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Autore: a Game of Shadows    17/07/2012    3 recensioni
Il primo capitolo partecipa come Shot indipendente al Contest "Spargilacrime" indetto da veronic90 e giudicato da superkiki92. L'intera fic partecipa al contest "Due Cuori e Un Abito da Sposa" indetto da Hariken e Silyia_Shio e partecipa al Trentaduesimo Turno del forum Never Ending Story Awards indetto da Lady Vesi, nelle categorie "Best Long-Fiction", "Best Angst", "Best Post-Series Finale Fic", "Best Male" e "Best Scena" nel capitolo uno. La fic (deprimente fino al midollo ._.) tratta il rapporto tra Holmes e Watson in seguita alla conclusione del caso Moriarty e del matrimonio del dottore e il rapporto tra Holmes e il fratello.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.      Epilogue.

Alla fine Mary non mi aveva lasciato; ero stato io a chiederle di concedermi il divorzio e lei lo firmò senza fiatare. Ovviamente affrontammo numerosi e violenti litigi in seguito a quello che aveva scoperto sui miei sentimenti per Holmes durante la nostra ultima visita a Mycroft; non le rispondevo a tono perché credevo di aver ragione, sapevo perfettamente di essere nel torto per averla ingannata in una maniera così subdola, ma reagii perché in un primo momento aveva insultato sia me sia Holmes per le nostre preferenze sessuali. In seguito mi chiese scusa e divenne, fuori da ogni aspettativa, una nostra buona amica e una delle pochissime persone con cui potevamo parlare liberamente, fino al giorno della sua prematura morte dovuta a una polmonite che io stesso le avevo curato come potevo in un’epoca in cui la medicina non era ancora in grande sviluppo per quello specifico settore.

Per quanto riguarda Holmes, la mattina seguente alla sua madornale sbronza non andò affatto come mi ero immaginato; non c’era stato stupore per avermi trovato nel suo letto, non c’era stata rabbia perché ero ancora lì, non mi aveva accusato di essermi approfittato di quella momentanea debolezza per riavvicinarmi a lui.

Quando aprii gli occhi, infastidito dalla luce che entrava dalle tende ancora aperte della finestra, lo trovai già sveglio. Aveva le braccia incrociate sul mio petto e la testa appoggiata sopra; mi stava fissando con quel suo tipico sguardo illeggibile, mi sentivo leggermente in soggezione. Non aveva gli occhi appannati dal sonno o dal mal di testa, quindi con grande probabilità mi stava fissando da almeno un’ora. Ricambiai il suo sguardo senza dire nulla, intimorito da quella che avrebbe potuto essere la sua prossima mossa. Aspettavo soltanto.  E sicuramente mi aspettavo qualunque cosa, tranne che si sporgesse verso di me per baciarmi.

Tutto iniziò in quel momento. Dopo quel gesto mi chiese solo di portargli un bicchiere d’acqua e un forte antidolorifico per la testa. Il resto della giornata, lo trascorremmo sdraiati a letto a parlare, parlare, parlare… di tutto. Di quello che avevamo fatto in tutti quei mesi, gli spiegai per bene tutta la questione riguardante il mio matrimonio con Mary e il perché del nostro molto prossimo divorzio ma, soprattutto, gli chiesi se mi avrebbe rivoluto a Baker Street con lui.

Mrs. Hudson si preoccupò perché non ci vide scendere neanche per i pasti e venne a controllare; non sembrava poi così stupita di trovarmi nello stesso letto di Holmes mentre lo stringevo a me. Non riesco a non pensare che fingesse soltanto di non sapere cosa ci fosse tra me e Holmes da quel giorno.

Le mie cose vennero riportate a Baker Street entro la fine della settimana e tutto sembrò tornare alla normalità, come doveva essere.

Con il passare del tempo, anche Holmes tornò a essere quello che era sempre stato, con le sue battutine ciniche e spesso malefiche su Scotland Yard e velate (ma non troppo) prese in giro verso il sottoscritto. Era di nuovo lui, finalmente.

Ciò che mi piaceva e che tutt'ora mi piace di più della nostra relazione, è che non è cambiato niente. Siamo ancora gli stessi che eravamo, con i nostri stupidi battibecchi che potrebbero andare avanti all’infinito, con il suo rubarmi i vestiti, il suo suonare il violino alle tre di notte. Quando ce ne rendemmo conto, capimmo che in realtà eravamo sempre stati in una relazione. Almeno, adesso, avevamo anche i baci, qualche carezza e delle notti di passione. Eravamo sempre noi, ma con alcune non indifferenti migliorie.

Erano già passati due anni da quando era iniziata la nostra relazione ormai. Due anni esatti.
Mi svegliai nel cuore della notte con la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso. Infatti, quando mi girai, ero da solo, Holmes non era accanto a me come il solito.

Per un attimo, ancora stordito dal sonno, mi guardai intorno, immaginandomi di vederlo in giro per la stanza, magari chino sulla sua scrivania a lavorare a un esperimento che necessitava di meno luce possibile, ma non lo trovai.
“Holmes?” chiamai, dopo essermi sgranchito la voce.

Mi alzai dal letto stirandomi e, per avere un minimo di decenza, mi infilai almeno i pantaloni per cercarlo. Controllai il salotto, la mia camera, il bagno, ma lui non c’era, così decisi di scendere in cucina per controllare che non fosse sceso per cercare del cibo; da quando lo avevo convinto a smettere con la cocaina, aveva iniziato a mangiare per quattro e, per qualche strana ragione, non ingrassava per questo.

Fatto sta che non era neanche lì, così iniziai a preoccuparmi. Mi affacciai fuori, ma non sembrava essere in giro per Baker Street. Era scomparso nel nulla.
Tornai di corsa nelle nostre stan
ze per completare il mio vestiario, con tanto di cappello e bastone, e uscii a cercarlo.

Passai per tutti i luoghi che frequentavamo spesso, il Punch Bowl, alcuni locali, ma nessuno sembrava averlo visto, fino a che un cameriere mi disse:

“Sì, è passato una decina di minuti fa. Ha preso solo una bottiglia di brandy e se n’è andato. Aveva una rosa, l’ha presa da uno dei nostri vasi. Gli ho chiesto se per caso stesse andando dalla sua donna, ma ha detto che andava dal fratello. Mi è sembrato un po’ strano che portasse un fiore al fratello.”
Sul momento, fui confuso anche io. In due anni, non era mai andato al cimitero a trovare Mycroft, forse perché temeva di crollare di nuovo. Perché andarci in piena notte, senza neanche svegliarmi, e con una bottiglia di brandy?
Tuttavia, mi decisi a raggiungerlo. Sapendo che avrebbe preferito andare a piedi, ma avendo dieci minuti di vantaggio su di me, decisi di prendere una carrozza per recarmi al cimitero.

Durante il tragitto, improvvisamente capii; se erano due anni esatti che la nostra relazione era iniziata, significava anche che erano passati due anni dal giorno del funerale di Mycroft.
Il viaggio in carrozza non durò molto; pagai il cocchiere, scesi e mi diressi al cancello. Holmes era più avanti di me, ma riuscivo a vederlo camminare tra le file di lapidi.
Non volevo disturbarlo, ma non riuscii a tornare a casa comunque. Da un momento all’altro, sarebbe potuto crollare e volevo potergli essere vicino. Forse si sarebbe arrabbiato perché l’avevo seguito, ma d’altra parte io ero preoccupato. Quindi lo seguii silenziosamente e mi nascosi dietro ad una tomba familiare, la cui enorme lapide poteva coprirmi dalla sua vista. Sbirciai oltre e lo vidi posare la rosa di cui mi aveva detto il cameriere sulla tomba, aprire la bottiglia e sedersi lì davanti.
“Lo so, sarei dovuto venire prima.” Disse. Stava parlando con lui. Lui, così razionale e calcolatore, stava parlando alla tomba del defunto fratello. Solo questo pensiero mi fece stringere il cuore in una morsa tra dolore ed emozione. “Non prendertela con me, non ce la facevo…” continuò, per poi prendere un sorso di brandy. “Comunque, sono cambiate un po’ di cose dall’ultima volta che ci siamo visti. Tu eri rimasto che io odiavo Mary e non parlavo con Watson, che bevevo e mi drogavo fino a perdere i sensi. Beh, tutte queste cose sono cambiate. Pensa che ero addirittura dispiaciuto quando Mary è morta. Probabilmente adesso siete lì,
insieme, a ridere di me perché sto parlando con un pezzo di marmo. Sappiate che me la pagherete quando vi raggiungerò. Comunque, non la odiavo più così tanto. Una volta perso il legame coniugale con Watson, devo ammettere che era diventata una buona amica. E per quanto riguarda il resto… Watson mi sta costringendo a un’astinenza forzata. Con questo puoi dedurre come le cose stiano andando tra di noi. È successo esattamente quello che tu ti aspettavi e a cui io non credevo… ti sei dimostrato di nuovo il più intelligente dei due.” Disse con un piccolo sorriso, bevendo un altro sorso dalla bottiglia. “Questa è la mia prima bottiglia d’alcool da… sette, otto mesi. Ho perso il conto. E comunque l’ho presa solo perché altrimenti non sarei riuscito a venire. Probabilmente Watson domani si accorgerà che ho bevuto e dovrò sorbirmi una partaccia per la mia poca affidabilità, ma gli passerà presto e non intendo bere altro, comunque. Gliel’ho promesso.” Fissò la lapide qualche istante prima di ricominciare a parlare, ma la voce gli uscì in un sussurro spezzato dai singhiozzi. “Quando vi raggiungeremo, dovresti ringraziarlo, sai? Non ce l’avrei fatta senza di lui… tu eri tutto ciò che avevo e ti ho perso quasi senza preavviso… ero sicuro che non sarei riuscito ad andare avanti senza di te… lo so, non ci vedevamo spesso, ma almeno sapevo che c’eri, e adesso non è più così… a volte mi illudo ancora di poter andare al Diogenes Club e trovarti lì. È per questo che non sono venuto prima, non volevo perdere quell’illusione. Ma tu non lo meriti, ti dovevo almeno questa visita, anche se non so se riuscirò più a tornare.” Prese un profondo respiro e si asciugò gli occhi. “Se tu fossi qui, adesso, mi prenderesti in giro.” Gli uscì una risatina nervosa. Mi sentivo morire a guardarlo così. “Mi manchi, Mickey…”
Dopo queste ultime parole, scoppiò in un pianto irrefrenabile, tirandosi le ginocchia al petto e nascondendo il viso nelle braccia incrociatesi sopra.
Non riuscii più a stargli lontano. Uscii dal mio nascondiglio e mi avvicinai, incurante adesso di coprire il suono dei miei passi, ma lui sembrò non notarmi comunque.
Mi sedetti a terra accanto a lui e gli passai un braccio intorno alle spalle per stringerlo a me. Mi lanciò solo uno sguardo veloce prima di nascondere di nuovo il viso e lasciarsi abbracciare.

   
 
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