Anime & Manga > Blue Dragon
Segui la storia  |       
Autore: Cheshire_Blue_Cat    20/07/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bene bene bene… dopo un luuuungo periodo di assenza ecco che pubblico questo capitolo che non ne voleva proprio sapere di essere scritto(l’avrò fatto e rifatto almeno quattro volte e alla fine ne è uscito questo!)
Credo che prima di settembre non riuscirò a scrivere altro, anzi, diciamo che mi prendo una “piccola” pausa dato che partirò alla volta di “terre inesplorate”(Parto a Creta a fare… la cretina! XD) Credo che le mie vere vacanze inizino ora.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti quei cari lettori che seguono questa storia e buone vacanze a tutti!!!                                                   By Lirin97

 
Insanity Death

 
Offuscato era l’unico aggettivo che le veniva in mente per tutta quella situazione, sembrava appunto che tutto e tutti fossero avvolti da un sottile strato di nebbia.
Come se niente fosse mai successo, come se non se ne fosse mai andata. Niente visioni, niente Zola e niente Extra Sette.
Era strano come Logi non le avesse prestato più di tanta attenzione, non che le dispiacesse, odiava le discussioni lunghe, ma la bruciava terribilmente il dubbio che il Generale sapesse qualcosa riguardo lei e non volesse dirglielo. Le aveva dato quest’impressione quando avevano parlato.
Si rigirò nel letto, era contenta di essere di nuovo in un ambiente così familiare, ma non sopportava che le si tenessero all’oscuro le questioni importanti.
Kirillion dormiva placidamente in mezzo alla stanza sbuffando di tanto in tanto una nuvoletta di fumo mentre An se ne stava sul suo letto dall’altra parte della camera.
Lirin sospirò mettendosi a sedere. L’indomani mattina Kirillion l’avrebbe buttata giù dal letto con la sua leggendaria delicatezza, sarebbe andata all’arena ad allenarsi e avrebbe passato il resto della giornata con Andropov e Schneider.
Da quanto tempo andava avanti così? Forse qualche giorno, aveva perso la cognizione del tempo e i giorni passati con gli evocatori le sembravano sempre più lontani e indistinti. Li stava lentamente confinando in un angolo della propria memoria cercando di vivere il più possibile nel presente ignorando il fatto che sarebbe dovuta tornare per quella promessa fatta a Shu o per dirgli che non gliene importava niente delle loro battaglie perché aveva sempre lavorato per Logi.
Se Logi sapeva qualcosa lei l’avrebbe scoperto, doveva solo aspettare che lui se ne andasse dal forte per qualche giorno, anche uno soltanto, poi sarebbe stata libera di rovistare tra le sue scartoffie.
Per adesso si limitava a vivere lasciando tutte le battaglie ad altri, Andropov e Schneider avevano adottato la sua stessa filosofia dato che lo Squadrone si era praticamente sciolto e Logi era stato dimesso dal suo incarico di comandarlo; e quasi ogni notte lei si perdeva in ragionamenti impossibili e assolutamente incoerenti, stranamente solo quando cercava di addormentarsi venivano fuori tutti i pensieri che le affollavano la testa e riusciva a stabilire che giorno fosse.
Per esempio ora era sicurissima che fossero passati solo tre giorni e non qualche secolo come le sembrava durante la giornata.
Lirin, quand’è che ti decidi a dormire?! Quel marasma di pensieri che ti si agita in testa non mi fa chiudere occhio! si lamentò quella voce strascicata.
La ragazza sobbalzò e alzò lo sguardo accorgendosi che Kirillion la stava fissando con stanca disapprovazione e un cipiglio scocciato che le aveva fatto arricciare il labbro solo da un lato a mostrare due denti.
Scusa, non riuscivo a dormire… si giustificò.
So cosa ti turba… assentì l’Ombra: Ma avvolte più che pensarci devi lasciare che le cose si mettano apposto da sole, dovresti parlarne anche  con Andropov…
In un primo momento le venne da ridere, una frase del genere voleva dire solo che era veramente stanca e soprattutto che avrebbe dovuto ascoltarla. Annuì e si rifugiò sotto le coperte serrando gli occhi alla caccia del sonno tanto agognato.
L’ultima cosa che udì fu Kirillion che riappoggiava rumorosamente la testa sul pavimento con un forte sbuffo.
 
Stranamente quella mattina fu la prima a svegliarsi, di solito erano Kirillion e An a buttarla giù dal letto e il ragazzo scendeva puntualmente al piano di sotto con una nuova sfilza di lividi.
Finalmente ora avrebbe potuto restituirgli il favore, tese l’orecchio non ascoltando altro che silenzio e strisciò fuori dal letto.
Mutò in un giaguaro e aggirò Kirillion senza svegliarla, doveva mordersi la lingua per non ridacchiare.
Andropov era placidamente addormentato a pancia in giù e la faccia mezzo sprofondata nel cuscino, aveva un’aria quasi infantile mentre dormiva.
Peccato… pensò Lirin posizionandosi a quasi un metro dal letto acquattandosi: Dormiva così bene…si disse con un divertito rammarico, le zampe anteriori si tesero e spiccò un balzo.
Atterrò esattamente sopra la schiena del povero malcapitato il più pesantemente che poté saltellandogli sopra ad artigli scoperti.
An si svegliò di soprassalto tirandosi subito a sedere: - Ma chi cazz… - cominciò ad urlare poco prima di rendersi conto che davanti a lui c’era un giaguaro con gli occhi viola che si stava spanciando dalle risate.
Riuscì a mettere a fuoco la scena solo per pochi istanti prima che le palpebre cominciassero a pesargli prepotentemente sugli occhi, si sforzò di rimanere sveglio: - Si può sapere cosa cavolo ti è venuto in mente?! - chiese stropicciandosi gli occhi per poi ricadere pesantemente tra le lenzuola.
- Tu lo fai con me tutte le mattine. - gli ricordò lei camminandogli sulla pancia fino ad arrivare all’altezza del viso.
- Si, ma io non ti salto addosso mentre stai dormendo. - mugugnò tirandosi la coperta fin sopra la testa.
Lirin lo guardò indispettita puntando di più le zampe: - Avanti alzati! - strepitò facendo un altro salto. Era più che decisa a parlare con lui come le aveva suggerito l’Ombra e di certo non voleva farlo più dolcemente.
Non sapeva come facesse ancora Kirillion a dormire così serenamente sul tappeto, per adesso però le interessava più un metodo efficace per farsi prestare attenzione.
Forse con meno delicatezza… Gli tirò via la coperta e si sedette affianco al letto: - Avanti alzati e ringrazia che non ti abbia buttato una secchiata d’acqua addosso. - gli ordinò. L’ultima parola quasi le si fermò in gola notando solo in quel momento che An aveva addosso solo i pantaloni.
Doveva dire che An era parecchio cambiato da quando era arrivato lì; era più alto, aveva le spalle più larghe e un reticolo di cicatrici su gran parte della schiena e sui fianchi.
- Cosa c’è di così importante che richieda lo sforzo immane di alzarmi? - si lamentò lui.
- Ehm… - tentennò lei ringraziando mentalmente le divinità o chi per loro che le resero impossibile arrossire anche quando era un animale mentre cercava di accampare una delle sue più convincenti scuse in qualche secondo: - Dobbiamo parlare. - spirò infine.
- Perché la cosa mi sa tanto di minaccia di morte? - chiese lui con un tono di voce un po’ più sveglio.
Lirin non rispose quindi sopirò e fu costretto ad alzarsi.
 
- Cosa ti fa pensare che io sappia qualcosa? - chiese Andropov, era da più di dieci minuti che girellavano nella foresta e Lirin non aveva ancora aperto bocca per quanto la incalzasse.
- Non ho mai detto questo. - mugugnò la ragazza. Avrebbe dovuto parlare come un fiume in piena, ma sul momento non sapeva che dire, tutte quelle domande che la tenevano sveglia la notte parevano scomparse.
Non riusciva neanche ad articolare bene le frasi: - Logi mi ha detto di sapere da dove venisse davvero Kirillion. - riuscì a dire dopo aver indugiato abbastanza su ogni parola.
An diede distrattamente un calcio ad un sassolino continuando a camminare, poi si fermò di botto avendo una sorta di illuminazione: - Il Generale ha un libro dove potrebbe esserci una risposta. -
Anche Lirin si era fermata: - Perfetto, e io come riesco a darci un’occhiata? - chiese con una punta di sarcasmo.
- Non ne ho idea, ma Logi non c’è tutta la giornata. -
Lirin stava giusto per voltarsi e scattare a correre che si sentì fermare per un polso, non seppe perché, ma lo sguardo di ammonimento che le rivolse An la fece rabbrividire.
- Non entrerai in quella stanza che da morta, Logi ha ordinato a Delphinium di ucciderti. -
Di nuovo lei… strinse i denti: - Che ne sai? - ringhiò per mascherare un tremito involontario dovuto ad un ricordo.
An arrossì di botto: - Sbirciavo dalla serratura e ho sentito Logi ordinarle di ucciderti se ti avesse vista. -
La Demonesgranò gli occhi: Ecco perché Logi si è comportato in quel modo… capì mentre una sottile paura l’attanagliava, deglutì: - E adesso Delphinium dov’è? - aveva paura di sapere la risposta.
- Dovrebbe essere qui al forte, ma ora non so. Non lo sapevi? - disse lui guardandola un po’ storto.
- Perché non ho sentito la sua presenza? - cominciò a chiedersi la ragazza mentre il fiato le si faceva corto. Se Delphinium era davvero lì come aveva fatto a nascondersi così bene da lei? Quella donna era terribile, era troppo rapida persino per lei.
Se non si fosse mossa con cautela avrebbe rischiato, l’aveva vista uccidere Omeron e…
Calmati Lirin! ruggì Kirillion. La ragazza ansimò forte: - Devo andare in quella stanza, subito. - si disse.
L’Ombra della ragazza saltò fuori guardandola quasi furente: - NO. -
Lirin ringhiò.
- La tua Ombra ha ragione, è pericoloso. - la ammonì An, ma lei non voleva sentire ragioni. Percepiva che stava per capitare qualcosa di grosso e aveva poco tempo.
Scosse la testa e, trasformatasi in giaguaro, fece marcia indietro correndo verso il forte.
- Lirin è meglio che tu non ci vada! - Kirillion non si era ancora fatta da parte e volava rasoterra seguendola nella sua corsa.
- Perché?! Da come parli sembra che tu sappia già cosa troverò! - ansimò la ragazza.
L’Ombra ebbe un sussulto: - Fidati, non andare! -
- Mi dispiace, ma non mi fido. - ammise lei guardandola con un’espressione rude.
La dragonessa si fermò di botto e la stette a guardare con la bocca semiaperta e le zampe molli: - Lirin… tu non sai cosa ti aspetta… - mormorò tra se.
Abbassò i muso verso quella lingua di oscurità che la collegava ancora all’evocatrice e si stava stirando sempre di più. Lirin non avrebbe potuto allontanarsi più di tanto.
- Sai davvero cosa troverà? -
Si voltò, Andropov era seduto su di un cristallo ceruleo che levitava a mezz’aria e alle sue spalle l’Ombra artificiale.
Sospirò facendo uscire dalle fauci anche una sottile fiammella: - Devi tenerla il più possibile lontano dal buio e soprattutto dal sangue. - lo ammonì stancamente il drago prima di recidere il sempre più sottile legame che la legava alla Demone. Dispiegò le ali e volò via.
 
Inciampò, le sembrò di soffocare. Un’improvvisa voragine le si era aperta nel petto, boccheggiò in cerca d’aria, la sensazione ci mise qualche minuto ad evaporare e man mano che continuava a muovere un passo dopo l’altro il vuoto fu sostituito da un’inspiegabile leggerezza. Arrivò al castello in un baleno e corse su per le scale alla ricerca della famigerata stanza non senza aver prima aver controllato la presenza di atre Ombre. Percepiva solo quella di Schneider.
Non si preoccupò neanche di cercare una chiave, incassò la spada nella serratura e forzò la porta.
Il respiro cominciò ad accelerare. Guardandosi intorno notò parecchi scaffali stracolmi di libri, a lei ne serviva solo uno e ad essere sinceri non sapeva dove cercare.
Sentì la porta sbattere, il sangue le si gelò e non ebbe il coraggio di voltarsi finché non sentì su una spalla la presa familiare di An: - Cercavi questo? - chiese porgendole un grosso tomo con la rilegatura in cuoio.
Lirin sospirò di sollievo e posò il libro sul tavolo iniziando a sfogliarlo velocemente.
La porta si riaprì e si richiuse un’altra volta, ma non se ne curò.
- Si può sapere che ci fate voi due qui? -
Andropov gli intimò di fare silenzio: - Zitto Schneider, volevamo solo vedere una cosa. - disse sottovoce.
Il biondo si avvicinò sbirciando sopra la spalla di Lirin: - Questo libro lo aveva il Generale quando siamo tornati dall’ultima missione. - affermò puntando il dito su una pagina.
Lirin mugugnò qualcosa e continuò a sfogliare, si bloccò: - Kirillion… - chiamò con un filo di voce arrivata ad un determinato paragrafo. Nessuna risposta.
Lesse quelle poche righe sulla destra delle pagine interamente disegnate.
Morte. Tenebre. Gemini. Ottava Ombra.
Poche parole che le fecero scendere ognuna dei brividi giù per la schiena.
Guardò finalmente il disegno, c’era qualcosa di familiare in quelle due figure che combattevano. Ne sfiorò una: aveva i capelli biondi e aveva le braccia avvolte in pesanti catene. Le mancò il fiato.
- Ha gli occhi viola… - osservò An indicando quei due cristalli che sembravano luccicare anche sul foglio.
- Almalas… - mormorò prima che l’assalisse il buio dell’incoscienza.
 
… Delle urla… Per favore fatele smettere! Non le sopporto.
Quel fuoco brucia, tanto rosso da ferire gli occhi.
- Lirin ferma! - una mano che la bloccava.
Guardava prima il fuoco e poi Yaone. Strattonò il braccio senza riuscire a liberarsi: - Papa! - urlò con e lacrime agli occhi: - Papà, ti prego! Non morire! - gridò tendendo una mano verso il fuoco.
Tra le fiamme si agitava convulsa una macchia nera, un corpo che pian piano si scarnificava lasciando posto al bianco delle ossa mentre una  macchia di sangue nero si allargava attorno al fuoco per poi evaporare.
Si vide rivolgere un sorriso dal teschio ormai senza neanche un brandello di carne poi più niente.
Un alito di vento e il rosso si spense senza lasciare traccia né un granello di polvere.
Yaone le nascose il viso contro la propria maglia carezzandole la testa, ma non riusciva a calmarla e più Lirin piangeva più sentiva la disperazione montare tanto che lacrime silenziose cominciarono a solcare anche il viso della sorella maggiore: - Non è niente… - balbettò con la voce rotta: - Era solo un brutto sogno… -
E lei ci credette…
 
Visione. La prima cosa che pensò, ma quella non era una visione… Ne era rimasta così sconvolta da non riuscire a versare neanche una lacrima anche se gli occhi le bruciavano terribilmente.
Un ricordo, così lontano da sembrare un incubo.
Nella sua testa si rincorrevano diversi incomprensibili pensieri che si univano a formare la risposta tanto agognata.
Si lasciò cadere in ginocchio, non sentiva niente, non vedeva niente, nemmeno An che la strattonava per farla tornare in se.
Nella sua testa rimbombava solo il suono percussivo di un tuono che cadeva.
- Figlia… -
Tuono.
- Della… -
Tuono.
Le sue labbra si mossero piano, timorose: - Morte… -
Quello non era più un tuono, era un ruggito, il verso stridulo di una bestia.
Sobbalzò sentendosi portare alle orecchie gli echi di una furiosa battaglia mentre pian piano i pensieri le scivolarono addosso lasciando solo una gran rabbia, ma prima che potesse alzarsi per correre via come faceva di solito An la prese per i fianchi tenendola ferma: - Non devi. -
- Perché? - chiese calma lei senza neanche cercare di liberarsi.
- Prima devi calmarti, Kirillion ha detto di non avvicinarti al sangue. -
Lirin s’irrigidì: - Perché? - chiese ancora soffiando tra i denti.
Non ottenne risposta.
Le bastò scattare in avanti per liberarsi, ma si ritrovò Schneider davanti che le bloccava l’uscita dall’unica finestra: - Dammi un motivo per cui ti deva lasciar passare. - le ordinò.
Lirin abbassò il capo, soffocò una debole risata: - Devo stare lontana dal sangue. - ringhiò e, prima che il ragazzo potesse capire cosa stesse succedendo, Lirin gli aveva conficcato le unghie nella guancia aprendo tre profondi tagli.
Si guardarono, Schneider poteva benissimo vedersi riflesso in quegli occhi completamente viola, rabbrividì spostandosi lentamente di lato.
Il tempo di voltarsi e Lirin non c’era più.
- Dove sta andando? - chiese i biondo dopo un po’, si teneva una mano premuta sul viso anche se il sangue continuava a colare.
- Gilliam sta combattendo con gli evocatori. - disse solo per poi avvicinarsi alla finestra ed evocare l’Ombra.
- Che fai? -
- Che domande, la seguo. -
 
Era incredibile come la sua vita si riducesse sempre ad una corsa a perdifiato contro qualcosa di invisibile, la rabbia era sempre una muta spettatrice di quelle scene e Kirillion puntualmente non c’era mai quando aveva bisogno.
Stava cominciando a pensare che avesse paura di lei: Assurdo… si disse e, quasi automaticamente, digrignò i denti correndo per qualche metro ad occhi chiusi.
Chissà poi da dove era uscito l’impulso di andare da Gilliam: Perché c’è Zola… non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che quella donna avesse tanto potere su di lei, se ne sentiva attratta così come respinta.
Inciampò tornando a sentire un pesante macigno sul petto e si fermò come se qualcuno la stesse tenendo per le spalle. Non poteva essere An, lui non era così veloce, cioè, sapeva che l’avrebbe seguita, ma non poteva essere.
- Che cosa sei? - si voltò, alle sue spalle c’era infatti Kirillion, si reggeva sulle zampe posteriori e tra loro due non c’era la solita striscia nera ad unirle. La coda della dragonessa era adagiata morbidamente a terra per bilanciarne il peso.
- Non sei un’Ombra… - continuò la Demone.
Kirillion spalancò gli occhi sorpresa: Sono la TUA Ombra…
- E allora dov’eri quando avevo bisogno di te? - la aggredì la ragazza dimentica del fatto che in teoria Kirillion doveva essere una semplice arma.
Io… avevo promesso di proteggerti…
Lirin pestò il piede a terra: - Nascondermi la realtà non servirà a niente! -
Avevo promesso a tuo padre di proteggerti…
La rabbia evaporò per lasciar spazio ad un inquietudine: - Che ne sai di mio padre? - chiese in un soffio.
Si sentì puntare addosso quegli occhi dal colore mutevole: Ero la sua Ombra…
Cosa? fu sorda per più di un minuto, a guardare il drago che aspettava paziente una sua reazione.
Una fitta lancinante le raggiunse la testa, con tutte le sue forze tento di ricacciare indietro la visione.
Non combattere, lascia che fluisca…
Conosceva quella voce.
Almalas? chiamò mentre i ricordi andavano a sovrapporsi.
Prima che appiccassero le fiamme su quel rogo c’era un uomo con i capelli biondi e gli occhi viola, la pelle pallida e ruvida per le numerose cicatrici. Sul viso aveva un taglio e da lì colava del sangue nero come pece.
Le fiamme lo bruciarono senza lasciare niente.
Almalas rinunciò al mio potere per poterlo cedere a te prima che morisse… Lirin non disse niente, aveva il fiatone e non le fu necessario formulare la domanda per avere una risposta.
Il sangue nero vuol dire Tenebre, tuo padre è la Morte, ma era uno spirito puro, per questo Morte e Tenebre sono due entità separate… Tu sei sua figlia… detto questo scomparve andando di nuovo a congiungersi con l’anima della ragazza, ebbe solo il tempo di avvolgere le spire su di lei che perse coscienza.
Riprese a correre, gli occhi illuminati da un unico bagliore.
Ora capiva tutto e più correva più il sangue le rimbombava nelle orecchie facendole vedere a tratti.
La sua lucidità stava scivolando via lasciandole solo una collera selvaggia, aveva paura, paura da non reggere e conosceva un solo modo per soffocare quella paura.
Se prima non aveva idea di dove stava andando adesso seguiva una precisa scia che la portava inevitabilmente a ricordare Zola.
Evocò Kirillion, dalla sua groppa prese ad osservare il cielo quasi con ossessione finché non scorse un groviglio di sagome scure che danzavano in cielo. Tra i veli di fumo creati dal combattimento riuscì a scorgere Zola, per un breve istante i loro occhi si incontrarono e Lirin perse tutta la sua sicurezza.
Cominciava a chiedersi chi dei due dovesse attaccare: Zola o Gilliam?
Si avvicinò ancora, quel tanto che bastava per vedere chiaramente senza essere coinvolta nello scontro, guardava prima uno poi l’altra, indecisa.
- Lirin! -
Guardò in basso, prese a tremare, con tutte le sue forze voleva urlargli di andare via: Shu, non so cosa fare!
Nell’esatto momento le arrivò addosso uno schizzo di sangue che per poco non la fece cadere.
Chiuse gli occhi: - Basta, smettetela. - mormorò, ma la lotta proseguì.
- Ho detto basta! - urlò e Kirillion si avventò contro il pipistrello di Zola buttandolo fuori dal campo di battaglia così che si ritrovò lei a fronteggiare Gilliam.
Rimasero a studiarsi qualche minuto prima che Lirin fosse invertita da una raffica di piume affilate come rasoi forse lanciata per sbaglio: - Lirin, che fai qui? - chiese Gilliam che, nonostante il forte vento, riusciva a stare in piedi sulla groppa corazzata di Euphir.
Kirillion ruggì di rimando e Lirin si inerpicò sul collo dell’Ombra per poter vedere in faccia Gilliam, ansimava e ancora non era convinta di ciò che stesse facendo.
Aveva tanta rabbia in corpo e, se la Morte doveva essere: - Allora che Morte sia… - decretò.
Avrebbe avuto rimpianti, ma il sangue che le scivolava addosso era come una droga: più ne vedeva e più ne voleva vedere.
Il Manipolatore evidentemente capì che lei fosse quasi al collasso e che presto avrebbe ceduto, chinò il capo di buon grado, la ragazza sicuramente sarebbe riuscita ad uccidere Zola e vendicare i suoi due compagni, lui non era ancora abbastanza forte.
Adesso sarebbe stato l’unico a poter dare sfogo alla rabbia della Demone impedendole di distruggere altro: - Fatti avanti demonio! - la invitò.
Lirin digrignò i denti sentendosi appellare così e Kirillion si lanciò verso Euphir stringendole in un sol colpo le ali tra gli artigli e la testa da rapace tra i denti.
Il volatile prese a dibattersi disperatamente strillando e strepitando, rischiando di buttare giù lo stesso Gilliam.
Kirillion prese a sbattere le proprie ali e salì in alto dove l’aria a malapena era respirabile e da lì si lasciò cadere a peso morto tenendo rivolta verso il terreno la propria preda.
Lirin non sembrò minimamente toccata dai cambi di pressione dovuti alla discesa mentre Gilliam ne era letteralmente schiacciato, balzò verso di lui mutando in giaguaro a mezz’aria.
Gli occhi della bestia erano completamene viola, traboccavano di furia e li teneva fissi sulle lenti verdi del soldato.
Lui non emise neanche un sussurro seppur sentisse gli artigli conficcarsi nel torace sempre più a fondo e la guardò cercando di scorgere l’ultimo barlume di coscienza che l’era rimasto.
Con uno scossone del capo riuscì a liberarsi degli occhiali che gli coprivano perennemente gli occhi, Lirin fissò stranita quelle iridi color tempesta poi ringhiò e si decise a chiudere le fauci sul collo scoperto davanti a sé: - Addio Capitano Gilliam. -
- Uccidi Zola prima che sia tardi… - riuscì a dire nell’ultimo sospiro.
Lirin mollò la presa, pochi secondi e sentì il vuoto sotto i piedi.
 
L’esplosione che si diradò in cielo fu visibile persino da lì, sospirò falsamente amareggiata: - Sapevo saresti morto. - mormorò tra se riferendosi a Gilliam: - Logi aveva ragione, quella ragazza è troppo pericolosa per vivere un momento di più. - senza pensarci Delphinium fece dietrofront e tornò sui propri passi.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Blue Dragon / Vai alla pagina dell'autore: Cheshire_Blue_Cat