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Autore: Kurokami    19/07/2012    1 recensioni
"2134, Giappone, Distretto 24."
Questa è la mia unica premessa per la mia prima fanfiction AU e di genere fantascientifico. Il resto lo trovate tra gli avvertimenti e nella storia. Grazie per la vostra attenzione. ^^
(Ah, ho due avvertimenti da fare: il primo è che questa fiction è a rating giallo, ma potrebbe cambiare. Il secondo è che le altre due fiction che ho in corso, "The truth- revisioned and corrected" e "Black Holes" sono momentaneamente sospese)
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Allora… adesso racconta tutto dall’inizio, o almeno da dove riesci a ricordarti-.

 

Itachi non aveva la più pallida idea del perché suo fratello minore fosse sceso di casa in fretta e furia, come se si trattasse di una questione di vita o di morte; ma, se possibile, era rimasto ancora più perplesso quando Sasuke era rientrato, tenendo per mano quello che aveva scoperto essere niente di meno che un cyborg, dall’aspetto grazioso e l’aria alquanto spaesata.
Prima che Itachi avesse potuto aprire bocca, Sasuke l’aveva interrotto, spiegandogli brevemente la situazione, e facendo l’eloquente gesto di tagliare corto. Poi, era sparito nella sua stanza, dicendo qualcosa a proposito di vestiti, e in effetti Itachi notò che il cyborg a stento aveva qualcosa addosso.

-Ehm… non farci caso, lui è fatto così…- disse, di fronte all’espressione sempre più disorientata della ragazza –comunque, mi chiamo Itachi e sono il fratello maggiore di quel rompiscatole- continuò sorridendo, nel tentativo di sdrammatizzare un po’ la situazione.

L’androide sembrò rilassarsi, facendo un leggero sorriso, e Itachi si stupì della naturalezza con cui il cyborg aveva compiuto quel semplice gesto.
Si ricordò di aver letto dei cyborg in una di quelle cose che ormai erano diventate introvabili, i libri (ironia portami via, ndA), i quali spesso parlavano di storie a proposito di futuri anche abbastanza improbabili, ma che per Itachi erano incredibilmente affascinanti. Non avrebbe mai immaginato però che qualcuno fosse riuscito a costruire un cyborg per intero, e capiva il perché dell’agitazione di Sasuke: era una scoperta assolutamente sensazionale.

-Tu invece come ti chiami?- le chiese dopo un po’ Itachi, giusto per farla parlare un po’.

-Io…ehm…-balbettò l’androide –… bhe, mi hanno chiamata S42, ma in realtà non mi piace affatto…- disse, come se il fatto che il nome affibbiatole non le piacesse fosse un crimine.

In quel momento rientrò Sasuke, portando alcuni vestiti con sé.

-S42 non è un nome, è uno stupido numero di serie,quindi, se non ti piace, cambialo-
sentenziò il ragazzo, poggiando gli abiti sul tavolo –purtroppo questo non è un outlet all’ultima moda, quindi per ora ti dovrai accontentare di questi vestiti- continuò, indicando l’ammucchiata –scegli quello che vuoi-.

Itachi sospirò, biasimando tra sé e sé la troppa spontaneità del fratello.


Dopo un po’ lui, Sasuke e la ragazza erano seduti intorno al tavolo della cucina. Lei si era messa una maglietta a maniche lunghe, blu, che le stava larghissima, e un pantalone grigio altrettanto grande (a cui, fortunatamente, non avevano dovuto fare alcun buco, poiché avevano scoperto che la coda di S42 era retrattile), che aveva dovuto tenere su con una cintura, mentre ai piedi aveva messo delle vecchie scarpe da ginnastica di Sasuke.

-Allora… adesso racconta tutto dall’inizio, o almeno da dove riesci a ricordarti- aveva detto Sasuke, con espressione seria e attenta.

L’androide aveva fatto un profondo respiro, e finalmente aveva cominciato a parlare di quello che le era successo da quando si era svegliata, ossia da quando aveva acquisito coscienza: di quello che le era successo prima non riusciva a ricordare nulla, se non un lieve e insistente ronzio.
Ciò che il cyborg raccontò fece accapponare la pelle ai due fratelli. In pratica, il tizio che l’aveva creata aveva con ogni probabilità l’intenzione di usarla come una specie di super-soldato in grado di ammazzare chiunque a sangue freddo, ma lei aveva categoricamente rifiutato di obbedire a un ordine simile, ed era scappata, lanciandosi dal tetto del laboratorio.

-E come diavolo hai fatto a non sfracellarti al suolo? Hai detto che era un palazzo altissimo!- esclamò Sasuke, perplesso.

-Ehm… sono riuscita a frenare la caduta aggrappandomi alla parete…con questi- disse, alzando la mano: dalla punta delle dita uscirono artigli di metallo dall’aspetto ben poco rassicurante.
Itachi rabbrividì, mentre Sasuke, superato lo stupore iniziale, guardò gli artigli con estremo interesse, facendo un’analisi superficiale sul tipo di materiale usato: concluse che doveva trattarsi di un materiale estremamente duro, per riuscire a perforare una parete che probabilmente era fatta di acciaio (infatti, era usanza rivestire edifici come i laboratori con materiali molto resistenti, per evitare fughe di sostane pericolose o cose del genere).

-E poi?- chiese Sasuke.
In quel momento, Itachi si ricordò di quando Sasuke, da bambino, si attaccava in maniera quasi morbosa a tutto ciò che lo incuriosiva, fin quando non arrivava al fondo della questione, o fin quando l’oggetto del suo desiderio di sapere diventava troppo noioso per i suoi standard. Realizzò che era da tempo che non lo vedeva in quello stato, e Itachi provò un senso di nostalgia misto a divertimento.

-Poi…bhe, ho vagato per un po’… e sono arrivata qui- concluse S42, stringendosi nelle spalle.
A suo parere, non c’era nient’altro di interessante da aggiungere, anche se le piaceva vedere che quel ragazzo, Sasuke, che praticamente pendeva dalle sue labbra.
Insomma, lui l’aveva ospitata a casa sua, e lei gli era debitrice…e poi era davvero bello: le piaceva come i ciuffi di quei capelli corvini spettinati gli cadevano davanti al viso dai lineamenti così regolari, e come lui ogni tanto li scostava; inoltre, era rimasta letteralmente incantata da quegli occhi così neri e profondi, che fino a poco fa la stavano fissando, e che ora guardavano il vuoto, come se stesse pensando a chissà che, completamente impenetrabili.

-Ho capito…- disse alla fine Sasuke, dopo un breve silenzio –dunque, non mi sembra ci sia altro da fare. In base a ciò che hai detto, mi sembra logico che, purtroppo, quelli lì non si saranno dati per vinta e che anzi siano già sulle tue tracce. Più o meno, quanta strada hai percorso?- chiese.

-Uhm…non lo so con precisione, perché era buio, ed ero leggermente stordita…ma mi sembra di aver camminato per quasi due giorni, o giù di lì…- rispose molto genericamente l’androide.

-Sono informazioni ancora vaghe, ma immagino che il laboratorio da cui sei scappata non sia troppo lontano dal Distretto 24…- considerò Sasuke.

-Questo allora vuol dire che dobbiamo stare molto attenti già da adesso, direi- intervenne Itachi –perché immagino che non verranno a bussare gentilmente alla porta, chiedendoci di consegnare un cyborg, la cui progettazione a quanto pare doveva rimanere un segreto-.

S42 spalancò gli occhi, di nuovo impaurita.

-Ma …allora…- mormorò lei, con voce flebile –potrebbero…anche uccidervi-.

L’androide si alzò di scatto.

-No, non posso permettere una cosa simile!- esclamò.

Itachi e Sasuke la guardarono perplessi. Poi, Sasuke fece un mezzo sorriso.

-Tranquilla, qui rischiamo la vita praticamente ogni giorno- disse, rilassandosi sulla sedia.

-M…ma non è la stessa cosa! Quelli sono armati, e voi…- continuò S42, sempre più agitata.

-Punto uno: anche noi siamo armati. Punto due: ci avvaliamo dell’aiuto di tutte le persone che abitano i Livelli Uno, Due e Tre; chiamalo una sorta di patto tra i Livelli inferiori-
la interruppe il ragazzo, con una luce di sicurezza negli occhi.

-Sì, m…ma…- cercò di ribattere S42, ma si zittì.

Non riusciva a capire. Probabilmente era colpa del suo modo di pensare, ancora troppo…”meccanico”, ma quei due erano davvero intenzionati a difenderla, nonostante la conoscessero da appena un’ora scarsa, magari anche a costo della vita.
S42 si rese conto che nel suo cervello erano registrate ancora troppe poche cose perché potesse comprendere appieno quel sentimento così forte di solidarietà, e ancora una volta si vergognò di quella sua condizione di semi-automa: constatando quanto la sua mente fosse limitata a una visione del mondo ristretta, focalizzata solo su informazioni generali, l’androide sentì un forte desiderio di integrarsi con quella realtà, così affascinante e sconosciuta.
S42 tornò a sedersi, abbassando lo sguardo. Le veniva voglia di piangere, ma si accorse di non esserne capace, dato che i suoi occhi non erano dotati di ghiandole lacrimali: a quel punto si accorse di provare una strana sensazione, una stretta allo stomaco seguita da un bruciore in petto.

Odio.

Odiava con tutto il cuore chi l’aveva creata e l’aveva messa in quella situazione: era soprattutto colpa di quell’uomo se ora quei due fratelli potevano rischiare la vita da un momento all’altro. S42 desiderò con tutta se stessa di scoprire al più presto chi fosse il suo creatore, così che lei avesse la possibilità di strangolarlo con le sue stesse mani…

Fu Sasuke a distoglierla da quei pensieri così oscuri.

-Dunque? Resterai, no?- chiese, anche se suonava più come una domanda retorica che una richiesta vera e propria. Itachi gli lanciò un occhiata di rimprovero.

Sakura alzò gli occhi, e incontrò lo sguardo di Sasuke: voleva dimostrarsi impassibile e distaccato, ma che tradiva una certa aspettativa.

-C…certo- rispose S42.
-Io…non so come ringraziarvi….- aggiunse, con tono che esprimeva profonda riconoscenza.

Itachi sorrise, e Sasuke sembrò compiaciuto.

-Un semplice “grazie” basta e avanza- disse Itachi, senza cambiare espressione.

-Allora…grazie- disse S42, sorridendo apertamente.

Si ripromise che, qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe fatto di tutto per difendere a sua volta Sasuke e Itachi.

 

 

Per i successivi due giorni S42 ebbe modo di studiare meglio i due fratelli.
Itachi era molto calmo e riflessivo, anche se ogni tanto si divertiva a stuzzicare Sasuke con qualche battuta: sembrava una persona molto spensierata, ma S42 percepiva che c’era qualcosa sotto, dato che ogni tanto il suo sguardo diventava malinconico e sospirava profondamente. Sembrava preoccuparsi moltissimo per suo fratello minore, nonostante quest’ultimo fosse grande abbastanza per badare a sé stesso; a S42 venne da pensare che Itachi sarebbe stato disposto a uccidere, pur di proteggere Sasuke.
Oltre a ciò, Itachi era una persona molto gentile e disponibile, e ogni tanto sfoderava un sorriso talmente rassicurante e affettuoso che S42 si sentiva sinceramente rincuorata.

Sasuke, al contrario, sembrava solo apparentemente incline alla calma, ma una volta che veniva chiamato in causa doveva sempre dire la sua, finché non l’aveva vinta. Sembrava avere un temperamento incline all’irascibilità, ma l’androide non aveva ancora avuto modo di vederlo arrabbiato.
Altre volte, lui restava al lungo in silenzio, o si chiudeva in camera sua, a finire di riparare qualche oggetto o fare chissà che.
Per S42, l’animo Sasuke era quasi un enigma: era difficile riuscire a prevedere come avrebbe potuto reagire.
In ogni caso, anche Sasuke era molto affezionato al fratello maggiore: sicuramente avrebbe fatto il diavolo a quattro per aiutarlo, e probabilmente faceva del suo meglio per evitare di farlo preoccupare.

Come ebbe modo di constatare, i due avevano avuto una vita difficile. Itachi le aveva raccontato (in un momento in cui Sasuke non era presente) che prima abitavano nel Livello Quattro, e vivevano molto agiatamente: poi, i loro genitori erano morti in un incidente d’auto, a cui Itachi e Sasuke erano scampati per puro miracolo (anche se Itachi aveva riportato una profonda ferita alla gamba sinistra).
La cosa inquietante era che i loro genitori non erano i primi Uchiha che morivano in quel modo. Nel mese precedente molti loro parenti avevano man mano perso la vita nei modi più disparati, e anche successivamente le morti continuarono, a un ritmo pauroso: quei pochissimi che erano riusciti a sopravvivere erano scappati in altri distretti. Solo Itachi e Sasuke erano rimasti nel Distretto 24, anche se, una volta che il fratello maggiore aveva compiuto diciotto anni e ottenuto un lavoro, i due si erano trasferiti al Livelli Tre, sperando di non essere colpiti anche loro; e in effetti, in circa nove anni dalla morte dei loro genitori, avevano vissuto in totale tranquillità, accolti con benevolenza dalla comunità del Livello Tre e senza particolari problemi economici.

-Non è stato facile, immagino…-commentò S42. Nonostante non avesse mai sperimentato cose simili sulla sua pelle (e a ragione, dato che era nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali da appena due o tre giorni), capiva quanto Itachi e Sasuke avessero dovuto soffrire, soprattutto Sasuke, che era appena una bambino quando i loro genitori erano morti.

-No, per niente…ma l’importante è che, nonostante tutto, stiamo bene. In fondo, anche se non sembra, a Sasuke piace vivere qui, e anche a me, si capisce- rispose Itachi, con un sorriso che aveva un qualcosa di malinconico.

S42 ricambiò il sorriso.

In quel momento, Sasuke uscì dalla sua camera, camminando in fretta.

-Quel dobe…-mormorò soltanto, dirigendosi verso la porta d’ingresso.

-Eh?- fece S42.

-Mi sa che qualcuno è in guai seri…- osservò Itachi, con leggero sarcasmo.

S42 non capì. In quel momento suonò il campanello e Sasuke prontamente aprì la porta.
Sulla soglia c’era un ragazzo della sua stessa età, dai capelli biondi e scarmigliati e gli occhi azzurri: indossava una tuta arancione abbastanza appariscente, insieme a un paio di scarponi ai piedi e dei grossi occhialoni da aviatore in testa, come una sorta di copricapo. L’espressione che sfoggiava era di somma sorpresa. Poi sul suo viso si aprì un’enorme sorriso a trentadue denti.

-Ehilà Sasuke, come te la…-iniziò a dire.

-Solo adesso ti fai vivo, dobe?- lo interruppe Sasuke. Dal tono, si capiva che era alquanto seccato.

Il biondo si zittì per un attimo.

-Bhe, è che ho avuto dei problemi con la mia astronave, sai si era infilato qualcosa nei propulsori, e indovina un po’, era un…- riprese, sparando le parole a raffica, ma venne di nuovo interrotto.

-Non voglio nemmeno sapere quale mefitica schifezza si è infilata nella tua astronave: l’ultima volta che me l’hai detto stavo per vomitare!- lo rimbeccò Sasuke –e comunque, per colpa tua, ho speso 200 ryo in più del dovuto per quei fottuti pezzi di ricambio-.

-Guarda che non è colpa mia! Senti, vuoi farmi entrare, o dobbiamo congelarci il sedere qua fuori?- ribatté il ragazzo biondo, sfregandosi le mani per il freddo.

Sasuke emise un suono come “tsk”, e si fece da parte, facendo entrare l’amico e chiudendo la porta.

-Salve Itachi e….e tu chi sei?!- esclamò il biondo, vedendo S42 affianco all’altro Uchiha.

-Ehm… è una lunga storia…- si giustificò l’androide, mettendo una mano dietro la testa.

Raccontarono velocemente al ragazzo appena arrivato cosa era successo qualche giorno fa senza soffermarsi troppo su tutti i particolari come avevano fatto in precedenza. Lui ascoltò tutto dall’inizio alla fine, facendo qualche domanda ogni tanto.

-Caspita…che storia! Però, hai avuto una bella fortuna a capitare qui, e ovviamente mi riferisco alla presenza di Itachi, mica di quest’altro teme qui- scherzò il biondo, riferendosi a Sasuke. Quest’ultimo lo guardò malissimo, ma non fece commenti.

-Comunque, mi chiamo Naruto, Naruto Uzumaki- si presentò il ragazzo, sorridendo di nuovo in quel suo modo aperto.

-Io…mi chiamo S42…- disse l’androide, con un tono abbastanza sconsolato. Non era ancora riuscita a trovare un nome che le piacesse davvero, per cui per il momento usava ancora il suo numero di serie per presentarsi.

-S42?- disse Naruto, storcendo il naso –ma andiamo, non ha saputo trovare di meglio quel tizio?-

-Ho in mente di cambiarlo, ma non so con cosa- spiegò S42. A quel punto, sperava che qualcuno si sarebbe fatto venire presto una qualche idea sul nome adatto.

Naruto la squadrò per bene, come se stesse cercando qualcosa sul suo viso.

-Per adesso non mi viene in mente nulla…però, se troverò un nome adatto te lo farò sapere, garantito!- esclamò il ragazzo, di nuovo sorridendo.

S42 rise.

-Appunto, “se”. Ed è alquanto improbabile che qualcosa possa venire spontaneamente dal cervello di Naruto- lo punzecchiò Sasuke, vendicandosi per la battuta di prima.

-Ahah, simpatico come al solito, teme- ribatté Naruto, facendo la linguaccia.

L’androide sentì Itachi ridacchiare, e anche lei non poté fare a meno di ridere di nuovo davanti a quel battibecco. Nonostante si prendessero in giro a vicenda di continuo, si vedeva che Naruto e Sasuke erano molto amici.

-Beh, teme, io devo proprio andare. Ho un appuntamento con quello del Distretto 25…- disse Naruto, stiracchiandosi e alzandosi dalla sedia.

-Quel tizio dai capelli rossi e la faccia inquietante?- chiese Sasuke, arricciando il naso –non mi piace per nulla, lo sai-.

-Gaara? Ma dai, non è una cattiva persona: è solo un po’…… cupo, ecco, ma è a posto- ribatté il biondo, alzando le mani –e poi i materiali che mi rifornisce sono di tutt’altra qualità- continuò, e fece un gesto con la mano per ricalcare ciò che aveva detto.

-Mah…sarà…- farfugliò Sasuke, mettendo le mani in tasca.

-Cos’è, ti preoccupi per me?- fece Naruto, sorridendo beffardo.

Sasuke lo guardò male, ma non rispose. Era davvero preoccupato per il suo migliore amico, anche se sapeva che riusciva benissimo a cavarsela da solo; in fondo Naruto viveva da molto più tempo di loro nel Distretto Tre.

Il biondo si avviò alla porta, e Sasuke automaticamente lo seguì: prima che potesse aprire la porta, però, Naruto si bloccò di colpo, e si girò di nuovo verso S42.

-Ehi, mi è venuto in mente! Che ne dici di Sakura, come nome?- chiese, come se si fosse trattato di un’idea geniale.

S42 lo guardò con occhi spalancati. Sakura… non suonava male!

-Dobe, in quanto a banalità ti sei ampiamente superato- sentenziò Sasuke.
L’androide gli lanciò un occhiataccia.

-A me piace- ribatté, con tono volutamente petulante. Aveva appena scoperto che era incredibilmente divertente contraddire Sasuke, e infatti lui fece una smorfia imbronciata che la fece sorridere divertita.

-E allora vada per Sakura!- esclamò Naruto, alzando un pugno in aria.

Suo malgrado, Sasuke sorrise a sua volta. In effetti “Sakura” era un nome assolutamente azzeccato.

 

 

 






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Ecco a voi, senza nessun preavviso, il terzo capitolo! Lo so cosa pensate, non c'è per niente azione, ma abbiate pazienza. Questo e il prossimo capitolo saranno incentrati più o meno sull'integrazione di S42, pardon, Sakura, nella società del Distretto 24.
Per qualsiasi dubbio, lamentela o querela (????), sapete dove contattarmi (anche se non garantisco un'immediata risposta  ù.ù)
A presto!

 

   
 
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