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Autore: Padmini    21/07/2012    1 recensioni
Maximillian Webb, medico legale al Saint Bartholomews Hospital di Londra, con una fidanzata opprimente e un lavoro che non lo soddisfano totalmente.
Tutto ciò è destinato a cambiare quando incontrerà una donna molto speciale ...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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* Dunque… non so bene come incominciare a descrivere questa “storia” scritta a due mani: da Padmini e da me, Bbbgster. Siamo le autrici di:

  • Come essere la figlia dell’unico consulente detective ed essere felice” anche questo in via di proseguimento e direi che sta facendo un ottimo lavoro!

  • Violet” non ho commenti su questo. Dateci un’occhiata, se vi capita. Merita davvero molto. E sottolineo molto.

  • Il mio giocattolo preferito” e qui dico solo: Stupendo!

  • Ritorno a Saint-Malo”, anche questa bellissima ed emozionantissima, soprattutto per la sua originalità!

Le mie “storie”, invece, sono:

  • Apocalypse”, di cui vado molto fiera e orgogliosa (in futuro spero di trasformarla in un fumetto). Qui vengo aiutata da Ipols878, mio beta di fiducia.

  • Una strana storia” in via di proseguimento insieme alla bravissima Rora17.

  • E la one shot “Believe”, scritta con divertimento.

 

Per Padmini ho citato solo i racconti più importanti e che, secondo la mia modesta opinione, sono i migliori. Se andate a sbirciare il suo profilo ne ha scritte davvero un sacco! Una moltitudine direi (rispetto alla sottoscritta). Ma che cavolo di ispirazione hai, tu?! Ti ammiro molto per questo, sappilo!

Comunque, tornando a noi…

Abbiamo deciso di “provare” ad immischiarci in un opera (oddio, la si può definire tale?) scritta a due mani. L’idea è, ovviamente, opera di Padmini (poteva essere altrimenti con tutta la fantasia di questa ragazza?) che un bel giorno mi ha candidamente suggerito di fare un sequel di: “Come essere la figlia dell’unico consulente detective ed essere felice”, con protagonista la figlia di Violet, Rain Cumberbatch Holmes. Il nome della protagonista, ovviamente, riporta alla storia “Apocalypse” (quell’angelo ha voluto omaggiarmi cosi e ti ringrazio ancora). Ovviamente Rain ha lo stesso identico carattere del nonno e ci saranno dei risolvi piuttosto… interessanti. Speriamo che vi piaccia =)

Buona lettura, si spera!

Xoxo

Bbbgster & Padmini. *

 

 

The Choice

 

 

Mi svegliai, disturbato dall'odiosa suoneria del mio cellulare. Che bel modo di incominciare la giornata.

"Elisabeth, mia moglie, rantolò nel sonno.

Dovrò cambiarla prima o poi. Non la sopporto più. L’ho sentita troppe volte.

Ovviamente intendo la suoneria. Ovviamente.

Guardai il display, era mia sorella dall'Italia.

"Valery! Ciao! Come stai?”

"fratellone, eccoti qui! Ti avrò chiamato almeno cinquanta volte! Dov’eri finito?”

"abbassa il tono di voce… "

Mi alzai a fatica dal letto, molto lentamente per non svegliare Elisabeth.

"sei ancora insieme a quella rompi palle di Elisabeth?! Quando ti deciderai a mollarla?”

Fra loro non scorreva buon sangue. Valeria l’aveva sempre definita una sanguisuga che mi aveva obbligato a creare una vita, non voluta, insieme a lei. Una pazza ossessiva, cosi la definisce.

"si e, per favore, piantala di chiamarla in quel modo. Che vuoi?”

"ehi! Non ti azzardare a parlare cosi con tua sorella! Ti ho chiamato per avvisarti che ti arriverà una sorpresa fra poco. Non posso dirti altro. Adesso scusami ma il mio adorato maritino mi sta chiamando. Credo che sti ancora litigando con il pc. Incredibile come sia incapace con quell’affare. Ti saluto fratellone!”

Breve e concisa. Un aspetto che amo di mia sorella.

 

Mi ero trasferito da un paio d'anni a Londra con la mia fidanzata Elisabeth attratto da una proposta di lavoro molto accattivante. Un certo dottor Gregory Pratt aveva risposto ad una mia richiesta di lavoro per il Saint Bartholomew's Hospital.

Così iniziai il mio lavoro al Bart's. Non era così male come me lo immaginavo. Squartare cadaveri dalla mattina alla sera può anche essere considerato … poetico. Sì, poetico! Considerando che per la maggior parte dei corpi che esaminavano, i referti erano destinati alla polizia scientifica, potevo ritenermi uno degli ultime persone in grado di dare giustizia a dei poveri morti ammazzati. Ho sempre avuto un senso di giustizia molto forte, devo ammetterlo. Non mi sono mai piaciuti i soprusi e soprattutto il più forte di tutti: l'omicidio. Come può un essere umano permettersi di uccidere un suo simile? Eppure ogni giorno mi ritrovavo cadaveri sotto le mie mani e la maggior parte delle volte erano vittime di morti violente. La consapevolezza di essere un aiuto per rintracciare l'assassino mi riempiva di orgoglio e mi faceva sopportare meglio quel lavoro che mi era capitato, quasi per caso.

Non sapevo, però, che proprio quel lavoro mi avrebbe portato a incontrare lei.

 

Accadde una sera d'estate. Ovunque si vedevano numerosi cartelloni pubblicitari di spettacoli teatrali e musical. Paolo, grazie al suo lavoro, se li vedeva tutti e accompagnava la fortunata consorte con sé. Anche Elisabeth, la mia fidanzata, voleva a tutti i costi vederne uno. Mi stressava in ogni momento disponibile.

Ti pare possibile Max che tuo cognato sia un giornalista che si occupa di teatro e che tu non sia ancora riuscito ad ottenere neanche un misero posto in galleria per uno spettacolo?”

Non posso farci nulla, Beth” le rispondevo io ogni volta “Non me l'ha mai proposto … Inoltre lui vive in Italia, non può mica procurarmi biglietti per teatri qui a Londra!”

Dovresti chiederglielo! Magari ha degli agganci con qualche regista ...” mi sgridava lei.

Avrei potuto, è vero, ma non me la sentivo. Non mi andava di sfruttare la sua posizione per un misero posto in un teatro. L'occasione arrivò comunque, ma non per merito di Paolo.

Stavamo facendo colazione al Bart's dopo un estenuante turno di notte. Ero in compagnia di Gregg Pratt e Daphne Gray *

Dovrò andare dal parrucchiere” disse Daphne, all'improvviso, valutando la consistenza delle sue ciocche specchiandosi come poteva nel vetro della finestra “Questi capelli sono un disastro!”

Chi vuoi che se ne lamenti!” disse Gregg scherzando “Siamo in un obitorio!”

Sarà!” rispose lei stringendosi sulle spalle “Ma questo sabato ho un impegno importante! Sono stata invitata ad assistere alla prima di Frankenstein al Globe Theatre. Reciterà anche mio cugino Ben, perciò ci tengo ad andare!”

Davvero recita anche Benedict?” chiese Gregg “Avevo sentito parlare di Johnny Lee Miller!”

Reciteranno insieme” spiegò Daphne, continuando a torturarsi i riccioli “Uffa! Non ne posso più di questo capelli! Tra l'altro, siete interessati?” chiese poi, guardandoci “Ho due biglietti in più. Dovevano venire due mie amiche ma mi hanno tirato bidone all'ultimo momento! Allora?”

Gregg e io ci guardammo a lungo prima di rispondere.

Non mi interessa” rispose Gregg per primo “Sai che mi annoiano certe cose! Non so come tu faccia ad andare a teatro così spesso! È talmente noioso!!”

Li prenderei io” risposi timidamente, attirando l'attenzione dei due, che si girarono di scatto a guardarmi.

Non sapevo che il teatro ti interessasse” disse Gregg.

Infatti mi interessa fin là” ammisi io, distogliendo lo sguardo “Ma sono mesi che Beth mi stressa perchè vuole andare a vedere uno spettacolo, così ...”

Deve essere destino!” proruppe Daphne prendedomi per un braccio “Se la tua fidanzata è così appassionata di teatro posso addirittura farle conoscere gli attori nel backstage! Sono sicura che Ben non avrà problemi a farci passare alla fine della rappresentazione! Prima è meglio non disturbare gli attori, ma vedrai che dopo farai un figurone con la tua bella! Potrai farle raccogliere gli autografi di tutto il cast!”

 

Vidi Elisabeth solo la mattina dopo. Ero tornato a casa molto tardi e lei già dormiva. Volevo farle vedere subito i biglietti, ma mi rassegnati ad aspettare il giorno dopo. La trovai in cucina. Mi stava preparando la 'colazione' e sembrava piuttosto allegra. Bene.

Ciao amore!” mi salutò cinguettando “Hai dormito bene?”

Sì, grazie” dissi frugando nelle tasche della mia giacca “Ho una sorpresa per te!”

Cosa, tesoro?” mi chiese lei, con una voce oltremodo mielosa.

Daphne mi ha dato due biglietti per il teatro”

Sul serio?!” mi chiese lei, guardandomi con gli occhi sgranati “Ma è meraviglioso! Finalmente riesci a combinare qualcosa di utile!”

A malapena riuscii a trattenere una risposta non proprio gentile.

"hai intenzione di andarci davvero?”

"abbiamo intenzione di andarci, Max.”

Ecco, un’altra cosa decisa di testa sua che riguarda entrambi. A volte ha proprio ragione mia sorella. Io non governo la mia vita. È lei a governare la mia.

"ho già in mente il vestito che indosserai! Vedrai, sarai stupendo! Faremo tantissime foto cosi i nostri figli saranno orgogliosi di noi!”

"quali figli, Elisabeth?!”

"i nostri futuri figli! Quelli che faremo insieme, amore mio!”

Un’altra delle sue idee inconcludenti, ormai ci ero abituato. Non ribattei nemmeno.

"preparo la colazione, intanto tu vai pure a farti una bella doccia, cosi dopo potremo andare a trovare mia madre.”

Chi diavolo le ha detto che ho intenzione di farlo?!

"certamente. Va bene.”

Non ne vale la pena Maximillian. Non ne vale la pena.

Sconfitto andai in bagno.

Guardai il mio riflesso allo specchio. Chi avrebbe mai immaginato di abitare a Londra, avere una moglie che programma ogni istante della tua vita ed avere un lavoro come medico legale?

In effetti avrei preferito chiacchierare con i miei amici morti, piuttosto di andare ad una prima di teatro lei. Sperai di non addormentarmi durante la rappresentazione.

 

Non avevo un’aria molto riposata. I capelli biondi erano sparpagliati e gli occhi, che avrebbero dovuto essere verdi smeraldo, erano verde scuro, quasi spenti.

Forse mia sorella aveva ragione. Questa donna mi stava sfibrando.

Forse avrei dovuto farmi una nuova vita.

Forse avrei dovuto cercarmi una nuova casa e forse dovrei accettare quell’invito di Greg per uscire stasera a cena.

L’acqua fresca della doccia sciacquò via tutti questi pensieri, donandomi un momento lieve di pace e tranquillità. Un momento molto effimero, dato che mia moglie mi chiamò per avvisarmi che la colazione era pronta.

Mi vestii, pronto per un nuovo giorno (con lei).

"questa non si può definire colazione, Elisabeth.”

Guardai piuttosto rammaricato il mio piatto composto da un’arancia tagliata a spicchi e un tea rigorosamente senza zucchero.

"è salutare, amore mio. Non vorrai mangiare della pancetta e delle uova per colazione, vero? –

"in effetti mi piacerebbe, si.”

Un’altra discussione sulla colazione no, ti prego. Non sarei in grado di gestirla nuovamente.

Mi alzai, non toccando cibo (si può definire tale?) e raggiungendo la cucina. Ci sarà qualcosa di commestibile in questa casa!

La mia ricerca non diede risultato, dato che nel frigorifero riesco a trovare solo cose che Elisabeth definisce non grasse e piene di vitamine.

Cristo, quanto volevo una bistecca.

 

La giornata passò in maniera caotica, tra le urla di mia moglie e delle sua amiche che aveva invitato a casa nostra. Ovviamente senza chiedere nulla al sottoscritto.

Le otto sono arrivate e noi due eravamo pronti.

Io indossavo un elegante smoking grigio, con camicia bianca e cravatta color panna, mentre Elisabeth un abito da sera rosso che contrastava con i suoi capelli corvini e con uno spacco vertiginoso che iniziava da metà coscia.

"non sarà un po’ troppo quello spacco?”

Dissi, preoccupandomi. Stupidamente. Chi diavolo potrebbe portarmela via? Cinque minuti di conoscenza e chiunque vorrebbe commettere un omicidio.

"ma no, figurati! È il minimo per una serata cosi importante! Hai ringraziato Daphne come si deve?”

Ovviamente no.

"ovviamente si, amore.”

Sputai con amarezza l’ultima parola dalla mia bocca.

Entrammo nel teatro senza troppa difficoltà, i nostri biglietti ci permisero di oltrepassare la coda con le esclamazioni infastidite degli altri spettatori.

Prendemmo posto dentro a questo immenso insieme di modernità e antichità. Mi avevano detto che il teatro era magnifico, ma non avrei mai sospettato di trovarlo cosi affascinante.

Riusciamo a sederci, dopo che una ragazza ci accompagna gentilmente ai nostri posti.

La rappresentazione fu meravigliosa. I due attori principali, Johnny e Benedict, recitarono divinamente. Mi fecero perfino commuovere! Gli applausi durarono un quarto d'ora mentre gli attori, imbarazzati e grati, uscivano e rientravano dalle quinte per raccogliere il meritato ringraziamento dal pubblico.

Daphne ci aveva raccomandato di non andarcene subito perché, una volta andata via la maggior parte della gente, ci avrebbe portati nei camerini degli attori per conoscerli e per chiedergli gli autografi.

Eccovi!” disse quando ci vide, facendosi largo tra gli ultimi spettatori rimasti, che stavano appunto andando via “Vi stavo cercando! Venite! Voglio farvi conoscere mio cugino Ben!”

Entrammo nel camerino di Benedict e Johnny. I due attori erano seduti stancamente su una poltrona e indossavano ancora i costumi di scena. Chiacchieravano tra di loro scherzosamente e ogni tanto ridevano. La tensione per la serata era ormai sparita e i due si stavano proprio rilassando!

Oh!” esclamò Ben vedendoci “Benvenuti! Ciao Daphne! Hai fatto bene a portarli! Piacere, sono Benedict!” disse poi, allungandomi la mano.

Sono Maximillian Webb, piacere. Lei è la mia fidanzata Elisabeth”

Sono onoratissima di potervi conoscere” disse lei, stringendo la mano a entrambi, dopodiché si immerse in una fitta discussione con Johnny, dimenticandosi di tutti gli altri.

Che ne dici di andare a fumarci una sigaretta?” mi chiese Ben, prendendo un astuccio di tabacco dalla tasca della giacca.

Con molto piacere” risposi io, afferrando il mio pacchetto di sigarette.

Mi accompagnò in un vicolo laterale, sul quale si poteva accedere da una porta appena fuori dai camerini.

Sei stato molto bravo, stasera” gli dissi io “Scusa se ti parlo con franchezza, ma se non fosse stato per la mi fidanzata non sarei mai venuto a vedere lo spettacolo. Non mi interessa il teatro ...”

Sei più un tipo d'azione, vero?” mi interruppe lui “Si vede!”

Come, scusa?” chiesi io, sorpreso dalle sue parole.

Ti ho visto un po' in imbarazzo, prima. In effetti mi sembri imbarazzato anche adesso. Si vede che non sei nel tuo ambiente e che sei un po' scocciato di stare qui. Per questo ti ho proposto di uscire” disse lui, rigirandosi la sigaretta tra le dita.

Hai ragione” ammisi “Il teatro mi annoia”

In effetti il teatro può dare questo effetto” disse lui espirando una sottile nube di fumo “A me, personalmente, piace molto, però mi occupo anche di televisione e di cinema!”

Davvero?” chiesi io, improvvisamente interessato “Ultimamente cosa stai facendo?”

Una cosa di cui vado molto orgoglioso!” disse lui con un sorriso “Un telefilm sulla vita di mio nonno”

Tuo nonno?” chiesi io, che ormai pendevo dalle sue labbra “ Chi sarebbe? Un attore famoso?”

Attore?” chiese lui, riflettendo “In effetti, nel suo lavoro, ha anche dovuto recitare, ma non era un attore. No. Lui era un detective privato. Meglio, un consulente detective”

Come quel famoso Sherlock Holmes?” chiesi io, ricordando le avventure di quel detective, cosi brillantemente raccontate sul blog del dottor Watson.

Non come, è proprio lui. Io sono il nipote di Sherlock Holmes!”

Lo guardai con gli occhi spalancati. Lui nipote di Sherlock Holmes! Il detective di cui tanto avevo letto? Era un'occasione straordinaria! Avevo un sacco di domande che avevo voglia di fare, soprattutto una.

Davvero le avventure che il dottor Watson ha descritto sono autentiche?” chiesi, guardandolo di striscio “Mi sembrano così inverosimili!”

Hai per caso letto il libro di mia madre?” mi chiese lui “Anche lì sono descritte avventure che sembrano inventate, eppure ...”

Non l'ho letto” risposi io “Non sapevo neppure che avesse avuto una figlia!”

Il libro si intitola 'Come essere la figlia dell'unico consulente detective ed essere felice'” rispose lui “L'ha scritto parlando della sua vita con suo padre, cioè con mio nonno. Ora ci sono due registi, certi Gatiss e Moffat, che vogliono farne una miniserie di tre puntate. Non ho nemmeno dovuto fare un provino per la parte, sono stato scelto immediatamente!” **

Un po' raccomandato?” chiesi io, senza preoccuparmi di essere maleducato.

Un po'” ammise lui ridendo “Comunque tanti mi dicono che gli somiglio parecchio, perciò … visto poi che sono pure attore, la cosa è sembrata più che naturale! Chiaramente hanno chiesto la sua opinione prima di decidere e lui ha accettato”

Scusami” dissi io ridendo “Ho letto le storie di quel dottore, quel John Watson … mi sembrano così inverosimili … non posso credere che sia esistita una persona con me lui!”

A parte il fatto che mio nonno è ancora vivo” disse Benedict spegnendo la sigaretta con la punta della scarpa “Mia sorella Rain gli somiglia più di chiunque altro. Non fisicamente, questo no, ma come carattere sono due gocce d'acqua. Dovresti conoscerla!”

Proprio in quel momento uscì Elisabeth, accompagnata da Johnny. Evidentemente era riuscita a stressarlo ben bene perché lui cercava in ogni modo di cacciarla dal camerino, mentre lei continuava a parlargli e a fargli domande su domande.

Ora dobbiamo proprio andare, Beth!” la richiamai ma, visto che non si degnava di rispondermi, dovetti passare alle maniere forti e la afferrai per un braccio “Andiamo!” dissi più risoluto.

La ringrazio ancora!” continuava a dire, rivolta all'attore “Verrò sicuramente a vedere tutti i suoi prossimi spettacoli!”

Ci conto” rispose lui, ma era evidente che avrebbe preferito un attacco di diarrea fulminante proprio in quell'istante.

Arrivederci anche a lei, signor Cumberbatch” disse poi rivolta a Benedict “Spero di poter rivedere anche lei sul palco”

Ciao Max” disse rivolto a me “Spero di vederti presto” e mi porse un biglietto da visita.

Non feci in tempo a leggerlo perché mia Beth mi trascinò via. Aveva appena ricevuto un sms dalle sue amiche che la aspettavano al Criterium Bar a Piccadilly Circus. Almeno un'ora e mezza – almeno! "costretto ad ascoltare le inutili chiacchiere delle sue amiche! D'altra parte le aveva appena conosciute, non poteva certo perdere ogni singola occasione di parlare con loro! Doveva farsi conoscere, rispettare e, soprattutto, evitare che sparlassero di lei. Infilai il biglietto da visita nel portafogli e la seguii fuori dal vicolo, mentre Benedict mi salutava con un cenno della mano.

 

Era passata una buona mezz'ora da quando eravamo seduti in quel tavolino del Criterium, ma a me sembrava passato molto più tempo. Guardai l'orologio. Solo le undici e mezza! Diavolo! Siamo qui solo da mezz'ora? Guardai agli altri tavoli, per distrarmi. Mi piaceva osservare le persone. Sia da vive che da morte.

Quando arrivavano sul mio tavolino delle autopsie le vedevo messe a nudo e mi chiedevo come potesse essere stata la loro vita. Come mai erano arrivati lì? Perché i loro giorni erano finiti? Se si trattava di anziani o di gente malata potevo anche immaginarlo, ma spesso mi capitavano mogli uccise da mariti gelosi, uomini d'affari uccisi dai loro soci, ragazzi spericolati che non tenevano conto delle regole alla guida di costose macchine di lusso. Ogni volta la domanda era la stessa: perchè?

Perché, Max?” mi domandò Beth, interrompendo i miei pensieri “è più di mezz'ora che ti parlo, perchè non mi rispondi? Caroline ti ha chiesto che lavoro fai!”

Aprii la bocca per parlare, ma in quel momento qualcuno mi afferrò per un braccio e mi fece alzare bruscamente dalla sedia. Rimasi intontito per qualche istante e alla fine riuscii a mettere a fuoco il mio assalitore … no, la mia assalitrice. Era una donna … e che donna!

La prima cosa che mi colpì furono i suoi capelli. Ricci, rossi, come un cespuglio infuocato. Al di sotto di quella massa vermiglia due occhi grigi, chiari e penetranti, si guardavano intorno preoccupati. Aveva un fisico invidiabile. Alta, magra ma non troppo, le sue curve perfette comodamente avvolte da un completo elegante grigio scuro e da una camicia bianca candida.

Andiamo, amore” mi disse con noncuranza “Domani devi alzarti presto e anch'io non posso fare tanto tardi. Andiamo!”

Cosa diavolo stava dicendo? Chi accidenti era quella donna così invadente? Guardai Beth. Anche lei era sconvolta, ma vidi nei suoi occhi un'aspettativa, una certezza così lampante e prepotente che non potei fare a meno di ridere. Lei si aspettava una mia reazione. Sapevo cosa voleva che facessi.

Se ne vada al diavolo, signorina! Io sono fidanzato con questa meravigliosa donna e lei deve essere ubriaca!”

Ecco, questa era la scena che vedevo già proiettata nei suoi occhi.

Non so perché lo feci, forse giusto per il gusto di deludere le sue aspettative, per portare un po' di trambusto in quella sua vita così monotona e già prestabilita. Quella vita che lei voleva anche per me. Forse furono gli occhi così intensi di quella donna che mi stava trascinando via, con la stessa impetuosità di un fiume in piena. Mi aveva detto quelle parole, ma era evidente che stava recitando. Era evidente per me, almeno. C'era qualcosa nei suoi modi del gatto selvatico. Mi sentii rapito dalla sua energia così travolgente.

Sorrisi e mi sistemai la giacca.

Hai ragione, tesoro” risposi, sistemando la sedia sotto il tavolino “Andiamo. Signore” dissi poi rivolto alle donne che mi guardavano come se fossi un alieno “Vi auguro una buona serata”

Mi aspettavo un attacco isterico da parte di Elisabeth, ma doveva essere così sconvolta da essere rimasta senza parole. Mi girai solo una volta raggiunta la porta e la vidi ancora lì, immobile, a bocca aperta, come una statua in un parco. Le mancava solo un piccione appollaiato sulla testa e sarebbe stata perfetta!

 

Uscimmo in strada e cominciammo a camminare velocemente verso Trafalgar Square.

Fai presto” mi disse “Cammina svelto e non voltarti”

Chi sei?” chiesi “Cosa vuoi da me?”

Lei si voltò per un istante a guardarmi, ma fu solo un momento.

Non ora” rispose lei “Avremo tempo per le spiegazioni. Adesso, se vuoi vivere, ti conviene seguirmi e fare tutto quello che ti dico!”

Di cosa stai …”

Non c'è tempo!” rispose lei e riprese a correre.

Mi prese per un braccio e mi trascinò via verso le scale della metropolitana. Provai ad aprire la bocca per chiederle dove mi stava portando, o anche solo per protestare, ma ogni parola mi morì in gola. Sentii degli spari. Chiarissimi, vicinissimi. Tutti i peli che avevo in corpo si rizzarono per lo spavento.

Corri!” urlò lei e mi guidò attraverso un intricato percorso tra le varie linee che si incrociavano alla stazione di Charing Cross. Finalmente, dopo una corsa che mi parve interminabile, si reputò soddisfatta.

Dovremmo averli seminati!” disse, lasciandomi il braccio e appoggiando la schiena alla parete della banchina”

Chi dovremmo aver seminato?” chiesi furioso “Perché mi ha trascinato fuori dal bar in quel modo?”

Io non ho trascinato proprio nessuno” rispose lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Tu mi hai seguita!”

Non è vero!” protestai.

Avresti potuto mandarmi al diavolo come voleva la tua fidanzata” disse lei con uno sbuffo di impazienza “Invece sei stato al gioco. Non sapevi nulla di me eppure mi hai seguita. Devi avere un temperamento decisamente orientato al rischio, è evidente!”

Aprii la bocca per ribattere ma la richiusi subito. In effetti aveva proprio ragione. L'avevo seguita perchè il mio istinto mi diceva che sarebbe stato bellissimo correre con lei. Certo non potevo immaginare che saremmo stati seguiti da degli assassini armati di pistole e … un momento! Assassini armati di pistole?!

Vuoi dirmi chi sei?!” chiesi, rendendomi conto solo in quell'istante che non sapevo nemmeno il suo nome “e perché hai trascinato via proprio me?”

Allora Ben non ti aveva detto nulla, eh? Meglio così! Io sono ...”

Provò a presentarsi, ma proprio in quell'istante sentimmo le voci dei nostri inseguitori che si coordinavano per poterci trovare. In quel momento arrivò anche la metropolitana.

Vieni” mi disse andando verso la fine della banchina e tieniti pronto a saltare!”

La guardai con gli occhi sbarrati. Cosa aveva intenzione di fare?

Dal treno scesero due o tre persone e dopo pochi istanti questo ripartì, avvolgendoci con un vento caldo.

Ora!” gridò lei prendendomi il polso e facendomi cadere sui binari, all'altezza del tunnel.

Feci appena in tempo a rialzarmi e lei mi riafferrò il braccio – sarà pieno di lividi domani, me lo sento – e mi spinse contro la parete del tunnel.

Ora sta' zitto e immobile” disse appiattendosi contro la parete.

Sentimmo le voci dei nostri inseguitori.

Devono aver preso la metro!” disse uno, evidentemente seccato “Li abbiamo mancati di pochissimo!”

Dove va questa linea?” chiese un altro.

A Euston” rispose il primo “Manda un uomo in ogni stazione fino a lì. Dobbiamo prenderli ad ogni costo! Non so chi sia quell'uomo, ma li voglio tutti e due, soprattutto lei. Di lui non mi interessa, potete anche solo spaventarlo. Lei, invece, la voglio morta!”

Rabbrividii. Chi avevo affianco? In quel momento mi ricordai di dove ci trovavamo e mi prese il panico.

Sta' fermo ti ho detto!” disse lei con un sussurro, quando sentì che i due uomini se n'erano andati “Tra poco arriverò un altro treno, non possiamo muoverci!”

Dopo neanche un minuto, infatti, sentii un vento fortissimo arrivare dai binari. Lei mi appiatti ulteriormente contro la parete, premendo sul mio torace con un braccio.

Stavamo per morire? Sentii la pressione dell'aria passarmi affianco e mi sentii schiacciare. Chiusi gli occhi e pregai di riuscire a uscire vivo da quella notte così strana. Quando l'aria tornò normale, vidi che la donna misteriosa era rimasta calmissima. Tolse il braccio dal mio torace e alzò il palmo della mano verso di me, come ad intimarmi di stare ancora fermo. Sentimmo il rumore del treno che ripartiva e alla fine si decise a muoversi.

Seguimi” disse camminando lungo i binari.

Tornammo all'altezza della banchina e lei con un agile salto risalì sul marciapiede e mi tese la mano per fare altrettanto.

Si può sapere chi diavolo sei?”

Sono Rain Cumberbatch Holmes” rispose lei, togliendosi la polvere dalla giacca “Mio fratello Ben non ti ha parlato di me?”

In effetti ...” dissi.

In quel momento mi tornò in mente il biglietto da visita che mi aveva passato. Presi il portafogli e lo cercai disperatamente. Quando lo trovai lo portai immediatamente sotto la luce, per vederlo meglio.

 

Rain Holmes

Consulting detective

 

La guardai incredulo. Una consulente detective? Non era che per caso lei …

Sì” rispose lei, come se avesse letto il mio pensiero “Sono una consulente detective e porto avanti il lavoro di mio nonno Sherlock. Il mio cognome è Cumberbatch, ma nei miei biglietti da visita preferisco usare il cognome di mia madre. Sai, è molto utile portare il nome Holmes quando si è in un certo ambiente, è come una garanzia! Mi ha aperto parecchie porte. Mi è stato molto utile per farmi un nome”

Prese il cellulare e mandò una serie di messaggi con una velocità incredibile.

Mi vuoi spiegare perché diavolo mi hai trascinato via stasera?” le chiesi infine. Era l'ultimo punto oscuro.

Ben mi ha detto che, secondo lui, avresti bisogno di una vita un po' più movimentata. So che sei un medico legale, ma ti annoi e vorresti una vita un po' più vivace di quella che la tua fidanzata a scelto per te. Io ho bisogno di un assistente per i miei casi e tu saresti perfetto. Tra l'altro sto cercando un coinquilino. Se ti interessa l'indirizzo è 221 B di Baker Street. Potremo incontrarci domani sera alle sette lì. Buonanotte!”

Detto questo si infilò il cellulare in tasca, mi fece l'occhiolino e si girò di scatto e se ne andò. Lasciandomi solo con i miei pensieri.

Ora l'unico problema sarebbe stato la reazione di Elisabeth alla mia piccola fuga.

Cosa dovevo fare? Mi trovavo di fronte ad un bivio. Che strada dovevo scegliere?

Da una parte c'era la strada lastricata, pulita, precisa, decorata con fiori e lampioni luminosi, progettata e accuratamente mantenuta da Elisabeth, della quale riuscivo a vedere ogni singolo metro, fino alla fine. Matrimonio, carriera, figli, vacanze al mare, nipoti …

Dall'altra parte c'era un sentiero in un bosco, un sentiero intricato, pieno di spine e curve, di cui difficilmente si vedeva il percorso.

So che è un cliché fino troppo abusato, ma era esattamente così che mi sentivo. Un passo, un solo passo avrebbe deciso il mio destino.

Elisabeth o Rain? Normalità o pericolo? Morte o vita?

La scelta sembrava così ovvia! La risposta era giusto davanti a me, dovevo solo fare un passo per decidere. Sarebbe stato il passo giusto?

Alla fine presi la mia decisione. Sarebbe stata dura affrontare Elisabeth, ma ne sarebbe valsa la pena.

Ho deciso!” urlai dal nulla.

Due minuti dopo arrivò un altro treno. Lo presi, deciso ad andare fino in fondo con la mi a scelta.

 

 

* In realtà sarebbe Daphne Watson, la terza figlia di John e Mary, ma si è sposata anche lei!

** è vero! È successo così anche nella realtà!

   
 
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