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Autore: Meahb    04/02/2007    10 recensioni
House contro Cameron. Quando l’amore non viene accettato, spesso si commettono immensi sbagli. Ma è proprio vero che chi ama, sa sempre perdonare?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ADESSO TU

ADESSO TU

Capitolo 14

 

 

La si può trovare, un giorno, e di colpo, quando ormai si disperava. Allora l’orizzonte si apre , è come se una voce gridasse “Eccola!”, e provi il bisogno di confidarle tutto, di sacrificarle tutto! Non ci si spiega, ci si intuisce. Ci si è già visti nei sogni. Finalmente lo hai davanti, il tesoro tanto cercato: risplende, scintilla. Eppure dubiti ancora, non osi crederci: ne resti abbagliato come all’uscita dalle tenebre alla luce.

(Gustave Flaubert)

 

 

 

 

Greg chiuse il rubinetto, e poggiò entrambe le mani sul lavandino.

Si scrutò minuziosamente allo specchio, carezzando con lo sguardo ogni parte del suo viso.

Sorrise impercettibilmente.

Aveva un’espressione diversa. Strana.

Un’espressione che non si era mai visto addosso.

Allison.

Quel nome gli circuitava nella mente come uno yo-yo impazzito. Stentava a credere di aver trascorso la notte con lei, di averla posseduta, di averla avuta tra le braccia.

Così esile, così apparentemente fragile.

Eppure così forte, così decisa…

Forse era questo che lo aveva fatto innamorare di lei.

La forza costante grazie alla quale era riuscita ad arrivare al suo cuore.

Il suo cuore!

Non ci aveva mai pensato in quei termini. Neanche con Stacy.

Ma con Allison era diverso.

Lei voleva tutto lui.

Non cercava di mascherare o cambiare i suoi difetti, e non lo trattava nemmeno come un pazzo schizofrenico con le manie di protagonismo.

Lo trattava semplicemente come se fosse stato suo da sempre.

Con quel misto di sufficienza e consapevolezza che spesso, troppo spesso, lo aveva fatto sentire insicuro.

Già, maledettamente insicuro.

Per mesi era stato ad un passo dal confessarle tutto quello che sentiva, eppure ogni volta si era sentito inadeguato.

Terrorizzato alla sola idea di un suo rifiuto.

Era quello il suo problema.

Esser sempre stato fuori dal mondo, quello vero, lo aveva reso in qualche modo, stranamente fragile.

Un pezzo di cristallo, all’apparenza indistruttibile eppure così dannatamente delicato.

Era per questo che aveva sempre rimandato quel confronto.

Aveva avuto paura di perdere il controllo di se stesso, intimorito dalla possibilità di andare in mille pezzi e doverlo mascherare al resto del mondo.

Quel mondo che non vedeva altro che un luminare in grado di risolvere qualsiasi problema.

Un uomo burbero, misantropo, scortese, bastardo.

Un uomo…indelicato.

Eppure solo un uomo.

Un semplice uomo animato da timori, emozioni, amore.

Un uomo che aveva bisogno di essere riscaldato da dentro.

Un uomo che per lungo tempo, aveva smaniato per un semplice abbraccio.

Per un sorriso.

Per una carezza.

E adesso, essere consapevole di avere tutto questo a portata di mano, lo faceva sentire stranamente completo.

Bizzarro l’amore no?

Un giorno ti senti l’ultimo uomo rimasto sulla terra, e il giorno dopo ti sembra di essere in cima al mondo.

Bizzarro, davvero.

 

 

Allison sciacquò la sua tazza, quindi la ripose sulla mensola della cucina.

Si guardò intorno, con curiosità.

Quante volte aveva immaginato Greg, tra quelle mura…

Quante volte, ancora, aveva sognato di essere qui con lui…

E ora che c’era davvero, le sembrava di vivere qualcosa di irreale.

Lei, nella cucina di Greg, mentre lui era in bagno a prepararsi per andare a lavoro.

Quel bizzarro quadretto familiare aveva del…magico!

Era come se, alla fine del gioco, ogni piccolissima parte del puzzle si fosse rimessa a posto, senza forzature, senza sbavature, bensì con immensa naturalità.

E ripensò, ancora una volta, alla notte appena trascorsa.

Al modo perfetto e sublime con cui i loro corpi si erano intrecciati, incastrati.

E aveva sentito il clic.

Quel clic che sta a significare che ogni cosa, adesso, era al suo posto.

Che per quanto il quadro sarebbe potuto cadere e incrinarsi, entrambi avrebbero fatto il possibile per riaggiustarlo.

Per renderlo ancora più bello di prima.

Era già successo una volta, perché non doveva credere che sarebbe potuto accadere di nuovo?

E nella mente le rimbombavano ancora le parole di Greg, “Non capisco, come abbiamo fatto a rinunciare a questo per così tanto tempo.”

Quelle parole avevano dello stupefacente.

Lei per prima, si era chiesta come facessero a convivere con certe emozioni, stando estremamente attenti a non farle trapelare, e sapere che anche lui, condivideva quei pensieri la faceva sentire… in due.

Le sembrava di aver trovato la metà perfetta che permetteva al suo cuore di battere così velocemente.

Come se fosse rinato.

Come se Greg avesse curato ogni ferita, pulendola con le labbra e cicatrizzandola con un bacio.

E il segno ormai non c’era più, cancellato dai segni della passione, dell’amore, della gioia.

Una gioia che aveva paura di non meritare.

Un gioia che sapeva essere sua, e sua soltanto.

Era convinta di quello che stava succedendo.

Sapeva che quella storia li avrebbe condotti lontano, ancor più lontano di dove erano adesso. Così come sapeva che non sarebbe stato facile lasciar entrare il mondo nel loro piccolo e magico universo.

Era sempre stata romantica, ma non aveva mai perso di vista la realtà dei fatti.

Conosceva Greg e conosceva se stessa.

Non c’era bisogno di scomodare Freud per rendersi conto che ci sarebbero stati momenti difficili.

Ci sarebbero state liti, incomprensioni, musi lunghi e frecciatine.

Ci sarebbero state porte sbattute con rabbia e cellulari staccati.

Ci sarebbero state grida e silenzi.

Ma tutto questo ci sarebbe stato perché c’erano loro.

Allison e Greg.

Cameron e House.

Un chiasmo che sapeva d’amore e d’incertezza.

Un chiasmo che, senz’altro la faceva sorridere.

E sorridendo alla sua immagine riflessa alla finestra, si disse che non c’era nulla di cui aver paura.

L’essenza di ogni amore è l’incertezza, ma la magia vera e propria è esserci.

E crederci.

Crederci quando si ride, e crederci ancora di più quando si piange.

Crederci e basta.

E dare la vita per far sì che quell’amore potesse crescere giorno per giorno.

Senza domande.

Senza supposizioni.

Solo vivendolo.

 

Greg aprì la porta dello stanzino, ne estrasse un casco e lo lanciò a Allison che, sollecita lo prese al volo.

“Bella presa! Hai mai pensato di giocare a football?” la canzonò lui.

La ragazza fece una smorfia, quindi soppesò il casco con una strana espressione.

“Cosa c’è?” le domandò Greg, infilandosi la giacca.

Lei alzò il capo, per guardarlo. Gli mostrò il casco, “Cosa ci faccio?” chiese, stupita.

“Se vuoi puoi metterci dentro dell’acqua, aspettare che si scaldi e buttarci la pasta!” le propose lui, sogghignando.

“Non essere idiota!” lo zittì lei, passando il casco da una mano all’altra.

Lui le andò incontro, togliendole l’oggetto dalle mani e calzandoglielo sulla testa, “Ecco qua!” la guardò, facendo una smorfia divertita, “Mi sembri un astronauta!”

Allison si tolse il casco, e glielo sbatté contro il petto, “Stia attento Dr. House”, lo ammonì con un guizzo divertito negli occhi, “Ho un oggetto contundente in mano!”

Greg alzò le mani in segno di resa, “Ok, ok!” sbuffò, “Ma ti consiglio di infilarlo! Non ho intenzione di pagare una multa a causa tua!”

Allison prese la sua giacca, abbandonando il casco sopra il divano, “Andiamo da qualche parte?” gli domandò.

House scosse la testa, “Tesoro, sono le dieci e mezza. Odio ricordartelo, perché significa ricordarlo anche a me stesso, ma… abbiamo un lavoro, e proporrei di affrettarci, altrimenti la Cuddy sbatte fuori ad entrambi!”

Allison sbarrò gli occhi, stupita, “Andiamo a lavoro insieme?” domandò.

Greg la prese per mano, raccattò il caso, e la trascinò fuori da casa.

“So che la nottata che hai trascorso può averti causato un forte stress emozionale ma, Cameron, dolcezza, lavoriamo insieme da tre anni”, la guardò, chinando il capo a sinistra, “E se per caso hai una strana forma di amnesia, appena arriviamo vai dalla Cuddy e le dici che io non c’entro nulla ok?”

Allison assecondò la sua camminata traballante, eppure decisa, “Dalla Cuddy?” domandò perplessa.

Greg gettò le mani verso il cielo, “Oh Dio! La Cuddy, si! La nostra direttrice sanitaria! Bella donna, tette da paura e piglio da generale! Te la ricordi?”

Allison si arrestò di scatto, “Greg smettila!” lo pregò, “Cosa diavolo stiamo facendo?”

Lui si fermò a sua volta, trattenendosi a pochi centimetri da lei, “Andiamo a lavorare, no?” rispose lui, con franchezza.

“Andiamo a lavorare insieme?”

“Si, andiamo a lavorare insieme!” rispose lui, pazientemente.

“Così, come se fossimo…”

“Una coppia?” finì lui, per lei.

“Esatto!”

Greg le prese entrambe le mani, soppesandole gentilmente, “Preferisci di no?” le domandò con una nota di apprensione nella voce.

“No!” si affrettò a rispondere lei, “Cioè, si!” sospirò, “Oh accidenti! Si, voglio andare a lavorare insieme a te e…” gli sorrise, teneramente, “E voglio anche essere una coppia!”

Greg ridacchiò, “Allora dov’è il problema?”

“Bhè ecco…” attaccò lei, in evidente imbarazzo, “Pensavo che tu non volessi…”

Lo voglio eccome!” la contraddisse lui, con un mezzo sorriso sornione, “E la prossima volta, invece di saltare alle tue conclusioni, rendimi partecipe dei tuoi voli pindarici ok?”

Lei ridacchiò, quindi si sporse per ricevere un bacio, che non tardò ad arrivare.

Si sorrisero, quindi s’incamminarono verso la moto.

“Mi hai chiamato tesoro”, osservò lei, divertita.

“Non è vero”, obbiettò lui.

“E’ vero eccome!” ribatté lei.

Lui s’infilò il casco, e lei fece altrettanto.

“Ma non abituartici!” l’ammonì con un sorriso.

Lei si strinse nelle spalle, quindi montò dietro di lui.

“E non ti azzardare mai più a dire in mia presenza che la Cuddy ha delle tette da paura!” lo ammonì, con divertimento.

Greg rise, quindi mise in moto e partì veloce, inserendosi ben presto nel traffico scomposto della città, lasciando che Allison lo circondasse da dietro, beandosi di quel contatto.

Con un paio di abili manovre, e dopo aver aggirato un improbabile serpentone di auto, passando per delle vie secondarie, arrivarono al Princeton.

Lui spense la moto, e smontò.

Lei rimase per un po’ seduta, le mani appoggiate al sellino, il casco ancora in testa.

Al, siamo in ritardo di…” guardò l’orologio, “Tre ore! Vuoi muoverti?”

Ma Allison non accennò a smontare, cosicché Greg lo fece per lei.

Le tolse il casco, e, dopo averla presa per mano, la condusse verso l’ingresso principale.

“Sei sicuro?” gli domandò ancora, in apprensione.

“Lo sono”, rispose lui deciso, continuando a camminare.

Entrarono così, per mano, lei poco dietro, sul viso un’espressione di gioia e imbarazzo, lui poco più avanti, un sorriso strafottente e l’aria di chi aveva finalmente trovato il suo tesoro.

Un nuovo ingresso.

Un nuovo inizio.

Un vecchio amore.

 

 

“E ci sei adesso tu, a dare un senso ai giorni miei, va tutto bene dal momento che ci sei…adesso tu… “

 

Eros Ramazzotti, “Adesso tu”

  
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