Capitolo21
Padme dormiva ancora quando Dayne si alzò. Si era coricata vestita e sentiva il bisogno di rinfrescarsi.
Shmi aveva lasciato nella stanza un brocca piena d’acqua ed un catino.
La ragazza si tolse la camicetta, versò l’acqua nel contenitore e si lavò.
Poi si vestì rapidamente.
Dalla camera accanto provenivano delle voci. I toni erano bassi ma concitati.
Dayne riconobbe Qui Gon e Anakin. Shmi Skywalker mormorava qualcosa, come se supplicasse.
Dayne aprì la porta e li vide tutti e tre seduti al tavolo della cucina.
Qui Gon sembrava preoccupato, Shmi, angosciata, si torceva nervosamente le mani.
Anakin si alzò di scatto e corse incontro alla ragazza.
“Diglielo, per favore! Spiegale che non ci sono altre soluzioni!”
“Anie, per favore … “ disse la madre.
“Qual è il problema?” chiese Dayne
“Anakin sostiene che, l’unico modo per ottenere il denaro che ci serve per i pezzi di ricambio, sia quello di partecipare alla gara di podrace che si terrà questo pomeriggio.” Rispose Qui Gon.
Dayne comprese al volo.
“Tua madre ha ragione! È troppo pericoloso!”
“L’ho già fatto! Basterà solo che diciate a Watto che il podrace è vostro e che scommettiate su di me! Posso vincere, anzi, ne sono sicuro!”
Dayne si lasciò cadere su una sedia e chiuse un attimo gli occhi. Se fosse successo qualcosa di brutto ad Anakin …
Improvvisamente sentì il familiare senso di vertigine e si prese il capo fra le mani.
“Stai male?” chiese il bambino preoccupato.
“No.” Rispose lei riaprendo gli occhi e posando sul tavolo le mani. Poi guardò fisso Qui Gon “Potrebbe funzionare. Anzi, funzionerà! Però è sua madre che deve decidere.”
“No! Sono io che corro! E, poi, mamma, dici sempre che noi dobbiamo aiutare il nostro prossimo, quando è in difficoltà!”
“È vero, ma questo! Mi sento morire ogni volta …”
Padme comparve sulla soglia, sembrava molto irritata.
“Ho sentito tutto! La regina è decisamente contraria!”
“E tu che ne sai?” disse Dayne, guardando intensamente la cugina “La regina non c’è …”
Se lo sguardo di Padme avesse potuto ucciderla, Dayne sarebbe caduta fulminata all’istante.
“Non c’è … ma so come la pensa!”
Le labbra della giovane si serrarono per la rabbia.
“Oh, certo, tu sai sempre tutto…”
La voce di Qui Gon si levò pacata.
“Non litighiamo, per favore. La proposta di Anakin non è assurda. Tre di noi sanno anche il perché…”
“E chi sarebbero questi tre, di grazia? È possibile saperlo?” Il tono furibondo e sarcastico di Padme risuonò nella stanza.
Qui Gon alzò una mano.
“Shmi, lei è convinta delle speciali capacità di suo figlio, vero?”
La donna sembrava sgomenta, ma rispose con una certa sicurezza.
“Sì.”
“Dayne?”
La ragazza sollevò lo sguardo deciso sul Maestro Jedi.
“Ne sono convinta! Però è meglio che lei, Maestro, gli dica … qualcosa.”
“Naturale! Anakin, te la senti veramente di correre rischio?”
“Sicuro che voglio! Mi diverto un mondo!” Il bambino sorrideva eccitato.
“Io sono contraria!” Ribadì Padme
“Sì, ma sei in minoranza!” Disse Dayne.
Qui Gon intuì che l’aria si stava facendo troppo pesante, quindi si mise in mezzo.
“Se tua madre è d’accordo, Anakin, faremo come tu dici. Però ho bisogno, prima, di parlare con lei e, poi, con te.”
“E vai!” urlò il ragazzino saltando di gioia.
Qui Gon fece un cenno e Shmi uscì con lui. Anakin si allontanò, correndo, per “dare un’occhiata”, come disse strillando ai quattro venti, al suo podrace.
Nella cucina restarono solo Padme e Dayne.
“Non ho capito bene a che gioco stiate giocando tu e quel maledetto Jedi, ma ti giuro che, se dovesse succedere qualcosa al bambino, ti riterrò responsabile e, appena finita questa storia, ti faccio arrestare e butto la chiave della tua cella nel lago!” Padme sibilò la minaccia stringendo i pugni.
Dayne, invece, sembrava essersi calmata.
“Nessun gioco, cugina. Il tempo dei giochi, per noi due, è finito da un pezzo. Comunque posso dirti che … il ragazzo non si farà male.”
“Oh, un’altra delle tue premonizioni?
“Mi sono, forse, mai sbagliata?”
Padme parve riflettere per un attimo.
“No, in effetti hai sempre fatto centro.”