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Autore: Sere_Horan    19/07/2012    10 recensioni
«Quindi se non fosse stato per te io sarei morta, giusto?» gli chiesi, anche se leggermente accigliata.
Odiavo quel sorrisino perennemente malizioso che aveva.
Era... irritante.
«Possiamo dire così, Jessica
Si avvicinò a me e mi sfiorò il braccio destro con la punta delle dita.
Rabbrividii.
«Non puoi resistermi. Nessuno può.» affermò, sicuro.
«Ti dimostrerò che io posso, Tomlinson.» conclusi il discorso, alzandomi dalla sedia ed uscendo dalla cucina.
Lo odiavo.
O forse era qualcos'altro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 1

So, I’m just… crazy.

 
Scesi dall’autobus per la seconda volta in un giorno.
Mi guardai intorno: era tutto come poche ore prima. Grigio, spento, freddo, pauroso.
Pioveva.
Mi avvicinai al cancello in filo spinato del collegio e suonai il campanello.
Si accese la telecamera e dopo due secondi mi lasciarono entrare.
Salii le ripide scale della struttura, fino a raggiungere il corridoio della dirigenza.
«Salve… desidera?» mi chiese la segretaria, stampandosi quel falso sorriso in faccia che avevano tutti lì dentro.
«Dovrei parlare col signor Brooke, se non è un problema.» risposi, fredda.
Le parole facevano fatica a salirmi in gola, la testa faceva male, le gambe tremavano.
Avevo semplicemente paura, ero semplicemente delusa.
La ragazza annuì e mi scortò fino alla seconda porta nera sulla destra, per poi bussare, aprire e farmi accomodare.
Socchiusi gli occhi a due piccole fessure e fissai l’uomo, prendendo posto sulla sedia.
Lui puntò i gomiti sul tavolo e mi guardò, sorridendo maliziosamente.
«Jessica Anne Parker, recluta 0245 dei Pronti.» affermò con decisione.
Non ne rimasi colpita.
«Cosa ti spinge a tornare qui, ragazza?» chiese poi, compiendo movimenti intellettuali con l’indice della mano destra.
«Questa posso considerarla casa mia, giusto? Bene, quindi è l’unico posto che mi rimane dato che una casa non la ho più.» risposi fredda.
Rise, con quella sua risata fragorosa quanto falsa.
«La nostra recluta migliore… non mi azzarderei mai a respingere l’idea di riaverti di nuovo tra di noi, ma sai che abbiamo bisogno di un’autorizzazione esterna.»
«Sono maggiorenne, signore: posso firmare il modulo da me.» affermai, senza timore.
Rise di nuovo.
«Per piacere, signorina Parker! Solo i pazzi tornano qui con la pretesa di auto-autorizzarsi a entrare nel nostro collegio.»
«Bene. Questo vorrà dire che sono solamente pazza.» risposi, lasciandolo di stucco.
Sorrise maliziosamente e si alzò dalla sedia, mettendosi dietro di me.
Serrai la mascella.
«Suvvia… sai che potresti essere molto di più di una semplice recluta. Devi soltanto lasciarti andare.»
Sentii la sua mano scivolare lungo la mia spalla e scattai.
Mi alzai e gli afferrai la mano, stringendola e facendolo gemere dal dolore.
«Okay, okay…» si arrese.
Allentai la presa, ma non smisi di tenere gli occhi puntati su di lui.
«Non ti farò rientrare.» disse, massaggiandosi la mano. Dopo una breve pausa continuò. «Sei stata scelta per andartene: due anni sono stati sufficienti per te. Questo tratto dell’inferno è terminato.»
Soffocò una risatina e si avvicinò alla porta, aprendola e facendomi segno di uscire.
«Si accomodi pure fuori.» disse infine.
Gli lanciai l’ultimo, freddo sguardo e me ne andai, raccogliendo la mia poca roba.
Uscii dal collegio ed iniziai a camminare per strada, nella nebbia, sotto la pioggia e senza una meta precisa.
 
 
Dopo un paio d’ore di cammino sentii i piedi chiedere pietà e la testa scoppiarmi.
Continuai comunque a tener duro, fino a quando un’auto non si fermò di fianco a me.
Smisi di camminare e mi voltai. Un finestrino si aprì e sbucò il viso di una donna abbastanza anziana.
«Dove sei diretta, ragazza?»
Era strano sentirsi chiamare così dopo che alcune persone ti hanno scambiato per un uomo.
«A dir la verità non lo so.» risposi, stringendomi nelle spalle.
La donna sorrise ed aprì lo sportello, facendomi segno d’entrare.
 
 
«Grazie.» le dissi, dopo un po’ di strada in silenzio.
«Oh, figurati.»
«Dove stiamo andando?» le chiesi, incuriosita.
Lei sorrise ed indicò un punto davanti a noi.
Alzai gli occhi e vidi un cartello a bordo della strada: Doncaster.
«Quella è casa mia.» disse, facendo un segno con la testa ad una casa abbastanza grande, circondata da una staccionata bianca.
«Ma…» provai a protestare, ma senza successo.
«Niente ma! Cara, è quasi mezzanotte: non posso lasciarti per strada, tantomeno con questa pioggia! Nessuna obiezione: stanotte dormirai da me.» disse, irremovibile.
Ma chi sei tu, un angelo?
Sorrisi e tornai a guardare la strada, fino a quando l’auto non si fermò davanti alla casa della donna.
Aspettai un secondo prima di scendere: non la conoscevo nemmeno!
Però dove sarei restata quella notte? E le notti seguenti? E dove avrei mangiato?
Scossi la testa e scesi dall’auto, seguendola fino ad entrare.
Mi ritrovai in una saletta calda ed accogliente, con le pareti intonate sul rosa confetto e il pavimento in parquet.
«Siediti pure: ti porto qualcosa di caldo.» disse premurosa lei, facendomi accomodare.
Sorrisi per ringraziarla e presi posto su una delle sedie del lungo tavolo da pranzo posto in soggiorno.
Mi chiesi a cosa potesse servire un tavolo così grande ad un’anziana signora che, per giunta, viveva da sola, ma poi mi consolai con la risposta ‘Sarà una delle tante stranezze di questo mondo.
Dopo un po’, il suo viso rugoso e sorridente spuntò dietro la porta.
Mi porse una tazza di tè e l’altra l’afferrò lei, sedendosi sul tavolo di fronte a me.
«Come ti chiami, figliola?» mi chiese, dopo averne sorseggiato un po’.
«Sono Jessica Anne Parker.» risposi, cercando di sembrare meno fredda possibile.
Il punto era che due anni di collegio ti rendevano così: una donna travestita da uomo.
«Io sono Trudy Hale e questa è la mia fattoria. Potrai fermarti qui per quanto vorrai, a un solo costo…» fece una pausa per sorseggiare altro tè e poi riprese. «Sto cercando qualcuno che mi aiuti a lavorare. Ti andrebbe di fare qualche lavoretto qui, per me?» mi chiese.
Non ci pensai su, anche perché era tutto quello che cercavo: un lavoro, una casa, una nuova famiglia e quello mi sembrò il posto perfetto per ricominciare.
«Sì signora, accetto volentieri.» affermai, sorridendole.
«Chiamami pure Trudy
 
 
Sentii un gallo cantare e saltai giù dal letto.
Guardai la sveglia: le cinque e quaranta del mattino.
Mi cambiai, mi lavai il viso e scesi in cucina, dove trovai un piatto con una frittata e dei toast.
Mi avvicinai e notai un foglio sotto al bicchiere: lista delle cose da fare.
Sorrisi tra me e me ed iniziai a leggere…
 
·         Dar da mangiare alle galline.
·         Tagliare l’erba.
·         Portare a spasso il cane.
·         Annaffiare i fiori.
·         Raccogliere le rape.
 
Scossi la testa e risi di nuovo, ripensando alla proposta della sera prima.
Dovevo aiutarla, non fare tutto io!
Ma mi serviva una casa… e mi serviva un lavoro.
E per quanto non volessi ammetterlo a me stessa bè, ero sola.
Non mi rimaneva più nessuno a parte quell’anziana signora dai lineamenti marcati che mi aprì lo sportello la sera prima per non lasciarmi marcire sotto la pioggia.
Dopotutto quelle erano le minime cose che potevo fare per lei.
Così feci colazione ed uscii di casa, dirigendomi per prima cosa verso il pollaio.
Non sarebbe stato difficile, non quanto i due anni di collegio almeno.
 
 
«Jessica, qui si mangia!» mi richiamò Trudy e corsi subito dentro casa.
Ma appena entrata vidi una marea di persone sedute al tavolo.
Disagio totale.
«Bene signori… lei è Jessica, la nuova arrivata. Datele il benvenuto.» disse la donna, facendomi sedere di fianco a lei.
Uno dei miei vizi era squadrare le persone e questo feci durante il pranzo.
Iniziai a guardarli, uno ad uno. Erano per lo più omoni muscolosi dalla pelle chiara, con i capelli tendenti al rossiccio e gli occhi azzurri.
I tipici inglesi.
Ma poi i miei occhi caddero su cinque ragazzi. Non erano come tutti gli altri, ma diversi.
Giovani, senza ombra di dubbio, e molto… socievoli, o almeno così sembravano.
«Ragazzi! Un po’ di contegno, per favore.» li richiamò Trudy e subito si fermarono e abbassarono la testa.
«Scusaci zia.» si scusò quello che sembrava il più pazzo, eppure il più grande di tutti.
Aveva due occhi magnificamente azzurri e dei capelli rossicci e scompigliati.
Basta Jessica: stai parlando come se fossi innamorata di lui!
Appunto per questo: non era il mio tipo.
Troppo sciolto, troppo del tipo ‘Guardatemi, faccio ridere anche le guardie delle regina!’.
No, non fai ridere altro che quei cinque rimbambiti che ti trovi intorno, bello mio.
Scossi la testa e scacciai quei pensieri, per poi alzarmi e dileguarmi con un veloce «Io torno al lavoro.»
 
 
Riuscii a finire tutto prima di notte ed iniziai a girare per la fattoria.
Intravidi un cavallo nel recinto e, interessata da quello splendido animale, mi avvicinai.
Iniziai ad osservarlo (guarda caso), fino a quando una voce non mi fece sobbalzare.
«Quello è un Purosangue Inglese.» disse qualcuno dietro di me e mi voltai, guardandogli storto.
«Io credevo fosse un cavallo.» dissi con nonchalance, suscitando una risata nel ragazzo, che si avvicinò.
«Era per puntualizzare la razza.» spiegò lui, gesticolando con le mani. «Comunque piacere, io sono Niall Horan.» si presentò, stringendomi la mano.
«Jessica Anne Parker.»
«Sei un soldato?»
«E tu sei irlandese?»
Rise di nuovo.
«Non si risponde a una domanda con un’altra domanda.» mi rimproverò, anche se ironicamente.
«Non si chiede ad una donna quello che fa nella vita, a meno che tu non la conosca bene e non chieda conferma di cosa già sai.» puntualizzai io, imitando il suo tono ironico. «E comunque sia sì, sono un soldato.» ammisi infine, sorridendogli.
«E io sono irlandese.» ammise anche lui, sorridendomi.
Era un ragazzo stranamente delicato e affascinante, forse troppo per me.
Non era abbastanza… freddo? Sì, forse.
L’unica cosa fredda che aveva erano i suoi occhi, che poi tutto erano meno che quello.


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Spazio ai pinguini!
Saaaalve a tutti!
Allora, parto subito con il dirvi che so quanto questo capitolo possa essere pensoso e vi chiedo di darmi solo una chance anche perché siamo solo all'inizio!
Poi ringrazio tutti per le recensioni del prologo anche se devo confessarvi che ne aspettavo qualcuna in più è.é
Ma non fa niente: va bene lo stesso!
Promettetemi che me ne lasciate qualche altra qui, per favore!
Okay, ora passiamo al capitolo.
La storia inizia a prendere forma e come potete vedere il primo dei ragazzi che Jessica conosce è Niall.
Non vi dico niente sul secondo capitolo, ma sappiate che tra Niall e Jessica si istaurerà una grande amicizia.
Ecco, vi ho già detto troppo.
Ora, per concludere, vi chiedo solo di fare un minuto di silenzio per tutti i miei amici pinguini che stanno morendo di freddo giù in Antartide e non hanno nemmeno la connessione internet o la linea telefonica per chiamare il 118 in caso di difficoltà.
Questo me lo dovete! (?)
Ahahahah, okay, basta!
Serietà portami via tu o qui non smetto più di sparar cazzate!
Vi ringrazio comunque perché già avete messo questa storia tra le preferite e le seguite. 
Cioè, VI AMO! Cos'altro dovrei dire?
E niente, recensite o fate arrabbiare me e tutti i pinguini dell'Antartide.
E anche gli Unicorni che sono già arrabbiati con Noè perché non li ha aspettati e ha fatto partire l'arca senza di loro!
BASTA, BASTA: FERMATEMI!
Okay, grazie ancora e... au revoir!

Un bacio, Serena xx

Tra le cazzate, mi sono dimenticata di rispondere a una domanda che mi è stata fatta!
Per tutti quelli che volessero cercarmi su Twittah, io sono @Sere_Swan e per qualsiasi domanda o cose varie scrivete pure tutto nella recensione ahahah!
Sciaoooo! :)

  
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