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Autore: Myriam Malfoy    02/02/2007    4 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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Il gufo era planato dolcemente, in modo delicato e quasi ipnotico, come a voler attrarre la maggior attenzione possibile e Draco come tutti l’aveva fissato domandansi fugacemente a chi appartenesse il messaggio legato alla zampa del pennuto. Con occhio scettico osservò il gufo planare elegantemente davanti a lui tendendogli la zampa con il messaggio, l’attenzione di tutti era centrata su di lui e al giovane Mangiamorte non faceva di certo piacere. Si trovava al Manor dopo avere fatto rapporto al suo Signore sullo svolgimento della missione, la notte era stata lunga e lui aveva dormito poco, era stanco ma soddisfatto di aver ricevuto delle lodi per il suo operato. Ed ora si trovava nella sala principale, seduto al lungo tavolo di noce per gustarsi la colazione in pace e invece quel gufo era venuto a rompere la sua tranquillità focalizzando l’attenzione dei presenti su di lui. Sciolse con velocità e stizza il nodo del cordoncino e prese il messaggio leggendolo rapidamente. Dovette solo al suo sangue freddo e impassibile di Malfoy se non strabuzzò gli occhi alle poche righe scritte con precisione, ma quasi stanchezza. Si alzò e senza salutare si diresse alle sue stanze per cercare di calmarsi e trovare una soluzione.

Manor Riddle era un castello molto grande, residenza di Lord Voldemort e, all’occorrenza, della sua corte. In suoi Mangiamorte più fidati e forti avevano una camera fissa in quel luogo in caso non potessero tornare a casa o non ne avessero il tempo, gli elfi domestici provvedevano ad ogni bisogno. Draco Malfoy si sentiva come a scuola o a casa, il salone ospitava per i pasti chiunque si trovasse nell’abitazione e la sua stanza era confortevole e ospitale, inoltre così poteva consultare con più tranquillità l‘immensa biblioteca del Manor, con i più importanti libri sulla magia nera, formule che all‘occorrenza gli sarebbero state utili. Ma in quel caso Draco non sapeva proprio cosa fare e il castello gli sembrava una prigione, l‘intera sua condizione gli sembrava una prigione. Voleva andare da Harry, aiutarlo, portarlo via da quella scuola…..ma andarsene ora significava rischiare tutto quello che con fatica aveva ottenuto…..ma non poteva lasciare Harry ancora lì.

Con calma si alzò dalla poltrona nella quale era sprofondato e rilesse ancora una volta la lettera ricevuta. Si riassettò i vestiti e guardò l’orologio….le 11:10….il Lord doveva essere nel suo studio con Severus e suo padre….ora era inutile andare, e l’idea di esporre il suo problema davanti al padre non lo incoraggiava. Lucius non era un tipo comprensivo….”Devi aspettare Harry, solo un altro po’” disse quasi con affetto posando la missiva sulla sua scrivania.

La pendola nella biblioteca suonava i suoi 15 rintocchi per indicare l’ora del pomeriggio all’occupante della stanza che, pacifico, stava seduto su di un divanetto dall’imbottitura nera di pelle. Le lunghe gambe erano accavallate elegantemente e tra le mani reggeva un grande tomo dalla copertina rovinata ed antica, gli occhi blu petrolio seguivavano con attenzione ogni frase o periodo mentre le labbra erano piegate in un ghigno accennato. Lord Voldemort teneva particolarmente a quel libro e continuava a rileggerlo nell’illusione di perdersi tra ricordi in cui al sua dolce Lily gli parlava con voce chiara e dolce. Gli sembrava quasi di sentirla se solo chiudeva gli occhi………stavano sempre lì, lui seduto su quella poltrona a sorseggiare un forte brandy mentre la donna dai caldi capelli rossi gli sedeva accanto leggendogli qualche pagina di quel libro. Ogni tanto sorrideva mesta, un piccolo incresparsi delle labbra mentre faceva scorrere le parole nell’aria fresca con fluente musicalità per ogni sillaba. Gli occhi erano vivi e attenti e sorridevano illuminati da una luce di gioia e potere che la faceva risplendere. Solitamente Tom stava ad occhi chiusi per concentrarsi sulle parole di Lily mentre sorseggiava piano il liquore, poi appena finito quello, attirava la compagna su di sé. Lei si acciambellava docilmente in braccio a lui lasciandosi stringere e sorridendo ancora felice mentre ricambiava il suo signore con un bacio passionale, poi riprendeva il libro e continuava a leggere fino al tramontare del sole, sempre insieme. A distanza di così tanto tempo, Tom si chiese dove avesse sbagliato con lei, perché non era riuscito a tenerla a suo fianco, con sé…………ed ancora una vola quella dannata domanda…..

Perché è scappata da Potter?

Che si ricordasse lei odiava Potter ai tempi della scuola e comunque non pensava di certo che andasse a chiedere aiuto a lui. Forse si era solo illuso con lei, illuso che l’amasse davvero, che potesse stargli affianco, illuso che condividesse davvero il suo sogno per il mondo magico. Chiuse di scatto il libro e lo posò sul tavolinetto affianco mentre si passava un mano sugli occhi per cancellare la profonda malinconia che rischiava di sommergerlo. E quel bambino che lei aveva difeso a costo della vita, quel piccolo coi suoi occhi verdi che piangeva tra le braccia della madre morta…….amava così tanto James Potter? E lui non se ne era accorto…..

Ma ora qualcosa era cambiato, la nuova energia che aveva sentito fluire in quel ragazzo che cercava di uccidere lo aveva sconcertato perché era una potenza nuova, ribelle e forte, impregnata di rabbia, tristezza e coraggio. Una scarica di puro potere che aveva sentito in pochi individui oltre a se stesso e Silente, ma questa era giovane e ancora da gestire, al primo stadio……..e Lord Voldemort pensò che sarebbe stato più che felice di essere il maestro di quel ragazzo.

Dei decisi colpi alla porta lo distrassero dalle sue riflessioni riportandolo alla realtà. Riacquistò la sua solita parvenza di freddezza e serietà dando il permesso al visitatore di entrare. L’uscio di noce intarsiato ruotò piano sui cardini ben oliati rivelando l’altera e perfetta figura di Draco Malfoy impeccabile con pantaloni e camicia nera a far risaltare la pelle chiara e i fini capelli biondi. Con un piccolo, bieco sorriso il Lord diede il permesso al giovane di accomodarsi sul divanetto dirimpetto a lui, osservò con occhio attento quanto quel ragazzo diventasse sempre più simile al padre sia nel portamento elegante e raffinato, che nella luce predatoria e affilata che albergava in quegli occhi chiari.

Ma i tratti morbidi e volitivi che delineavano il viso erano senz’altro eredità della madre Narcissa. Il biondo sembrava nervoso o preoccupato, la postura era rigida e diritta mentre le mani posate sulle gambe era chiuse in pugni stretti, tremanti per la tensione, gli occhi sfuggenti dal suo sguardo e le labbra chiuse in una linea dura.

Sembrava semplicemente sconvolto o molto, molto preoccupato.

-La cosa si fa interessante- pensò l’uomo che non aveva mai visto Draco Malfoy spaventato per qualcosa che doveva chiedergli, infondo il giovane sapeva di godere della stima e della fiducia del proprio lord.

“Cosa devi dirmi Draco?” chiese con voce morbida e calma atta a tranquillizzare il giovane che alzò il viso verso il suo interlocutore prendendo un bel respiro

“Volevo dirle che, se per sta sera non ha bisogno di me, io dovrei uscire” la voce era ferma e chiara, una lieve nota d’incertezza in sottofondo

“E posso sapere dove devi andare così di fretta?” chiese con un lieve ghigno già immaginando da chi corresse

Draco si tormentò nervosamente le mani schermando completamente la mente dal Lord, non era un’azione intelligente ma al momento doveva essere libero di pensare a cosa rispondere. Si chiese fugacemente quale balzana idea lo aveva spinto ad andare dal Lord per chiedergli una cosa del genere, sapeva perfettamente che l’uomo gli avrebbe fatto quella domanda. Ma se quella sera il Signore Oscuro lo avesse cercato, non trovandolo, i guai sarebbero stati ancora peggiori……….senza contare che non andava in gita di piacere, ma nel posto meglio controllato dopo il Ministero!

“Cosa c’è Draco? Non mi vuoi dire il perché di questa fuga?” la voce vellutata nascondeva un sibilo pericoloso

“Non è una fuga! Non potrei mai abbandonarla!” disse con fervore il giovane, era questo che temeva…..che il Lord vedendolo lasciare la sua casa senza una spiegazione adeguata o un avvertimento lo ritenesse un traditore, un traditore da uccidere. Ma allo stesso modo avrebbe dichiarato al sua morte dicendo la verità……..

“Avrei detto di sì Draco. Visto che mi chiedi di andare via sta sera senza darmi una spiegazione”

“Io….” era indeciso, fortemente indeciso, ma lasciare Harry ancora in mano a quei babbanofili….

“Perché sei diventato un Mangiamorte?” quella domanda non se la sarebbe mai aspettata, alzò lo sguardo verso il proprio Signore mentre una luce decisa illuminava i suoi occhi azzurri

“Perché sono convinto che questa guerra sia necessaria e credo nelle sue idee!” disse con convinzione il giovane

“Risposta scontata” disse con voce indolente l’uomo mentre il ragazzo abbassava lo sguardo indeciso “Non è che ti sei solo fatto condizionare da Lucius? Non voglio al mio comando gente che non sia più che convinta!”

“Mio padre non centra nulla” la voce era bassa e impregnata di rabbia, lo sguardo ancora basso “Anche lei crede infine che io sia solo l’ombra di mio padre? Sono una persona distinta che non si fa più condizionare dalle preferenze paterne. Sono stufo di essere visto come la copia mal riuscita di mio padre, stufo di sentire i suoi rimproveri per il mio comportamento. Vuole sapere perché accondiscesi a divenire un Mangiamorte? Semplice…..qui sono visto come Draco, qui mio padre non può ordinarmi niente perché non è lui che comanda. E qui posso far vedere che anch’io sono utile, che sono più utile di Lucius. A questa corte, a lei Mio Signore, posso dimostrare che mio padre mi ha dato solo il nome, per il resto non voglio dipendere più da lui. Credo nelle sue idee e in quello che facciamo e come lo facciamo, non ho mai dubitato che fosse giusto. Questa e non Malfoy Manor è la mia casa, là sono l’erede della casata, sono considerato un bimbo e non un uomo che è pronto a combattere. Se mi vuole punire per qualche mia parola faccia pure, ma non pensi che la possa tradire, perché questa è la mia famiglia” ora che aveva alzato gli occhi su di lui Tom Riddle riconobbe il fuoco della battaglia che albergava identico e potente negl’occhi di Potter, e nei suoi. Non si era sbagliato su quel giovane. Era più potente di Lucius e Severus, più astuto dei due e aveva una gran voglia di rivalsa verso la famiglia, e Lord Voldemort avrebbe sfruttato quel sentimento per assicurarsi la completa fedeltà di quel giovane.

“Molto bene mio caro. Mi fido delle tue parole perché ho potuto vedere che sono vere” disse con un sorriso l’uomo mentre il biondo si rilassava impercettibilmente. Alzandosi il Lord prelevò da un mobiletto di vetro vicino una bottiglia di brandy e due bicchieri, versò il liquore per se e il suo ospite. Draco accettò volentieri e bevve un primo lungo sorso chiudendo gli occhi mentre il liquore gli scaldava la gola e il corpo sciogliendo il muscoli tesi. Ora che si era aperto, che era riuscito a fare capire al suo Lord le sue vere motivazioni, si sentiva più libero e tranquillo. L’unica nota dolente era che non sapeva come spiegare all’uomo seduto di fronte a lui che doveva a tutti i costi liberare Harry Potter da quella gabbia dorata e soffocante, Draco sapeva che con Harry dalla loro la vittoria sarebbe stata veloce e indolore, per loro.

E nel frattempo il Lord osservava con un ghigno divertito il giovane Mangiamorte che gli avrebbe servito la pedina mancante al suo splendido piano, perché sapeva bene che qualcosa aveva scatenato il potere e l’animo furioso di Potter, e sapeva bene che lui avrebbe potuto usare quel sentimento……ma gli mancava il collegamento. Cosa legava Voldemort ad Harry Potter oltre ad una sottile cicatrice a forma di saetta?

Eppure Tom Riddle sentiva una corda sottile ed invisibile che univa le loro vite……qualcosa che Lily aveva taciuto……

“Perché non cominci a spiegarmi cosa ti lega ad Harry Potter?” chiese con voce fluente mentre il biondo alzava la testa di scatto, gli occhi spalancati grigi di terrore

“Niente…solo rivalità e odio naturalmente” disse veloce e, sperando, convincente

“Oh Draco mi deludi molto. Non credi che il tuo Lord sia capace di leggere le emozioni di una persona? Senza contare che non sei stato particolarmente bravo a nasconderle”

Perfetto.

Draco poteva già fare testamento perché entro qualche minuto il Lord lo avrebbe ucciso perché i suoi sentimenti si scontravano con l’esito della guerra. Come si poteva avere al proprio fianco un Mangiamorte innamorato del proprio rivale numero uno?

“Non temere Draco, sii sincero, non ti ucciderò” disse Tom con un lieve sorriso sorseggiando il brandy

“Io non so come sia potuto accadere…..mio Lord, io amo Harry” la voce era chiara e precisa, ferma e convinta della sua posizione, se doveva morire tanto valeva vuotare il sacco. Il Lord annuì con un lieve sorriso fiero del coraggio che il suo adepto mostrava

“Molto bene. Visto che non era difficile? Ora spiegami bene cosa succede al giovane, lo sento potente e confuso ultimamente”

Il giovane Malfoy annuì serio e prendendo un ultimo sorso della bevanda iniziò a spiegare dall’inizio dei suoi sentimenti verso il ragazzo, quanto lo odiava inizialmente per aver rifiutato la sua mano, la sua amicizia. Poi la rabbia si era tramuta in sfida aperta su tutto, il volo, le lezioni, il duello, qualsiasi cosa purché si potessero scontrare e far risultare Potter sempre sconfitto. E andando avanti negli anni, vedendo come Potter gli teneva testa stoicamente, con sfida, rispondendo alle sue beffe, ai suoi insulti. L’unico in mezzo a tutta quella marmaglia che gli teneva testa, che non si lasciava scoraggiare o intimidire dal nome della sua famiglia…..e poi quello stesso anno, in quel bagno, quando si era accorto da tempo che il suo comportamento nei confronti del rivale era atto solo a ricercarne l’attenzione, a ricordargli che lui era sempre presente nella sua vita, un cauto rispetto si era tramutato in ammirazione ed irrimediabilmente amore durante quella manifestazione di potere. Draco ricordava perfettamente il duello che lui e Potter avevano fatto in uno squallido bagno gli ultimi mesi di scuola, la rabbia verso quei sentimenti profondi che aveva scoperto per lui lo aveva fatto combattere senza sosta.

E poi Potter si era fermato, lo aveva guardato con rabbia, forse odio, gli occhi verdi due braci potenti dove bruciava un potere devastante, le labbra piegate in un sorriso crudele, l’aura magica un alone nero di terrore intorno alla sua figura. Draco aveva sgranato gli occhi di fronte a quell’angelo nero di potenza, affascinato e completamente conquistato dalla sua sembianza oscura……e aveva incassato il colpo praticamente mortale.

Voldemort sorrise a quella spiegazione pensando che allora non si era sbagliato -Il ragazzo ha davvero una parte potente e oscura- con un cenno invitò il suo adepto a continuare, incuriosito. Draco narrò allora di quando era andato a trovare Potter a scuola, di come era penetrato facilmente e dell’incontro col giovane distrutto e cambiato. Gli occhi nascondevano una bestia ferita e acquattata nell’ombra di fiamme verdi pronta a balzare dilaniandoti, il portamento altero e rigido, regale eppure sfiancato, sembrava incerto, sull’orlo di un baratro senza sapere cosa fare. Raccontò all’uomo quello che si erano detti e cosa aveva spiato dalla conversazione solitaria del giovane, la confessione della rabbia verso Silente, verso il mondo intero e la sua dubbia paternità.

“Sei sicuro Draco? Ha detto che James Potter non è suo padre?” disse sconvolto il Lord, un orrenda possibilità che lentamente si faceva strada in lui

“Sì. Mio signore, sono sicuro” disse il giovane

“E ora cos’è successo?”

“Mi ha mandato una lettera con scritto che ha bisogno di me. Mio Lord io sono sicuro che con lui dalla nostra parte la vittoria sarà certa e schiacciante”

“E tu avresti vinto un amante”

“Harry non è un trofeo” disse prima di riuscire a frenare quelle parole pentendosi un attimo dopo averle dette. Suonavano così tanto Grifondoro…….si maledisse un centinaio di volte per aver, forse, rovinato tutto

“Ma certo che no” rispose Tom con un sorriso storto posando il suo bicchiere sul tavolino “Credi che verrà con te? Da me?”

“Si, ne sono sicuro, lo stanno uccidendo lì, non chiede altro che andarsene e se mi ha spedito questa lettera è perché lo porti via”

“Molto bene Draco, allora vai. Stai molto attento e torna con Potter……avremo una lunga chiacchierata da fare” disse mentre il giovane annuiva contento cercando di nascondere un sorriso mentre si alzava, salutava e usciva dalla stanza con calma. Una volta in corridoio non trattenne il sorriso radioso di vittoria, corse per tutto il palazzo fino nella sua stanza, prendendo pergamena e penna cominciò a scrivere il messaggio di risposta.

La cena in Sala Grande veniva consumata nell’abituale buon umore di tutta la scuola,risa, gridi, chiacchiere che volavano tra un tavolo e l’altro e buon cibo ad allietare la serata, o almeno così doveva essere. L’allegria che da sempre contraddistingueva il tavolo dei grifoni non riusciva a giungere al cuore di un giovane ragazzo 17enne dai ribelli capelli neri e gli occhi come due gemme verdi che risplendevano nel silenzio della notte. Harry sorseggiò con relativa calma il suo bicchiere di burrobirra mentre passava lo sguardo pigro sul tavolo, una mano a giocare pigramente col ciondolo della madre sempre assicurato al collo. Dall’altro capo del tavolo il suo, oramai, ex-migliore amico continuava a lanciargli sguardi perforanti e carichi di rabbia e frustrazione, ma lui rispondeva solo con un ghigno di derisione alzando il calice nella sua direzione a simulare un brindisi. Harry sapeva perfettamente perché il rosso ce l’avesse tanto con lui e in definitiva non poteva interessargli assolutamente. Il motivo di tanto astio sedeva vicino a Ron ed in realtà erano due motivi, entrambi femminili: il primo era il litigio avuto con Hermione quella mattina e il secondo, il litigio avuto con la ‘fidanzata’ quello stesso pomeriggio. Harry si appoggiò quasi distrattamente al tavolo mentre osservava il liquido biondo nel suo bicchiere contorcersi e mischiarsi in un turbine, esattamente come i suoi pensieri. Un piccolo sorriso mesto gli nacque spontaneo mentre ripensava al litigio avuto con la rossa, in definitiva lui non odiava Ginny, non come odiava il resto dei suoi ‘amici’, lei era stata la prima a non vederlo come Potter, l’eroe. Si ricordava ancora quella volta quando doveva attraversare la parete tra i binari 9 e 10 per la prima volta e lei tutta sorridente gli aveva detto “Buona fortuna”. Era semplicemente la prima a dirgli una cosa del genere, la prima a preoccuparsi di lui con quella genuinità che solo la lei possedeva. E per questo un po’ gli dispiaceva doverla lasciare, averci litigato e soprattutto, gli dispiaceva che si fosse fatta condizionare dagli altri, che stupidamente in quel periodo i cui erano ‘fidanzati’ lei smettesse di essere la ragazza semplice e radiosa che l’aveva affascinato, per diventare un ochetta come le altre, come tutti volevano che fosse la fidanzata di Harry Pottre.

Era da poco passata la terza ore di lezione pomeridiana per Harry che come ogni volta si era visto fuori dalla classe ad aspettarlo al sua adorabile fidanzata Ginny Weasley e come ogni volta l’aveva degnata di un’occhiata storta a cui lei aveva risposto sorridendo e incollandosi al suo braccio. Non avevano lezione per quell’ora e la rossa l’aveva condotto verso il parco per una boccata d’aria distensiva. Si erano seduti sul prato in riva al lago mentre la scolaresca riunita fuori lanciava alla bella rossa occhiate di gelosia e invidia. Harry non ricordava di preciso di cosa avessero parlato, per lo più era lei a parlare raccontandogli ogni particolare della sua giornata e ridacchiando da solo per qualche avvenimento divertente. Era un’altra delle cose che Ginny non riusciva a capire in lui ma che lui aveva capito perfettamente in lei: Ginny aveva paura del silenzio. Era un terrore tangibile che spesso la bloccava, gli occhi dilatati e frenetici nella speranza di trovare un argomento di conversazione che riempisse quel vuoto enorme che le pesava addosso. Non riusciva a stare in silenzio e non capiva l’abitudine o il piacere che il suo ragazzo traeva dall’immota assenza di parole, con la semplice compagnia di suoni naturali e suggestivi, alcuni tristi e malinconici. Harry trovava il silenzio una delle più alte forme di meditazione o conversazione tra due persone, il saper colmare di piccoli suoni, come il respiro o il battito del cuore, quello spazio altrimenti occupabile con le parole, era un’arte che in pochi sapevano apprezzare e compiere. Le parole potevano essere fraintendibile o possono mentire, ma il silenzio non può mentire e di certo non può essere frainteso, ma Ginny temeva come nessun’altra cosa al mondo quella calma che invece sembrava avvolgere il fidanzato. Non sapeva bene perché odiasse a tal punto il silenzio, sapeva solo che l’atterriva non aver punti di conversazione e spesso, prima di intavolare un discorso con qualcuno, si trovava a chiedersi di cosa potessero parlare, quali argomenti trattare o cosa avrebbe portato a una conversazione lunga. Il suono del silenzio non le piaceva neanche quando era da solo, aveva bisogno di qualcosa anche in quel momento che fosse della musica o un libro e insieme alle altre persone si sentiva male se non trovava punti in comune di cui parlare. La prendeva un ansia quasi tangibile e il respiro cominciava a mozzarle il fiato. Inconsciamente sapeva a cosa era dovuto attacco di panico, temeva di non essere accettata dalla gente se non trovava argomenti di cui parlare, temeva che la gente si stufasse di lei e la ignorasse lasciandola sola. Unica ragazza di sei fratelli…..era dura a un certo punto trovare qualcuno con cui parlare, ma sapeva che Harry l’aveva capita e non le faceva pesare questa mancanza. Il giovane moro non sapeva se classificare questo atteggiamento come un pregio o un difetto, ma c’erano momenti, come quello, in cui sentiva di voler affianco qualcuno che semplicemente apprezzasse come lui il suono ricco e melodioso della natura invernale pomeridiana, e di certo quella persona non era la rossa Waesley. Ma lei sembrava non accorgersene anche se all’inizio della loro storia -Quando ancora credevi di amarla Harry- si disse mentalmente, le aveva chiesto di assecondarlo in quei momenti in cui voleva soltanto essere rapito dalla malinconia ed ascoltare il silenzio. Si ricordò che al principio lei cercava di accontentarlo, di capire come potesse preferire un immoto silenzio al piacere di una conversazione, ma poi era rispuntata la paura, il terrore per quel vuoto, per il sussurro del vento che sembrava atterrirla e sconvolgerla. E così, semplicemente, aveva deciso per entrambi che il silenzio non facesse per loro e anche se il moretto non partecipava alla conversazione, a lei bastava non sentire l’eco della quieta che gli riportava alterati i battiti del suo cuore.

Anche il quel momento, in riva al lago, lei parlava nonostante Harry non l’ascoltasse apertamente e cercasse piuttosto di scoprire la natura profonda del perché una semplice foglia di quercia restasse ancora appesa al suo ramo. Ginny fissò con lui quella meraviglia del creata osservando con studiata attenzione le piccole venature della foglia, il colore rosso sangue e giallo che si mischiavano perfettamente tra loro e il lievi spostamento causato dal vento. Eppure oltre a quello non riusciva a vederci altro e non capiva cosa cercasse con ostinata ingenuità il suo ragazzo. Aveva portato lo sguardo lontano, sul lago che si muoveva ritmica e calmo, e il silenzio le si attorcigliava attorno come una ragnatela di fili invisibili i cui ragni tessitori si destreggiavano con perizia meticolosa, soffocandolo. Poteva quasi vedere le spire di silenzio che la strangolavano soffocandola mentre annaspava fremente per trovare uno spiraglio di conversazione, i ragni erano orribili, mostri neri con le tenaglie che danzavano davanti a giganteschi occhi mentre con le gambette lunghe e secche si spostavano su quel filo che la stringeva, intonando una macabra danza. E poi, mentre fissava lo sguardo sul lago, le venne un’idea di conversazione, iniziò a parlare con voce incerta, rotta dalla paura, e mano a mano che le parole fluivano nell’aria sentiva la presa sul suo corpo sciogliersi e placarsi mentre il sorriso tornava e lei respirava nuova aria.

Fu in quel momento che un gufo dal lucido piumaggio scuro planò dolcemente nel cielo descrivendo ampi cerchi nella loro direzione mentre scendeva con eleganza e precisione fino a fermarsi davanti al fidanzato che si era alzato dalla sua posizione supina. Aveva sfilato il piccolo rotolo di pergamena da un laccetto di cuoio nero che lo teneva legato alla zampa dando poi una carezza affettuosa sul capo del gufo che sembrò apprezzare molto quel gesto. Gli morse affettuosamente il dito e spiccò ancora il volo contro il blu inteso del cielo. Ginny aveva assistito allo scambio con sguardo attento e una piccola fiamma di gelosia nell’animo mentre si rendeva conto che Harry non le aveva mai riservato carezze così premurose e non l’aveva mai guadata con quello sguardo verde intriso d’affetto profondo e totale. Chiunque fosse stato il mittente della lettera non le stava di certo simpatico ed era estremamente curiosa di sapere chi scriveva al Suo Harry suscitandogli tanto amore come lei non era in grado di fare.

Aspettò con le braccia conserte e un’apparente calma che il suo ragazzo finisse la letture della missiva e le dicesse qualcosa, ma le sue speranze furono vanificate quando alla fine Harry ripiegò la lettera e se la mise in tasca, in viso un’espressione serena che la giovane non vedeva da molto tempo.

“Chi ti scrive?” chiese con voce bassa e leggermente stridula che faceva trapelare la profonda vena di gelosia che intaccava il suo animo in quel momento. Harry la guardò per un attimo confuso dall’astio profondo che riusciva a scorgere nel tono della rossa e con un lieve sorriso sinistro pensò che la giovane fosse gelosa e che la cosa non lo toccava minimamente. La belle notizia che aveva ricevuto lo aveva fatto sentire leggero e tranquillo, per un attimo il suo squarcio di salvezza da quel mondo opprimente si stava diradano e ingrandendo permettendogli di scorgere un futuro nuovo.

Draco sarebbe venuto………….quella notte stessa………..vicino alla tomba di Silente.

 

COMMY: Mi dispiace non essere riuscita ad aggiornare prima, cmq volevo ringraziarvi tutti per i commenti e per le letture numerose. mi fa piacere che la scena del Tower Bridge abbia suscitato tanto clamore, per risp a Fife, ci sono stata quasi una settimana a pensarci cercando foto di diverse visuali e chiedendo aiuto su dove era meglio mettere l'esplosivo.....qui era un caos perché io proprio nn avevo idee ma visto che volevo un effetto catastrofico al massimo dovevo scegliere un bel punto no!!?? spero che andando avanti vi piaccia sempre di più...un grazie speciale a Mistress Lay per il commy perché è stata proprio la tua storia di un Harry cattivo a darmi l'ispirazione di scriverne una dark......quindi THANKS!!! un bacione a tutti a presto Myriam.

   
 
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