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Autore: Santo Zeus    16/07/2012    0 recensioni
Due ragazze che non si conoscono. Un'aggressione. Una metropolitana che le porterà lontano. Un telefono che le trasporterà in nuove realtà. Una coppia di ragazzi - strana - che le aiuteranno a capire quello strano viaggio.
Dalla storia, quarto capitolo:
- Dove accidenti siamo, Elle?- le chiese sconsolata.
Era come se stesse aspettando davvero una risposta.
-Magari questo è solo un sogno e quando ci svegliamo scriviamo un bel libro e poi facciamo tanti soldi. Così mi posso comprare quella bellissima chitarra che ho visto l'altro giorno.- le rispose.
-Sai che non sarebbe male?- constatò a sua volta, ridendo.
La metro - era ancora una metro? - si fermò e le porte si aprirono.
-Secondo te riparte?- le chiese Giuls.
-Io mi chiedere più che altro dove siamo, Giuls.- le rispose.
-Scusa, ma quello già non lo sappiamo, Elle.- ribattè.
La guardò: aveva dannatamente ragione.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Angolo dell'autrice: Cari lettori, buon-qualsiasi-cosa. Dal prossimo capitolo parlerò di Adam e Randy, coppia gay e del ruolo che svolgeranno. 
Buona lettura, blabla e se volete - vi supplico - recensite per dirmi cosa ne pensate di questa storiella, lol. Yo. 


CAPITOLO 4.

 
Lo prese quasi con aria indifferente. Digitò velocemente il numero di suo fratello e scrisse un messaggio, era ormai tardi e se dormiva non lo voleva svegliare. 

'Ciao Fratellone Idiotone, ho avuto un contrattempo, non ti preoccupare, sono viva. Ci vediamo a casa. Domani mattina voglio il caffè anch'io dato che ci sveglieremo insieme. Con un po' di latti, eh. Xoxo, ti voglio bene.' 

L'altra ragazza la stava guardando intanto con aria scioccata. 
"Che cazzo di discorso ha fatto? Porca troia, sono insieme a una psicopatica bella e buona." pensò. 
Decise almeno di parlare un po' dato che quella ormai si era seduta e non stava spiccicando parola.

-Allora, come ti chiami?- chiese un aria indifferente. 
-Giuls, chiamami così. Tu?- le rispose sorridendo. 
-Elle, chiamami così.- rispose acidamente.
-Allora, Giuls - le chiese marcando il nome - se mi spieghi le cose con più calma, cosa è successo prima? Mi hai spinto dentro la metro' e non so nemmeno il perché.- 
-Un ragazzo mi stava aggredendo- rispose con calma e un po' irritata dal suo comportamente, -sono scappata, e dato che molto probabilmente mi stava inseguendo, sono venuta da te, unico essere umano in quel momento, e dato che stava arrivando la metropolitana ti ho spinta dentro.. perché non lo so, okay?- 

Aveva sbagliato a fare quella domanda con un tono così scocciato, in fondo la voleva proteggere - ma perché? - "Idiota." si disse, "meno male che i tuoi ti hanno insegnato la buona educazione."

-Senti, mi dispiace. Non volevo farti una domanda così come te l'ho fatta. E' solo che mi hai colto alla sorpresa. Hai visto in faccia il ragazzo? Puoi descriverlo? Insomma, per denunciarlo e tutte quelle cose.- ritentò.
-Sì, grazie.- rispose semplicemente, quella. Doveva essere ancora arrabbiata. "Due palle" si disse.  -E tu? Stai bene?- decise di chiederle.
Si avvicinò verso il suo sedile e si sedette vicino. 
-Sì, sto bene, grazie.- le disse girandosi e sorridendole.

Con la luce della metropolitana poteva vedere, finalmente, i suoi occhi. Erano indefiniti. Sull'azzuro e sul verde. 
La ragazza tornò a girarsi e ad Elle quasi mancò quel contatto visivo. 

-Scusa, ma dove siamo?- le chiese. -Dimmi se sbaglio, ma questo non è esattamente il percorso che dovrebbe fare questa metropolitana. O no?- le chiese di nuovo guardandola dritta negli occhi. 

Con un po' di titubanza, Elle si decise a guardare fuori. 
Proprio no. Quella metropolitana non usciva mai fuori dal tunnell, ma quelli sì.
E cosa più strana, teoricamente era notte, ma fuori c'era il sole. 

-Ma che cazzo?- si chiese scioccata alzandosi per andare a vedere più da vicino. Guardò il finestrino sbattendo le palpebre più volte sperando di trovarsi in uno stramaledetto sogno. Eppure era tutto così reale. 
Sentì dei respiri affannosi dietro di lei e si girò di colpo. La ragazza, Giuls, aveva gli occhi spalancati e stava respirando a fatica.
Si avvicinò di scatto, inginocchiandosi davanti a lei. La ragazza le indicò la tasca del suo cappotto. E prese quello che le serviva.
-Grazie.- le disse dopo essersi ripresa.
-Di niente. Asma?- le chiese sorridendo.
-Sì, succede qualche volta. Ma quelle volte non riguardano questo - le disse indicando il finestrino. - Dove accidenti siamo?- le chiese sconsolata. 
Era come se stesse aspettando davvero una risposta. 
-Magari questo è solo un sogno e quando ci svegliamo scriviamo un bel libro e poi facciamo tanti soldi. Così mi posso comprare quella bellissima chitarra che ho visto l'altro giorno.- le propose. 
-Sai che non sarebbe male?- le disse a sua volta, ridendo. 

La metro - era ancora una metro? - si fermò e le porte si aprirono. 

-Secondo te riparte?- le chiese Giuls.
-Io mi chiedere più che altro dove siamo, Giuls.- le rispose. 
-Scusa, ma quello non lo sappiamo, Elle.- ribattè.

La guardò: aveva dannatamente ragione. 

-Forse è meglio rimare qui, che ne dici?- le domandò. 
- No, non è possibile, cazzo. Stiamo parlando sul fatto che forse è meglio rimane qui quando non sappiamo nè dove siamo, nè in che tempo siamo nè - respirò a fatica, quella situazione non le piaceva affatto - cazzo, non sappiamo neanche se siamo ancora nel nostro mondo. E questo non è possibile. - quasì urlò
Non voleva certo urlare, non era giusto. In fondo anche quella ragazza, sicuramente, si stava facendo le stesse domande. E non sapevano neanche chi fossero, a parte i nomi. 

- Mi dispiace. - sussurrò infine mentre una lacrima le scendeva lentamente dalla guancia. 
Giuls era rimasta immobile. Non sapeva cosa fare, consolarla? E come, nessuno l'aveva mai consalata quando ce n'era avuto bisogno. Decise di fare quello che facevano nei film e si avvicinò.
La guardò ancora indecisa sul da farsi, in quel momento molte domande stavano rimbombando nella sua mente, ma decise di lasciarle perdere, almeno per ora. 
Con mano tremante le scostò una ciocca che si era messa, fastidiosa, sugli occhi e la mise dietro l'orecchio. Le girò dolcemente - non sapeva di avere quella capacità - il viso per costringerla a guardarla negli occhi. 
Adesso veniva la parte più difficile: che dirle? 
-Ascolta - incominciò, "Non male, Giuls, adesso tira fuori qualcosa altro di più intelligente" -non so che succederà, non so dove siamo nè in che tempo, ma dobbiamo contare l'una sull'altra, okay? Ci sono io con te, ora. Okay?- 
"Non male, davvero." si disse. 
"Adesso cosa veniva? Ah, Forse l'abbraccio" pensò. La strinse forte tra le sue braccia sperando di trasmetterle un po' di sicurezza e forza, che neanche lei aveva. 

In quel preciso momento, quando tra le due si stabilì un legame, il telefono squillò. 
  
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