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Autore: Franfiction6277    18/07/2012    2 recensioni
Shannon è un musicista, Sarah una regista. Racconterò di come il mondo della musica e del cinema si possano trovare in stretta correlazione attraverso questi due personaggi e la loro travagliata storia d'amore.
Si sa, le cotte che le ragazze hanno durante la loro adolescenza restano sempre incastonate nel loro cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9.

"Shannon Leto punta in alto, stavolta: un nuovo flirt con la famosa regista Sarah Wood, dopo Lana Del Rey?"
Così diceva la prima pagina di uno scadente giornale di gossip, che gettai immediatamente nella spazzatura.
Io e Shannon eravamo stati paparazzati all'uscita del set del mio film, mentre andavamo a prendere qualcosa da bere.
Non ero mai finita nei giornali di gossip: lo odiai.
Sentii suonare il campanello di casa mia: ero appena tornata dalla mia giornaliera corsa tra le strade poco trafficate di Los Angeles e volevo solamente infilarmi sotto la doccia.
Aprii la porta, imbronciata: era Shannon, ovviamente.
Arrossii, imbarazzata per la mia aria stravolta dalla corsa e soprattutto arrabbiata per il giornale di gossip.
"Cosa fai qui?" chiesi, più pungente di quanto volessi essere.
Shannon sbarrò gli occhi, disorientato dal mio tono di voce.
Sbatté le ciglia un paio di volte, e quella visione mi fece quasi ridere.
"Entra. Devo farmi una doccia, aspettami sul divano" dissi, e lui entrò senza ribattere: indossava una canottiera viola con la scritta "LOS ANGELES" e dei pantaloncini neri e a cavallo basso; ai piedi portava le sue solite scarpe arcobaleno.
Scossi la testa e tornai alla realtà, dirigendomi velocemente verso il bagno.
Feci una doccia lunga e rigenerante, senza pensare minimamente al fatto che Shannon mi stesse aspettando in soggiorno.
Mi avvolsi in un accapatoio abbastanza corto, uscendo velocemente dal bagno per andare in camera mia a vestirmi.
Quando aprii la porta del bagno, sussultai: Shannon era lì davanti, mentre guardava chissà cosa. Il suo sguardo si fece ardente, mentre adocchiava le mie gambe nude che sbucavano dal mio accapatoio corto...troppo corto.
Ero bagnata, gocciolante d'acqua, e lui mi stava praticamente divorando con gli occhi.
"Non dovevi aspettarmi laggiù?" sibilai con voce roca, quasi strozzata.
Mi schiarii la gola, mentre lui sorrideva.
"Mi stavo annoiando" rispose, facendo spallucce.
Alzai gli occhi al cielo, e Shannon si avvicinò pericolosamente a me.
Di riflesso indietreggiai, finendo contro il muro del corridoio tra il bagno e le altre stanze.
"Mi piace questo accapatoio" sussurrò, mentre le sue mani avanzavano verso la cintura che mi teneva praticamente vestita.
"Shannon" balbettai, in una muta preghiera: mi stava solamente provocando per il suo piacere.
"Potrei prenderti qui, ora. Ma non lo farò, finché non sarai tu a supplicarmi" disse, togliendo le mani dal mio corpo e sorridendo maliziosamente.
"Non ho mai supplicato nessuno in vita mia, Leto. Non inizierò di certo ora" risposi, decisa: la sua faccia tosta era insopportabile.
"Vedremo" sussurrò, a due centimetri dalle mie labbra.
"Baciami" pensai, guardando le sue labbra.
Lui sorrise, mettendo distanza tra noi: no, stava giocando con me.
"Bastardo" sibilai, avanzando a grandi passi verso la mia camera e chiudendola con un calcio dietro di me.
Sentii la sua risata fragorosa, e non potei fare a meno di sorridere, sola nella mia stanza: era irresistibile.
Vestita di tutto punto, lo trovai nello stesso punto di prima.
"Finalmente hai finito" disse ironicamente, mentre gli andavo incontro.
"Allora, cosa facciamo?" chiesi, con una traccia di malizia nella voce: se voleva giocare, potevamo farlo in due.
"Io avrei un'idea" rispose, avvicinando le sue labbra alle mie.
Mi venne in mente il giornale di gossip, Lana Del Rey, e strinsi le labbra.
"Cosa c'è?" chiese Shannon, allarmato.
"Niente" borbottai, oltrepassandolo per andare in cucina.
Pescai dalla spazzatura della carta il giornale, e glielo gettai addosso.
Lui lo schivò per un soffio, poi lo raccolse confuso e lo lesse. Impallidì, e il suo sguardo si fece severo.
Scaraventò a terra il giornale, furioso.
"Dannazione" sibilò, diventando rosso per la rabbia.
"E così, sono il tuo flirt dopo Lana Del Rey" dissi acidamente.
"Non c'è stato mai niente tra me e Lana" sussurrò, abbassando però lo sguardo.
"Oh, ma davvero?" ribattei, ironicamente.
"Noi siamo amici. A te che importa?" borbottò.
"Amici? AMICI? Sei fuori di testa, per caso?" urlai, diventando rossa per la rabbia.
Lui sussultò, senza però perdere la sua aria spavalda.
Mi fece infuriare ancora di più.
"Perché?" ribatté.
"Gli amici non si baciano, dannazione" sbraitai, dandogli un colpo sul petto.
"Che tu sia dannato per avermi fatto apparire in un giornale di gossip, Shannon Leto" continuai, mettendomi le mani tra i capelli.
Improvvisamente me lo ritrovai accanto, e mi sbatté contro il frigorifero, facendo scontrare le bottiglie al suo interno.
"Che cosa diavolo stai fac...mmm!" gemetti, mentre mi baciava con fervore.
"Stai zitta, per una volta" disse, staccandosi un attimo da me.
Lo fulminai, mentre mi sorrideva divertito: oh, la mia scenata doveva essere certamente uno spettacolo.
"Beh, quelle voci non erano vere, come al solito. Qualche volta vorrei che lo fossero, però" rifletté, prendendomi per lo scollo della camicetta che indossavo e avvicinandomi a lui.
"Te lo puoi scordare, Leto" sibilai, ma la mia voce tradiva il desiderio di lui.
"Non immagini cosa ti farei quando mi chiami per cognome, Sarah" sussurrò, leccandosi le labbra.
Cercai di avvicinarmi ancora di più per baciarlo, ma lui si scostò.
"Oh no, piccola" disse divertito, allontandosi.
"Ti prego" lo supplicai, proprio come lui aveva previsto: lo volevo, dentro di me.
Mi sorrise soddisfatto, prendendomi tra le sue braccia e baciandomi.
Intrecciai le dita ai suoi capelli, tirandoli leggermente.
Gemette sulle mie labbra, prendendomi per il mento e aprendole per infilarvi la lingua.
Le sue dita si infilarono tra i miei capelli, e mi avvicinò ancora di più a sé.
Le mie mani vagarono sulle sue braccia muscolose, fino alla schiena, che accarezzai da sotto la canottiera.
Lo sentii fremere sulle mie labbra, poi mi caricò in braccio e mi trascinò in camera da letto. Si sdraiò sopra di me, assalendo la mia bocca.
"Shannon, non posso" sussurrai, mentre baciava delicatamente il mio collo.
"Perché? Non mi vuoi?" chiese, guardandomi negli occhi quasi ingenuamente, come se fosse ferito dalle mie parole.
Gli sorrisi appena, malinconica, prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo di nuovo.
Lui ringhiò, trionfante, stringendomi forte.
Gli sfilai la canottiera, ammirando il suo petto non esageratamente muscoloso, ma ben proporzionato.
"Sei così bello" sussurrai tristemente, posando una mano sul suo torace e tastandone la consistenza. Lui sorrise, con gli occhi luminosi e ardenti.
Oh, come avrei potuto solo pensare di resistergli?
Mi tolse la camicetta e il reggiseno, e si fermò a osservarmi, con uno sguardo di apprezzamento.
D'istinto mi coprii i seni, ma lui prese le mie mani e mi bloccò poco dopo.
"Non farlo" sussurrò, e affondò il viso nell'incavo tra i miei seni.
Gemetti forte, premendomi contro il materasso.
"Hai davvero un buon profumo" mormorò Shannon, facendomi ansimare.
Mentre mi stuzzicava i capezzoli con fare esperto, le mie mani vagarono sulla sua schiena ampia e forte, graffiandolo ogni volta che aumentava l'intensità della sua tortura.
Mi sfilò i jeans e le mutandine in una sola mossa, mettendosi in ginocchio di fronte a me. Ero nuda, di fronte all'uomo che non avevo mai smesso di amare da più di 20 anni.
"Ti voglio" gli dissi supplicante, mettendomi a sedere e appoggiando delicatamente la testa sulla sua spalla.
Lui si irrigidì appena, sorpreso, poi con un ringhio gutturale mi spinse contro il letto, e lo aiutai a togliere ciò che restava dei suoi vestiti.
Ci fu un momento, prima che ci unissimo, in cui ci guardammo negli occhi: lui era la stessa persona indecifrabile di 20 anni prima e io ero la stessa persona genuinamente innamorata di lui.
Distolse per primo lo sguardo, probabilmente intollerante ai sentimenti che trapelavano dai miei occhi.
Prese le mie gambe e le avvolse attorno ai miei fianchi, entrando poi in me con una spinta decisa.
Gemetti, sentendo una piacevole sensazione di pienezza.
Lui sorrise, trionfante e scivolò fuori, per poi rientrare lentamente, facendomi sentire la penetrazione centimetro per centimetro.
Sentii il suo respiro accorciarsi, e nascose il suo viso sul mio collo, cominciando a spingere con crescente intensità.
Il piacere era indescrivibile, non avevo mai provato niente del genere.
Stavo facendo l'amore con l'uomo della mia vita.
No, non era amore: era solo sesso, era tutto un gioco, io ero un trofeo.
In un impeto di rabbia gli tirai i capelli, baciandolo con furia e con l'intenzione di ferirlo.
Lui gemette di dolore, ma partecipò alla mia furia, comportandosi come un animale.
Mi attirò a cavalcioni su di lui, mentre si metteva seduto sul letto.
Lo sentii ancora più a fondo e tirai la testa indietro per il piacere, mentre lui mi stringeva per la schiena e mi baciava la gola.
Sentii una scossa che partiva dal bassoventre e si irradiava in tutto il corpo, arrivando sino al mio cervello.
Volevo solo abbandonarmi a quella sensazione e lo feci: mi irrigidii e Shannon grugnì soddisfatto, sentendo che stavo per raggiungere il limite.
Con un gemito che pareva più una supplica venni, abbandonandomi sulla spalla di Shannon, che non tardò a raggiungermi con un ringhio gutturale.
Finimmo ai lati opposti del mio letto matrimoniale, mettendo distanza tra noi, come se non fosse successo niente.
Posai una mano sul mio cuore, sentendolo battere all'impazzata.
"Aiutatemi, sono viva!" pensai, abbandonandomi alla stanchezza che sentivo all'improvviso. Abbassai lentamente le palpebre, addormentandomi senza fiatare.

Freddo. Tanto freddo. Stavo camminando in una foresta, mentre nevicava.
Sentivo il terreno umido ai miei piedi, e capii che ero nuda.
"Come mai sei qui?" mi chiese una voce, che riconobbi come il mio subconscio.
"Io...non lo so" balbettai, guardandomi attorno: c'erano solo alberi.
"Non riuscirai mai a raggiungere la luce con Shannon. Se non stai attenta, ti trascinerà con sé nel buio, e tu morirai" sussurrò gentile quella voce, e scossi meccanicamente la testa, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
Mi svegliai di soprassalto, col fiato corto e il cuore a mille.
Fuori il sole stava calando: i deboli raggi rossi penetravano dalla finestra, e probabilmente mi avevano svegliata.
Ero coperta da una trapunta, ed esitai a guardare al mio fianco per la paura: Shannon era ancora lì?
Sentii un respiro lieve, regolare, e capii che era rimasto lì a dormire con me.
Il pensiero mi turbò enormemente, ma mi girai ugualmente a guardarlo: era identico all'altra volta, a parte i capelli scompigliati dal sesso e la sua aria da sobrio.
Sesso...sesso...sesso. Quella parola, ripetuta nella mia mente, mi disgustò profondamente.
Con una smorfia scesi dal letto, sussultando leggermente per il dolore post-scopata-con-l'-animale.
Mi infilai velocemente i vestiti, facendo attenzione a non svegliare Shannon: non ero affatto pronta per affrontarlo.
Presi la mia Volvo e corsi a tutta velocità per le strade della mia città preferita, con le lacrime agli occhi: che terribile sbaglio avevo commesso.
Mi sentivo svuotata, svuotata della mia dignità.
Io, Sarah Wood, una dei più famosi registi del mondo ridotta a un rottame.
Sapevo dove dovevo andare, dove mi sarei sentita a casa.
Scesi dalla macchina, percorrendo velocemente quella collina con abile destrezza, abituata alla quantità di volte in cui l'avevo percorsa.
La scritta "HOLLYWOOD" troneggiava a caratteri cubitali di fronte a me, e mi sentii sollevata.
Sospirai, sedendomi a gambe incrociate davanti alla scritta, per ammirare il panorama che si stagliava immenso di fronte a me.
Los Angeles al tramonto era una delle cose più belle che avessi mai visto: il sole donava un colore diverso agli edifici, e le luci dei lampioni si accendevano pian piano in tutta la città, offrendo uno spettacolo memorabile.
I miei occhi si riempirono nuovamente di calde lacrime, mentre volevo che ci fosse qualcuno accanto a me.
Ero uscita appena mezz'ora prima da casa, e lui mi mancava già.
Mi sentivo indolenzita per il sesso, e mi sembrò quasi assurdo: così ricordavo in continuazione chi era stato dentro di me, solo qualche ora prima.
Sentii delle risate e delle imprecazioni dietro, e mi girai a vedere chi fosse, asciugandomi frettolosamente le lacrime.
Guardai sorpresa le quattro persone che si avvicinavano a me, riconoscendone solamente una.
"Jared?" chiesi sorpresa, mentre lui mi guardava altrettanto perplesso: indossava una camicia a quadri azzurra e aveva dei pantaloni da tuta blu.
I suoi capelli biondi erano legati in una coda e aveva la barba abbastanza lunga.
"Sarah, che piacere vederti" esclamò, avvicinandosi subito a me.
Sussultò nel vedere che avevo gli occhi arrossati, ma non fece commenti.
"Noi scendiamo, Jay! A dopo" disse un ragazzo che mi ricordava qualcuno.
Aggrottai la fronte, mentre Jared annuiva e si sedeva accanto a me.
"Bello, vero?" sussurrò, riferendosi al panorama.
Annuì, ancora un po' sorpresa per il fatto che fosse rimasto con me.
"Come procede il tuo film?" chiese Jared, per spezzare il silenzio.
"Non c'è male. Finiamo di girare la settimana prossima" risposi, sospirando.
"Sei triste?" ribatté, leggermente confuso.
"Sai, quando giri un film, è come se stessi allevando un figlio. Quando questo figlio cresce e se ne va di casa, ti mette tristezza" risposi, facendo una risatina per la bizzarra metafora. Jared sorrise, un sorriso caloroso, e poi annuì, come se concordasse.
"Potresti venire sul set a dare un'occhiata, prima che finisca" gli proposi.
"Mi farebbe molto piacere" rispose, e il suo tono di voce mi fece arrossire.
"Come va con Shannon?" chiese Jared poco dopo, e sentii una fitta al petto.
"B-bene" balbettai, non sapendo cos'altro dire.
Gli occhi mi pungevano pericolosamente, ma riuscii a trattenermi dal piangere.
"Dagli tempo. È testardo, ma non stupido" rispose Jared, capendo immediatamente i miei sentimenti.
"È difficile amare qualcuno che non ricambia" sussurrai a bassa voce, temendo di rivelare troppo.
"Già, è vero" rispose Jared, sovrappensiero.
"Devo andare" sospirai, alzandomi in piedi.
Tesi scherzosamente una mano a Jared, aiutandolo a rialzarsi.
Risi sommessamente, mentre scendevamo dalla collina.
"I miei amici probabilmente sono tornati a casa" rifletté Jared, guardandosi intorno.
"Vuoi che ti dia un passaggio?" gli chiesi, mentre ci dirigevamo verso la mia macchina. "Grazie" rispose, sollevato.
Mentre eravamo in macchina non parlammo granché, a parte qualche frase sulla musica e sulle nostre carriere.
Quando arrivammo, impallidii: Shannon era fermo alla fine del vialetto, e ci guardava furiosamente a braccia incrociate.
"Cazzo" borbottai, scendendo dalla macchina con Jared.

Shannon non sapeva spiegarsi le emozioni che provava in quel momento: rabbia, delusione, tristezza, rammarico, tutte insieme.
Quando vide Sarah e Jared scendere dalla macchina, quelle emozioni si catapultarono dritte nel suo stomaco, provocandogli una fitta di dolore.
Quando si era svegliato, Sarah era sparita: se n'era andata come una codarda, e ora la trovava col fratello. Stava impazzendo.
"Ciao" disse Sarah a Shannon, mentre Jared superava suo fratello in silenzio e se ne andava dentro.
"E così te ne sei andata per vederti con mio fratello. Che c'è? Non te ne basta uno?" chiese Shannon, sprezzante.
"Sei totalmente fuori strada, Leto" rispose Sarah, sibilando.
"Ho un nome, ed è Shannon" ribatté il batterista, infuriato.
"Io ti chiamo come cazzo voglio" ringhiò Sarah, fulminandolo.
"Sei insopportabile, donna" disse Shannon, stringendo i pugni.
"Quell'insopportabile donna che hai scopato brutalmente poche ore fa ora se ne torna a casa" lo informò Sarah, facendolo sussultare: quelle parole non gli piacevano affatto.
Si avvicinò a lei, che stava facendo per entrare in macchina.
Chiuse la portiera con forza, facendola spaventare.
"Tu non vai da nessuna parte. Tu sei mia. Mia e di nessun altro, mi hai capito?" disse Shannon, guardandola con intensità disarmante.
"Tua?" chiese Sarah, soppesando quelle parole: il suo cuore si stava colmando di qualcosa che non riusciva a decifrare.
"MIA" rispose Shannon, prendendola per i polsi e facendola sbattere contro l'auto.
Sarah sobbalzò, notando la furia a stento repressa di Shannon.
"Non...non farmi del male, ti prego" gli sussurrò, e lui sgranò gli occhi: come avrebbe potuto lontanamente pensare che volesse ferirla?
Le lasciò i polsi, e lei portò le mani al suo viso, accarezzandolo.
Nessuno l'aveva mai toccato così: aveva una dolcezza disarmante, mentre tracciava il profilo della sua barba incolta.
Shannon la baciò, e lei gli tenne il viso tra le mani, ricambiando con ardore.
Non avrebbe potuto stargli lontana, nemmeno se avesse voluto: c'era qualcosa di più in quel bacio, si ritrovarono a riflettere entrambi. C'era una gioia a stento repressa, la gioia di essersi ritrovati, la quiete dopo la tempesta.



Fran's corner:
salve a tutti! Chiedo umilmente perdono per aver ritardato così tanto nel postare, ma purtroppo sono stata presa da un blocco.
Buona lettura, e grazie a tutti per le recensioni!
Alla prossima =)
   
 
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