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Autore: Nini91    21/07/2012    5 recensioni
E' la mia prima storia, abbiate pietà e dateci un'occhiata xD
Non ve ne pentirete!
«Quel che voglio fare con la fotografia, è quello di catturare quel minuto esatto, parte della realtà»
Chi l'avrebbe mai pensato che quel misero minuto, avrebbe riscosso un ruolo così importante nella mia vita.
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Ecco la seconda parte! Ho fatto veloce.
E con questa si conclude l'anno 2006.
Ringrazio KiaraKH e Mistake per averla messa tra le seguite!^^
Che altro dire...Spero vi piaccia questo capitolo e spero in almeno una recensione...
Davvero sono stata così pessima al capitolo prima??
Mi sembrava una fic...Carina. Nonostante sia la prima in questo fandom.
Va bhè. Non si può aver tutto
A presto!









13 Ottobre 2006


-Seconda Parte-





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Mai si sarebbe aspettato di finire nei guai in così poco tempo, soprattutto dopo essere stato “minacciato di morte” qualche minuti prima.
La bibita gli scivolò tra le mani, forse troppo distratto dalla presenza di Axel, o forse perché in cuor suo, desiderava che quel ragazzo avesse una sonora (per non dire appiccicosa) lezione di vita.
Ma perché proprio in quel momento, perché durante il film, perché a lui?
La banda al completo alzò lo sguardo, incavolati come delle bisce, soprattutto Axel fissava il biondino con stupore, stringendo i pugni con forza.
Roxas si sfiorò il collo, immaginandosi quelle mani stritolarlo più forte possibile.
E tutto solo per una cazzo di recita! Avrebbe volentieri dato un pugno all’inventore dei Musical solo per questa faccenda.
«TU» Sibilò Axel, non si riusciva a distinguere il rosso dei suoi capelli al viso.
Questa volta era davvero incazzato.
Non bastò neanche un secondo che Roxas corse immediatamente via, prendendo l’uscita di emergenza e scappando il più veloce possibile.
Affrontare Axel era una cosa, ma sfidare l’intera squadra completamente soli era da suicidio.
La marmaglia tentò di corrergli dietro ma verso la fermata dell’autobus molti si arresero all’evidenza, Roxas correva veloce come un fulmine.
La sua professoressa di ginnastica sarebbe stata fiera di lui. In quel momento il biondo benedì quelle dure ore di corsa campestre che gli avevano fatto fare nei primi anni delle medie.
Si fermò vicino al fiume per riprendere fiato, stanco per la corsa, ma sollevato di essersi guadagnato almeno un giorno di vita in più.
Ora capiva cosa provano le gazzelle quando fuggono dai leoni affamati.
Capiva cosa significasse la parola sopravvivenza.
Si complimentò con sé stesso per le sue grandi dote atletiche, anche se doveva ammetterlo, il merito verso l’ultimo tragitto andava tutto al suo skateboard di fiducia.
Per fortuna che se l’era portato dietro, di solito dopo il cinema, insieme agli altri raggiungevano il parco per fare qualche acrobazia.
«Questa volta..»
Oh no quella voce, quella maledetta voce che lo avrebbe di sicuro tormentato per giorni, notti.
Roxas si irrigidì, facendo cadere il suo skateboard per terra.
Cominciava a sentirsi come la povera vittima del film Shining.
Con la differenza che non si trovava in un hotel e non si vedeva la neve dall’anno scorso.
Ah sì…La vittima era anche una donna. Mentre Axel era lo psicopatico assassino, ma almeno non aveva l’ascia…
Forse poteva ancora salvarsi.
«Questa volta…Sei morto!» Il rosso lo raggiunse, afferrandolo per un braccio, mentre porta una mano al petto per riprendere fiato «Certo che corri veloce, nanerottolo…»
«Lasciami immediatamente, Axel»
«Guarda un po’, ti è ritornato il coraggio allora» Lo attirò verso di sé, appoggiando la fronte sulla sua, Roxas non riuscì a fare a meno di avvampare per l’estrema vicinanza.
Questa volta non si sarebbe preoccupato minimamente se lo avesse notato.
Che differenza avrebbe fatto? Tanto sarebbe morto.
«E pensare che ti trovavo anche simpatico…»
Giustamente glielo veniva a dire adesso che lo voleva ammazzare. Giustamente.
«Ma sappi che hai commesso l’errore più grande della tua vita!» Lo lasciò di getto, facendolo allontanare da lui per permettergli nuovamente di riprendere fiato.
Axel indicò il suo viso con aria furiosa, solo allora Roxas si rese conto di come fosse conciato. La bibita doveva avergli rovinato il trucco che aveva sugli occhi, ora sembrava aver l’aspetto di un panda.
Un panda rosso che odorava di Coca Cola.
Il biondino si strinse le spalle, inarcando un sopraciglio «Truccarsi è da femminucce»
«Truccarsi è uno stile di vita, così come questi capelli!» Si sfiorò la chioma rossa e appiccicosa, mostrando uno sguardo palesemente disgustato «Hai idea di quanto tempo ci vorrà per sistemarmi?!»
Dopo qualche istante di silenzio, Roxas non riuscì a fare a meno di tirare fuori una risatina che si fece mano a mano sempre più grande.
Axel osservò la scena con occhi sbarrati, per non dire sconvolti.
Si stava prendendo gioco di lui?
Odiava i suoi capelli?
Aveva l’aspetto di un pagliaccio?
Forse erano tutte e tre le cose.
«Adesso basta!» Quell’urlo bloccò immediatamente la risata del biondo, preparandolo al peggio.
Fantastico, invece che ridere come un demente sarebbe dovuto scappare alla stazione e prendere un biglietto di sola andata per le Isole Destiny, dicono che siano particolarmente belle in questo periodo dell’anno.
Ma tanto lo avrebbero scovato anche lì, se c’era una cosa per cui era famoso Axel era l’insistenza, non gli avrebbe dato tregua, finchè non lo vedesse supplicare perdono.
A quel punto, capì che doveva fare qualcosa. 
«Hayner ha ragione, sei solo un codardo»
Il rosso sbuffò «Ma allora vuoi proprio prenderle»
«Fai il prepotente solo perché ti è permesso di farlo, ma scommetto che non riusciresti a reggere neanche un misero pugno in faccia»
Quanto coraggio, bhè dopotutto, se proprio doveva morire, tanto valeva essere ricordato perché si era fatto valere e non perché era scappato via per non farne più ritorno.
Axel scosse il capo, cercando di trattenere una risata, anche se difficilmente «D’accordo»
«D’accordo…C_Cosa?»
«Colpiscimi… Vediamo se te la cavi con i fatti e non con le parole. Memorizzato?»
Roxas non riuscì a crederci, praticamente gli stava chiedendo di tirargli un pugno. E quando dicono che i sogni non si avverano.
Ebbe un attimo di esitazione, ma il solo pensiero di come lo avesse trattato in quei giorni, del musical rovinato, di averlo praticamente minacciato all’entrata del cinema, di avergli rubato e distrutto la macchina fotografica, Roxas non riuscì a trattenersi oltre, accettò la gentile offerta di quello sbruffone e lo colpì col pugno più forte che avesse mai dato in vita sua. Talmente forte che si fece male anche da solo, ma mai quanto Axel, che cadde a terra toccandosi il viso dolorante, gli aveva perfino fatto uscire il sangue dal labbro.
Al diavolo la fotografia, Roxas avrebbe dovuto fare la Boxe.
Ma i bei pensieri furono scacciati dall’implacabile figura del ragazzo che si rialzò in piedi, anche se con fatica «Non male…Roxas, giusto? Ora vedrai cosa sono capace di fare i…»
Axel non fece caso a dove stava mettendo i piedi, inciampò proprio sul suo skateboard, cadendo a terra e scivolando lungo una siepe come un sacco di patate.
«Axel!» Senza farselo ripetere due volte, Roxas lo raggiunse per assicurarsi che fosse ancora vivo. Dovette fare attenzione perché il terreno era parecchio scivoloso in quei posti. Vide il ragazzo a terra, immobile.
Il più piccolo sbiancò completamente.
Perfetto, ora lo avrebbero accusato di omicidio, lui che era la vittima predestinata, ora si trovava ad essere un serial killer.
Da un estremo all’altro. In pratica Roxas era stato salvato dal suo skateboard, e dire che voleva ritirarsi da questo sport.
Doveva rivalutare parecchie opportunità una volta finita questa tragedia.
Ma perfino un tipo come Axel non si meritava una fine simile.Tirò fuori dalla tasca il cellulare, chiamando un’ambulanza.
Questa giornata stava diventando più strana del previsto.




*************



Axel si svegliò nel letto di un ospedale, con una mano si toccò la testa dolorante e coperta da una fascia.
Che diamine era successo?
«Finalmente ti sei svegliato!» Una voce famigliare interruppe tutta quella miscela di domande che si stava ponendo nella mente.
«Papà? E tu che ci fai qui?»
«Ci lavoro» Rispose schietto l’uomo, mettendo a posto alcune cartelle in una borsa «Tu piuttosto, si può sapere dove hai il cervello? Ti sei di nuovo azzuffato con qualche teppista. E guarda il risultato»
Tutto d’un tratto, Axel si ricordò perfettamente cosa fosse accaduto, la bibita in testa, la corsa, il pugno ed infine quella botta per terra.
«Per fortuna che quel ragazzino ha chiamato in tempo»
Si voltò di scatto.
Come aveva detto, ragazzino?
«Chi era?»
«Non sembra uno dei tuoi soliti amici, ma è stato lui a chiamare i soccorsi ed è tutt’ora fuori che sta aspettando che ti svegli»
«Davvero?»
Ancora non riusciva a crederci, quel nanerottolo che fino ad un ora fa aveva minacciato e tentato di picchiare, non solo lo aveva soccorso ma addirittura stava aspettando che stesse meglio?
«Pazzesco» Mormorò con un lieve sorriso, alzandosi da quello scomodo lettino e dirigendosi verso l'uscita. Il ragazzino si trovava seduto in corridoio, con lo sguardo rivolto verso il basso.
«Siamo pensierosi...Eh?»
Roxas alzò lo sguardo, notando Axel appoggiato al muro del corridoi, istintivamente si alzò, indietreggiando di qualche passo.
«Hey hey, frena. Non mordo mica» G
li fece cenno di seguirlo fuori dall’ospedale. Non gli è mai piaciuto quel posto, c’era nell’aria un odore…Malato, come lo definiva lui.
Appena furono abbastanza distanti, Axel gli porse la domanda che si martellò in testa per tutta la durata di quella camminata.
«Perché mi hai aiutato?»
Roxas alzò leggermente lo sguardo che, incrociando il suo lo abbassò, scrollando le spalle «Non potevo di certo lasciarti morire in quel posto, non credi?»
Axel si lasciò sfuggire un piccola risata «Sei davvero un tipo strano, Roxas…?»
«Collins»
«Memorizzato» Concluse il rosso.
Dopo quella breve chiacchierata si creò un enorme silenzio.
Un silenziò che sembrò durare minuti.
Se c’era una cosa che Axel detestava era proprio il silenzio, preferiva riempirlo con delle chiacchiere o della buona musica.
Il silenzio non gli permetteva nemmeno di dormire, per questo si addormentava spesso con le cuffie alle orecchie.
Il più piccolo si strinse le spalle, allontanandosi di qualche passo «Ora è meglio che vada»
«Hey Roxas»
Quest'ultimo voltò leggermente lo sguardo.
«Teniamoci in contatto»
Bom.
Parlando di risposte sensate, questa non lo era di certo.
Il ragazzo arrossì leggermente, dandogli la schiena e tentando, invano, di fare un altro passo in avanti, verso la salvezza.
«E perché mai» Disse, con un filo di voce.
«Che ti prende, non mi dirai che hai paura del lupo cattivo?»
Dietro quella battuta, a Roxas scappò quasi un sorriso, voltandosi verso il rosso che lo guardava con un sorrisetto beffardo, come se si aspettasse una risposta degna del suo atteggiamento.
«Strano a dirmelo uno con una faccia da panda»
In altre circostante Axel se la sarebbe presa, nessuno era mai riuscito a ridere del suo aspetto e vivere a lungo per raccontarlo, ma questa volta, si lasciò sfuggire una sonora risata, portandosi una mano tra i suoi capelli (ancora appiccicati).
Per qualche istante, solo pochi secondi, i loro sguardi si incrociarono, e forse fu in quel momento che Roxas si rese conto che mai e poi mai si sarebbe liberato di Axel Morris.
Magari sarebbero potuti davvero andare d’accordo.




  
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