino a questo punto. Calde
lacrime le scendevano lungo le guance.
“I Malfoy non piangono mai !” era l’unica cosa che ricordava di suo padre.
I Malfoy non devono.
NO lei non ci stava. Buttò
per l’aria tutte le lettere e tutte le cose che
c’erano sulla scrivania. In preda all’isteria cominciò a distruggere tutto
quello che c’era nella stanza. Poi sopraffatta si gettò sul letto e cominciò a
piangere.
Madama Rosmerta attirata da
tutto quel rumore salì in camera della ragazza. La trovò distesa sul letto in
mare di lascive con la stanza immersa nel caos totale.
“Oh mio Dio. Cosa è
successo qui!”
Isabelle non rispose.
Tra i cocci notò le lettere
le raccolse e lesse il destinatario. Capì.
Si sedette accanto a lei
“Bambina mia, non mi sembra
il caso si fare così!”
Tra le lacrime singhiozzò:
“Lei cosa ne sa!”
“Pensi davvero che ti avrei
assunta senza sapere nulla di te?”
Isabelle la guardò con
occhi rossi e sorpresi.
“Sapevo chi eri, ma ti
presa con me perché pensavo che tu fossi diversa. Avevo fiducia in te, leggevo
nei tuoi occhi la voglia di andare avanti! Poi quando Harry si è interessato a
te…”.
Isabelle distolse lo
sguardo “Non mi pali di lui” Lo odio!”
“Perché?”
La guardò senza capire:
“Loro... loro lo odiavano”.
“Non ti ho chiesto perché
loro lo odiano, ma perché tu lo odi”.
Isabelle non rispose.
Madama Rosmerta la guardò
con dolcezza.
“Cosa hanno significato
loro per te Isabelle? Cosa significa
lui?”
Eccomi qui con un altro ciappy. Ci metto un sacco lo so ma provateci
voi a fare contemporaneamente un capitolo e una versione di greco! Comunque la
prossima volta sarò più veloce! Prima di lasciarvi ecco qualche saluto.
Isabel
Kikkia (hai visto che alla fine ho postato!)
Pippimag
E gli
altri recensite recensite recensite!
Baci e al prossimo post.