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Autore: _Fy    20/07/2012    1 recensioni
Sara è una ragazza allegra e solare eppure così insicura e timida. Come ogni adolescente si troverà ad affrontare le problematiche della sua età. Frequenta il terzo anno di scuola superiore ed è sempre in compagnia della sua migliore amica storica, Liliana. Tra qualche gioia e qualche dolore tipico dei suoi 16 anni, Sara affronterà mille avventure e finalmente conoscerà l'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo accennato al fatto che per un pò di tempo non avrei più scritto ma, mentre stavo prendendo le ultime cose da portare con me in viaggio, mi è venuta l'ispirazione! xDDD Buona lettura! 

Sara riteneva che amicizia e amore fossero due sentimenti vicini, facce della stessa medaglia, così simili e diversi nello stesso momento.

Si domandò se realmente fossero legami privi di qualsiasi macchia, non era forse l'amore anche egoismo?

Le avevano insegnato che l'amore era anche lasciar anadare ma ben presto si rese conto di quanto impossibile fosse per l'uomo amare senza voler anche possedere; lo aveva capito quando, per la prima volta anni prima, si era innamorata.

Il suo primo amore importante, i primi baci, il primo ti amo, gli sguardi nascosti, le carezze accennate, i baci leggeri e quelli passionali, i primi litigi, quei dolori così piccoli ma che venivano vissuti come grandi e insormontabili, i battiti accelerati, quella voglia di gridare al mondo intero la propria felicità, le canzoni che sembrano parlare tutte del vosto amore, le lettere nascoste e mai date, gli imbarazzi e le incomprensioni, quel saluto che sembrava l'ultimo, le corse e gli appuntamenti, le gelosie e i rimpianti, le lacrime e gli abbandoni, quella voglia di gridare e il vuoto che lento si alberga nel cuore. 

Amare era possedere; lei aveva tentato di opporsi e aveva annullato se stessa. 

Una lacrima le rigò il volto, non voleva ricordare, quell'esperienza le bruciava ancora l'anima; non l'aveva percepito come un travolgente amore adolescenziale il suo, più che altro le era parso l'ennesimo abbandono. Più volte in quel periodo, l'immagine del suo ragazzo che la scaricava per l'ennesima volta si sovrapponeva a quella di suo padre con le valigie in mano che solcava la soglia della porta, senza voltarsi per guardare indietro, sicuro che quello che lasciava alle sue spalle non valesse nemmeno un'ultima occhiata, un ultimo ripensamento.

Alle sue spalle, c'era lei.

Era riuscita a riprendersi grazie all'aiuto della sua migliore amica, prendersi cura di lei, lottare per entrare nel suo cuore, aveva salvato anche il suo.

Eppure, molte volte aveva creduto che, come per l'amore, anche l'amicizia la portava ad annullarsi completamente per qualcuno, vivere appoggiandosi a qualcun'altro, dove l'avrebbe portata? 

Era certa di aver vissuto e di vivere sentimenti reali? Quelli tanto decantati nelle canzoni e nelle poesie.

Anche loro erano stati macchiati dall'egoismo umano, l'uomo non era capace di amare con passione e altruismo e lei non faceva eccezione.


Stesa sul letto, ripensava alla proposta poco allettante che la sua migliore amica le aveva fatto in quell'angusto bagno della scuola; per quanto l'istinto le aveva suggerito di scappare a gambe levate e rifugiarsi in Cina, non era stata capace di dare un tale dispiacere a Liliana.

*Inizio flashback*

- Matteo mi ha chiesto di uscire, vieni con me ti prego.

Sara si ritrovò a pensare a come la sua, più che una richiesta, sembrasse un ordine.

- Che cosa?! E cosa c'entro io tra di voi?! Non se ne parla!

La sua voce era ferma e il suo sguardo non ammetteva repliche, eppure sapeva bene quanto Liliana potesse essere convincente alle volte. 

Sapeva che, prima o poi, avrebbe ceduto. 

- E dai, è importante per me, sai quanto mi piaccia Matteo!

La guardò scettica mentre gli occhi dell'amica sembrava si stessero trasformando in due cuoricini.

- Ma ti prego Lili, non lo conosci neppure! Cosa sai di lui?

- Che è figo, tanto mi basta.

Liliana accennò un sorriso furbo che poco si sposava con quell'aspetto così angelico.

Sara dal canto suo, rimproverava mentalmente l'amica per la sua superficialità.

- Hai notevoli elementi per il giudizio devo dire! Se vuoi conoscere il primo ragazzo decente che ti capita tra i piedi, anche a rischio di trovarti davanti l'ennesimo disadattato sociale, fai pure! Ma ti prego, lasciami fuori questa volta.

- Oh andiamo, sei la mia migliore amica, come potrei lasciarti fuori da questa parte della mia vita? 

Ed eccola lì la chiave per aprire il suo cuore, mandare a quel paese l'orgoglio e il buon senso; d'altronde, come poteva provocarle un dispiacere? Come dire no a tanta dolcezza?

Sospirò e Liliana seppe di aver vinto; Sara aveva ceduto ancora una volta.

- E va bene!

Non servivano altre parole, Liliana si era già gettata al collo della sua amica.

*Fine flashback* 

Sapeva di essersi cacciata in un grosso guaio; aveva ripromesso a se stessa di stare alla larga da Matteo e da tutto ciò che lo riguardasse, tutto pur di non arrecare un dispiacere a Liliana, tutto pur di non sentirsi ancora colpevole.

Non potè negare a se stessa che, seppur una minima parte di lei, era contenta di rivederlo ancora. Era fortemente inutile negare la realtà dei fatti, Matteo l'aveva colpita; forse per i suoi occhi, glaciali e tristi che sembravano nascondere chissà quale segreto, forse per il modo di fare, così misterioso e attraente allo stesso tempo, per la sua sicurezza che forse mascherava una gran paura di avvicinarsi a qualcuno, per quello sguardo che sembrava poterle leggere dentro, quel suo modo di sorridere e di abbassare gli occhi come a nascondere una sua debolezza, i piccoli gesti, il suo apparire così diverso dagli altri. 

Posò una mano tra i capelli ramati tirandoseli leggermente; non erano certo i pensieri giusti da formulare in quell'occasione! Avrebbe invece dovuto escogitare un piano per poter passare inosservata, non fare cazzate ma soprattutto per potersela svigniare il prima possibile. 

Con uno scatto finì con la faccia schiacciata sul cuscino mentre le sue gambe si muovevano ritmicamente sbattendo sul materasso e dalle sue labbra fuorisucivano una serie di gridolini acuti; chi l'avesse vista in quel momento, l'avrebbe certamente giudicata come pazza.

- Tesoro che succede?

Sua madre era entrata nella stanza spaventata dal fracasso che la figlia stava facendo.

- Mamma, quante volte ti ho detto che devi bussare?

- Si, lo so! Ma mi hai spaventata, tutto bene?

Una parte di Sara avrebbe voluto svuotare finalmente tutto quello che sembrava la stesse facendo ammattire ma una parte di lei, quella più grande e timorosa, decise di tenersi dentro tutto.

Era sempre stata così lei, felice fuori e problematica dentro. Fin da bambina, raramente la madre l'aveva vista piangere, solo la sua stanza era testimone delle sue lacrime, del suo dolore, delle sue paure e vergogne. 

Voleva dare a tutti l'impressione di essere forte, di esserne uscita fuori incolume, finendo per prendersi anche responsabilità che a lei non competevano, finendo per fare anche da madre a sua madre, da piccola, la vedeva troppo debole e distrutta e voleva proteggerla. 

Caterina questo lo aveva compreso, nonostante non la vedesse mai piangere, sentiva l'eco dei suoi singhiozzi e, affranta e in pena per quella bambina che piangeva sola stretta al suo cuscino, unico testimone del suo dolore, si appoggiava alla sua porta, rimanendo lì fino all'ultima delle sue lacrime. 

- Tutto bene mamma.

Sorrise e Caterina finse di crederci.

- Va bene amore, quando vuoi però io sono in soggiorno a guardare la televisione.

Sara annuì con poca convinzione.

Caterina sorrise e chiuse la porta ormai rassegnata chiedendosi dove avesse sbagliato ancora.

Sara tornò con lo sguardo sul suo cuscino lilla, non che lo stesse osservando davvero, la sua attenzione era rivolta a quello che l'avrebbe attesa tra poche ore; quasi rassegnata si alzò dal letto con passo leggero e si diresse verso il bagno per iniziare a prepararsi.

Matteo sedeva su di una panchina all'ombra, intorno a sé vi era solo erba verde e fiori dai vasti colori mentre accanto alla panchina su cui si stava riposando, si ergeva una grossa quercia; era il suo posto preferito, un posto lontano dal mondo, come amava chiamarlo lui, pronto a cullarlo tra i pensieri più dolci e quelli più dolorosi, unico testimone dei suoi sorrisi più tristi. 

Accucciato lì, Matteo rifletteva sulla sua imminente uscita con Sara e Liliana e ancora una volta si diede dell'idiota; come aveva potuto accettare una simile offerta? 

Eppure, non poteva attribuirsi alcuna colpa, lui aveva deciso di lasciar perdere ma il destino aveva deciso di ostacolarlo o di metterlo alla prova ma aveva fallito ancora.

Con sommo orrore notò che era ormai ora di incamminarsi verso il luogo d'incontro; sorrise rassegnato e con passo felpto si indirizzò verso il suo purgatorio.

Liliana era ancora davanti allo specchio per mirare la propria figura; aveva scelto un vestito color terra con qualche ricamo qui e là, lungo fino alla coscia, il suo viso era pulito se non per quel leggero filo di matita e per il lucido sulle labbra che le donavano un aspetto più maturo regalandole qualche anno in più.

Era impaziente anche se leggermente intimorita, l'ansia le stava bruciando dentro provocandole un accenno di nausea e qualche crampo allo stomaco. Si domandò cosa avrebbe pensato Matteo vedendola in quei panni, fuori dall'ambiente scolastico e dalle sue ligie regole, se avrebbe notato quel luccichio negli occhi che lei ora poteva vedere riflesso allo specchio, si chiese se l'avrebbe trovata bella. Troppe domande e poche risposte.

Ormai l'ora era giunta e non c'era più tempo per sognare ad occhi aperti; doveva agire. 


   
 
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