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Autore: Facsa    17/07/2012    1 recensioni
"Mi alzo piano, scivolando fuori dalle coperte, attenta a non fare il minimo rumore: so benissimo che comunque non riuscirei a svegliarti, ma fare le cose con cura è il mio tacito modo di esprimere amore."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi alzo piano, scivolando fuori dalle coperte, attenta a non fare il minimo rumore: so benissimo che comunque non riuscirei a svegliarti, ma fare le cose con cura è il mio tacito modo di esprimere amore.

Raggiungo la cucina e preparo la moka, la metto sul fuoco e vado in bagno. Nel tragitto inciampo nelle mie stesse scarpe, abbandonate davanti alla porta d’ingresso la sera prima. Sorrido, pensando a cosa mi diresti: “dovresti davvero cercare di essere più ordinata” sbotteresti, con una finta aria di rimprovero. Io mi fingerei pentita, sapendo che, in fondo, mi avresti già perdonata.

Quando torno al piano cottura, il caffè è quasi pronto, e il suo odore riempie già l’ambiente. Prendo un vassoio su cui mettere le nostre tazze preferite, e mi procuro dalla dispensa delle brioche e della marmellata. Mi ritrovo a sorridere ancora, pensando al solito commento che, immancabilmente, farai: “Se continui a trattarmi così bene, diventerò un ciccione, e non ti piacerò più”. Che dire, sei un brontolone patentato, ma un adorabile brontolone. Il mio brontolone.

Con la massima leggiadria permessami dalle tazze piene di caffè, e attenta a schivare le scarpe che, per principio, ho lasciato lì dov’erano, entro in camera da letto, e mi contorco in un silenzioso numero da circo, poggiando il vassoio su un angolo del comò per avere una mano libera che sposti i tuoi occhiali. Quando sia la ceramica piena di liquido bollente che le tue lenti da miope sono in salvo, mi volto a guardarti.

Tu sei lì, con quella tua aria da bambino e i capelli spettinati, quasi perso tra le coperte aggrovigliate, mentre ti concedi, nel sonno, tutto il disordine che sei così impegnato a combattere da sveglio.  Sorrido, intenerita, e mi avvicino per sfiorarti con un bacio la guancia ispida di barba. Al contatto delle mie labbra il tuo respiro si fa meno profondo, e sorridi, consapevole che sono lì vicina. Ti stiracchi con calma, avvolgi le braccia intorno alla mia vita e mi attiri a te. Solo a questo punto apri quegli occhi che mi hanno sempre guardata con un’intensità sconvolgente, come se tutto quello che dico, o che faccio, possa cambiare le sorti dell’umanità.

Spalanco i miei occhi, e scopro che il verde dei tuoi è sparito. Le mie mani non sono sul tuo petto, il tuo respiro non è sul mio viso, e tutto quello che mi circonda è il mio letto, rigorosamente vuoto, e la mia stanza, difficilmente riconoscibile in una lievissima penombra, dovuta alla luce della luna.

Ti ho sognato, di nuovo. Ho sognato noi due insieme e felici, di nuovo. Un peso invisibile opprime il mio petto, mentre mi crolla addosso la consapevolezza che niente di tutto questo potrà mai accadere. Perché chi potrà svegliarsi al tuo fianco è lei. Lei, che non conosco, e che nei miei pensieri non può che rasentare la perfezione, se ha meritato il tuo amore.  Lei, che guarderai rapito, anche se non ha niente di interessante da dire. Lei, che non sarò mai io.

Mi artiglio una guancia con rabbia mista a disperazione, per asciugare una lacrima sfuggita al mio controllo, mi rannicchio sul fianco, e spero di perdermi in un incubo terrificante che, una volta sveglia, mi faccia apprezzare, anche solo per un po’, di essere tornata alla realtà.





Facsa says:

E' passata un'eternità da quando bazzicavo su questo sito. Solo ora mi sono senitita in grado di condividere qualcosa, e questo qualcosa è una piccola parte di me romanzata quanto basta da far sembrare la mia patetica cotta, degna di una tredicenne, quasi poetica. Spero che vi piaccia.
  
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