Rimanevano pochi minuti prima che il sole scomparisse del tutto dietro l’orizzonte, ormai si era adagiato sui morbidi monti in lontananza tingendo il cielo d’arancione e sporcando di sangue le candide nuvole. Noemi si era alzata in piedi accanto alla finestra; guardava quello spettacolo che le appariva quasi tragico, era la morte d’un amico, una morte di una dozzina di ore, certo, ma pur sempre una morte era. Si era asciugata le lacrime chiare che le scorrevano sul viso e, con gli occhi ancora bagnati, era andata velocemente nella sua stanza, aveva aperto il piccolo cassetto del suo comodino di mogano e ne aveva estratto una busta di carta, un foglio bianco e la sua amata stilografica: una penna argentata e decorata con motivi particolari, un misto tra incisioni tribali e rimandi gotici. Era stato proprio quello il regalo che Elia, suo padrino e zio, le aveva donato al battesimo avvenuto circa sedici anni prima. Insieme al prezioso oggetto aveva portato un piccolo biglietto di carta ingiallita che Noemi aveva letto per la prima volta solo a sette anni e mezzo, in seconda elementare: “Scrivere è dare vita, impara e fai vivere con le tue parole il tuo mondo” . |
A volte Noemi si era chiesta perché si fosse innamorata di lei, come avesse fatto ad iniziare ad amare una ragazza senza nemmeno accorgersene, ma poi con il tempo aveva ragionato, si era riappacificata con se stessa: aveva capito che ci si innamora dell’anima di una persona, della sua mente, non importa che il suo involucro abbia sembianze maschili o femminili. Però aveva paura che questo Aurora non lo avesse capito anche se non ne aveva alcuna prova, anzi, la stessa ragazza non aveva mai fatto apprezzamenti di alcun genere verso i ragazzi che, a scuola o sul pullman, spesso aveva avuto modo di conoscere.
“Aurora…” Sussurrò quasi disperata a se stessa la ragazza. Non aveva più molto tempo, strinse la foto al suo petto mentre ancora due lacrime le rigavano il viso e scendevano dolcemente fino al mento.
Noemi impugnò la sua penna d’argento, guardò un’ultima volta quella grande stella infuocata morente e iniziò a scrivere sul piccolo foglio bianco che aveva trovato nel suo cassetto e che ora era bagnato dall’ultimo raggio di sole. Scrisse in pochi istanti lettera dopo lettera, parola dopo parola. Trascorsero pochi attimi, scomparve il sole. Ancora col viso bagnato, tornò nella sua stanza, appoggiò dolcemente sulla sua scrivania la foto, la busta, la penna e le sue parole e, accennando un sorriso vedendo il suo viso allo specchio davanti a se, si gettò sul suo letto cedendo di nuovo al pianto.
Ciao a tutti, sperando che vi siano piaciuti questi quattro capitoli di introduzione alla storia vera e propria vi inviterei a lasciare una recensione! Non costa nulla e mi aiuterebbe davvero moltissimo a capire come migliorarmi e far piacere di più a voi e a me stesso ciò che scrivo! Aspetto commenti, critiche, apprezzamenti prima di continuare a postare altri capitoli in modo da capire come migliorarli! Grazie mille, buona giornata a tutti! ;)
Kyu