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Autore: Horrorealumna    18/07/2012    2 recensioni
C’è un posto abbandonato e dimenticato nel profondo del cuore di ogni essere umano, dove la realtà e la finzione sono un’unica cosa, dove la verità e la bugia non hanno alcun valore e la paura del silenzio non esiste, così come quella della morte.
E io ne ero completamente a conoscenza.
Il resto del mio cuore era accanto ad una bambina sui sette anni, dai capelli corti e neri, in una città lontana, chiamata Silent Hill.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Mason
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fear of ...'
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NOTE D’ AUTRICE (all’inizio questa volta... un po’ lunghe) XD:
Oddio, quasi non ci credo che, capitolo dopo capitolo, ci stiamo avvicinando sempre di più alla conclusione di questa storia. Mi ci sono affezionata un pochino... no, tanto : )
So che sono passate quasi due settimane dallo scorso capitolo, cosa che non è da me, ma... ehi, a me piace complicarmi la vita XD
E poi in questo periodo sono impegnatissima (?) e il caldo inizia a darmi alla testa... ho cercato di aggiornare l’altra storia della serie che si trovava ad un “punto morto” e dopo aver... ehm, dato fuoco alle polveri (quasi nel vero senso della parola... a buon intenditor poche parole XD) eccomi qua.
Ringrazio, come sempre, chi segue, preferisce e recensisce ; )
Dato che ci stiamo davvero avvicinando alla fine, e dare i titoli a questo punto si sta rivelando un’impresa, ho pensato di dare ai prossimi capitoli il titolo di un brano della colonna sonora dei Silent Hill; potrei poi mettere il link della canzone, da ascoltare durante la lettura del capitolo...
So che è un’idea strana e mi piacerebbe sapere che ne pensate; fatemelo sapere nelle recensioni : )
Ah, lo “sclero finale” è opera di mia sorella che voleva “dare un contributo” alla storia... ora si crede una poetessa XD canticchiatela... trovate voi una melodia... stile ninnananna-horror, dice lei : )... sta a voi pensare chi mai potrebbe cantare una cosa del genere :)
Detto ciò... buona lettura!




Una Promessa Da Mantenere
 
Ma in che guaio ero andato a cacciarmi?!
Pensare che ero arrivato a Silent Hill intenzionato a passare un po’ di tempo con mia figlia, lontani da casa e dai problemi! E invece stavo vivendo un incubo. Il peggiore in assoluto.
Cheryl era sparita. Ero circondato da mostri. I sopravvissuti sembravano avercela con me.
E io iniziavo seriamente a confondere il sogno con la realtà.
E se avessi solo sognato quello che era accaduto pochi minuti fa?
E se fosse tutto vero? Se quell’ Alessa avesse ragione... ?
- No! E’ tutto frutto della mia immaginazione! – urlai ai muri.
Stavo perdendo me stesso. La città mi aveva preso.
E mancava poco... presto sarei diventato un essere ingobbito in cerca di sangue. O un mostro con unghie affilate e taglienti, affamato di carne umana.
E Cheryl... mia povera bambina...
Quel “sogno”...  sembrava così reale. Ma... Dahlia non conosce Cheryl.
- O... almeno... lo spero – sussurrai asciugandomi il sudore sulla fronte con la manica della giacca, sporca di sangue. Da quello che avevo visto, Dahlia era una donna che perdeva facilmente la pazienza e la calma; aveva picchiato la sua “presunta figlia” con una violenza mai vista.
Ed era sua madre!
Io e Jodie non avevamo mai picchiato Cheryl, naturalmente.
Era una bambina così buona e obbediente che era quasi impossibile vederla fare qualcosa che potesse farci arrabbiare.
Era... priva... di male. Non aveva mai raccontato bugie, ci aveva sempre ascoltati. La sua indole timida veniva un tantino rinfacciata dai maestri; davo per scontato che col tempo si sarebbe aperta di più. Per i suoi sette anni, poi, era estremamente intelligente e coscienziosa: sapeva benissimo cosa era giusto e cosa era sbagliato. E scappare con degli sconosciuti, lasciandomi solo in una città piena di mostri, era un comportamento estremamente sbagliato.
Allora... Cheryl aveva seguito qualcuno che conosceva.
O poteva essere stata ingannata.
Ma perché non... forse se avessi aspettato accanto alla macchina, sarebbe tornata indietro. Cosa alquanto improbabile: chissà per quanto tempo sono rimasto privo di sensi... ah, sì: qua il tempo sembrava non scorrere... o scorreva troppo lento? O troppo veloce...
Sapevo solo che questa città, tagliata via dal resto del mondo, aveva un bel po’ di scheletri nell’armadio.
Droga... magia nera... mostri...
Magia nera...
Un culto... una setta... ne aveva parlato Lisa.
Poteva essere stata... no! NO! Non volevo pensarci!
Era stata Dahlia?
E Alessa?
E il demone?
 
Mi misi seduto, contemplando il tanto familiare sangue coagulato sulle pareti dell’Ospedale. Era l’Otherworld, non c’era dubbio.
Lisa! Dovevo parlarle... prima che fosse stato troppo tardi.
Una volta in piedi, corsi verso la porta, l’unica via d’uscita della stanza-esami, ma...
- Chiusa?! – esclamai – Ma cosa... ?!
Inutile: non si smuoveva di un centimetro. Significava che ero bloccato lì dentro? E come aveva fatto Lisa ad uscire? Era stata lei a rinchiudermi?
- Starò zitta, lo giuro...
Una voce, alle mie spalle.
- Lisa?! – gridai sorpreso, girandomi di scatto.
No.
Non era Lisa.
- Cybil... – sussurrai scioccato.
La poliziotta di Brahms era davanti a me, come l’avevo lasciata sul carosello del luna-park: due grumi di sangue avevano preso il posto dei suoi occhi chiari; solo la fronte era priva di liquido scarlatto. Volsi lo sguardo ad un enorme apertura circolare sulla sua gola: era lì che l’avevo colpita.
Un colpo mortale... anche se la vera Cybil era già morta.
No... sono stato io! Perché?
Potevo salvarla, ma lei mi avrebbe ammazzato! Non avrebbe avuto pietà.
No! Sono un assassino!
Smettila!
Era una visione. Sapevo che quella non poteva essere la vera Cybil. Era colpa sua, colpa di Alessa!
Forse...
“Cybil” emise lo stesso rantolo che udii alla sua morte.
Mi portai le mani agli occhi, chiudendoli, e premendo le dita sulla faccia. Non volevo guardarla; sarebbe stato più facile se avesse avuto i suoi occhi. Vedendola in quello stato... mi sentivo un assassino, un condannato all’eterna visione dello scempio che aveva creato.
Non provai neanche e sbirciare: questa era vera e propria tortura psicologica. Quante volte mi ero chiesto se fossi realmente diventato pazzo?
Era proprio quello che volevo evitare... uccidere... esseri umani...
E quegli esseri mostruosi, allora?!
Non potevano essere umani!
Voleva aiutarmi a ritrovare Cheryl...
 
 
-Harry! Cosa è successo?
Chi mi chiamava?
Schiusi le palpebre e lasciai ciondolare giù le mani.
Non ero nella stanza ospedaliera...
- Il carosello? – dissi guardandomi attorno.
Cavalli di legno che facevano su e giù? Sì ero proprio lì.
Davanti a me... Harry e Cybil.
Harry?
- E allora chi sono io? Sarà una proiezione – sussurrai.
Cybil era per terra, priva di ferite e pulita.
Anche l’altro “Harry” era illeso, contrariamente a me. Era chinato sulla donna, prestandole cure.
La giostra cominciò a girare, lenta.
- Forza, alzati. Ho fatto il possibile... stai bene adesso? – disse Harry sorreggendola.
- Sì, credo di sì – rispose le mettendosi a sedete e massaggiandosi la tempia destra.
- Bene.
Mi avvicinai cauto a loro due, sicurissimo che non mi avrebbero visto. Questa non era la realtà dopotutto. E io ero reale!
- Harry... perché? Perché tua figlia? – riprese Cybil.
“Harry” sospirò rumorosamente e disse:
- Non lo so. Ho delle ipotesi, ma non ne sono pienamente sicuro. Sai... Cheryl... non è... davvero mia figlia. Non è mia figlia, in senso biologico; io... ancora non gliel’ho detto, è piccola. Probabilmente lo avrebbe saputo una volta cresciuta abbastanza. O forse lo sospetta.
Perché stava raccontando quelle cose?
Ipotesi?! Non avevo la più pallida idea di dove fosse finita Cheryl! Questa città era immensa! Per non parlare dell’OtherWorld.
“Cybil” restò zitta ad ascoltarmi... no, ascoltarlo. Io non stavo parlando! Dio, che confusione...
- E’ una bambina molto intelligente. Non so... fisicamente e caratterialmente non somiglia molto a me o a mia moglie – continuò.
- Tua moglie... ? – chiese lei.
Harry sospirò:
- Mia moglie era malata e non poteva avere figli. Quel giorno... oh, non lo dimenticherò mai. Era il 25 Giugno, di sette anni fa. In quel periodo organizzai una vacanza -pensavo l’avrei un po’ rallegrata, dopo quella brutta notizia del dottore- ma... si sentì male... e decidemmo di tornare a casa. Eravamo sull’autostrada; lei si sentiva terribilmente in colpa, ma di certo non me la prendevo troppo: non era colpa sua. Comunque... chiese di uscire dalla macchina, si sentiva mancare il fiato. Scesi, attraversammo un campo inaridito e... Jodie, lei, trovò Cheryl. Decidemmo di cercare la madre, ma non c’era anima viva oltre noi tre; nessuno sapeva da dove venisse quella neonata e non volevamo finisse in qualche orfanotrofio o istituto, così decidemmo di crescerla come nostra. Mia moglie sembrava non migliorare e... morii... quasi quattro anni fa. Le ho promesso, prima che spirasse, che mi sarei preso sempre cura di Cheryl, che non l’avrei mai lasciata sola. Che avrei fatto tutto il possibile. L’ho promesso!
- Oh... quindi... Harry?
- Cheryl è mia figlia e devo salvarla, non importa come! Non mi tiro indietro! Ho una promessa da mantenere! Per me... per Jodie... e per Cheryl. La mia famiglia.
 
 
Aveva ragione. Avevo ragione.
Dovevo restare lucido, pronto. Dovevo salvare Cheryl! Era come se avessi fato un paio di chiacchiere con la mia coscienza e la mia forza di volontà. Dovevo farlo!
Per la nostra famiglia e per il bene della mia piccina.
 
 
L’immagine sembrò sbiadirsi.
Ero in un vortice... ?
Ma cosa era successo?!
Era stato un sogno?
Non riuscivo a muovermi!
 
Sentii il familiare Flauros tremare senza sosta nella mia tasca. No, non avrei più toccato quello strano oggetto!
 
In un secondo, mi ritrovai in quello che doveva essere una stanza ospedaliera (tanto per cambiare).
Diversa.
C’era una TV accesa davanti a me. Scorsi un videoregistratore che inghiottiva una cassetta.
Ecco, la TV si animò, ma si vedeva solo statico. Quasi...
Anche l’audio era messo proprio male.
Riuscii a capire solo poche parole:
-  ... ancora... –bre alt-------------ni sono p----------------on capisc-------------ai vis------de--------nere--------------mi------aura------non--------avvicinare------------ma-------------misuro-------------------polso--------sente--------ale-------ma a malapena riesce a respirare--------la pelle è----------completamente-----interno----tatto-------quando camb--------ende--------esce-------sangue e p------continua! I suoi------------------------------------mai------------cosa--------------Perché?! Perché?! Cosa-------------mant-----------ita---- quest----------------------a----cosa!? Non----------------non---------------------ma-----------ti pre------------fatel---------ere-----------faccio ma----ma----------asta!
 
Lo schermo diventò nero.
- Cosa sta succedendo?
Vidi le pareti decomporsi come fossero carne morta; vidi i muri sanguinare copiosamente e risucchiarmi nei loro buchi neri.
E sentivo tante cose... bambini che ridevano, urla di dolore, l’agghiacciante suono di ferri arrugginiti che...
 
E una voce, limpida e chiara:
- Starò zitta, lo giuro.
 
 
Un canto...
Una bambina...
Non era Cheryl..
 

The night already down,
It’s time to kill now
Come closer to me,
I don’t set you free
You will fear the pain,
You won’t escape again
You will always lonely be,
Fear the Silence and let the world see…
 
It’s raining outside,
But you still somewhere hide
Show yourself to me,
You will see what I changed to be
Fire in your eyes,
Kill me and get the prize
You’re already dead,
In your dark and sickness head
 
Forward look for me,
There’s nothing you can see
I’m somewhere here,
Maybe there, maybe near
I will come for you,
You will die here too
Kill you with my mind,
From the pain you can’t hide
 

 
Buio.
   
 
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