Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Ulissae    19/07/2012    4 recensioni
[Vita, morte e miracoli di Aro. Personale interpretazione della sua vita]
"Sarai pronto a perdonarmi?"
Genere: Dark, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Volturi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'L'enciclopedica visione dei Volturi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Historia Apollinis



All’alba metà dei vampiri restò nella domus sistemandosi nelle camere che avevamo preparato per loro. Rimasi seduto nella mia stanza e iniziai a scrivere freneticamente tutto ciò che avevo visto e vissuto durante quella serata: appuntai minuziosamente tutti i ricordi che ero riuscito a carpire dal loro tocco, annotai il loro aspetto fisico, i piccoli gesti che li caratterizzavano – come la particolare risata di Yawe, quella che per prima aveva rotto il silenzio dopo l’uccisione di quel vampiro; o come Griol tendeva a guardarsi spesso intorno – e cercai di rappresentare il loro aspetto fisico in piccole bozze che allegai a ogni pergamena.
Chiusi gli occhi quando finii e guardai fuori alla finestra: era ormai pomeriggio, avevo scritto per ore e ore ininterrottamente senza rendermene conto. Avevo posato a terra tutti i rotoli per farli asciugare, superandoli con attenzione raggiunsi il letto e mi sdraiai, accarezzandomi il collo che mi faceva ancora male a causa della stretta di quell’idiota di Kael.
La botola collegata ai passaggi sotterranei, che avevamo creato per far credere a tutti che il sole era ancora nocivo, si aprì e Caius uscì da lì velocemente, incurante di tutte le pergamene sparse intorno a lui.
«Caius!» ringhiai, infastidito. Mi alzai di scatto e lo fulminai. Lui si fermò un attimo e storse il capo, per cercare di leggere e capire che cosa avesse appena calpestato. Quando realizzò mi lanciò un’occhiata scettica e sospirò.
«Inizi già a catalogarli quasi fossero oggetti?»
Si sedette accanto a me e prese un rotolo, iniziando a leggere ad alta voce.
«Nhiol: un vampiro tarchiato e di carnagione molto scura, compagno di Yawe, non sembra di molte parole. Nella vita passata era un marinaio fenicio, che abitualmente percorreva tratti brevi di mare. Ha conosciuto la sua compagna un secolo dopo la sua trasformazione e non si separa da lei… potresti fare lo storico, hai una certa dialettica interessante» ridacchiò, riposandolo a terra e guardandomi.
«Perché sei qui?» gli domandai, ributtandomi giù e dandogli le spalle.
«Dobbiamo tornare in Italia».
Una cosa che mi ha sempre affascinato di Caius è la sua testardaggine: non era come Marcus che se non riusciva a ottenere ciò che voleva cercava in tutti i modi di raggiungerlo, provando vie nuove e diverse, no. Caius perseguiva sempre una e una sola strada, solcando il terreno fino a incontrare le rocce più dure, e pure lì… continuava, continuava. Con le stesse parole, con la stessa insistenza di un bambino.
«quante altre volte vorrai ripeterlo?» sospirai dandogli una spintarella per farlo cadere. Lo smossi e mi lanciò un’occhiataccia, risistemandosi.
«Finché non capirete che non abbiamo bisogno di questi esseri, che come avrai visto sono pericolosi e completamente distaccati dalla realtà. Hai sentito quella? Ha riso! Dopo una cosa del genere ha riso!»
«Avresti riso pure tu, stupido. Ridi sempre quando uccidi qualcuno!» ribattei scocciato «volevo riposare. Oggi dovremo mettere in chiaro i nostri obiettivi e dobbiamo essere lucidi… e mi fa male il collo. Perciò vattene e lasciami stare, mh?» gli diedi un’altra spintarella e sentii la sua mano premermi contro il viso, per infastidirmi.
«Ci servono uomini, non generali!» ringhiò.
«Da quando sei diventato un soldato?» mi voltai e sorrisi divertito.
Caius sogghignò e disse, soddisfatto: «necessità fa virtù, ricorda che sono sempre stato un mercante. Posso essere quello che voglio» sogghignò e rimasi sorpreso nel notare con quale leggerezza avesse parlato del suo passato, che aveva sempre cercato di nascondere.
Non dissi nulla ma gli sorrisi e annuii: «hai ragione anche tu… ci servono soldati. Vampiri nuovi, fedeli non solo per ideale, ma per sangue»
«Nostre creature» si alzò di scatto e si sistemò la tunica.
«Quindi andremo in Italia» sembrava più un’affermazione che una domanda.
«Sì, sì» sbuffai, agitando una mano scocciato.
Lo vidi sorridere allegro e alzarsi, iniziò a camminare senza preoccuparsi troppo delle pergamene.
«Caius, per Ercole, stai attento!» ruggii, scattai e gli lanciai dietro un sandalo, che rimbalzò sulla sua spalla e cadette in un cesto dove tenevo altri documenti.
«come se non ti bastasse la memoria» bofonchiò, iniziando ad avanzare a gambe larghe, più attento. Strinsi le labbra e lo ripresi di nuovo.
«Passa per la botola, non farti vedere in giro»
«Per Zeus, sei peggio di una donna!»
«Passa per la botola!» ripetei scocciato.
Caius sbuffò e scese nuovamente nel passaggio sotterraneo , borbottando tra sé e sé: «neanche fossi un servo».
Si fermò quando sbucava dalla scala solo la testa.
«Italia. Roma»
Sospirai e annuii divertito.
«Saremo domini» risposi «imperatores».

Nei giorni seguenti la casa si animò di una fervente attività; scoprii che più o meno tutti i vampiri si conoscevano o erano comunque entrati in contatto tra di loro nei secoli precedenti.
Eva risultò essere la più spigliata e affascinante di tutti. Abramo si dimostrò molto abile a sedare ogni situazione più tesa, che si creò in particolar modo tra un uomo che si faceva chiamare Alexandros e un altro, Lim, che mi aveva colpito per la sua forza il secondo giorno: durante un combattimento corpo a corpo che aveva intrapreso con Griol, per puro divertimento, l’aveva rivoltato quasi fosse un bambino.
La situazione si scaldò così tanto e divenne talmente intrattabile che Eva, per puro capriccio, decisa di uccidere Alexandros durante il giorno. La sera, quando non lo vedemmo raggiungerci nella bella sala che avevamo adibito come ritrovo, io e Marcus l’andammo a cercare: sul suo letto trovammo solo del liquame che emetteva un puzzo nauseabondo. Immaginai che più il vampiro fosse stato antico più difficile le risultava farlo “sciogliere”, ma che poteva farlo anche a una discreta distanza.
«Dobbiamo separarli» mormorò Marcus guardando con disgusto i resti del corpo.
Annuii, non sapevo bene neanche come rispondere a un tale fatto: da una parte ero affascinato da Eva e dal suo potere, ma dall’altra ero terrorizzato dalla leggerezza con cui trattava la vita e la morte, dal candore con cui decideva se un suo simile potesse vivere o meno, semplicemente secondo suo gusto.
«finiranno per ammazzarsi, altrimenti»
«Finirà per ammazzarli, dirai» mormorai sottovoce, coprendo con un lenzuolo quel putridume rivoltante dai quali emergevano solo alcuni denti bianchi.
«Dobbiamo chiamare Caius e uscire da questa casa» bisbigliai, mi guardai intorno attento; avevo notato che alcuni del gruppo sembravano più sospettosi degli altri, nonostante quello pseudo giuramento che avevano prestato.
«Già»
Fortunatamente Caius odiava la compagnia, così lo trovammo nel patio, intento a fissare l’acqua di raccolta con espressione corrucciata.
Marcus si chinò e gli strinse un polso, quando l’altro sollevò lo sguardo non disse nulla, ma gli fece un cenno veloce verso l’uscita. Capì al volo e si alzò, lanciando un’occhiata seria anche a me, che ero rimasto nel porticato.
Camminammo senza fiatare fino alla spiaggia della città, continuando a guardarci intorno per controllare di non essere seguiti. Fortunatamente, nessuno si era neanche accorto che fossimo usciti oppure aveva pensato che stessimo semplicemente a caccia.
«Perché siamo dovuti uscire?» domandò Caius guardandoci seriamente.
«Avevi ragione: ci servono dei soldati e dei vampiri nuovi che siano legati a noi da dei vincoli di sangue e veleno» risposi immediatamente, prima che Marcus prendesse parola.
«Quell’Eva, ne ha ucciso un altro. Abbiamo ritrovato i resti putrescenti di Alexandros sul suo letto; se non ce ne andiamo da Alessandria finirà per ammazzarli tutti»
Caius fece per aprire bocca e, nonostante la situazione, aveva un’espressione soddisfatta sul volto: evidentemente era più che contento di lasciare la città e allontanarsi da quelli che sembravano ai suoi occhi dei folli esaltati – e dei possibili avversari.
«So che sei d’accordo, ma dobbiamo trovare un modo per dividerci e comunque rimanere in contatto con loro e tenerli legati a noi» aggiunsi velocemente.
«Sono dell’idea che Abramo potrà essere un’ottima staffetta» iniziò Caius con calma. Si voltò e iniziò a guardare piuttosto interessato la luce tremolante del faro che ergeva poco davanti a noi. «Logicamente il compito di questi vampiri è far conoscere a quanta più gente possibile il nostro potere e le nostre capacità. La storia di Emiliano è corsa abbastanza velocemente, ma molti potrebbero considerarla ancora una leggenda, non vi pare?»
Marcus annuì convinto.
«Già, lo ha detto anche Abramo: la maggior parte di loro pensava che fossimo un mito o una storia, solo grazie a lui…»
«Alla sua autorità, esatto» riprese Caius, pensieroso «ma questi vampiri cosa hanno appreso di noi, stando nella nostra casa? Che siamo incapaci di difenderci se attaccati» mi lanciò uno sguardo lungo e strinsi le labbra, piuttosto irritato. Era la prima volta che mi sentivo veramente a disagio con loro tre e la cosa mi infastidì più del dovuto; provai nei confronti di Caius una stizza e un’irritazione che mi parve irrazionale.
«E che lasciamo agire quella donna come meglio crede tra le nostre mura»
«E cosa suggerisci di fare?» commentai sarcastico.
Sapevamo tutti e tre che Eva era un personaggio imbattibile, che non poteva certo essere sconfitta da vampiri giovani come eravamo noi tre, privi di poteri aggressivi come il suo.
Caius rimase in silenzio, privo di idee e farfugliò qualcosa piuttosto scocciato. L’idea di essere più debole e di essere umiliato da una donna sembrava insostenibile per lui.
«Io suggerirei una linea di azione più… moderata» sospirò Marcus, inserendosi nel discorso e fissandomi negli occhi.
«Eva è interessata a te, è piuttosto evidente. Basterebbe solo “addomesticarla”»
«Non si può addomesticare una vipera del genere!» sbottò Caius, voltandosi di scatto e guardando sia me e che lui a turno.
«Non ne sarei così sicuro» sogghignai io, portando la mia attenzione su Marcus. Aveva ragione, se fossi riuscito a far inquadrare Eva dentro i limiti del nostro progetto si sarebbe trasformata in un’arma unica e utilissima, capace di spaventare chiunque.
«Non c’è tempo» ringhiò Caius tra i denti e sibilò «dobbiamo lasciare questo posto e dobbiamo farli separare. Dobbiamo creare nuove creature!»
Marcus fece finta di ignorarlo e si rivolse a me, deciso: «quanto tempo pensi di impiegarci per farla venire dalla nostra parte?»
«Non lo so, ma potremmo iniziare a far disperdere gli altri. L’idea di essere una “prescelta” sicuramente la farà sentire più gratificata e più disposta a collaborare»
«È una buona idea. Potremmo portarla con noi fino a Gerusalemme e poi separarci da lì. Le potremmo chiedere di andare a esplorare l’Estremo Oriente e tornare almeno dopo qualche anno a Roma, per riferirci ciò che vedrà»
«Ho sentito che in Oriente ci sono vampiri molto antichi e anche molto aggressivi. Lo ha detto Griol e quelle cicatrici mi sembrano confermarlo…» mormorò Caius, sogghignando tra sé e sé.
«Non sperare che verrà eliminata così facilmente. Dobbiamo aspettarci un suo ritorno, ma intanto… intanto allontanarla dopo essercela fatta amica è la cosa migliore» conclusi.
«Da domani diremo loro di dirigersi nei luoghi più sperduti a raccontare del nostro progetto e a cercare nuovi adepti» sospirò Marcus sedendosi sulla sabbia umida e alzando lo sguardo verso il cielo.
«Dite che funzionerà?» mormorò.
«Per ora sta funzionando… perché dovremmo fallire? Alla fin fine offriamo al mondo giustizia ed equità» risposi, mettendomi accanto a lui.
Caius rimase in piedi e la sua ombra si stagliava contro di noi.
«Non dovresti preoccuparti» disse «li hai visti gli sguardi di quei vampiri? Desiderano solo una cosa: ordine. E sono disposti a dare un briciolo della loro libertà e accettare leggi capaci di regolarli pur di averlo. Sono secoli che vampiri spadroneggiano su questo mondo facendo solo i loro interessi»
«E noi? Di chi facciamo gli interessi?» sussurrai fissando il mare.
Calò il silenzio e nessuno di noi fiatò a lungo, Marcus fissava in basso, sembrando molto interessato alla sabbia tra i suoi sandali.
«Ho sempre voluto il potere» dissi per primo, a bassa voce «e non credo che questa sia una vergogna, amici miei». Feci una pausa e chiusi gli occhi «ma trovo ingiusto che la nostra specie viva come se fosse composta da animali senza freno o ignorante rispetto alle sue potenzialità e ai suoi doveri. Roma deve smettere di essere una città di neonati mandati allo sbando a causa dell’ignoranza e così il resto del mondo deve tornare a essere un luogo regolato da leggi e dall’ordine».
«Noi li difenderemo» sussurrò Caius «e per il loro bene saremo disposti anche a ucciderli».

Nei giorni seguenti tutti i vampiri lasciarono la casa con la missione di raccontare a tutti cosa eravamo stati capaci di fare a Capri e di cercare quanti più adepti possibili, pronti a far parte di un progetto capace di regolamentare finalmente il caos della nostra specie.
Contammo molto sul fatto che vampiri tanto anziani sarebbero stati capaci di incutere una non trascurabile dose di paura.
Eva sembrava compiaciuta all’idea di essere rimasta sola con noi e notai che molto spesso aveva iniziato ad aggirarsi per la casa con vesti sempre più trasparenti, quasi a sfidare i nostri istinti più primitivi.
Una sera, mentre stavo archiviando alcune pergamene, si avvicinò e si sedette sulla sedia dove solitamente usavo sedermi io. Accavallò le gambe snelle e sorrise, fissandomi.
«Quindi andremo a Gerusalemme… mi ha sempre incuriosito quella città; volevo andarci qualche decennio fa, sarebbe stato divertente» rise cristallina, passandosi una mano tra i capelli mossi e scuri. Sembrò  trovare una ciocca che le piaceva particolarmente e iniziò a giocare con questa, arrotolandola sovrappensiero intorno all’indice destro.
«Sì, risaliremo fino ad arrivare in Grecia, da lì penetreremo verso l’interno. Ma tu continuerai la tua missione verso Oriente, no?»
Si alzò e si sedette a terra accanto a me, notai che la stoffa che copriva i suoi seni era piuttosto lenta e non appena le si chinò in avanti per curiosare lasciò tutto scoperto.
Eva era veramente degna del suo nome: nonostante avessi avuto la fortuna di sfiorarla in più occasioni e vedere così tutta la sua vita, lunga più di un millennio, non riuscivo ancora a capire dove si trovasse il confine che divideva la sua personalità tra quella di una donna capace di ammaliare e dominare e quella di una bambina ingenua incapace di contenere la sua curiosità.
«Li porterai con te?» domandò aprendone uno senza farsi troppi problemi e lanciandogli solo un’occhiata distratta.
«No. Li spedirò in Italia da mia sorella»
«Mh»
La fissai incuriosito da questa mezza risposta e mormorai: «sai, Eva… sarebbe divertente farti conoscere mia sorella»
«No, io non credo» rise divertita, alzando lo sguardo e inchiodandomi con i suoi occhi brillanti, che manifestavano una strana e crudele lucidità in qualsiasi situazione.
«E perché?» mormorai tra l’incuriosito e il teso.
«Perché se mi stesse antipatica l’ucciderei… e forse ti dispiacerebbe».
Rimasi in silenzio per un attimo, rabbrividendo all’idea di Didyme uccisa da quella folle. Emisi un suono a metà tra uno sbuffo e una risata, e le sfiorai il viso: «Forse mi arrabbierei…»
«E io mi dovrei spaventare?» rise, divertita sinceramente, tirandosi indietro, intenzionata ad alzarsi. La bloccai tirandole i capelli e attirandola nuovamente a me, e le sussurrai sulle labbra: «Sì, dovresti».
Avvertii il suo sospiro freddo, che mi parve più gelido di qualunque altro, e vidi le sue labbra sottili ma ben delineate tendersi in un sorriso sarcastico.
«Aro, pensavo avessi capito che non temo nessuno»
La sua voce si era fatta bassa e tutta la melodia che solitamente il suo tono possedeva parve scomparire. Improvvisamente mi sembrò come se la stanza fosse diventata di ghiaccio.
Non mi feci spaventare da quella minaccia celata e continuai.
«E io pensavo che tu avessi capito che non hai segreti per me. So che non puoi usare il tuo potere su più di una persona contemporaneamente e quando lo fai sei incapace di difenderti e, perdonami se te lo faccio notare, se mai decidessi di arrabbiarmi con te avrei così tante persone pronte da sacrificare per farti smembrare, che prima che tu mi torca anche solo un capello saresti divisa in così tanti pezzi che neanche immagini»
Assottigliò lo sguardo e questa volta fu lei a tirarmi i capelli e stringermi il volto tra le mani, mentre le unghie lunghe dei pollici iniziavano a ferire la mia carne.
«Ma io potrei ucciderti adesso…» sussurrò.
«Non ti converrebbe»
Una goccia di sangue nero, misto a veleno, scivolò fino alle mie labbra, la vidi chinarsi e raccoglierla con la lingua. Continuò a guardarmi negli occhi.
«Hai letto anche questo nei miei pensieri?» sogghignò, allontanandosi lentamente. Con uno scatto la feci finire sotto di me e le strinsi con una mano il collo. Boccheggiò per un attimo e poi sorrise maliziosamente.
«No, Eva. So che sei abbastanza intelligente da capire cosa ti è utile e cosa ti è dannoso»
Sentii le sue mani scivolare sotto la mia tunica e stringermi il membro con decisione; considerandola, per un attimo immaginai fosse pronta a staccarmelo senza farsi troppi problemi. Rigettai indietro il pensiero tremendo e feci finta di niente.
«Eva… sei un fiore così prezioso» bisbigliai contro il suo orecchio, non lasciando la presa sul collo. «Ucciderti sarebbe uno spreco troppo grande»
Iniziò a muovere lentamente una mano su e giù, mentre l’altra mi accarezzava i glutei leggermente; emisi un mugolio.
«Cosa vuoi da me, Aro?» ansimò, le labbra appena dischiuse in un sorriso furbo.
«Fedeltà» mi chinati e le succhiai un seno con forza, per poi tirarmi su e sussurrare «e impegno».
Il ritmo della mano si fece più veloce e la vidi sogghignare divertita. Le strappai quasi la tunica di dosso e iniziai a leccarle il ventre, mordendola ogni tanto. Quando avvertii di essere ormai pronto la feci voltare con uno scatto secco.
I suoi capelli erano così lunghi da coprirle tutta la schiena; glieli spostai e le sfiorai i fianchi leggermente. Aveva la schiena più bella che avessi mai visto. Iniziai a baciargliela da appena sotto la nuca e nel frattempo la penetrai.
Non urlò, non si contorse, ma emise un mugolio tanto sensuale da farmi eccitare.
Vedevo nei suoi pensieri, mentre le accarezzavo la pelle, la volontà di soddisfarmi e di farmi sentire dominante su di lei; quasi quello fosse uno strano modo per dimostrarmi che aveva afferrato il concetto. Pensai che stesse mentendo ma scoprii ben presto che lei era particolarmente incapace a nascondere i suoi pensieri e che io potevo scavalcare qualunque barriera.
Continuai a spingere eccitandomi sempre di più, scesi con le mani a stringerle i seni, con la volontà di farle male. Eva lanciò un grido e la sua schiena venne percorsa da un brivido, che le fece muovere sensualmente le spalle.
Venni dopo poco e rimasi immobile, mentre lei respirava affannosamente. Si spostò con un gesto veloce i capelli e si voltò per guardarmi; mi guardò sogghignando e mormorò: «fedeltà e impegno».
La fissai negli occhi rossi e brillanti e mi resi conto che quello era stato il primo giuramento che aveva fatto nei nostri confronti. Mi staccai rimanendo in ginocchio e la continuai a fissare, mentre si era sdraiata a terra, posando una guancia sulle braccia incrociate.
Mi alzai e mi sistemai tranquillamente la tunica, dopo aver raccolto alcune pergamene decisi di lasciarla lì a riflettere.
Ero sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio. Ormai dovevamo solo lasciare Alessandria.

La lasciammo davanti alle macerie che coprivano parte del Muro Occidentale del vecchio Tempio. Eva si voltò un attimo, solo una volta, e nell’oscurità della notte il suo volto, rischiarato dalla luna, sembrò brillare di una luce spaventosa, così come i suoi occhi.
Aspettammo che svanisse, rimanendo immobili sulla cima dei resti dell’edificio. Caius diede un calcio a un sassolino, che cadde e rimbalzò a terra, rotolando fino a perdersi nel buio.
Marcus sospirò e con un movimento impercettibile scese, aspettandoci guardando verso la città silenziosa e ancora sanguinante dai risvolti dell’ultima ribellione, conclusasi appena qualche mese prima.
«Muoviamoci, dobbiamo arrivare in Italia il prima possibile» borbottò Caius seguendolo e superandolo subito con un passo svelto.
Scesi anche io e ridacchiai, notando che Marcus aveva roteato gli occhi guardandolo. Gli strinsi una spalla e sospirai: «seguiamolo, prima che ci carichi sulle sue spalle e ci porti via lui».

Viaggiammo senza entrare troppo a contatto con i nostri simili: avevo sentito dire da Griol che i vampiri d’Oriente erano molto aggressivi e tendevano ad avere tradizioni e leggende loro, alle quali tenevano particolarmente e alcune di queste si traducevano poi in sacrifici di vampiri davanti folle adoranti, che si riunivano per occasioni molto particolari.
Superammo lo stretto di Dardanelli a nuoto, senza farci troppi problemi, e decidemmo di risalire il corso del Danubio. Caius continuava a ripetere che ci servivano soldati e tanto valeva andare a cercare tra le legioni che l’imperatore Adriano aveva posto a difesa del confine Nord-Orientale.”
Aro sorrise tra sé e sé, si era calmato da quell’ultimo scatto di ira durante il quale si era rivolto al Cristo al centro dell’affresco. Sospirò e mormorò: “fu un caso… fu il caso. Stavamo camminando in una foresta rigogliosa, all’ora del tramonto: la luce del sole filtrava solo parzialmente tra le foglie verde scuro degli alberi alti e slanciati. L’odore del sangue ci colpì come uno schiaffo in pieno viso; eravamo affamati, quindi non pensammo troppo se seguire o meno la traccia, lo facemmo e basta. Il profumo forte e piacevole del sangue si univa quello rivoltante e fastidioso di corpi morti e in decomposizione. Evidentemente appena il giorno prima tra quegli alberi si era svolta una battaglia, in cui avevano perso la vita principalmente i barbari, notando la quantità di corpi dai volti dipinti e i lunghi capelli biondi dilaniati da spade e lance. Ben pochi erano i soldati romani. Camminavamo tra i cadaveri guardandoli senza troppo interesse, superandoli a grandi falcate, cercando qualcuno appena ferito dal quale nutrirci.
«Giunone puttana…» sentimmo l’imprecazione erompere nel silenzio del bosco, seguita da un mugugnare a metà tra il borbottio e il lamento.
Senza che Caius o Marcus dicessero nulla, decisi di muovermi nella direzione di quella voce. Alla prima bestemmia se ne unirono altre, insieme a numerose altre maledizioni.
«Che Giove vi possa inculare tutti…»
Mi fermai e osservai quello che sembrava essere l’unico sopravvissuto allo scontro: mi domandai come poteva ancora urlare così tanto, considerando che metà delle sue budella stavano per uscire dall’enorme ferita che aveva sul ventre.
Con il passare del tempo, imparai che quel ragazzo era capace di urlare ancora più forte, insulti ancora peggiori, in situazioni ancora più disperate.



Angolo Autrice (o meglio: cosa è successo nelle precedenti puntate)
Sono sparita da millenni. Per la precisione dal 18 Marzo 2012. Ma cosa è successo?
È successo che mi sono diplomata :) Ho dovuto affrontare l'URRENDO e terrorifico esame di maturità (sono sicura che chi di voi mi ha su facebook o twitter l'avrà capito piuttosto bene XD) e la scrittura era diventata impossibile. Concluso il tour de force il 2 Luglio ho saputo il giorno dopo che sarei dovuta partire per Londra, dove sono state per due settimane.
Ma finalmente... eccomi qui (:
Il capitolo era già in parte stato scritto poco alla volta (mi rendo conto, quindi, che non sarà sicuramente tra i migliori), oggi ho avuto la mia prima giornata di vero relax e oltre a essermi vista un bel film ho concluso e riletto questo 18esimo capitolo :)
Spero ci sia ancora qualcuno a leggere (e commentare) XD
Vi lascio augurandomi di non risparire (e di avere una connessione wi-fi quando starò al mare) :3

P.S. giusto se a qualcuno interessasse... 98/100 :D
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae