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Autore: Sere_Horan    22/07/2012    6 recensioni
«Quindi se non fosse stato per te io sarei morta, giusto?» gli chiesi, anche se leggermente accigliata.
Odiavo quel sorrisino perennemente malizioso che aveva.
Era... irritante.
«Possiamo dire così, Jessica
Si avvicinò a me e mi sfiorò il braccio destro con la punta delle dita.
Rabbrividii.
«Non puoi resistermi. Nessuno può.» affermò, sicuro.
«Ti dimostrerò che io posso, Tomlinson.» conclusi il discorso, alzandomi dalla sedia ed uscendo dalla cucina.
Lo odiavo.
O forse era qualcos'altro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2

Don’t judge me.

 
Sbuffai e mi tuffai sul letto, iniziando a fissare il soffitto.
Era stata una giornata pesante per essere la prima nella fattoria.
Mi ero stancata di fare paragoni tra quello che vivevo in quel momento e quello che avevo passato in collegio: erano due cose completamente diverse.
Eppure era come se fossero legate per me.
Tuttavia, quel giorno scoprii molti aspetti di quello stile di vita che mi sorpresero.
Niall, il ragazzo che incontrai quel pomeriggio, lavorava lì, insieme a quegli altri quattro ragazzi.
Avevano trovato quel lavoro grazie a Louis, quello che sembrava un po’ il più pazzo.
Si conoscevano dai tempi delle Scuole Medie e, quando fu il momento di trovarsi un lavoro, Louis offrì loro un posto alla fattoria, per aiutare lui e sua zia.
Tornando a quella sera, mi fissai sul soffitto: a volte avevo la sensazione di riuscire a parlarci.
Ma poi qualcuno bussò alla porta e mi misi seduta come una persona normale.
«Avanti.»
La porta si aprì piano e sbucò la testa di Trudy.
«Tesoro, stiamo facendo una chiacchierata sotto al portico: ti andrebbe di unirti a noi?» mi chiese, cortesemente.
«Come nei vecchi film di cowboy americani?» chiesi entusiasta, stampandomi un sorriso enorme sul viso.
La donna rise ed annuì, per poi richiudersi la porta alle spalle con un «Ti aspettiamo giù.»
Sorrisi tra me e me, mi infilai un paio di jeans e una camicia e scesi velocemente le scale, uscendo poi di casa.
Trovai tutti lì: chi beveva della birra, chi giocava a carte, chi chiacchierava, chi sonnecchiava sul dondolo e poi c’erano i ‘cinque ragazzi’ che se ne stavano in un angolo del portico con le chitarre in mano, a cantare.
Incuriosita, mi avvicinai a loro.
«Ehi, Jessica!» mi salutò Niall, catturando l’attenzione degli altri, che abbandonarono per un attimo i testi delle canzoni e si concentrarono su di me.
«Dai, siediti con noi!» esclamò quello più scuro di tutti. Presumibilmente era pachistano.
Per un attimo esitai, ma poi annuii convinta e presi posto tra i due con la chitarra, uno dei quali era proprio Niall.
«Posso?» gli chiesi, indicando lo strumento.
Lui sorrise ed annuì ed io iniziai a pizzicare le corde, intonando alcuni versi di una delle mie canzoni preferite: White horse.
«Ehi, ehi, fermati.» mi bloccò qualcuno ed alzai la testa.
Il ragazzo dai capelli rossicci mi fece capire di essere stato lui ad interrompermi e non me ne sorpresi più di tanto: si vedeva lontano un miglio quanto fosse fastidioso.
«Tu… suoni?» mi chiese, quasi sconvolto.
«No, faccio finta!»
«A quanto pare…» risposi, sospirando.
«Uhm, sei brava.» mugugnò, stringendosi nelle spalle. «Ah, io sono Louis.» si presentò, allungando la mano.
«Piacere, J…»
«Jessica Anne Parker, recluta del collegio Dark Mountains nella periferia di Doncaster.» mi interruppe nuovamente lui, con un sorriso compiaciuto stampato in viso.
«No ma, sai anche il mio codice fiscale per caso?» gli chiesi, leggermente irritata dal suo comportamento.
Nonostante la mia rabbia e il mio prematuro odio verso il rosso – fateci l’abitudine perché sarà così che lo chiamerò – feci scoppiare tutti a ridere, tranne lui, che mi lanciò un’occhiataccia.
Per ora sono io il clown di turno, mi dispiace.
«Sei forte.» affermò il ragazzo muscoloso e riccio alla mia sinistra. «Io sono Liam Payne, piacere di conoscerti.» si presentò e gli sorrisi, stringendogli la mano.
«Io sono Harry Styles.» esultò il riccio seduto di fianco al rosso, quasi fosse entusiasta del suo nome. Strano il ragazzo. Ma sorrisi anche a lui.
«Io sono Zayn Malik.» si presentò poi il pachistano, sfoggiando un sorriso a dir poco esilarante.
«Io e te ci conosciamo già.» concluse infine l’irlandese, sorridendo più che mai.
«Già…» risposi, annuendo e ‘sorridendo’ a tutti.
«Io vado a dormire, buonanotte.» sbottò Louis, di punto in bianco.
«Lou, aspetta!» cercò di fermarlo Harry, ma senza successo.
«Perché fa così?» chiese ingenuo Zayn, alzando le braccia al cielo.
«Sono io il problema: non gli vado a genio. E bè, la cosa è reciproca.» ammisi io, anche se senza un minimo di dispiacere che velava la mia voce.
Tutti mi guardarono stranamente, quasi volessero studiarmi coi laser.
«Che c’è?»
«Oh no, niente. È solo che solitamente le ragazze non resistono al fascino di Louis.» confessò Liam, seguito dall’annuire silenzioso di tutti gli altri.
«Nemmeno io!» disse Harry, alzando la mano.
Risi e poi lo guardai.
«Ma tu quanti anni hai?»
«Non si chiedono queste cose a…»
«A una signora? Mi dispiace, ma non mi risulta che tu lo sia. Anche se non lo so con certezza.» lo interruppi, facendoli ridere tutti di nuovo, lui compreso.
«E va bene! Ho diciott’anni, contenta?» disse ed io annuii, soddisfatta. «E tu sei un soldato, giusto?» mi chiese poi lui, come se ne volesse solo la conferma.
«Sì, proprio così.»
«E come mai sei qui? Non hai una casa?» domandò cortesemente Zayn.
Abbozzai un sorriso ed abbassai lo sguardo.
«Bè, diciamo che io non ho più… diciamo che non ho più un’identità per la mia famiglia.»
«Oh… dev’essere dura.» sospirò Niall, dispiaciuto.
«No, non lo è. Ho imparato a cavarmela. Sapete, in quel collegio tutto diventa enorme, e tu diventi invisibile, solo. Ma devi pur sempre sopravvivere: è questo il bello della sfida.» dissi, battendomi un pugno sulle mani e sorridendo.
«Non so come fai. Sei davvero strana per essere una ragazza.» disse convinto Harry, squadrandomi per bene.
«E tu sei davvero troppo delicato per essere un ragazzo.» gli feci eco io, imitandolo il meglio possibile. Risero di nuovo.
Fu una cosa strana quella perché solitamente io non facevo ridere le persone: le facevo piangere, ci facevo la lotta per sopravvivere. Io non avevo un contatto con gli esseri umani da due anni.
E tornare alla ‘normalità’ fu strano quanto incredibilmente emozionante. Fu come una nuova, gioiosa avventura, dove scoprii una nuova me, una me che non avevo mai visto né conosciuto fino ad allora.
«Bè ragazzi, io vi saluto. Ci vediamo domani.» dissi, alzandomi.
«Okay, buonanotte Jessica.» mi salutò Niall.
«Notte!» esclamarono gli altri, sorridendomi.
Rientrai in casa e salii le scale, sempre con il sorriso stampato sulle labbra.
Ma la cosa cambiò non appena passai davanti alla camera di Louis.
«Sì! Ti dico che secondo me è un maschio travestito da donna! E poi è antipatica!» sentii dire.
La porta era socchiusa e potei dedurre che stesse parlando al telefono con qualcuno e che la persona in questione fossi io.
«Ma certo che sì! Si innamorerà di me, prima o poi.» affermò poco dopo, ridendo.
Ma brutto cretino! Ora vengo lì e ti stacco la testa come se fosse un mattoncino delle costruzioni!
Scossi la testa arrabbiata ed entrai in camera mia, chiudendomi dentro e buttandomi sul letto.
Sentii qualcosa di freddo scorrermi lungo il viso e mi ci volle un po’ prima di capire che fosse una lacrima. Una stupida e inutile lacrima.
Non dovevo piangere, non era nei miei piani.
Non mi sarei fatta illudere, non mi sarei innamorata di lui: non volevo innamorarmi.
L’amore non faceva per me.
Lo consideravo una cosa da deboli. O forse debole ero io, che avevo paura di innamorarmi e di soffrire.
Gli occhi si fecero sempre più pesanti, un nodo doloroso mi si piazzò in gola e tutto intorno a me divenne sfocato.
Mi sforzai di non far uscire un singhiozzo, ma non ci riuscii e fallii, proprio nel momento in cui dei passi si fermarono davanti alla porta della mia camera.
Qualcuno bussò ed io scattai in piedi, asciugandomi le lacrime ed inghiottendo a fatica quel nodo doloroso che non voleva andarsene.
«Chi è?» balbettai.
«Sono Niall.»
Sospirai ed aprii la porta, ritrovandomi davanti il volto di Niall e sembrava abbastanza preoccupato.
«Va… va tutto bene? Ho sentito un singhiozzo e… hai gli occhi rossi! Non avrai mica…»
Lo bloccai con un violento ‘Sh’ e lo tirai dentro la mia camera, richiudendo poi la porta.
«Tu non hai sentito niente, chiaro?» dissi, con voce minacciante e tenendogli un dito puntato addosso.
«Okay, ma non posso accettare di vedere una persona star male e non poter fare niente per aiutarla. Quindi ora mi dici che hai.»
«Ecco… un momento di debolezza.» dissi, arricciando il naso.
«Non ti credo.» disse semplicemente lui, avvicinandosi a me. «Puoi fidarti di me.»
«Non mi giudicherai, vero?» gli chiesi e lui annuì, anche se sconcertato.
«Ho sentito Louis parlare al telefono prima: la porta della sua camera era aperta e… stava parlando di me. Mi ha definito una donna travestita da uomo.» la voce tremò e mi fermai un secondo per riprendere fiato. Poi continuai. «Ma ha affermato che riuscirà a farmi innamorare di lui.» conclusi, chiudendo gli occhi per impedire ad altre lacrime di scendere.
«Lascialo stare, lui è così. Devi solo… far finta di niente.» mi consigliò, per poi fermarsi un secondo e fissarmi.
«Non giudicarmi.» gli ricordai, ma sembrò non ascoltarmi.
«Io credo che tu stia usando solo un travestimento. C’è qualcosa che non va in te, o nel tuo passato. Non lo so. Ma se piangi per uno come Louis, bè… sei debole.» affermò, facendo spallucce.
Involontariamente, un’altra lacrima scese dai miei occhi, attirando la sua attenzione.
La asciugai subito, ma evidentemente non servì.
«Tu non sai cosa sono io, né cosa ho passato.» dissi, cambiando improvvisamente tono.
Lui cambiò espressione e cercò di giustificarsi, ma lo fermai di nuovo.
«Non so se il tuo è un giudizio o un consiglio, ma sappi che io continuerò ad andare avanti da sola, come ho sempre, e ti ripeto sempre fatto.»
Sospirò e si avvicinò alla porta, scuotendo la testa.
Ma prima di uscire si fermò di nuovo.
«Jessica, io ti aiuterò. Puoi contare su di me.» confessò, serio.
«Ti faccio pena, vero?»
«No. Mi ricordi solo qualcuno che conosco.» rispose vago, per poi aprire la porta. «Ah, buonanotte.» concluse ed uscì.
Rimasi a guardare la porta per qualche istante e poi mi voltai verso lo specchio appeso alla parete.
Fissai la mia immagine attentamente.
Era tutto vero: quella era una maschera.
Una stupida, inutile, debole maschera, tanto indifesa quanto fatta su misura.
Peccato che le cose su misura, mano a mano che noi cresciamo, diventino sempre più piccole, fino a non starci più bene.
Forse avrei dovuto farmene un problema, ma quella frase ‘Io ti aiuterò’ continuava a rimbombarmi nella testa, impedendomi di reagire da sola come avrei solitamente fatto.


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Spazio ai pinguini!
PEEEEEEEERDONATEMI!
Non sono riuscita ad aggiornare prima, scusate!
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!!
Okay, ora passo al capitolo ahah.
Dite la verità, non ve lo aspettavate un Louis così stronzetto, eh?
Muahahahahahah, sapete che nulla è scontato nelle mie storie è.é
Sarebbe stato troppo semplice fare il classico Louis sorridente e divertente che vediamo nei video diary, così ne ho creata una versione tutta rivisitata! (?)
Ahahah, no seriamente... 
Avrete capito che Jessica non è la ragazza dura e fredda che sembrava all'inizio. 
Sappiate che molto presto cambierà.
Sappiate anche che il nostro amichetto Nialler ha un bel segreto, eheh.
Ma io non vi anticipo altro perché sono cattiva! Ahahahahahahah!
Ora vado, lasciatemi qualche recensione per i miei amici pinguini ed unicorni e ricordatevi che se non lo fate si arrabbiano.
Presto cambierò animali, ve lo prometto ahahah.
Ciao bellezze belliffime! (?)

Un bacio, Serena xx

  
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