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Autore: Lady Nobody e Pankun    19/07/2012    3 recensioni
“Non…non dire cretinate! E non toccarmi i capelli!”
era diventata di nuovo rossa, ma questa volta dubitava per la rabbia.
ok, questa fic mi è venuta in mente così...tanto per, spero che non vi dispiaccia. commentate se potete!!
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quell’incontro al pub non si erano più viste. La cosa era naturale, perché mai sarebbe dovuto accadere? Mica erano amiche e per di più c’era da studiare per gli orali.
Quella mattina ad esempio Ella se ne stava seduta sulla terrazza della scuola a gambe incrociate, il libro di storia sulle gambe. Una leggera folata di vento le smuoveva la coda di cavallo. Era praticamente irriconoscibile con i pantaloncini, la canottiera bianca e gli occhiale dalla montatura nera. Non l’avrebbe riconosciuta nessuno.
Una volta deciso che la storia le stava facendo venire il mal di testa ed avendo calcolato di essere arrivata molto prima, chiuse il volume nero e lo gettò accanto alla borsa. L’orologio del campanile batteva le dodici.
 
Si leccò le labbra, aveva un certo languorino, così decise di tirare fuori il suo pranzo. Una scatola blu scuro, sollevò il coperchio e…
Annusò deliziata l’odore del sushi e del tramezzino al tonno. Prese le bacchette e cominciò a mangiare avidamente. Puntò lo sguardo al cielo azzurro, qualche batuffolo bianco era l’unica decorazione che aveva. Gli piaceva il cielo, era una delle poche cose che gli piaceva davvero, insieme a tutto ciò che riguardava il Giappone ed allo stile Gothic Lolita.
 
Qualcosa però interruppe quella pace perfetta. Il cigolio della porta la strappò al suo mondo di fantasticherie. Non si degnò di girarsi a vedere chi fosse arrivato. L’aveva distratta e questo l’irritava profondamente. Ma tutto quello non bastava, no. La persona incriminata di tale misfatto si stava appoggiando al parapetto, a poca distanza da lei e poco dopo avvertì lo sgradevole odore di fumo. Che oltraggio, le stava rovinando il pranzo con quella puzza!
Arrabbiata si voltò verso l’intruso.
“Hei tu, io starei mangiando!”
 
 
 
Che stress! Mancava ancora molto al suo turno d’esame e gli si era chiuso lo stomaco sentendo l’interrogazione di un suo compagno di classe. Ci andavano giù pesante…
Così, senza il benché minimo appetito, declinò l’invito di un’amica, se così si poteva definire, ad andare a pranzo insieme.
Nervosa com’era la cosa che poteva fare era una sola:
fumare!
 
Decise quindi di salire fino alla terrazza, in modo tale da potersene stare in completa serenità e distendere i nervi.
 
Una volta lì non fece caso più di tanto a quella figura raccolta da un lato, che stava consumando allegramente il suo pasto, si fiondò direttamente al parapetto per accendere poco dopo la sigaretta.
Ora si che stava bene, il cielo azzurro, un paesaggio niente male, il silenzio, la sua valvola di sfogo preferita…
 
Qualcosa però distrusse la perfezione di quel momento. Anzi, per essere più precisi, qualcuno.
Esatto, la persona a cui prima non aveva fatto caso stava accennando, con tono poco gentile, al fatto che il suo fumo le disturbasse il pranzo.
Stava per voltarsi e rispondere con acidità quando un pensiero la folgorò. Dove aveva già sentito quel tono irritato, velenoso ed insopportabile?
Trovato!
 
Si voltò di scatto e si meravigliò del fatto che aveva ragione. Infatti a poca distanza da lei, a fissarla con istinto omicida, c’erano gli occhi scuri di Ella. Di nuovo quello strano sorriso. Ma davvero vederla la faceva divertire così tanto?
Però a guardarla bene non sembrava lei. Era vestita in modo così normale, non assomigliava per niente alla ragazza Gothic di qualche sera prima. Lei invece era sempre coerente con il suo stile. Indossava pantaloni alla pinocchietto neri, una catena alla fibbia, maglietta bianca a righe nere, un polsino ed il collarino borchiati.
 
“Ciao Ella! Non pensavo fossi anche tu di questa scuola!”
disse pimpante.
 
 
Quando si girò restò di stucco, non se l’aspettava proprio. Era vero che lei a scuola se ne stava sempre per conto suo e non usciva dalla classe…però non avrebbe proprio mai pensato di ritrovarsi Kate fra i piedi!
 
Probabilmente era rimasta a bocca aperta, perché vedeva un sorriso divertito sul suo volto.
Si riscosse, non rispondendo alla domanda, limitandosi ad alzare le spalle e a guardare male la sigaretta che teneva fra le mani.
Doveva essersene accorta.
“Oh, scusa, ora la spengo. Ma sai, il fumo mi rilassa…”
tirò un’ultima volta e poi spense la sigaretta. Buttò via il fumo e si diresse verso di lei.
Senza chiedere il permesso si sedette proprio lì accanto. Sbuffò per tornare a concentrarsi sul suo pranzo. Si era tenuta da parte un po’ di sushi ed ora addentava il tramezzino al tonno. Si sentiva osservata e la cosa la faceva sentire a disagio.
 
“Ma insomma, che vuoi??”
chiese irritata voltandosi verso Kate. Aveva la faccia rossa, come tutte le volte che si sentiva in imbarazzo.
 
Vederla in quello stato la faceva ridere, però cercò di trattenersi, mordendosi il labbro inferiore. Però anche qualcos’altro si sovrapponeva e mescolava al divertimento…la tenerezza…? Effettivamente era una figura, in quei ovviamente rari momenti, veramente tenera, veniva quasi voglia d’abbracciarla.
 
Vedendo il suo imbarazzo farsi più consistente capì che era rimasta imbambolata a fissarla per troppo tempo. Si riscosse, ricordandosi che le era stata posta una domanda.
“Niente, niente. Non posso sedermi dove mi pare?”
 
Sbuffò rassegnata e con più voracità di prima addento il suo pranzo. Perché si era seduta vicino a lei? Non lo faceva mai nessuno…forse perché aveva un pessimo carattere e negava l’accesso nella sua vita a chiunque…oppure perché erano tutti stronzi con la puzza sotto il naso. Qualunque fosse stata la realtà (lei credeva tutte e due), non cambiava il fatto che qualcuno aveva appena violato il livello massimo di distanza e la cosa la disturbava.
 
Poi accadde qualcosa di buffo. Sentì uno stomaco gorgogliare, ma non era certo il suo. Si girò con occhi sgranati verso Kate che divenne un peperone ed iniziò a farfugliare qualcosa sull’aver saltato il pranzo mentre si passava una mano fra i capelli rossi. A questo evento ne seguì un altro, decisamente sconvolgente per gli equilibri del cosmo.
 
Fissò la sua bella scatola blu, dove c’era ancora metà del sushi. Sospirò leggermente.
“Sto impazzendo…”
e porse la ciotola a Kate, senza guardarla.
“Tieni, io non ho più appetito…”
biascicò per poi dare un ultimo morso al tramezzino e finirlo.
 
Portò le ginocchia al petto stringendo le gambe con le braccia. Nella sua testa continuava a ripetersi di stare impazzando e che la colpa era tutta di quel sorriso.
“Stupido sorriso, stupido, stupido, stupido sorriso da ebete!!”
strillò nella sua testa mentre affondava sempre di più la faccia fra le gambe, lasciando in vista solo gli occhi che fissavano di tanto in tanto nella direzione di Kate.
 
 
Dal canto suo quel gesto gli parve gentile ed inaspettato. Ma non ci pensò neanche per un secondo a rifiutare. Così afferrò la scatoletta blu e cominciò a mangiare, impiccandosi per tenere bene le bacchette. Alla fine ci rinunciò e cominciò ad afferrare i rotolini di sushi con le mani, facendo attenzione a non sembrare troppo un animale.
 
La scena era talmente comica che osservandola…Ella scoppiò a ridere. Appena notò cosa stava facendo smise subito, tappandosi la bocca con una mano. Perché aveva riso? Lei non rideva!
“Aiuto sto impazzendo davvero!”
 
“Perché hai smesso? Sei più carina quando ridi.”
Osservò Kate fissandola con un’espressione mista tra sorpresa e divertita.
Per tutta risposta Ella si alzò di scatto, lanciandole un’occhiataccia ed andando a raccattare la sua borsa ed il libro di storia.
 
 
Se ne stava andando, ma che aveva fatto di male? Mentre la mano di lei abbassava la maniglia si decise a buttarsi.
“Ti va di essere mia amica?”
lo disse con il tono intriso di speranza. Non sapeva bene perché glielo avesse chiesto. Forse perché non aveva mai avuto un amico vero e con lei si sentiva bene…chissà…
 
Si immobilizzò con la porta aperta davanti a sé. Forse non aveva capito bene. Amica?
A quella parola sentì il cuore accelerare. Stava per girarsi e rispondere, ma non lo fece. Si fiondò giù per le scale, gridando a squarciagola
“MAI!!”
 
Kate sorrise appena, guardando prima la porta spalancata e poi la scatola del pranzo.
“Prevedibile…”
mormorò fra sé e sé.
 
Si sarebbero viste di nuovo, quello era certo. 

  
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