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Autore: Kyu_Kon    20/07/2012    1 recensioni
Lesse ad alta voce da quella pergamena consumata dall'inesorabile tempo e ormai ingiallita e ruvida:"Amor vincit omnia". Le sue mani tremarono e il suo cuore iniziò a battere violentemente contro la sua cassa toracica, quasi come per uscirne fuori. Aveva proprio ragione: l'amore vince su tutto!
Genere: Introspettivo, Poesia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Rimanevano pochi minuti prima che il sole scomparisse del tutto dietro l’orizzonte, ormai si era adagiato sui morbidi monti in lontananza  tingendo il cielo d’arancione e sporcando di sangue le candide nuvole. Noemi si era alzata in piedi accanto alla finestra; guardava quello spettacolo che le appariva quasi tragico, era la morte d’un amico, una morte di una dozzina di ore, certo, ma pur sempre una morte era. Si era asciugata le lacrime chiare che le scorrevano sul viso e, con gli occhi ancora bagnati, era andata velocemente nella sua stanza, aveva aperto il piccolo cassetto del suo comodino di mogano e ne aveva estratto una busta di carta, un foglio bianco e la sua amata stilografica: una penna argentata e decorata con motivi particolari, un misto tra incisioni tribali e rimandi gotici. Era stato proprio quello il regalo che Elia, suo padrino e zio, le aveva donato al battesimo avvenuto circa sedici anni prima. Insieme al prezioso oggetto aveva portato un piccolo biglietto di carta ingiallita che Noemi aveva letto per la prima volta solo a sette anni e mezzo, in seconda elementare: “Scrivere è dare vita, impara e fai vivere con le tue parole il tuo mondo” .
La ragazza tornò velocemente davanti alla grande finestra del salotto, davanti a lei gli ultimi istanti di vita del sole, e mentre gli ultimi suoi raggi le illuminavano il viso aprì la busta di carta bianca e candida che aveva portato con se dalla stanza accanto. Ne estrasse una fotografia: rappresentava lei stessa seduta su una panchina con i suoi capelli rossi illuminati dalla luce del sole e mossi dal leggero vento che, solo guardando l’immagine, sembrava di sentire sulla propria pelle. Accanto a lei sedeva sulle assi consumate della panchina un’altra ragazza dai capelli biondi e il viso dolce, con dei grandi occhi marroni e caldi che, sorridendo felicemente, infondeva una grande tranquillità; guardava l’obiettivo con la testa leggermente piegata verso Noemi che era nella stessa posizione. Aurora era sempre stata sua amica da quando si erano incontrate  il primo giorno di scuola media, avevano subito stretto amicizia, andarono d’accordo dalla prima parola, dal primo sguardo. Avevano trascorso tre anni di grande amicizia e il giorno dopo la fine degli esami erano andate in quel magnifico parco che faceva da sfondo alla foto e lì, tra i platani e i faggi, l’avevano scattata. Avevano scelto di continuare gli studi nello stesso liceo ma optando per indirizzi differenti, Noemi aveva scelto il classico mentre Aurora si era iscritta allo scientifico tradizionale. Le due non si erano tuttavia perse di vista, continuavano vedersi a scuola: durante le brevi pause o al termine delle lezioni il loro sguardi si incrociavano ancora qualche volta e non mancavano le parole tra le due che spesso tornavano a casa assieme sull’autobus sedendosi vicine e parlando di dubbi, preoccupazioni, gioie e avventure. Così Noemi si era innamorata poco a poco dei sorrisi della ragazza, dei suoi occhi luminosi e dei suoi capelli sottili, della sua pelle liscia e pallida. Aveva iniziato ad avvicinarsi a lei sempre di più e più si avvicinava più cresceva in lei il desiderio di avvicinarsi, più si avvicinava a lei, più la conosceva a fondo e più le piaceva, più scopriva lati misteriosi di lei, più se ne innamorava. Il suo modo di fare, il suo comportamento e il suo carattere erano attraenti e la spingevano verso di lei; la sua inabilità nel trattenere le proprie opinioni, il suo buonumore, il suo atteggiamento affettuoso verso tutto e tutti e il suo sorriso che solo in rare occasioni si era allontanato dal suo viso. Proprio di questo sorriso Noemi si era innamorata. Avvicinandosi pian piano al suo sole però la ragazza aveva cominciato ad essere abbagliata dalla luce, sempre più voleva avvicinarsi a lei tanto da non riuscire più a farne a meno; aveva iniziato tra quei sorrisi e quell’affetto ad illudersi di non essere la sola dei due a desiderare l’altra. Soffriva vedendola mentre parlava, giocava, si divertiva con altre persone, maschi o femmine che fossero, smetteva quasi di respirare quando sorrideva a qualcuno e gli si spezzava il cuore quando abbracciava o cercava qualcun altro, ma quando le dedicava le sue attenzioni, quando le dedicava i suoi sorrisi o i suoi sguardi, nello stesso modo in cui faceva con le altre persone, Noemi si sentiva vivere, sentiva i suoi mali e le sue paure scomparire, sentiva qualcosa di speciale: sentiva di amarla. Aveva pensato centinaia di volte di confessare i suoi sentimenti alla ragazza ma ogni volta, temendo che Aurora non sarebbe riuscita a capire il suo amore e che, una volta confessatasi, si sarebbe allontanata da lei, si fermava e continuava a celare le sue emozioni dentro il suo piccolo cuoricino ormai colmo e straripante d’amore.
A volte Noemi si era chiesta perché si fosse innamorata di lei, come avesse fatto ad iniziare ad amare una ragazza senza nemmeno accorgersene, ma poi con il tempo aveva ragionato, si era riappacificata con se stessa: aveva capito che ci si innamora dell’anima di una persona, della sua mente, non importa che il suo involucro abbia sembianze maschili o femminili. Però aveva paura che questo Aurora non lo avesse capito anche se non ne aveva alcuna prova, anzi, la stessa ragazza non aveva mai fatto apprezzamenti di alcun genere verso i ragazzi che, a scuola o sul pullman, spesso aveva avuto modo di conoscere.
“Aurora…” Sussurrò quasi disperata a se stessa la ragazza. Non aveva più molto tempo, strinse la foto al suo petto mentre ancora due lacrime le rigavano il viso e scendevano dolcemente fino al mento.
Noemi impugnò la sua penna d’argento, guardò un’ultima volta quella grande stella infuocata morente e iniziò a scrivere sul piccolo foglio bianco che aveva trovato nel suo cassetto e che ora era bagnato dall’ultimo raggio di sole. Scrisse in pochi istanti lettera dopo lettera, parola dopo parola. Trascorsero pochi attimi, scomparve il sole. Ancora col viso bagnato, tornò nella sua stanza, appoggiò dolcemente sulla sua scrivania la foto, la busta, la penna e le sue parole e, accennando un sorriso vedendo il suo viso allo specchio davanti a se, si gettò sul suo letto cedendo di nuovo al pianto.


Ciao a tutti, sperando che vi siano piaciuti questi quattro capitoli di introduzione alla storia vera e propria vi inviterei a lasciare una recensione! Non costa nulla e mi aiuterebbe davvero moltissimo a capire come migliorarmi e far piacere di più a voi e a me stesso ciò che scrivo! Aspetto commenti, critiche, apprezzamenti prima di continuare a postare altri capitoli in modo da capire come migliorarli! Grazie mille, buona giornata a tutti! ;) 

Kyu
 
  
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