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Autore: ehynialleeer    22/07/2012    1 recensioni
Questa fanfiction è ispirata alla canzone 'Valerie' di Amy Winehouse di cui Louis fa una cover durante il concerto, appunto, dei nostri ragazzi :)
L'idea è venuta così su due piedi, spero vi piaccia perché sembra qualcosa di nuovo, di diverso. Mi auguro che qualcuno la segua, beh il resto lo scoprirete.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La campanella che segnava l’inizio della prima lezione di quel lunedì era appena suonata.

Il tempo di chiudere il mio armadietto e, insieme ad Audrey ed altre nostre amiche, mi avviai in classe. Quella settimana era davvero volata, pensai. Il compito del giovedì per cui avevo dovuto aiutare Tomlinson era andato alla grande ed era quindi arrivata l’ora di sapere il voto. Per fortuna non dovevo aspettare tanto visto che la prima lezione era proprio quella della signorina Collins. Entrai in aula e dopo aver preso posto, aprii il mio libro.

Dopo aver fatto l’appello, la Collins si prestò a fare un resoconto di come erano andati i compiti. Tutto sommato non erano male.

‘I compiti migliori della classe, sono come al solito quelli della Miller e della Davis – disse porgendoci il compito- e a gran sorpresa il secondo miglior compito della classe è… quello del signorino Tomlinson’ disse con voce soddisfatta e indicando il banco dietro il mio dove vi era seduto Louis.

‘Che serva a ricordarti che se ti impegni puoi arrivare dove vuoi ma ovviamente il merito va anche a questa signorina’ terminò poi girandosi verso me.

Ero davvero sorpresa dal suo risultato, di sicuro mi aspettavo che non andasse in quel modo. Quel fine settimana era stato davvero stressante e lui sembrava proprio non voler assimilare nessun concetto.

Dopo quella lezione me ne aspettarono altre cinque e quella giornata fu davvero pesante. Il lunedì era sempre così. Quella di chimica era la lezione che più odiavo anche a causa di quel professore poco competente che non parlava se non sputava. Quella sua abitudine era persino più odiosa della materia che “insegnava”.

Per fortuna anche quella giornata scolastica era passata e quel pomeriggio avrei finalmente trascorso un po’ di tempo con Audrey: sarebbe venuta a mangiare a casa visto che ero da sola poiché i miei avrebbero lavorato tutta la giornata.

Dopo l’ultima campanella ci avviammo verso la mia "dimora", così la chiamava la mora, che distava poco più di dieci minuti dalla scuola. Appena arrivate, Audrey posò lo zaino sul pavimento lanciandosi con le gambe all’aria sul divano.

‘Cosa mi prepari oggi, tesoro?’ mi chiese poi con la testa in giù.

‘Non so..dimmi tu cosa vuoi e io te lo preparo’ le risposi mentre prendevo una bottiglia di acqua dal frigo.

‘Mmmm voglio il pollo con le patatine’ disse poi decisa. Con abile scatto alzò la testa e si mise composta sul divano, guardò la casa intorno e poi mi raggiunse in cucina.

Iniziò a parlare, parlare, parlare. Se fosse stata la nostra prima conversazione avrei pensato di sicuro di trovarmi di fronte ad una persona davvero logorroica. Lei era così, non si stancava di ascoltare le persone ma amava parlare, confrontarsi e cambiare idea e la amavo anche per questo. Non ricordavo il primo giorno in cui la conobbi, avevamo solo tre anni, ma non ricordavo neanche una volta in cui non c’era stata per me quando ne avevo bisogno, semplicemente era la sorella che avrei voluto sempre avere.

‘Cavoli se è buono!’ disse Aud addentando la coscia del pollo.

‘Stupida non mangiare in quel modo’ le dissi ridendo. La osservavo in tutto ciò che faceva perché era completamente diversa da me e nonostante ciò eravamo come due anime gemelle. In tutti quegli anni passati insieme avevamo imparata tanto l’una dall’altra.

Mentre finivamo di pranzare suonò il campanello di casa.

‘Strano, non pensavo mia madre tornasse prima’ dissi alzandomi e dirigendomi verso la porta.

Il campanello suonò di nuovo.

‘Cavoli mamma! Un secondo, arrivo’ gridai. Odiavo quando suonavano insistentemente senza neanche dare il tempo di potersi avvicinare alla porta.

‘Ma lei chiavi mai?’ domandai aprendo la porta.

‘Beh se ce le avessi non ti avrei suonato, ma dato che non vivo qui..’

‘Oh, sei..sei tu..Cosa vuoi?’

Era Tomlinson. Ma che cavolo ci faceva a casa mia? Cosa diavolo voleva da me? Avrei dovuto capire che non era mia madre!

‘Sono passato a ringraziarti. Senza di te non sarei riuscito a migliorare il mio voto. A scuola non ho avuto tempo visto che vai sempre di fretta per non arrivare in ritardo alle lezioni successive’ mi spiegò guardandomi fissa negli occhi e sorridendomi.

‘Valerieeeeeeeeee! Ci sei ancora? Chi è?’ gridò Audrey dalla cucina. La ignorai.

‘Ok grazie per essere passato, ciao’ risposi poi rivolgendomi verso Tomlinson e chiudendo la porta per mandarlo via.

‘A quindi non sei sola’ disse mettendo un piede sotto la porta prima che io la potessi chiudere. Si fece spaziò ed entrò senza neanche darmi il tempo di respingerlo fuori.

‘Tomlinsooon! Vieni qui!’ gli dissi correndogli dietro. Era davvero incredibile quanto quel ragazzo urtasse il mio sistema nervoso. Era invadente ed io invece ero ripetitiva.

‘Ciaoo Audrey!’ disse lui sedendosi al tavolo insieme a lei. E Audrey era anche felice!

‘Non puoi entrare in casa mia e fare quello che ti pare! Esci subito da q…’

‘Basta Valerie, lascialo stare! Non sta facendo niente’ disse Audrey lasciandomi a bocca aperta ‘vuoi qualcosa Louis?’ continuò poi rivolgendosi a lui.

Cosa stava facendo anche lei? Eppure sapeva che non lo sopportavo, non poteva comportarsi così..cioè era la mia migliore amica e non poteva andare contro di me, pensai.

‘Si, grazie! Mmmm buono, hai cucinato tu Valerie?’ mi chiese poi Tomlinson come se tutta quella questione e quel casino che aveva creato non riguardasse lui.

‘Si, ho cucinato io’ dissi con aria di resa.

‘Sei bravissima, complimenti!’ mi disse poi sorridendomi di nuovo.

‘Grazie’ gli risposi sorridendo anch’io. Dovevo ammettere che non ero molto coerente in alcune situazioni e queste era una di quelle. Ma non sapevo perché non riuscivo a non essere tutto il tempo una dura con quel ragazzo.

‘Aaaaa Valerie stai arrossendo’ disse Audrey facendolo notare a me e Louis. Di scatto mi girai e mi coprì la faccia.

‘Ma che dici! Smettila stupida!’ risposi con voce quasi tremolante.

Louis scoppiò a ridere, diceva che adorava quando sorridevo o arrossivo. Forse era anche questo che mi “scioglievo” di fronte a lui nonostante tutto l’astio che provavo nei suo confronti.

Cominciavo persino a chiamarlo Louis, il che era abbastanza strano.

‘Ti va di rimanere con noi? Guardiamo un film, perdiamo un po’ di tempo tanto non abbiamo da studiare per domani’ irruppe improvvisamente Audrey.

‘Se a Valerie non da fastidio..’ rispose Louis guardandomi.

‘Sei entrato in casa mia senza chiederlo, ti sei seduto, hai mangiato e ora dici anche “se a Valerie non da fastidio”?‘ terminai io imitando il modo in cui lo aveva detto.

Ormai era indifferente se rimaneva o andava, alla fine faceva sempre quello che voleva. Così Louis non se lo fece ripetere due volte, rimanendo da me anche per il pomeriggio. Dopo avermi aiutata a pulire il casino che vi era in cucina salimmo in camera e optammo per un thriller anche se avrei voluto vedere un horror, visto che era il mio genere di film preferito. Quel film era interessante ma a dire il vero mi piaceva perché la protagonista era Lindsay Lohan che io adoravo tanto. D’altro canto lo avevo già visto tante, tantissime volte perciò decisi di scendere giù a prendere qualcosa da mangiare. La casa era davvero silenziosa e fuori aveva iniziato a piovere. Non ci feci tanta attenzione anche perché dove vivevo era solito piovere. Londra era una città abbastanza umida e una delle sue caratteristiche più belle era proprio il tempo. ‘Un uomo che è stanco di Londra è stanco della vita’ diceva qualcuno e quel qualcuno aveva proprio ragione. Quella città era magica, era un quadro vecchio che non ti stanchi mai di guardare, una cartolina che porti sempre dietro. Ed io adoravo vivere lì e non avrei cambiato città per niente al mondo. Quando camminavi per quelle strade era come sentire l’odore della terra dopo piovuto ma non in modo sgradevole, era più un retrogusto.

‘Valerie’ sentì chiamarmi da una voce dietro le mie spalle d’improvviso. Mi voltai.

‘Oh, Louis..perché sei sceso? Non potevi aspettare su?’ gli domandai non capendo il motivo per il quale era sceso e aveva lasciato Audrey da sola.

‘Si ma devo chiederti una cosa’ mi rispose con tono fermo. Il suo viso fu serio ma non come quando più di una settimana prima, studiando lo avevo fatto arrabbiare.

‘Vabbene, dimmi’

‘Perché mi odi così tanto? Insomma, non penso di aver fatto qualcosa di sbagliato nei tuoi confronti, ma tu mi tratti sempre male’ disse tutto d’un fiato probabilmente cercando di sembrare quanto più intelligente possibile di fronte i miei occhi. A quel punto però mi trovai davvero spiazzata dalla sua domanda. Iniziai a chiedermi in pochi secondi la stessa domanda e poi riuscì a rispondegli.

‘Louis io non ti odio, non ti ho mai odiato. Semplicemente non accetto i tuoi atteggiamenti da stupido! Non so perché fingi di esserlo perché so che non lo sei per davvero.. ed inoltre non mi piace il tuo essere invadente, non vai bene a scuola che per me è una cosa importante e anche questo è un ‘”contro”. Ovviamente non c’è persona perfetta al mondo, però cavoli.. potresti cercare di migliorarti! Io poi non sono nessuno per venire a dirtelo però mi hai fatto una domanda ed io ti ho risposto sinceramente.’ gli risposi dicendogli tutto ciò che in quel momento mi passava per la testa.

Finalmente mi ero tolta un peso dallo stomaco che portavo dietro da quando quel Tomlinson che tanto mi stava antipatico iniziò a frequentare i miei stessi corsi.

Louis mi accennò un sorriso e in un attimo sentì le sue braccia accerchiarmi le spalle e il calore del suo petto attraversò il mio corpo. Fui scossa da una nuova sensazione mai provata prima.

‘Ei mantieni le distanze! Su questo devo ancora lavorarci’ gli dissi ridendo e staccandomi dalle sue braccia qualche secondo dopo.

‘Ti aiuterò io’ mi rispose sorridendomi.

La risposta alla sua domanda l’avevo trovata ma le altre a quelle che avevo in tesa in quel momento come le avrei risolte?

 

  
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