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Autore: clairefarron    21/07/2012    3 recensioni
"Mi volto, immersa nei miei pensieri, e poi gli confido: - Sai, dopo tutto quello che sta succedendo ancora mi chiedo come possa essere possibile, se tutto questo è reale o solo un stupido sogno da cui mi sveglierò da un momento all'altro.- Lui mi mostra uno sei suoi sorrisi più belli, uno di quelli che ti riempiono il cuore, mi bacia la fronte e bisbiglia: - E' reale. -"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2     Il cinguettio degli uccelli e il calore del sole mi augurano una buona mattina.
 Scendere da letto è uno sforzo tale che i miei versacci lasciano intendere molto, ma alla fine riesco ad alzarmi per bene. La treccia è quasi tutta disfatta quindi decido di slegare i capelli ed il risultato è una chioma di capelli ondulati, quasi lucenti alla luce del sole. Mi piace la forma che hanno preso e quindi decido di legarli con un'alta coda soltanto. Mi stiracchio per bene, sento d'essere tutta indolenzita, e poi vado in bagno a rinfrescarmi per bene e l'acqua tiepida ha lo stesso effetto di una carezza. E' veramente una bella giornata ed il che è molto raro qui: il più delle volte è nuvoloso o piove, ma per me non è mai stato un problema dato che amo la pioggia. Mi cambio e scendo tranquillamente sotto in cucina per fare colazione. La casa è talmente silenziosa durante la giornata, ma la mattina è così calma e tranquilla che pare che si sia fermato il tempo e che sia tutto immobile, tranne me. La mamma, lavorando tutto il giorno in libreria, torna a casa solo di sera, quindi ho sempre la casa libera, ma raramente rimango chiusa qui dentro: passo tutto il tempo al parco a leggere i libri che lei mi porta o a respirare aria fresca e guardare la gente passare. Intanto scorgo un piccolo bigliettino, il solito della mamma, con scritto "Ho lasciato le frittelle dentro il microonde. E poi non sarebbe nemmeno male se andassi a trovare il figlio dei vicini, che dici?". Bé, dico che al momento ho di meglio da fare: mangiare le mie frittelle. Il gioco di sguardi di ieri è stato veramente magico ed emozionante, ma niente per ora è incomparabile alle frittelle della mamma. E poi non sopporto andare a fare visita ai vicini per conto mio, ogni volta spunta fuori una situazione imbarazzante che non riuscirei a reggere, poi dovrei presentarmi e tutto il resto... Sono sempre stata una tipa solitaria, questo è ovvio. Trovo mille volte meglio poter passare il mio tempo libero per conto mio che con altre persone, non per sembrare scorbutica e associale, in fin dei conti anche io apprezzo la compagnia a volte, me è che non ci posso fare niente: sono fatta così.
 Finite le frittelle e bevuto un bel caffè caldo, sento che sono pronta per questa giornata: corro subito sopra a prendere i miei guanti da ciclista neri, acchiappo le chiavi e corro in garage per prendere la mia bici. E' incredibile quanto io possa sentirmi bene mentre pedalo, ogni volta che prendo velocità mi sembra di volare. E' meraviglioso. Mi fa sempre strano pensare a quanto odiassi questa bici prima: ogni volta che la guardavo, mi ricordava il momento in cui mio padre me la regalò. Era sua ai tempi e a me piaceva un sacco, sportiva e tinta di blu elettrico, il mio colore preferito. - Tienila Jo, è tutta tua, anche se al momento sei ancora un po' piccolina per usarla. Ma vedrai che quando verrà il momento, sarai più veloce di un fulmine.- disse quel giorno. Ricordo di averlo amato intensamente quel giorno, era il padre migliore del mondo, era il mio eroe. La mattina in cui lui se ne andò senza farsi mai più risentire ero distrutta: mi aveva illusa e ingannata. Ho riversato tutto il mio odio e risentimento proprio su quella bici: l'avevo distrutta talmente tanto con la chiave inglese presa dalla sua scatola degli attrezzi, che ormai aveva perso la forma originale quasi del tutto. Tutta ammaccata e distrutta, ma non la volevo buttare via. Volevo che il ricordo di lui rimanesse impresso nella mia mente con l'immagine di quella bicicletta: una famiglia felice distrutta da l'insoddisfazione di un maledettissimo uomo. I resti mi motivavano giorno dopo giorno a mandare avanti quello che rimaneva della famiglia e a non mollare mai, per nessun motivo. Col passare del tempo, non ci facevo neanche più caso a quello che rimaneva della bicicletta: ogni volta che entravo nel vecchio garage prendevo quello che mi serviva e me ne andavo, senza nemmeno degnarle uno sguardo. E' stato il momento in cui abbiamo deciso di trasferirci 2 anni fa che me la sono ritrovata di nuovo davanti. Ovviamente ero maturata di più e non la guardavo con gli stessi occhi di una volta. Il rancore si era tramutato in pena e sentivo che non meritava tutto quello che le ho fatto. Non doveva ricordarmi l'odio che provavo per mio padre, ma come sarei andata avanti meravigliosamente e a testa alta senza di lui. Quindi alla domanda di mia madre: -Cosa ne vuoi fare di tutto quello?- risposi: -Quello sarà il mio futuro mezzo di trasporto.- La mamma non era molto convinta, ma continua a dirmi anche oggi che quando le avevo risposto quella volta, i miei occhi brillavano come delle stelle. Dice che ogni volta che credo veramente in qualcosa, mi brillano gli occhi. Infatti, come volle dimostrare, appena traslocate, corsi a lavorare per sistemare quella bicicletta. Essendo stata estate, proprio come adesso, avevo perennemente le giornate libere e le impiegavo tutte per sistemare quella bici: la fatica, le ferite e il sudore che ho impiegato lì sopra sono inspiegabili. Il risultato fu migliore del previsto, sembrava più che nuova. E ora, di quella bici che tanto ho odiato, non posso farne più a meno.
Mentre tiro fuori la bicicletta dal garage, non posso evitare di dare un'occhiata alla casa dei vicini di fronte alla nostra. Ecco che da dietro la tenda sbuca fuori lo stesso ragazzo di ieri. Ha di certo sentito il baccano che stavo facendo, ma non riesco a capire del tutto perché si fosse affacciato alla finestra. Ora sono certa che ha provato le mie stesse emozioni di ieri sera. Ieri però l'avevo abbandonato con noncuranza, come se nulla fosse. Oggi invece voglio regalargli un sorriso, non smagliante, ma uno di quelli timidi, con lo sguardo rivolto a terra, che a volte neanche si notano. Salto in sella alla mia bici e, in quei pochi istanti in cui sono riuscita a rivolgere di nuovo lo sguardo verso la loro finestra, sono certa che anche lui mi abbia sorriso.

Questo capitolo lo dedico alla mia testolina buffa ( infinity and beyond )! Un bacione xx
  
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