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Autore: AllyDreamer    20/07/2012    8 recensioni
"Come avrei potuto dimenticare quella pelle candida come la neve e quei boccoli così perfettamente neri?"
Ciao a tutti! Questa è la mia primissima ff, spero vi piaccia. Dateci un'occhiata!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao a tutti, sono tornata. Ci tenevo a pubblicare anche il secondo capitolo oggi, ma prima non l'avevo riletto ed era pieno di errori, ora dovrebbe andare meglio :)
Spero sinceramente che vi piaccia.
Buona lettura <3
 
Il paesino di montagna in cui crebbi era di certo troppo piccolo e insignificante per essere notato, con poco più di 5.000 abitanti. Eppure, quella settimana dei miei nove anni, Harry  e la sua famiglia lo avevano notato ed erano venuti per trascorrere una vacanza, attratti dalla grande pista da sci che, fortunatamente era piuttosto vicina alla mia cittadina. Lui si era accorto di quanto tutti fossero gentili e accoglienti, e poi, gli alberghi erano realitivamente economici, niente a confronto con quelli dei luoghi di villeggiatura.
Mio padre è inglese e si traferì in Italia poco prima di conoscere mia madre, lei è italiana ma terminò gli studi in Inghilterra, quindi ho per metà sangue inglese e ho iniziato a parlarlo discretamente fin da bambina. Così ero l'unica ragazzina del paese che lo conosceva bene, e Harry e la sua famiglia erano stati felici di trovare qualcuno che lo parlasse. Per quella lontana settimana di Dicembre erano stati spesso a casa mia e avevamo fatto amicizia. Era stato divertente avere qualcuno nuovo con cui giocare, ma dopo solo otto giorni lui era tornato in Inghilterra e non ci eravamo più ne sentiti, ne rivisti. Io però non l'avevo dimenticato.
In paese tutti si conoscevano e diventava davvero difficile tenersi i propri fatti per se, perché appena si confidava qualcosa a qualcuno, lo veniva a sapere tutto il paese. E' contro questa inevitabile mancanza di privacy che lottavo da quando ero nata, ed ero piuttosto brava, considerando che riuscivo a tenre i miei segreti molto più al sicuro degli altri.
Un mese fa mi fidanzai con Daniele, e riuscimmo a tenerlo segreto per ben due settimane, un record. Inizialmente tutto era stupendo con lui, ma successivamente ci distaccammo, e dall'inizio delle vacanze estive, poco tempo fa, ci sentimmo raramente.
La porta della mia stanza si aprì di scatto facendomi sobbalzare e interrompendo i miei pensieri.
"Tesoro, la cena è in tavola." disse mia madre, per poi tornare in cucina. 
Distolsi gli occhi dall'articolo che non avevo ancora letto riguardante il concerto dei One Direction a Milano e presi il cellulare.
Mandai un messaggio a Daniele "Ciao, come stai? Stasera ti va di uscire?" per poi restare imbambolata davanti al display luminoso del mio BlackBerry.
Mi diressi in cucina e prima di raggiungerla la vibrazione dentro la tasca dei miei jeans mi costrinse a fermarmi.
"Jade, vuoi mangiare la pasta fredda?" urlò mio padre dalla cucina.
"Arrivo!" sbuffai e lessi velocemente la risposta "Scusami piccola, ma stasera non posso proprio. Ti chiamo io. Un bacio."
Dallo a tua nonna un bacio. Piuttosto irritata trangugiai la mia cena trafiggendo con violenza ogni maccherone al formaggio, tanto che mia madre mi sorrise "Tesoro, il cibo devi mangiarlo, non combatterlo."
Sforzai un sorriso tirato e quando ebbi finito me ne tornai in camera. Ti chiamo io. Si, certo. Come non aveva chiamato già da una settimana. Quel ragazzo iniziava a starmi sui nervi, avrei proprio voluto vedere con che coraggio mi avrebbe chiamata il giorno dopo.
La luce insistente del sole mi obbligò ad aprire gli occhi. Mia madre aveva aperto i battenti della mia finestra. Guardai l'orologio. Era tarda mattina. Molto tarda. Mi trascinai fuori dal letto e ammirai il panorama dietro a casa mia, godendomi la fresca brezza che, anche in estate, in montagna non mancava mai.
Dopo un caffè veloce uscii in giardino e mi sdraiai sulla mia amaca. Un'altra noiosa giornata mi attendeva.
Il cellulare vibrò "Ciao Jade. Ti va di vederci stamattina alle undici e mezza nel bosco dietro a casa tua?"era Daniele. Forse avrei dovuto esserne felice, ma quelle parole non mi donarono alcun senso di sollievo o sicurezza. Non me lo aveva mai chiesto in quel modo. Di solito diceva sempre -Hey, bellezza ci vediamo al cinema- o -Che ne dici di una pizza, splendore?- invece in quel messaggio sembrava così serio, così esitante... Non era da lui.
Cavoli! Mancavano solo cinque minuti! Mi infilai una maglietta e un paio di jeans più decenti della tuta che indossavo per stare in casa e mi avviai verso il retro del giardino.
Arrivai giusto in tempo accanto ai pini sempreverdi al limitare del bosco. Intravidi Daniele appoggiato al tronco di un albero appena pochi metri davanti a me.
Lo raggiunsi mettendomi di fronte a lui e lo salutai, e lui ricambiò. Era strano, quegli occhioni marroni che mi avevano fatto tanto impazzire appena un mesetto prima, ora non mi trasmettevano nessuna emozione. Fece un sorrisetto nervoso.
"Senti, Jade... Penso che sia meglio se ti dico una cosa." iniziò esistante. Non prometteva bene, per niente bene. Il suo modo di scostarsi i capelli ramati dagli occhi non mi fece l'effetto che era solito farmi prima... Insomma, era diverso.
"Riguardo a noi due... Io..." continuò. Aspetta, ma che stava facendo? Voleva rompere con me? Non avrei dovuto permetterglielo, avrei dovuto interromperlo, mollarlo io e andarmene con dignità, allora perché ero paralizzata? Un turbinio di immagini e vecchie sensazioni fece breccia tra i miei ricordi, iniziando a rivivere il mio primo bacio, dato a lui, sotto il pino di casa sua; le uscite di nascosto per tenere solo per noi il nostro amore, tutto l'amore che avevo provato per lui, convinta che un giorno lo avrei sposato o chissà che altro; le sgridate che mi ero beccata a scuola perché chiacchieravo con lui; quella scappatina dall'aula di punizione per cui avevamo quasi rischiato la sospensione. Mi sembrava tutto tempo sprecato. Tutto inutile, insensato.
"Io credo sia meglio finirla qui, ecco." terminò la frase e rimase a fissarmi. Esteriormente sarei potuta apparire impassibile forse, ma dentro sentivo la delusione, l'umiliazione scagliarmisi contro.
"Ok." dissi seria "Perché." volevo saperlo, volevo sapere il motivo.
Lui rivolse il proprio sguardo ai suoi piedi e cominciò a dare piccoli calci a qualche sassolino. "Ecco... All'inizio era tutto bellissimo, ma forse era solo una cotta passeggiera..." parlava ma io non l'ascoltavo. Mi era salita alla mente l'unica immagine che avevo sempre trascurato. Prima che finisse la scuola l'avevo visto che parlava seduto su una panchina con Angela, una ragazza della nostra piccola scuola. Lui ha detto che doveva parlarci per roba di scuola e tutto era finito li. Che stupida che ero stata a non accorgermene. Tutti gli  "impegni" che aveva avuto ultimamente, tutto una bugia. Forse però, non era così.
"Centra qualcosa Angela Pivetti?" chiesi con un filo di voce, cercando di trattenere le lacrime a causa della mia stessa stupidità. Mi ero fatta prendere in giro.
Lui alzò lo sguardo su di me e mi guardò intensamente, contrito. Poi lo abbassò sull'erba.
Le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi delusi, e incapace di trattenerle mi allontanai camminando decisa e inoltrandomi nel fitto del bosco, dalla parte opposta di casa mia, e una volta che gli fui abbastanza lontano diedi libero sfogo ai singhiozzi. 
Dopotutto Daniele mi piaceva veramente, ed era stato la mia prima storia un po' seria. Era stato solo un mese, certo, ma un mese pieno di fiducia e amore. Tutto tempo perso. continuavo a ripetermi mentre camminavo senza una meta, in mezzo a tutti quei pini. C'era troppo verde, gli uccellini cantavano allegri e sentivo l'acqua sgorgare tranquilla. Tutto mi innervosiva, sembrava tutto così perfetto e in armonia in quel boschetto in collina, ma nella vita le delusioni non tardano mai ad arrivare, quegli uccellini canterini non lo sapevano? Una farfalla bianca mi svolazzò allegramente vicino al viso e io la scacciai agitandomi come fosse un'ape o una zanzara. Iniziai a correre, a correre forte. Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene. Mi sentivo in grado di poter raggiungere addirittura Milano, nonostante fosse a tre ore d'auto lontano da me. Poi non so esattamente quanto ci misi, raggiunsi un'estremità del bosco e uscii allo scoperto, continuando a correre su una stradina situata ai piedi di una montagna. Percorsi il ciglio della strada, ero arrabbiata, ma non abbastanza stupida da voler fare stupidaggini. Tutto ciò che mi interessava era distrarmi. Presi gli auricolari e il telefono, e iniziai ad ascoltare a botto nelle orecchie le canzoni degli One Direction. Maledettamente allegre. Iniziarono a trasportarmi nella loro spensieratezza e presto iniziai a sorridere, pensando al faccino di quei cinque ragazzi che rappresentavano la mia primissima vera cotta, sì,  prima di Daniele. Harry addirittura, mi piaceva già da cinque anni. 
Da quando era venuto che aveva solo dieci anni in questo paesino, non avevo mai scordato i suoi occhi verdi e i suoi riccioli. Non avrei mai potuto farlo.
 
Sciao Bele! Non preoccupatevi, continua questa storia, e finalmente nel prossimo capitolo incontreremo i nostri ragazzi!
Spero che se anche non li ho molto inclusi in questo vi sia piaciuto lo stesso.
Apprezzo tantissimo le recensioni se volete farmele, e chi ha messo questa storia tra le preferite o seguite, e vi ringrazio anche per le visualizzazioni che ho avuto dopo solo due ore che ho pubblicato il capitolo precedente.
Grazie! Siete fantastici! 
Ally :* <3<3
  
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