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«Hanazono-san!»
Yume sussultò e si
girò.
Il presidente dimissionario (o dimissionato? È
già all’università…) le stava venendo incontro.
Correndo.
Peeessimo segno.
«Sugushima-senpai!»
disse Liberiamoci dello psicopresidente,
generazione 0 «Come mai è
qui? Non dovrebbe essere all’università?»
«Non preoccuparti,
Hanazono-san. Oggi non avevo lezione,
quindi ho chiesto al direttore di fissare il congedo. Anche se non
dovrei
dirtelo…»
Il congedo. Una stupida inutile
cerimonia a sorpresa in
cui ci si mettevano 2 ore a dire che iniziava la campagna elettorale.
Bè, perlomeno poteva
cominciare ad evitare tutti quelli
che potevano tentare di aspirare al consiglio studentesco. Oppure
avrebbe dovuto
rifiutare stupide offerte ogni singolo secondo.
«In realtà,
volevo parlarti, Hanazono-san.» Il tono di Psicopresidente0
divenne improvvisamente serio.
Oemme. Dichiarazione?
«Di cosa, Sugushima-sen…?»
Psycopres0 non la lasciò
finire. Le afferrò le mani e ricominciò
a (s)parlare «Hotogi-kun si è preso molta cura di
me, durante l’anno passato.
Spero che tu farai lo stesso con lui.» si staccò
«Beh, questo è tutto. Bye bye.»
In tre secondi, scomparve.
In un altro momento, Yume si
sarebbe fatta quattro risate
sul vistoso rossore che aveva colorato le guancie del tizio. Ma non
allora.
«Uh?
Yaoi? Bara? Bl?»
borbottò Sui.
Yume non rispose.
«Uh,
Yu…» cominciò Sui, ma si
bloccò non appena vide
l’espressione della ragazza.
Le si gelò il sangue
nelle vene.
Nonostante Yume proclamasse che la
reputazione fosse più
importante di ciò che realmente si faceva,
quell’espressione avrebbe fatto
cambiare idea a tutti.
Era l’espressione
dell’imperatore supremo quando un
qualcosa andava minimamente fuori fai suoi piani. Quella del dio che
sta per
schiacciare le formiche che osano passare troppo vicino ai sui piedi.
«Morte.»
sussurrò, avanzando a passo di marcia.
«Ehy,
Yume…» cominciò Sui, senza
sapere manco come continuare.
Chiederle si aspettarla? Di fermarsi?
Yume si fermò.
«Yu…»
«Classe,
classe.» Disse la ragazza, voltandosi.
Espressione normalissima. «Hotogi non vale una
reputazione.»
E si diresse verso la classe
Ma
intendeva
andare in classe o avere classe?
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«Hanazono-San!»
Strillò Hotogi, tutto contento. Non
accadeva spesso di trovare Hanazono Yume, l’innocente dea che
aveva conquistato
il suo cuore, non appena iniziava a cercarla. Doveva essere il suo
giorno
fortunato, quindi il dolce angelo avrebbe accettato la sua offerta.
Il povero cuore innocente di Hotogi
e le sue illusioni
stavano per essere delicatamente sbriciolati da Yume, che si era
lasciata
trovare da Hotogi a quello scopo.
Jessica era stata spedita da
tutt’altra parte da Sui,
forzata a collaborare.
«Buongiorno,
Hotogi-senpai.» disse Yume, modulando
attentamente la voce. Tutto doveva essere perfetto per eliminare
un’erbaccia
(idea) completamente formata da quel terreno improduttivo (testa) di
Hotogi.
Hotogi reagì come
previsto. «C’è qualcosa che non va,
Hanazono-san? La tua voce sembra preoccupata…»
«Sto bene….
È solo che molte persone mi stanno chiedendo
di entrare nel consiglio studentesco.»
Hotogi si irrigidì.
«Nonostante io continui a
ripetere che non sono adatta né
alla carica di segretario, né a quella di tesoriere o
vicepresidente, né
tantameno quella di presidente, ma…»
Anche se balbettando, Hotogi
riuscì a ricomporsi
abbastanza da rispondere «Anche se io penso che tu saresti
per…perfetta nel ruolo
di vicepresidente, non oserei mai pressarti per prendere quel
p..posto.»
Yume sorrise ampliamente
«L’ho sempre saputo,
Hotogi-senpai.» tu
decidi
tutto da solo e non consulti nemmeno.
Hotogi divenne rosato «E
io saprò sempre di poter contare
sulla sua collaborazione, se verrò eletto.»
«Uhn»
Vittoria. O,
almeno, così pensava.
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«Reino-sama…
deve firmare questo.» disse un gruppo di
primini, comparendo alle spalle di Misaki.
«Cosa? Perché
io? Fatelo fare a quegli altri scansafatiche!»
Urlò Misaki, infilandosi le scarpe. Il consiglio
studentesco, ovvero gli
sfaticati, avevano passato la giornata ad inseguirlo, e ora gli toccava
fare il
loro lavoro?
«Perché
è il segretario degli affari generali, e gli altri
sono ancora bloccati sul tetto.»
Hiko si mise a fischiettare. Non
era esattamente nei suoi
piani rompere la serratura al punto che, dopo un’ora e mezza
di scassinatura
professionista, continuava a non aprirsi.
Un quarto d’ora sarebbe
andato benissimo.
«Quella carica
è solo onoraria.»
«Ma comunque ha
l’autorità per autorizzare questo
documento.»
«Ok, datemi quella
cartelletta e facciamola finita.»
Uno dei ragazzini eseguì.
Misaki diede una rapida occhiata.
Sembrava tutto regolare.
Ma, dalla sua prospettiva
abbassata, Misaki otteneva una
visione perfetta di dettagli a cui nessuno pensava.
In questo caso, muscoli del collo
tesi.
Riabbassò lo sguardo
verso la cartelletta. Il trucco
c’era, bisognava solo scoprirlo.
Strappò via il foglio.
Carta carbone.
Eliminò anche quella,
mentre i primini diventavano
pallidi.
Sotto c’era il modulo per
candidarsi come presidente.
Compilato perfettamente. Mancava solo la firma, che, guardacaso, si
trovava in
corrispondenza di dove avrebbe messo la firma nell’altro
foglio.
Silenzio.
I primini diventarono ancora
più pallidi.
Misaki sollevò la
tavoletta.
Hiko capì, ed
eseguì il chara change.
Le braccia di Misaki si
abbassarono. Il ginocchio si alzò.
I primimi degluttirono, mentre il
ragazzo buttava a terra
i due frammenti.
«Siete troppo
prevedibili. Ci rivedremo quando avrete
inventato qualcosa di meglio.» disse Misaki, voltandosi.
«Adieu.».
Non appena uscirono dal loro raggio
visivo, Hiko sciolse
il Chara change.
Istantantaneamente, Misaki
crollò a terra tenendosi il
ginocchio. «Hiko, io ti ammazzo.»
«Prima dovresti mettere
su qualche muscolo, misachin…»
«Per schiacciarti bastano
quelli che ho (il minimo
indispensabile. Ve lo immaginereste con quella faccia e il corpo da
palestrato?N.D.T.).»
«Per acchiapparmi,
no.»
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Yume si accomodò
elegantemente sulla ben poco ergonomica
sedia.
L’assemblea stava per
iniziare. “Finalmente” avrebbe
“scoperto” chi era il presidente del consiglio
studentesco.
Anche se non gliene fregava nulla e
sapeva benissimo che
l’ameba avrebbe vinto.
Ma, in fondo, era meglio delle
lezioni.
Sui spuntò fuori dalla
cartella «Yuume…
perché dobbiamo stare qui a vedere quell’idiota
fare la ruota?»
«Perché sono
una brava studentessa.» Mormorò Yume,
muovendo a malapena le labbra. Ultimamente stava diventando la sua
specialità.
«Che
pizza… dovremmo fargli
cadere qualcosa sulla testa… movimenteremo il tutto e
sveglieremo i tuoi
compagni.»
Non aveva tutti i torti, perlomeno
sui compagni. Il 100,1%
dei compagni (lo 0,1 erano gli insegnanti) erano amplimamente nel regno
di
morfeo.
E, a dire tutta la
verità, Yume sentì solo sino a
“che”.
Sleeping.
Yume si svegliò mentre
Hotogi annunciava i membri del
consiglio studentesco.
Uhhh… Stavo dormendo
così bene…. Dette un colpo alla borsa per
svegliare Sui. Mi toccherà fare loro i
complimenti per
un mese... diventerà ancora più
pavone… Sco-occiatura. Lo è anche dormire su
una sedia… povero il mio collo…
Sbadigliò Ho
anche fame… Voglio carne.
«E ora, i membri del
comitato disciplinare, eletti per
raccomandazione del corpo docente.»
OCAVOLO. C’era anche
questo!?
«Presidente: Hanazono
Yume-san.»