Cinque fave
ben corpose, un trancio di pane ai cinque cereali e una sacca di latte
racchiusa
in un fagotto, erano gli unici elementi per sopravvivere prima di
arrivare alla
corte più vicina.
In assenza del fidato e nobile destriero il cavaliere si mise a
camminare, utilizzando
tutta la forza in corpo, con gli unici piedi di cui era dotato.
* Leggetelo
con una voce roca e misteriosa, e fermatevi ad ogni virgola * Attraversando
aride valli, rigogliose selve, paludi umide, fiumi e laghi assetati da
quel
nobile e blu sangue reale, rischiando tutt’altro che la vita,
ma di prendesi
una storta per colpa di un minutissimo sassolino conficcatosi nel tacco
dello stivaletto,
arrivò finalmente all’imponente castello di
Fabiano “Il Magnifico”.
Una maestosa fortezza si ergeva davanti ai suoi occhi azzurri, un
enorme ponte
presentava quel magnifico castello, bandiere turchesi e canarino erano
rizzate
su quattro enormi torri ai lati e su di una principale al centro.
La torre centrale era maestosa, costituita da moltissime tegole rosse,
grigie e
blu, da un tetto spiovente e appuntito, e da una graziosa finestra
tondeggiante
rivestita da un paio di tendine viola.
Entrato nel
castello fu accolto da una banda che suonava la tromba,
all’incirca una ventina
di uomini in calzamaglia rossa e colletto buffo.
Re Fabiano era corpulento, basso, con due minuscoli e insignificanti
baffetti
alla francese, quasi invisibili dietro a un enorme naso a patata. Anche
lui
portava uno di quei colletti che lo soffocava appena, la corona piena
di gemme
stava grande a quel piccolo re e, ad ogni parola pronunciata, doveva
respingerla al suo posto perché questa continuava a
scivolargli sul viso.
Accanto a
lui si trovava seduta la moglie, la regina Bividi, anche questa
piccolina,
anche se più alta del re, con la forma di una pera, con due
piedini minuti
rispetto tutto il resto del corpo. Al contrario del re lei portava una
corona
piccina, perfettamente centrata in mezzo alla pettinatura a lungo
meditata.
Spiegato il perché della visita il re fu felice di
organizzare un incontro con
la figlia il pomeriggio stesso.
Il principe
aveva tutto il tempo per prepararsi e per schiarirsi le idee. Fece una
passeggiata
rinfrescante nel giardino del castello. Prese un fiorellino rosato e lo
infilò
nel taschino dell’abito elegante prestatogli dal re (questo
era stato
precedentemente allungato e ristretto a causa della
diversità delle due
taglie.).
La principessa
Pollicina, così chiamata, era la fotocopia della madre,
piedini piccoli, e
corpo a forma di una pera, ma al contrario della prima aveva una
pettinatura
insolita, quasi non le importasse della visita del principe. Aveva un
comportamento strano, quasi frenetico, ed apparve pazza agli occhi del
giovane.
Il loro incontro non durò molto, una passeggiata per i
giardini reali fece
capire al principe che quella non sarebbe potuta diventare sua moglie.
Credette
che anche l’opinione della ragazza fosse la stessa. I due si
intesero subito.
La ragazza lo salutò, lo ringraziò per
quell’appuntamento, anche se non troppo
romantico, e se ne tornò nelle sue stanze.
I due spiegarono la situazione a Re Fabiano. Questo, anche se con un po’ di difficoltà, comprese.
Angolino delle Autrici
Abbiamo deciso che pubblicheremo ogni giorno un capitolo, visto che la storia è già scritta su Word. Ognuno parlerà di una principessa e non. Per oggi finiamo con questo.