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Autore: Franfiction6277    22/07/2012    2 recensioni
Shannon è un musicista, Sarah una regista. Racconterò di come il mondo della musica e del cinema si possano trovare in stretta correlazione attraverso questi due personaggi e la loro travagliata storia d'amore.
Si sa, le cotte che le ragazze hanno durante la loro adolescenza restano sempre incastonate nel loro cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10.

"Sei tornato!" sussurrò lei, guardandolo stupita.
"Non avrei mai potuto stare senza te, mai" rispose lui, attirandola tra le sue braccia.
La baciò, intrecciando le dita tra i suoi capelli.
"STOP! Abbiamo finito" urlai, soddisfatta.
Si levò un boato di esultazione, e sorrisi a 32 denti.
Cal mi raggiunse, abbracciandomi.
"Grazie di tutto, hai fatto uno splendido lavoro" gli dissi, quando ci separammo.
"Sei tu il genio, Sarah" rispose il mio aiuto regista, e alzai gli occhi al cielo, divertita.
"Come spettatore di riprese, è stato...educativo" disse qualcuno dietro di me, e riconobbi la voce di Jared.
"Sei venuto, alla fine! Non ci speravo più" esclamai, abbracciando anche lui: ero così felice. "Congratulazioni, Sarah" rispose solamente, ricambiando la stretta.
Notai anche Shannon e Tomo dietro di lui: Shannon sembrava pensieroso e Tomo stava ammirando il set come se fosse un bambino in un luna park.
"Allora, stasera cosa facciamo?" chiese Jared, con fare cospiratorio.
"Voglio assolutamente uscire e ubriacarmi" ridacchiai, mentre Shannon e Tomo si avvicinavano.
"Potreste venire al locale dove dobbiamo esibirci io e Antoine" propose Shannon, con aria dubbiosa. Si stava forse pentendo di quell'idea?
"Sarebbe fantastico" gli risposi, sorridendo ampiamente.
Lui rimase a bocca aperta, guardandomi con aria smarrita. Ehi, cosa stava succedendo?
Sentii Jared e Tomo ridere sommessamente, e Shannon scosse la testa.
Aggrottai la fronte, confusa: ci stavano prendendo in giro?
Shannon mi abbracciò brevemente, facendo scorrere una mano fino al mio sedere: sussultai, deglutendo rumorosamente.
"Sei così bella quando sorridi" sussurrò piano al mio orecchio, e arrossii di piacere: Shannon mi trovava bella.
Lo abbracciai d'impeto, cogliendolo di sorpresa: affondai la mia testa sulla sua spalla, reprimendo lacrime di gioia.
Volevo dirgli che lo amavo, ma non lo feci: non avrei ottenuto la risposta che desideravo. "Champagne" urlò qualcuno alle nostre spalle, alleggerendo l'atmosfera.
Ridacchiai, staccandomi da Shannon: lui mise una mano sul mio fianco, tenendomi stretta. Tomo ci sorrideva, e Jared...ma dov'era finito?
Ci diedero un calice di champagne a testa.
"Cin cin" disse Shannon, facendo scontrare il suo calice prima con me e poi con Tomo. Jared tornò a razzo, prendendomi per un braccio: lo guardai, confusa.
"Chi è quella?" chiese, riferendosi all'attrice che interpretava...me.
"Si chiama Elizabeth" risposi, confusa.
"Beh, sarà il caso che tu ci presenti" ribatté Jared, con sguardo malizioso.
Scossi la testa, rassegnata: Mr. Leto all'attacco.
"Stasera, ok? Ci sarà anche il cast alla festa" lo rassicurai.
"Ci conto, dolcezza" rispose, trionfante.
"Bene, allora a dopo?" chiese Tomo, avvicinandosi a noi.
"Porta la tua Vicki" gli dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
"Da solo non sarei mai venuto" rispose il chitarrista, facendomi l'occhiolino.
Jared alzò gli occhi al cielo, e scoppiammo tutti a ridere.
"Ah, l'amour" sospirò teatralmente il cantante, scimmiottando Tomo.
"Smettila di essere così cinico! Da ragazzino eri sempre così gentile con le ragazze" gli ricordai, e lui scoppiò nuovamente a ridere.
"Sì, era Shannon quello stronzo. Beh, ora ci siamo invertiti di ruolo" rispose Jared, indicando il fratello: Shannon se ne stava in disparte, a guardare il set dell'ultima scena del film.
"Allora a stasera" disse velocemente Jared, facendo un cenno col capo a Tomo: se la filarono così.
Mi avvicinai a Shannon, che sembrava frustrato: seppi il perché.
"Ehi" sussurrai, con fare rassicurante: non potevo tollerare di vederlo in quelle condizioni. "Io e Jared avremmo potuto trovare un lavoro..." si interruppe, bevendo un sorso di champagne: capii che si stava riferendo al loro trasferimento.
"...ma non avremmo mai potuto lasciare sola la mamma. Non dopo che l'aveva già fatto qualcun altro" continuò: si riferiva a suo padre, probabilmente.
"Ho passato una vita a condannarmi, a maledirti per avermi lasciata. Il che è ironico, visto che non stavamo insieme..." ridacchiai, e lui sorrise appena.
"...ma da quando ti ho rivisto quel giorno all'asta di beneficenza, è sparito tutto. Ci ho ragionato, e non era affatto colpa tua" continuai, e stavo assolutamente dicendo la verità: non vedevo più il Shannon ragazzo, nella mia mente.
Lo splendido uomo di fronte a me era diverso, e volevo solo buttarmi alle spalle il passato, ricominciando...con lui.
"Io...io ti..." balbettai, e Shannon interruppe immediatamente le mie parole con un bacio profondo, lungo e ardente.
"No, non dirlo, Sarah. A stasera" sussurrò, voltandosi e lasciandomi lì, con un'espressione attonita.

"Io...io ti..."
Shannon sentiva costantemente quelle parole nella sua mente, mentre si dirigevano al locale dove avrebbe suonato con Antoine.
La sua mente si stava annebbiando, probabilmente a causa della quantità eccessiva di alcol che aveva ingerito quel giorno: un bicchiere di champagne al mattino e...3 birre di sera.
"Dove dobbiamo svoltare? Bro?" lo rimbrottò Jared, dandogli uno strattone.
Shannon scosse la testa, e gli indicò di girare a destra: non si fidava della sua voce. Appena furono arrivati, vennero accerchiati dai paparazzi.
"Signor Leto, sta con Sarah Wood o con Lana Del Rey?" chiesero a Shannon, e lui li guardò in cagnesco, reprimendo l'istinto di sferrare un pugno in faccia a quelle sanguisughe.
"Andate a succhiare il sangue di qualche altra povera bestia" sibilò Jared, mentre entravano nel locale: odiava a morte i paparazzi.
"I fratelli Leto, vero? Da questa parte" una bionda li prese per le braccia e li accompagnò verso un privé.
Lì c'era già seduta gran parte del cast del film di Sarah, assieme a Tomo e Vicki.
"Siete arrivati" esclamò Tomo, abbracciando Shannon.
"Sono ubriaco, cazzo" sussurrò il batterista, e il chitarrista lo guardò attonito: sembrava distrutto.
Intanto Jared aveva già preso posto accanto a Sarah e ad Elizabeth, con cui si tuffò in una pseudo-conversazione sull'arte.
Sarah non riusciva a non guardare Shannon, che non l'aveva nemmeno salutata e che si stava dirigendo verso la postazione del DJ.
"Ehi, amico" lo chiamò Antoine, impallidendo di fronte all'aria sconvolta di Shannon.
"Ho solo bevuto un po'" lo rassicurò il batterista, prendendo posto davanti a dei tamburi. Chiuse gli occhi per un attimo e si ritrovò a farsi trasportare dalla musica.
Le sue gambe e le sue mani iniziarono quasi a muoversi da sole, mentre un sorriso compiaciuto spuntava dal suo viso.
Antoine sospirò di sollievo: stava di nuovo bene.
Sarah guardò affascinata Shannon, che si muoveva a ritmo di musica sotto le luci psichedeliche: le sue mani si muovevano velocemente su dei tamburi e talvolta prendeva le sue immancabili drumsticks per suonare sul piccolo set di batterie che aveva accanto.
Non era mai stato più stupendo di così.
Lui la guardò brevemente, mentre delle ragazze ci provavano spudoratamente, e si sentì ardere nel profondo.
Gli sorrise, e lui chinò immediatamente la testa verso i tamburi, riprendendo a suonare con più foga, come se stesse cercando di distrarsi.
Il sorriso di Sarah si spense: lui la stava deliberatamente ignorando, e lei ebbe paura di vederselo scivolare tra le dita, poiché era a conoscenza dei suoi sentimenti.
Shannon non la stava ignorando senza motivo: aveva una convinzione in testa, una convinzione malsana e inutile.
Se lui avesse ricambiato il suo sorriso, lei si sarebbe avvicinata.
Se lei si fosse avvicinata, lui l'avrebbe toccata -Dio, se voleva toccarla- e i paparazzi li avrebbero scoperti.
Li vedeva bene, dalla sua postazione: erano al bancone del bar e i loro sguardi oscillavano tra lui e la regista, aspettando un minimo cenno d'intesa, cenno che Shannon non si sarebbe di certo apprestato a concedere.
Sapeva che stava ferendo Sarah, ma sapeva anche che finire su degli insulsi giornali di gossip l'avrebbe ferita ancora di più.
Ciò che Shannon non sapeva era che a Sarah non sarebbe importato proprio niente di finire su tutti i giornali di gossip, purché stesse con lui.
Ciò che la faceva infuriare non era che fosse su tutti i giornali, ma quello di essere un rimpiazzo, il rimpiazzo di Lana Del Rey.
Sarah si alzò dal divanetto su cui era seduta, attirando tutti gli sguardi su di sé.
"Vado a casa, non mi sento tanto bene" informò tutti, e Jared si alzò subito.
"Ti accompagno" le disse.
"No, prendo un taxi. Resta qui, per favore" rispose la regista: voleva stare sola, e Jared afferrò subito il messaggio.
Si sedette di nuovo, intimandole con lo sguardo di stare attenta.
Sarah salutò velocemente tutti, e ricevette per l'ennesima volta un sacco di congratulazioni. Quella sera indossava un tubino rosso, che lasciava poco spazio all'immaginazione.
Non seppe nemmeno perché lo avesse indossato: forse per essere diversa, una volta tanto.
Shannon la guardò stupito, mentre lei si dirigeva verso l'uscita del locale: stava andando via?
Il senso di colpa lo pervase e lo mise quasi a terra, ma non accennò a raggiungerla per trattenerla.

Mi sentivo svuotata, distrutta e delusa.
Non riuscivo a smettere di piangere, malgrado mi convincessi che non era successo nulla, che andava tutto bene.
Sbattei la porta dietro di me, senza nemmeno chiuderla: se qualcuno voleva rapirmi o derubarmi, che l'avesse pure fatto.
Tutto sarebbe stato ben accetto, tutto pur di fuggire al dolore che pervadeva la mia mente, il mio corpo e la mia anima.
Cosa diavolo avevo pensato, concedendogli la possibilità di rientrare nella mia vita?
Mi aspettavo che si buttasse ai miei piedi e mi dicesse di amarmi?
Oh, la vita non è un film.
Me ne resi conto in quel momento: se nel mio film i due protagonisti finivano insieme, non era detto che potesse succedere anche nella vita reale.
Smisi di piangere dopo un tempo infinito, ma dei forti singhiozzi mi facevano tremare da testa a piedi.
Sentii la porta dell'ingresso aprirsi piano, e non mi preoccupai nemmeno di avere paura: non mi importava.
Qualcuno mi prese tra le braccia, stringendomi al suo petto.
Quel calore era dannatamente familiare, e aprii gli occhi, esitante: Shannon mi guardava, quasi disperato.
Cercai di divincolarmi dalla sua presa, ma lui mi strinse ancora più forte, respirando tra i miei capelli.
"L-lasciami..." balbettai, disorientata da quel gesto.
"Mi dispiace per stasera, ma dovevo farlo" sussurrò, mettendomi in piedi.
"Oh, e così dovevi ignorarmi? Chi te l'aveva ordinato, Dio?" ribattei, ironicamente.
Shannon strinse la mascella, chiudendo gli occhi per un attimo e scuotendo la testa. "C'erano i paparazzi, Sarah" mormorò solamente.
"E questo cosa diavolo c'entra?" sbraitai, con voce roca per il pianto.
"Tu non volevi che ci fotografassero insieme" disse Shannon, stupito e disorientato. Scoppiai a ridere, senza divertimento: era totalmente fuori strada.
"Non mi importa di finire con te nei giornali di gossip, Shannon. Solamente, non voglio essere una delle tue tante conquiste" gli spiegai, con voce seria.
Lui sgranò gli occhi, capendo finalmente cosa volessi dire, quando gli avevo fatto quella scenata, la settimana prima.
Poi sorrise, tra il compiaciuto e il divertito.
"Ti diverto, Leto?" sibilai, ancora più infuriata: possibile che non riuscisse a essere serio, per una volta?
"Tu sei gelosa!" esclamò, trionfante.
Sbiancai, incapace di articolare una frase di senso compiuto.
"C-cosa diavolo stai dicendo?" borbottai, liquidandolo con un gesto della mano.
"Sì che lo sei, e la cosa mi fa impazzire. Mi piace. No, direi che l'adoro" mi informò, avvicinandosi a me.
Mi squadrò, lanciandomi occhiate di apprezzamento.
"Non pensarci nemmeno. Sono infuriata con te. Mi hai lasciata da sola, cazzo" urlai, facendolo sussultare.
Si fermò per un momento a pensare, poi il suo sguardo fu calamitato dal mio tubino.
"Quel vestito è piuttosto corto. Forte hai fatto bene ad andartene presto" mormorò, con tono di disapprovazione. Ma che diamine stava blaterando?
Tentò di avvicinarsi ancora, ma non lo bloccai: sapevo già come si sarebbe svolta la nottata.
Mi caricò in spalla, facendomi strillare.
"Shannon, cosa fai?" chiesi, intimorita.
"Avevo ragione: questo vestito è troppo corto" mormorò, accarezzandomi il sedere che spuntava dall'orlo.
"Dove andiamo?" tentai ancora di chiedergli.
"A fare una doccia. Sono sudato" rispose, con tono divertito.
"Oh, sentiti pure in dovere di usare la doccia di casa ogni volta che sei sudato" dissi, ridacchiando.
Mi depositò davanti alla doccia, togliendosi poi la canottiera: il suo viso era stravolto, come se avesse fatto una maratona.
Le sue mani raggiunsero il corpo fino all'orlo del vestito, che tirò su velocemente, lasciandomi in intimo.
Sganciai i jeans stretti che indossava, e rimase solamente con i boxer addosso.
Mi guardai un attimo allo specchio, arrossendo: avevo tutto il trucco sbavato.
Shannon mi prese il viso tra le mani, baciandomi appassionatamente.
Dimenticai tutto: il trucco sbavato, la serata andata male, le lacrime.
Lo strinsi a me, mentre sganciava il mio reggiseno e toglieva le mie mutandine.
Presto finimmo sotto la doccia, nudi, a crogiolarci sotto il getto dell'acqua calda.
Shannon chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, lasciandomi a bocca aperta: era bello, bello oltre ogni immaginazione.
Dopo poco aprì gli occhi, guardando con divertimento la mia espressione da ebete.
Era abituato a ricevere occhiate simili? Immaginavo di sì.
"Ma non dovevi lavarti?" lo stuzzicai, vedendolo intenzionato a fare altro.
"Perché non lo fai tu?" mi sussurrò a un orecchio, baciandomi poi la gola.
"Cosa?" chiesi, con voce spezzata.
Scoppiò a ridere, passandomi la spugna posta in un ripiano dietro di lui.
Guardai dubbiosa la spugna e, armandomi di coraggio, presi il bagnoschiuma e glielo spalmai addosso.
Lo sentii trattenere il fiato, mentre con la spugna scendevo verso il suo addome.
"Qualcuno sta apprezzando la mia doccia" dissi esultando, e Shannon scoppiò in una risata fragorosa.
"Non ho mai incontrato una donna più ironica di te" rifletté, togliendo la spugna dalle mie mani.
"E ora cosa facciamo, Leto?" lo stuzzicai.
"Mmm, devo ancora pensarci" rispose, grattandosi il mento come se ci stesse davvero riflettendo su.
"Ma?" chiesi, stupita.
Ridacchiò, prendendomi in braccio e spingendomi verso il muro della doccia.
Avvolsi le gambe ai suoi fianchi e chiuse per un attimo gli occhi.
"Sarah" gemette, e sentii la sua eccitazione contro di me.
Lo baciai, mettendo fine alla nostra lite.
   
 
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