Era quasi il tramonto quando il campanello di casa suonò. - Chi è? - urlò Jaco. - Sono Rosi Lee. Apri! - Jeco aprì la porta e le fece segno di entrare. - Ci vorrebbe proprio una squadra di pulizia - disse Rosi Lee in tono scherzoso - Questa casa è un disastro -. - Qui non ci vuole un bel niente, e poi non capisco non c'è niente fuori posto - replicò Jeco guardando Rosi Lee come se dalla sua bocca fosse uscita una bestemmia - Comunque... Gradisci qualcosa? - proseguì. - No niente, grazie - disse Rosi Lee accennando un sorriso. - Allora qual è il motivo della tua visita oggi? - chiese Jeco accomodandosi sull'enorme divano che occupava gran parte del salone. - Sono venuta per sapere se hai chiamato o in qualche altro modo sentito i tuoi genitori - rispose Rosi Lee accomodandosi sul divano. Jeco alzò gli occhi al cielo e sbuffò. - Non comportari da bambino Jeco! - sentenziò Rosi Lee - Non ti hanno lasciato qui di proposito e il loro lavoro che gli impedisce di esserti vicino-. - Non è solo per questo che mi comporto in questo modo - rispose Jeco chinando il capo - Ultimamente ho chiesto loro un pò d'aiuto, sono a corto di soldi per la precisione, e sai come mi hanno risposto? Che sono la pecora nera della casa... Che non sono capace di cercarmi un lavoro per poter andare avanti. Un fallito! -. - Non è colpa tua se non riesci a trovare lavoro - disse Rosi Lee alzando con una mano il capo di Jaco, poi guardandolo negli occhi proseguì - Sarà un periodo difficile anche per loro. Sicuramente adesso si sentiranno in colpa per quello che hanno detto. Cerca di risentirli e parla con loro, cerca di chiarire e fagli capire com'è la tua situazione, sono sicura che capiranno -. Tra i due calò un grande silenzio. - Ci penserò un pò! Ok? - - Certo - rispose Rosi Lee alzandosi dal divano. Jeco l'accompagnò alla porta. Il sole era tramontato quasi del tutto, ne rimanevano solo pochi deboli raggi che cedevano il posto alla notte. - Ci sentiamo dopo - urlò Jeco guardando la figura di Rosi Lee scomparire tra le deserte strade del paese. La dama era ancora china sul tomo intenta ad assaporare ogni sorta di male assoluto contenuto in quel libro malefico. Lentamente alzò il capo e si osservò intorno come se fiutasse la presenza di qualcuno nella camera, poi di colpo volse la testa difronte a se. I pochi raggi che filtravano dall'enorme camino rifletterono sul volto della dama. Gli occhi erano coperti da una benda. Distese le mani dietro la nuca e iniziò a scogliere la benda lembo dopo lembo, appena l'ultimo lembo di benda fu tolto dalle cavità vuote degli occhi cominciarono a fluire dei disgustosi vermi di ogni dimensione che cadevano sulla tavola. Poi incominciò ad afferrare i vermi uno ad uno e lentamente li stritolava per poi portarli alla bocca e ingerirli. Jeco si svegliò di soprassalto. Il cuore gli batteva forte. Si voltò verso la sveglia erano le 03:30. Il corpo era interamente madito di sudore freddo. Era la seconda volta che sognava quella donna orribile.