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Autore: InsertACasualUsernameHere    18/07/2012    1 recensioni
-Cook!- un urlo, un rumore di stivaletti che battono a terra tra le pozzangere, il tintinnio di braccialetti, fili neri mossi dal vento -Freddy, dov'è Freddy?- gli occhi terrorizzati di Effy fissavano quell'abitazione, erano in mezzo alla strada eppure a nessuno dei tre interessava.
-Effy, vedi Freddy, lui..- le parole di JJ furno interrotte dal tossire di Cook, che terminò poi la frase al posto dell'amico -lui ti ama, Effy-.
Lacrime, candide lacrime le solcarono il volto per tutto il tragitto del ritorno. Effy stava piangendo ancora, Effy tremava, sentiva freddo ora, si sentiva sola, si sentiva vuotata.
[La morte di Freddie, le reazioni di JJ e Effy, rinascita e nuovi incontri. Come la mia mente ha voluto immaginare la vita dei protagonisti della seconda generazione, dopo la fine]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Stonem, James Cook, JJ Jones, Naomi Campbell, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Into the deep.
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-Apri gli occhi- un sussurro di una voce che era certo appartenesse a lei, non poteva sbagliare, quella voce lo faceva eccitare.
-Apri gli occhi- un sussurro e un brivido gli percorreva la linea del collo, si posava sul suo pomo d’adamo e lo faceva impazzire.
-Apri gli occhi- un sussurro ed il ricordo di capelli corvini legati in trecce mal fatte, mascara colato e occhi zaffiro.

 

Aprì gli occhi, pareti candide lo circondavano, un’insolita vestaglia panna lo copria e tubi collegati ad una macchina erano conficcati nel suo braccio destro.
Uno, via i tubi, loro per primi.
Due, via la vestaglia, troppo ridicola.
Tre, indossare i vecchi vestiti, molto meno ridicoli.
Quattro, fingere di non sentire il dolore e calarsi giù dalla finestra; ringraziare il cielo per essersi risvegliati al primo piano.
Uno, due, tre, quattro, Cook è tornato, Cook è vivo!

 

-‘Fanculo- ghignò cercando di non far rumore, sentiva il finaco sinistro pulsargli e la gamba destra reggersi con fatica, ma doveva andare avanti e fuggire via da Bristol, via da tutto.
Un suono di sirene destò la sua memoria, voltò lo sguardo ed i suoi occhi incrociarono i lampeggianti blu e rossi, le sue gambe allungarono il passo fino a correre.
Svolta a sinistra, svolta a destra, dritto, corri e lascia perdere il cuore che t’implora di fermarti, corri e svolta a destra, ora sei salvo; entra.
Un garage, i suoi muscoli l’avevano condotto in un carage, forzò la serratura della macchina, una vecchia peugeot 106, utilizzò il vecchio trucchetto dei cavi e partì.
 
Uno, due, tre, quattro chilometro. Addio Bristol, benvenuto mondo.
Si ricordò d’aver nascosto dell’erba in una tasca interna dei pantaloni, la tirò fuori e si rollò una canna; fermo in una piazzola d’una strada poco trafficata.
Scese dalla macchina, si poggiò sul cofano, accese la canna e puntò il suo sguardo al cielo; c’erano così tante stelle ma lui riuscì a scorgere la più luminosa.
-Amico, vuoi fare un tiro?- sorrise osservandola, poi rise, poi pianse ed infine rise mentre piangeva.
  
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