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Autore: MadHatter96    23/07/2012    5 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confidenza

La sera era giunta anche per quel giorno e Isabelle convinse Gabbe e Arianne a rientrare nell’edificio.
“Buona notte, ci vediamo domani.” L’aveva salutata la ragazza dai corti capelli neri mentre entrava nella propria stanza e Belle aveva risposto con un sorriso.
Gabbe l’aveva accompagnata fino alla porta della sua camera per poi fermarsi pensierosa.
“Tutto bene?” Aveva provato a chiedere Belle all’amica persa dei suoi pensieri, e lei aveva sorriso: “ Sì, non preoccuparti. Tu più tosto rifletti un po’ eh?” Il tono era scherzoso ma nonostante ciò Belle rimase sorpresa da quell’affermazione. Perché avrebbe dovuto riflettere?
“Ci vediamo domani. Vengo a svegliarti!” Aveva continuato la bionda abbracciandola e lei aveva risposto teneramente. Gabbe era stata la sua guida in quei tre giorni e avrebbe continuato ad esserlo insieme ad Arianne. Belle si sentì realizzata nel constatare che quelle due ragazze erano davvero sue amiche, amiche vere.
Sospirò felice e abbassò la maniglia della sua camera per poi accendere la luce e gettarsi sul letto; le pareti scrostate della camera erano ormai state coperte da dei poster che le erano stati procurati da Roland, un ragazzo amico di Arianne che le aveva assicurato che nonostante le telecamere che sorvegliavano gli studenti, nelle stanze era possibile fare di tutto e di più essendo l’unico posto non controllato e l’aveva sbalordita dicendole che ogni tanto si organizzavano anche delle feste con tanto di musica a tutto volume e alcolici. Com’era possibile che in un posto rigido come quello i ragazzi si permettessero tali sbandate?  Ma in fondo la consolava: era pur sempre una ragione in più per non morire.
Roland le aveva promesso che appena ce ne sarebbe stata una l’avrebbe avvisata e costretta a venire.
Sorrise divertita: quel ragazzo era decisamente simpatico, ed era anche convinta che tra lui e Arianne ci fosse un legame speciale, ma aveva preferito tacere.
Si rigirò su un lato per poi decidersi a sfilarsi gli abiti neri e indossare i pantaloni celesti di un pigiama accompagnati da una semplice canottiera grigia.
Si guardò allo specchio: Arianne il giorno prima le se era affiancata e le aveva mostrato come loro due potessero essere scambiate per sorelle. Certo, gli occhi azzurri e i capelli neri c’erano, ma i capelli corti che incorniciavano il viso dell’altra ragazza con magnifiche e perfette onde le piacevano molto di più dei suoi che non riusciva a capire se doveva classificarli come lisci o mossi… e anche gli occhi luminosi e chiari di Arianne si contrapponevano troppo con quelli color sera di Belle. Avrebbe tanto voluto essere bella come lei e Gabbe.
Si gettò nuovamente sul letto sbadigliando: finalmente.
Finalmente poteva tornare ad immergersi nel calore e nella luce di quel sogno così dolce e protettivo.
Allungò la mano per premere il tasto sopra la sua testa e spense la luce.
Iniziava già a sentirlo, sentiva già quel rumore tanto dolce che la cullava ogni notte, il tepore che la circondava e la luce che percepiva. Era felice, di una felicità immensa, stupenda. Non avrebbe potuto essere così felice in nessun altro luogo se non in quell’immensità di benessere, sicurezza e… amore. Sì, perché lì tutto risplendeva d’amore, di un forte affetto rivolto solo e soltanto a lei.
Le sue labbra si incresparono in un sorriso mentre il suo corpo si rannicchio di più nel dolce calore.
E il cuore batteva insieme al suo facendole dimenticare che era tutto un sogno.
Batteva…
Batteva…
Batteva…
Batteva. Tock.
Ma l’ultimo battere non era più quel suono che pareva un cuore, no era più… duro?
Sentì qualcosa che la circondava, la stringeva. La sicurezza di prima diventò incertezza e dopo un’ attimo ciò che l’aveva come afferrata prima la strappò dal calore freddamente e con decisione e lei si sentì mancare. Improvvisamente non sentì più il cuore, stette in silenzio cercando di percepirlo di nuovo ma non c’era più nulla. Andò nel panico, si divincolò e gridò sentendo che qualcosa opponeva resistenza…qualcosa la stava aiutando a tornare nel suo piccolo paradiso, cercò di aggrapparsi a quel qualcosa ma fu inutile e un urlo di dolore, il più straziante che avesse mai sentito le risuonò nelle orecchie facendola sobbalzare nel letto spalancando gli occhi.
Il suo corpo tremava a scatti e il suo respiro era accelerato, come se avesse appena corso una maratona. Dalla sua bocca uscivano ancora piccoli gemiti di terrore mentre i capelli le si erano incollati alla schiena.
Calmati, calmati provò a comandarsi ma era inutile. Era sotto shock, nel modo più assoluto. Non riusciva a muoversi, come paralizzata.
Improvvisamente una mano le toccò la schiena facendola scattare come una molla in piedi sul letto.
“Ehi, calmati.” Sussurrò piano una voce che la fece rabbrividire. Si decise a mettere a fuoco quel poco che poteva vedere nell’oscurità e scorse due smeraldi abbaglianti che la fissavano.
“C-Cam…?” Mormorò ancora spaventata.
“Te lo avevo detto di aspettarmi no?” Disse lui in tono scherzoso ma lei non aveva voglia di giocare. Si riaccasciò sul letto con le lacrime agli occhi per poi gettarsi contro di lui.
In quel momento qualsiasi persona le sarebbe andata bene, ma lui era il massimo.
Si lasciò andare, lasciò che i lamenti le uscissero dalla gola e le lacrime bagnassero la maglia di lui mentre la guardava quasi spaventato.
“Che è successo?” Chiese poi in un sussurro preoccupato accogliendola teneramente tra le braccia. Lei si rannicchiò contro di lui. Era propri di quello che aveva bisogno, di sfogarsi tra le braccia di lui. Erano così simili a quel sogno… poi il suo cuore. Era perfettamente uguale… non era il battito di una qualsiasi persona, era meravigliosamente speciale.
“C… Cam…” mormorò tra i singhiozzi.
“Sssh...Sono qui.”
Sono qui.
E per lei questo era sufficiente. Se era stato Cam a strapparla così violentemente da quel paradiso allora andava bene così.  
Lui continuò a stringerla mentre lei si accoccolava sempre di più al suo petto, in cerca di rifugio.
Senza lasciarla Cam allungò la mano e accese la luce illuminando la stanza di uno squallido chiarore latteo.
Belle sobbalzò nello trovarsi illuminata e senza la protezione oscura che la stava nascondendo; sbatté le ciglia umide un paio di volte per abituarsi all’illuminazione ma ben presto si accorse che ciò che le impediva la visuale era lo strato d’acqua che si era forato sui suoi occhi.
“Scusa…” mormorò staccandosi da Cam ma subito se ne pentì: quel brusco risveglio l’aveva lasciata vuota, spaventata. Non era normale visto che nemmeno l’arrivo in quella scuola e il pensiero che non ricordava assolutamente nulla tranne il volto del suo adorato cugino e il proprio l’aveva scombussolata così tanto, anzi, erano stati fatti che l’avevano lasciata quasi indifferente, mentre ora quel sogno e sembrava le dovesse cambiare la vita.
Cercò di stringersi le gambe al petto per colmare almeno in parte quel vuoto che si sentiva dentro ma era inutile.
Una mano le accarezzò dolcemente la guancia e lei alzò lo sguardo per incrociarlo con quello di Cam: “Che è successo?” Chiese piano il ragazzo.
Lei scosse la testa: “Niente.” Ma sapeva benissimo che quella menzogna non avrebbe funzionato.
Lui sospirò ritirando la mano e incrociando le braccia al petto con un’espressione severa: “E tu credi che io me la beva?”
Belle sospirò e affondò il volto tra le ginocchia: “Se te lo dicessi mi prenderesti per matta, anzi, forse lo sono davvero.”
“Se non me lo dici io non posso saperlo.”
“Segreto.” Disse lei cercando di evitare in tutti i modi l’argomento.
Lui sospirò grattandosi la testa: “Allora facciamo così: tu mi dirai questo tuo terribile segreto e io te ne dirò uno mio.”
Gli occhi di Belle si accesero: non che morisse dalla voglia di rivelargli che il panico in cui l’aveva trovata era dovuto ad uno stupido sogno senza senso ma l’idea che quel ragazzo che l’affascinava tanto gli dicesse qualcosa che non aveva mai detto a nessuno la lusingava.
“Allora, ci stai?” Chiese lui allungando la mano come per concludere un affare; Belle la guardò un momento indecisa sul da farsi ma poi si convinse stringerla: “E va bene.”
Il ragazzo sorrise soddisfatto per poi sedersi sul letto accanto alla ragazza che iniziava già a ricredersi sulla decisione presa.
“Prego signorina, sono tutt’orecchi.” Affermò lui non mettendola proprio a suo agio. Lei sospirò e abbassò lo sguardo: “Ecco, ogni notte faccio un sogno strano…”
“Un sogno strano? Mh, questa frase mi ricorda qualche cartone animato… non so dire di preciso quale...” mormorò lui divertito, evidentemente non la stava prendendo sul serio il che la infastidiva molto: era stato lui ad insistere e ora la stava anche prendendo in giro?
Belle si girò velocemente e allungando la gamba andò a colpire violentemente il fianco di Cam che colto di sorpresa si lasciò cadere con la testa sul materasso. Il ragazzo la fissò perplesso per poi ridacchiare sommessamente facendo ancora innervosire Belle: “Smettila! Sei stato tu a voler insistere! Adesso taci e ascolti oppure alzi il sedere dal mio letto e te ne torni a cazzeggiare in camera tua!!” Si stupì anche lei da quei gridi infuriati che uscivano dalla sua bocca e solo in quel momento si accorse di quanto l’argomento fosse per lei delicato.
Il sorriso dal volto di Cam scomparve: “Adesso mi sto preoccupando sul serio. Che cavolo sogni?” Chiese mettendosi nuovamente a sedere fissandola con quei due occhi verdi che in quel momento sembravano fiammeggiare spaventando Belle per quell’ improvviso cambio d’umore da parte del ragazzo. Veramente, quello sguardo le faceva paura, avrebbe pagato qualsiasi prezzo perché quegli occhi si distogliessero da lei, o per lo meno che fossero i propri a smettere di guardarli… perché non riusciva a distogliere lo sguardo?
Continuava a fissare la sua immagine riflessa in quei due bellissimi e terribili smeraldi incandescenti. Ma che gli era preso a Cam? Ce l’aveva con lei?
Belle premette la schiena contro il muro come nel tentativo di allontanarsi: “Sei arrabbiato?” chiese sussurrando cercando di mostrare la sua voce il più tranquilla possibile con scarsi risultati.
Cam aprì la bocca ma non parlò, sospirò e si portò una mano davanti agli occhi inclinando la testa: “No, non sono arrabbiato. Perché dovrei esserlo?”
“Appunto.” Constatò Belle annuendo.
Sulle labbra rosa intenso di Cam si dipinse un lieve sorriso: “Solo non pensavo fosse una cosa così seria… anche se effettivamente eri parecchio sconvolta.”
“Ma infatti non è seria. Non so perché gli do tutto questo peso.”
Cam si portò con fare solenne una mano al cuore: “io Cameron Breil giuro solennemente che qualunque parola uscirà dalla tua bocca non riderò almeno finché non avrai finito di parlare.” Le scoccò un’occhiata per cercare la sua approvazione ma lei lo stava guardando con un sopracciglio inarcato: “E va bene, neanche quando avrai finito.” Concluse il ragazzo.
Lei accennò un sorriso per poi prendere parola: “ Ogni notte, appena mi addormento mi ritrovo immersa in un calore… ma non quello delle coperte… è qualcosa di più… sicuro credo.”
“Credi?”
Lei lo ignorò: “Attorno a me c’è tanta luce. Io non la vedo perché ho gli occhi chiusi, ma la percepisco, quasi come se fosse parte di me… è una sensazione dolcissima… stupenda. Non puoi minimamente immaginare come mi sento quando mi trovo in quel luogo. E poi… e poi un suono mi culla per tutta la durata del sonno; io l’ho sempre identificato come  un cuore ma non ne sono sicura, un cuore che batte lentamente quasi in contemporanea al mio. Io… io vorrei non svegliarmi mai, vivere in quel sogno beato, ma poi c’è il risveglio e tutto sparisce.”
Stette in silenzio in cerca della risposta di Cam e non sentendolo fiatare decise di continuare: “Ma di solito quando mi svegliavo non succedeva nulla di particolare: sentivo il calore raffreddarsi pian piano e comparire le coperte sulla mia pelle mentre quel suono si affievolisce pian piano facendomi capire che devo aprire gli occhi… invece questa volta…”
Non continuò, cercò solamente di ricordare finché la voce di Cam non la incitò a continuare: “Questa volta?”
“Questa volta qualcosa mi ha strappato. Mi ha preso e portato lontano da quel paradiso… lui ha cercato di trattenermi ma io sono stata portata via lo stesso. Avrei voluto aprire gli occhi ma non ce l’ho fatta… è come se… non lo so. Ma mi sono sentita svuotata e terrorizzata. Ho gridato mentre quel calore cercava di riportarmi dentro di se ma alla fine c’è stato un altro grido non mio: era straziante e pieno di dolore e disperazione… non puoi nemmeno immaginarlo… non…”
Belle si strinse violentemente le gambe al petto e si raggomitolò su sé stessa cercando di non gridare nel ricordo.
Come poteva esprimere a parole tutto quello strazio di quel terribile grido che si era elevato nella sua mente? E il dolore che aveva provato nel sentirlo? Ora che ci pensava quella voce… di chi era? Eppure l’aveva già sentita in passato…
“No… ho capito.” La voce di Cam le fece sollevare lo sguardo.
La stava fissando: era particolarmente agitato.
Lei scosse la testa: “Come ti ho detto è una stupidaggine.”
Gli occhi di Cam tornarono ad infiammarsi e balzò in piedi:  “ Stupidaggine?! Come puoi considerarla una stupidaggine?!” Il suo grido la fece sobbalzare causandole una botta contro il muro. Ora sì era arrabbiato. Ma perché? Le sembrava quasi di vedere lacrime di rabbia depositarsi alla base del suo occhio ma sicuramente era un’impressione di Belle.
“Ma… che ti prende?!” Belle cercò di sostenere il suo tono ma l’espressione di lui rendeva la cosa alquanto difficile.
Lui sospirò nervosamente: “Vieni con me!” Le ordinò, lei cercò di divincolarsi: “No… non voglio!”
Lui la ignorava strattonandola: “Vieni!”
“Smettila, mi fai paura!” Gridò  aggrappandosi al lenzuolo del letto e puntando un piede contro il ventre di Cam cercando di allontanarlo, ma era irremovibile… poteva usare tutta la forza che aveva in corpo ma non avrebbe ottenuto nulla.
Lui si decise e con un tiro secco la fece sollevare dal letto facendola balzare in piedi contro la sua volontà: il petto di lei andò a sbattere contro quello di lui e gli occhi verdi fissarono quelli azzurri: “Ora tocca a me rivelarti il mio segreto.”
  
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