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Autore: brunettegirl27    19/07/2012    2 recensioni
fan fiction di teen wolf - con l'introduzione di personaggi totalmente inventati, non avrete il problema di incappare in qualche spoiler perchè la storyline è completamente diversa dall'originale. è una storia d'amore ma anche d'amicizia. spero vi piaccia, grazie per l'attenzione.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto correndo, riesco a vedere un albero, un altro albero, un altro ancora, il paesaggio continua a ripetersi, in modo sempre più veloce, ma non ci penso continuo a correre, perché lui mi sta inseguendo, sento i suoi occhi su di me, corro sempre più veloce, non sapevo di avere così tanta forza, ma credo sia l’adrenalina, quando pensi di stare per morire, riesci a fare cose che non avresti mai pensato di saper fare; non riesco nemmeno a ricordare come sia finita in questa situazione, in questa foresta dove potrei lasciare il mio ultimo respiro, ma ogni domanda che tenta di formarsi nella mia testa, viene schiacciata dall’unico pensiero dominante, ‘correre’, continuo a guardare solo davanti a me, non ho il coraggio di girarmi per vedere a che punto è il mio inseguitore, ma la tentazione è troppo forte, mi giro, vedo il nulla, il buio mi circonda. Inciampo su qualcosa, forse un sasso, o una radice di un albero, cado sulle ginocchia, non ci vedo bene, è troppo buio, l’unica fonte di luce è il chiarore della luna, la vista è offuscata, le lacrime mi rigano il volto, mi sento una di quelle ragazze stupide che prendo sempre in giro durante i film horror; inizio a far caso ai rumori dietro di me, trovo il coraggio di girarmi, vedo un ombra, forse un uomo, sembra che sia girato di spalle, rimane lì in piedi con lo sguardo fisso su qualcosa, provo a vedere, ma tutto ciò che vedo è il buio e qualche sagoma di abeti, cerco di alzarmi, mi sento un idiota a rimanere seduta per terra, non ce la faccio, sento una fitta al ginocchio destro, lo tengo con la mano, ma qualcosa di umido inizia a bagnarsi la mano, sangue, qualcosa si muove. La figura di prima, muove il busto, come il girarsi verso di me, il secondo dopo la sento accanto a me, sento la sua mano sul mio fianco, è così vicino che riesco a sentire il suo respiro sul mio collo, “tieniti forte”, sono le deboli parole che mi sussurra all’orecchio. Poi, niente, il buio mi avvolge. Spalanco gli occhi, sono sdraiata, l’ansia mi invade, non riesco a rimanere ferma, mi agito troppo, mi guardo intorno, sono a casa, sul mio letto. Solo guardandomi intorno riesco finalmente a respirare di nuovo, sento ancora il sudore scendermi dalla fronte, faccio grandi sospiri per cercare di convincermi che era solo un incubo, eppure sembrava così reale, riesco ancora a sentire la voce del ragazzo nella mia testa, provo a strizzare gli occhi e scuotere la testa per cercare di non pensarci. La porta si spalanca, faccio un salto, una figura mi guarda in penombra sull’orlo della porta, quando guardo meglio e scorgo i suoi occhi nocciola mi calmo, “mamma?” riesco a sussurrare, un sorriso appare sul suo viso, mentre entra in camera, “sì tesoro, sono appena tornata da lavoro”, mi tocca la fronte, “che cosa è successo? Sei calda, non è che hai la febbre?”. Io le sorrido “no, mamma, tranquilla! È solo il caldo, e poi devo prepararmi per il primo giorno di scuola!”, guardo la sveglia erano le 7.30, fantastico, già in ritardo,do un bacio sulla guancia a mia madre “ci vediamo domani mattina”, e mi fiondo in bagno. Mi guardo allo specchio, oramai era un anno che vivevo sola con mia madre, mio padre ci aveva abbandonate, e per cercare di tirare avanti mia madre dovette prendere i turni più appaganti in ospedale, cioè il turno di notte, ma d’altronde non è così male, ho tutta la casa per me anche la notte. Continuo a fissare la mia immagine allo specchio, guardo fuori dalla finestra era giorno, era il 1 settembre, l’incubo notturno era ormai lontano, ma un altro incubo iniziava a prendere forma, in meno di un ora avrei rivisto lui. Prima ispiro a fondo, e subito dopo emetto un grande sospiro, prendo i vestiti che avevo preparato la sera prima un paio di jeans e una maglietta, scendo le scale in fretta e corro fuori, il bus naturalmente è già passato, quindi prendo la mia bicicletta e pedalo il più veloce possibile. Arrivo a scuola alle 7.55, cinque minuti prima dell’apertura dei cancelli. Lascio giù la bicicletta, “siamo in ritardo il primo giorno di scuola, eh!”, una voce dietro di me, sobbalzo, mi giro, due ragazzi, entrambi sono di altezza media: il ragazzo che aveva parlato proprio pochi secondi fa, moro, con gli occhi color nocciola, quegli occhi che ti sorridono anche quando prova ad essere arrabbiato con te: STILES, siamo praticamente cresciuti insieme; l’altro ragazzo al suo fianco, anche lui con i capelli castani, un po’ più lunghi e meno curati: SCOTT, si era trasferito da noi quando eravamo in terza elementare, e subito diventammo inseparabili. Continuano a guardarmi con questo sguardo serio come da rimprovero, entrambi con le braccia incrociate, quando ad un tratto scoppiamo tutti e tre a ridere “per l’esattezza sono in anticipo di 5 minuti!”, rispondo ridendo, prima di abbracciarli tutti e due! Iniziamo a camminare verso la scuola, a quell’ora del mattino è davvero qualcosa di inquietante, o forse era solo la mia mente a renderlo così, non era stato un buon anno per me, ma quest’anno forse sarebbe stato diverso, insomma ero arrivata in anticipo al mio primo giorno di scuola e mi ero già imbattuta nei miei due migliori amici, forse, per una volta, la fortuna era dalla mia parte. Ma come potevo aver pensato ad una cosa del genere, era come attirare a sé la sfortuna, è come quando nei film dicono ‘cosa mai potrebbe andare storto’. Mentre camminiamo, eccolo lì davanti a me, Jackson, il ragazzo dal sorriso perfetto, il capitano della squadra di lacrosse, beh forse dovrei chiamarlo il mio ex-ragazzo, rivederlo dopo 3 mesi, dopo quella stupida festa dell’inaugurazione dell’estate, è come una secchiata di acqua fredda, è come se il tempo si fosse fermato, l’unica cosa che vedo è lui, scendere da quella sua dannata macchina, e piazzarsi davanti a me, “hey ems, passato una buona estate?”, al suono della sua voce, sento il sangue raggelarmi, è come essere piombata di nuovo a tre mesi prima, quell’oceano di dolore, quelle notti passate a piangere, no è troppo. Non avrei pianto, non avrei versato un’altra lacrima per lui. Guardo il pavimento, non ho nessuna intenzione di guardarlo negli occhi, vedere il suo sorriso, sento una mano che mi trascina via, alzo lo sguardo era scott, ci allontaniamo. Jackson cerca di parlare nuovamente, ma qualcuno lo ferma, trovo il coraggio di girarmi, vedo stiles che gli tiene il braccio “amico!” prova a sussurrargli qualcosa nell’orecchio, ma non è in realtà un vero sussurro, si trasforma in un qualcosa gridato a bassa voce, forse dovuto alla rabbia “stai lontano da lei!”, sono le parole che riusciamo ad udire da un metro di distanza, “altrimenti?” dice Jackson nello stesso tono di stiles, con il suo solito sorriso sulla faccia, come se nessuno potesse ferirlo, e forse era così, subito dopo stiles ci raggiunge e mette un braccio attorno alle mie spalle, come per rassicurarmi, gli sorrido, nessuno dei tre riesce a dire niente, perché sappiamo che non c’è nulla da dire, conosciamo tutti la storia, e ci addentriamo nella scuola in silenzio.
  
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