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Autore: MightyZuzAnna    20/07/2012    1 recensioni
Una figura misteriosa correva nel cuore della notte lungo le antiche mura della città rincorsa da un paio di guardie. La figura era avvolta in un lungo mantello nero, il cappuccio gli copriva gran parte del volto. Lo sconosciuto si fermò davanti al muro, si girò e si vide circondato da altre guardie, gli puntarono una forte luce ed egli abituato al buio della notte, si coprì per metà il volto col braccio, qualcosa da sotto l’arto e il cappuccio sbrilluccicò. Involontariamente scostò un po’ il tessuto rivelando in parte una maschera nera e bianca a forma di farfalla. Le decorazioni nere e argentee brillavano come piccoli diamanti. Lo sconosciuto ghignò nonostante non avesse vie di fuga, eppure la notte del 14 luglio 1766, la figura conosciuta come il ladro più ricercato del secolo detto anche ‘Butterfly’ scomparve lasciando al suo posto, come ricordo della sua esistenza, la maschera a farfalla. A più di tre secoli di distanza, la leggenda del ladro ‘Butterfly’ ritornò più viva che mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 4 “Blue Bird!”



Una settimana era passata e ladra Butterfly continuava a colpire. Come al solito era notte, e la ladra era riuscita ad ingannare ancora una volta la polizia. Si trovava di fronte al suo obiettivo, un anello tempestato di diamanti, ghignò soddisfatta, sollevò cautamente  la teca di vetro, suonò l’allarme, sbuffò contrariata, si calcò il cappuccio sul volto e allungò la mano a prendere il prezioso gioiello ma qualcuno la precedette.
«Hei!! Quello è mio!» urlò la ragazza verso il nuovo venuto.
Era vestito di un blu chiaro, indossava anche lui una maschera, una abbastanza semplice. I capelli e le orecchie erano coperti da una pezza tenuta ferma sotto il mento.
«Mi dispiace, ma ora è mio!» disse con voce bassa e sensuale il ragazzo sconosciuto.
Egli partì scappando dalla finestra, nel frattempo nella stanza erano giunti anche i poliziotti che circondarono ben presto la ragazza.
«Tsk!» essa saltò in avanti, fece una capriola e utilizzò come trampolino la testa di uno di quelle guardie.
Butterfly cercava di stare dietro al ladro che le aveva soffiato quella chicca. Aumentò la corsa digrignando i denti. Ormai i due si stavano rincorrendo su per i tetti. La ragazza decise di scendere a terra, accelerò di più, la fronte imperlata di sudore, risalì un palazzo e si mise di fronte al ladro mascherato di blu con le braccia aperte e il fiatone.
«Quello….è mio!»
Lo guardò dritto negli occhi azzurri, lo sfidava con lo sguardo e non si preoccupò che lui la vedesse in volto. Un vento gelido iniziò a soffiare nel silenzio che era calato tra i due.
«Mpf» fece lo sconosciuto.
Stufa di stare a guardare Butterfly gli si fiondò addosso, con il braccio teso in avanti pronto ad afferrare il gioiello che l’avversario teneva in mano. Ma egli si spostò e la ragazza, usando come freno il piede, riprese a muoversi. La sua strategia non funzionava allora decise di bloccarlo per le gambe. Fece un saltò verso le sue gambe, il ladro fece qualche passo indietro, Butterfly sorrise, poggiò le mani a terra e con quelle si diede una spinta, unì le gambe e colpì al ladro mascherato sotto il mento, riappoggiò le mani e saltò all’indietro atterrando silenziosamente a terra. L’anello era sfuggito dalle mani del ragazzo e ora stava cadendo in strada. La ladra senza riflettere si fiondò a recuperarlo, lo afferrò con la mano destra ma si rese conto della sciocchezza che fece solo dopo, quando rischiò di cadere se non fosse stato per una mano che prontamente l’afferrò. La cosa fu talmente rapida che per il gesto la ragazza sbatté contro il muro, mugolò per il dolore, sentì la mano aprirsi un po’ e l’anello cadere a terra tintinnando. Tutto questo accadde in un secondo, fu tirata su, sperò con tutto il cuore che la mano calda che l’aveva afferrata per il polso non fosse quello dell’ispettore. Le sue preghiere furono accolte, si ritrovò a qualche centimetro dal viso del ladro vestito di blu. Fu completamente sul tetto, l’adrenalina la pervadeva e i battiti del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.
«Una ragazza non dovrebbe fare questo mestiere, è pericoloso»
Il fiato caldo del ragazzo le arrivò dritto in faccia, ne aspirò l’odore: sapeva di menta. Il ladro la lasciò, prese un bigliettino e glielo lanciò con una precisione micidiale sulle gambe, si voltò e scese dalla casa a tre piani dove si trovavano. Butterfly prese il bigliettino dove stava scritto in corsivo ‘Blue Bird’ e accanto un uccellino blu stilizzato.
 
Sora si svegliò di cattivo umore, vagò per la casa come uno zombie e a scuola la situazione non migliorò, anzi peggiorò. Di nuovo le sue amiche avevano preso a evitarla e la ragazza non se ne dispiacque più di tanto. Per tutto il giorno non aveva fatto che rispondere a monosillabi anche ai professori che indignati avevano minacciato di metterle una nota.
«Oggi cosa le è preso?»
Fu questa domanda, posta casualmente da qualche suo compagno a farle capire che nemmeno lei sapeva il motivo. Digrignò i denti e attese impaziente che quel sabato mattina terminasse. Quel giorno per sua fortuna  si usciva prima. Aspettò impaziente l’arrivo di Felix stringendosi nel giubbotto pesante rabbrividendo per il freddo. Eppure qualche secondo fa stava bene e non si era mossa di un millimetro. Si guardò intorno: si girò verso il cancello a scrutare con più attenzione chi ci fosse nei paraggi, si rigirò, non trovando nessuno, e si ritrovò davanti al volto di qualcuno, alzò un po’ gli occhi specchiandosi in due grandi occhi azzurri. Ne rimase un attimo incantata, schiuse di poco la bocca per poi richiuderla e allontanarsi di un passo.
«Forza! Muoviti ad aprire la macchina! Sto gelando!» disse fintamente arrabbiata.
Felix non disse nulla, si spostò verso la portiera del guidatore e salì in macchina imitato da Sora. Anche quel giorno i due si sedettero vicini sul divano, la ragazza tremò di freddo, andò a prendere una coperta e se la mise sopra, portò le gambe al petto per riscaldarsi meglio e si mise ad osservare la televisione senza seguirla veramente. Suonarono al campanello e il moro andò ad aprire la porta, poi il salotto fu invaso dagli amici di Felix e la rossa dovette ritornare con i piedi per terra. Li osservò in silenzio presentandosi con un debole sorriso. Gli amici del moro, che erano quattro, misero su un film horror. La ragazza osservò interessata il film finché non si addormentò con la testa sulle gambe.
Uno scossone la fece ridestare dal piccolo pisolino, le apparve una figura sfocata, mise a fuoco riconoscendo Felix.
«Mh...Felix?» mugugnò assonnata strofinandosi l’occhio sinistro.
Il moro annuì e la coprì con le coperte, la rossa solo in quel momento si rese conto di essere in camera.
«Cosa ci faccio qui?» chiese confusa, con gli occhi che a fatica restavano aperti.
«Ti sei addormentata su di me e ti ho portato qui, credo tu abbia qualche linea di febbre ma per il momento…riposa…»
Ormai la voce del moro per le orecchie della ragazza era ovattata, sentì a stento l’ultima parole per poi sentire una lieve pressione sulla fronte, poi cadde in un sonno profondo.
Si risvegliò qualche ora più tardi, si sentiva un po’ meglio, si mise seduta e osservò la stanza buia. Scese dal letto e infilandosi al volo le ciabatte scese in cucina dove vi trovò un Felix indaffarato in cucina. Si voltò verso di lei per un attimo per poi tornare a concentrarsi sulla pasta che lentamente mescolava.
«Come va?» chiese col solito tono che usava con lei.
Sora si andò a sedere e sorridendo gli disse di sentirsi meglio. Poco dopo la cena fu pronta e i due mangiarono in perfetto silenzio. Il moro stava lavando i piatti, una volta finito di cenare, quando suonarono alla porta, la rossa si alzò dalla sedia e andò ad aprire, degli agenti vestiti con il giubbotto anti proiettili entrarono prendendola per le braccia sbattendola contro il muro smorzandole il fiato, infatti uno di quelli le teneva premuto sulla gola un manganello. Felix accorse sul luogo attirato dai rumori, rimase spiazzato nel trovarsi la polizia in corridoio. I poliziotti assalirono anche lui, lo spinsero con forza contro il muro ed egli sbatté la testa contro di esso, gli girarono le braccia dietro la schiena a lo tennero fermo così. Il moro si voltò verso di lei e con gli occhi le comunicò tutta la sua confusione. Sora era a corto di fiato, non riusciva a far altro che a boccheggiare e a guardare terrorizzata il coetaneo. Quello che dovrebbe essere l’ispettore entrò e guardò con disprezzo lei e il coinquilino.
«Allora Butterfly…» sputò quelle parole con tono acido verso Sora, «dove hai nascosto tutti i tuoi bottini?»
La ragazza spalancò gli occhi sconvolta, tremò lievemente e annaspò cercando di liberarsi da quella stretta mortale. Con un gesto l’uomo ordinò al poliziotto di allentare un po’ la presa e la ragazza tornò a respirare normalmente.
«I-io….non sono Butterfly!» disse con la voce tremante, non molto convinta delle sue parole.
Si tenne la gola con una mano, un altro gesto dell’uomo e il poliziotto tornò a gravare con forza il bastone nero contro la sua gola. Un calcio al fianco fece cadere a terra il poliziotto che teneva Sora che si tastava la parte lesa dolorante. Davanti alla ragazza stava Felix con uno sguardo assassino, la guancia rossa e una piccola ferita sulla fronte. Due poliziotti si fiondarono su di lui buttandolo a terra ma egli con un calcio e un pugno riuscì a liberarsi di entrambi ma essi senza arrendersi ritornarono all’attacco. Uno dei due tirò fuori un taser che puntò alla schiena del moro che stava stendendo l’uomo con una serie di pugni e calci.
«FEEEEEEEEEEELIX!!!» urlò disperata Sora con ormai le lacrime agli occhi.
Il ragazzo fece appena in tempo a vedere l’uomo in faccia che svenne per la potente scarica elettrica. Si ribellò con tutte le sue forze e una volta riuscitaci si fiondò sul ragazzo per controllare se stesse bene. Le lacrime le scendevano sul volto, si voltò con rabbia verso l’uomo a capo di tutta quella violenza. Scattò verso di lui caricando un pugno che prese in pieno un agente che si mise all’ultimo secondo davanti all’ispettore. Quest’ultimo non volle stare a guardare e iniziò a colpire la ragazza con una serie di pugni. L’ultimo pugno la fece barcollare, il sangue ormai si mescolava  alle lacrime che Sora versava per l’amico. L’ispettore caricò un altro pugno, la rossa chiuse gli occhi, sentì uno spostamento d’aria e attese il colpo che non arrivò. Riaprì lentamente gli occhi e si ritrovò davanti la schiena di Felix, la ragazza aprì sconcertata la bocca e con la voce rotta mormorò il suo nome. Lui si voltò lentamente e i suoi abiti cambiarono in pantaloni semi aderenti, una maglietta a maniche lunghe e un pezzo si stoffa copriva le orecchie e i capelli e i suoi indumenti erano tutti di un blu chiaro. L’ispettore aveva estratto da una fondina ascellare una pistola e senza spendere tempo sparò al ragazzo.
«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!»
L’urlo della ragazza si propagò per tutta la casa, si mise a sedere con il fiatone, le lacrime a scenderle incessanti. La porta si aprì e la rossa girò di scatto la testa verso la persona entrata con tanta fretta. Felix le si avvicinò velocemente e Sora non riuscì più a trattenersi, gli saltò addosso e iniziò a piangere più forte, qualche volta singhiozzando.
«Era solo un incubo. Era solo un incubo» disse il moro cercando di rassicurarla, imbarazzato dalla situazione, non sapeva che fare e che dire.
La ragazza poco dopo si scostò da Felix, con il dorso della mano si asciugò i residui delle lacrime e gli fece un timido sorriso.
«Ora sto meglio» disse prima di mettersi di nuovo sotto le coperte.
Gli occhi le si fecero subito pensanti. Li chiuse, sentì il moro andarsene chiudendosi la porta alle spalle.
«Grazie» sussurrò la rossa alla stanza, per poi sprofondare in un sonno senza incubi né sogni.



L'angolo della Sadica:
Come prima cosa, vorrei ringrazie con tutto il mio cuore
Guitarist_Inside per aver recensito questa storia e avermi dato così la forza e la speranza di continuare. La ringrazio anche per le dritte e i consigli che mi ha dato.
Anyway... ringrazio anche, U.U, i lettori silenziosi che leggono la mia storia e li invito a recensire, non mordo mica! XD
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno la pazienza di sopportare me e le mie idee e spero che continuiate a farlo. Con tanto amore e tanto sadicismo
La vostra Sadako Kurokawa *ghigno*
  
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