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Autore: roselline    23/07/2012    4 recensioni
Questa è una Rose/Scorpius. E' la mia prima fanfiction, quindi avanti con le critiche.
Poi, la sua attenzione fu catturata dalla bacchetta dai mille disegni, abbandonata sul tavolo della Sala. Guardò i due che erano diventati ormai rossi in viso per tutte le parole che si stavano dicendo e si alzò piano, in modo da non attirare la loro attenzione. Prese di soppiatto la bacchetta e uscì in giardino. Sorrise e iniziò a saltellare sull’erba umida. Poi però, agitando la bacchetta più di una volta, successe qualcosa
Genere: Comico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Di certo Rose si aspettava che un Albus, o un James, addirittura una Dominique, l’andassero a cercare lì in giardino, ma quando si ritrovò il signor Malfoy lì, con l’aria da adolescente imbarazzato, con le mani in tasca e tutto il resto... beh, era palese che lei non riusciva a credere ai suoi occhi. Ci mise un po’ a capire cosa stava chiedendo il padre di Scorpius, perché era chiaramente impalata ai suoi occhi che le ricordavano troppo quelli del biondo del suo anno, solo più... adulti.
Si destò dal suo sogno ad occhi aperti e sbatté le palpebre un paio di volte e poi lo guardò con espressività, questa volta, facendo spallucce e guardando il posto a fianco a lei, poi tornò sul suo amato disegno, iniziando a fare delle orrende sfumature con il grigio... pensava orrende perché il grigio non era un colore allegro, era simbolo di malinconia, noia e tutti questi sentimenti sgradevoli che una persona poteva provare. Di sottecchi controllò se il signor Malfoy era davvero seduto accanto a lei e per un attimo pensò di alzarsi e tornarsene dentro, ma non sarebbe stato educato da parte sua e non sarebbe stato neanche coerente sulle forme di educazione che le avevano insegnato i suoi genitori. Decise poi di abbandonare il disegno per qualche minuto, giusto per alzare la testa e lo sguardo per posarlo sul viso del biondo più che adulto seduto accanto a lei, non troppo vicino ovviamente, era diventato comunque un uomo rispettoso. Lui però, in un primo momento non la guardava, poi accorgendosi che era spiato dal suo sguardo ceruleo decise di fissare i suoi occhi grigi in quelli della ragazza, sorridendo debolmente.


« Credo che tu non voglia sentirti dire, per l’ennesima volta, quanto può dispiacere a una seconda persona quello che ti è capitato, vero? » Disse, continuando a mantenere quel sorriso debole. Rose, di tutta risposta, sospirò spostando il suo sguardo su Grattastinchi che guardava con vivo interesse la persona che si era seduta accanto a lui, poi però alla fine scosse la testa e rialzò lo sguardo sull’uomo.

« Bene. Allora... sì, okay, essendo un Malfoy non dovrei abbassarmi a tanto, ma questo rimarrà tra me e te, okay? Promettimelo Rose. » Continuò lui, assumendo un’aria seria e divertita allo stesso tempo, ma Rose lo guardò prima accigliata e poi sorrise facendo cenno di sì con la testa.

« Il mio desiderio più grande, da adolescente, era rendere la vita infelice a tuo zio Harry e soprattutto ai tuoi genitori. Solo che poi dopo sono successe tante cose che… possiamo dire che non ne vado propriamente fiero, e aver capito che ero dalla parte sbagliata mi ha fatto rimpiangere di essermi comportato così male con loro, soprattutto con tua madre – Fece una pausa sorridendo ancora e poi riprese – Il suo essere così intelligente, nonostante il suo essere una nata babbana, mi faceva infuriare. Il nonno di Scorpius, nonché mio padre (purtroppo devo ammetterlo) – qui fece un sorriso un po’ triste – mi ha sempre iniettato da piccolo l’idea sui purosangue e che i mezzosangue erano la peggior specie mai capitata al mondo magico.
« Però, me ne sono reso conto troppo tardi. Dovevo aiutare la mia famiglia, e non potevo di certo abbandonarli così, anche se avrei desiderato farlo. Così ho dovuto stringere i denti, odiare me e mio padre per il casino in cui ci aveva cacciato lui e le sue idee sui Purosangue. ›› Scosse per un attimo la testa e si passò una mano nei capelli.
« E questo, è quello che mi è rimasto di quella brutta esperienza. » Si scoprì il braccio su cui c’era un’enorme cicatrice dai contorni contorti, ma si capiva benissimo cos’era: il Marchio Nero.

« Tutto questo che ti ho detto, era per farti capire quanto sei fortunata ad avere una famiglia come la tua, che ad ogni tuo problema accorrono tutti e ti fanno capire quanto ti stanno vicino in questo tuo momento non felice. Perciò, il mio consiglio è di non odiarli, perché loro non ti hanno mai costretto a fare qualcosa che poi si sarebbe ripercossa sul tuo futuro. Hai una famiglia splendida, partendo dai tuoi genitori e da tuo zio Harry, e se non fosse stato per loro probabilmente io sarei ad Azkaban con i miei genitori. » Finì col dire, coprendosi di nuovo il braccio e sorridendo in modo triste. Rose restò immobile, anche qualche secondo dopo che lui aveva finito il suo discorso sulla famiglia e sull’essere fortunati, poi però si destò e, girando il foglio dove c’era quel disegno un po’ lugubre, iniziò a scrivere.
Qualche minuto dopo, il foglio che Rose stava porgendo a Draco era quasi tutto ricoperto di una scrittura non troppo piccola e grigia. Lui l’aveva guardata per tutto il tempo e anche dopo che aveva preso il foglio dalle sue mani: si decise poi a posare gli occhi lì e leggere.

“Io credo che lei non abbia colpe. Insomma, anch’io a scuola ho una scocciatrice che è nella casa di Serpeverde ma credo che comunque è nella natura di quasi tutti gli adolescenti rendere la vita difficile a secondi... io la rendo a mio cugino Al, quindi è anche normale.
Sinceramente non m’interessa cos’era ai tempi in cui Voldemort è risorto più forte che mai, m’interessa sapere che lei adesso è cambiato, che è una brava persona, anche se nutre ancora un po’ di competizione verso mio padre – sì, me ne sono accorta e no, non provi a negare.” Draco sorrise divertito leggendo quella frase.
“Il punto è che odio se le persone la giudicano ancor prima di conoscerla veramente. Anche a scuola, continuano a farlo e, se nel caso Scorpius non gliel’ha ancora detto, faccia finta di niente: Maximillian mi ha raccontato che quando suo figlio è venuto a Hogwarts al suo primo anno, gli avevano attribuito il soprannome di “figlio del Mangiamorte” e fa rabbia. Fa rabbia a me avere un Lumacorno alle costole perché sono figlia di due dei Salvatori del Mondo Magico. Certo, ringrazio tutti quelli che hanno combattuto contro Voldemort, ma non si rendono conto che certe volte esagerano. Quindi... lei non deve essere giù di morale per quello che è successo. L’importante è ammettere i propri errori, e lei l’ha fatto infischiandosene per almeno una volta del suo orgoglio da Serpeverde.” Draco alzò per un attimo la testa, guardando Rose che stava sistemando la scacchiera sul prato, con Grattastinchi che cercava di rubarle i pezzi per mordicchiarli, poi ritornò a leggere.
“Per quanto riguarda la parte che parla della mia famiglia, io non ho mai detto di odiarli e non lo penso… beh, ovviamente tranne quando James e Fred si mettono di comune accordo per prendermi in giro, ma io non li odio affatto. Sono andata via perché loro, come me, erano finalmente contenti che la loro nipote potesse sentirli che ritornare al punto di partenza fa più male a loro, si potrebbe dire, che a me. Fa male anche a me, ovviamente. Insomma, avevo imparato tantissime nuove pronunce per gli incantesimi, e stavo iniziando ad andare davvero forte in Pozioni, che adesso ritornare alle mie abitudini di prima è un po’ una scocciatura, ma ovviamente devo accettarla, quindi il problema che mi faccio durerà per poco. Deve durare per poco perché non ho tempo di deprimermi per quello che comunque è stata la mia natura per molto tempo.
Ora, dopo che abbiamo chiarito il tutto, che dice di fare una partita agli Scacchi dei Maghi? Posso comunque spostarli con le mani, e sono un vero asso in questo gioco. Sono simile a mio padre per parecchie cose, tranne che per il “Miseriaccia” da ripetere in ogni circostanza. Lo farei solo se pestassi una cacca di Drago, di draghi domestici non ne abbiamo e a scuola, anche se zio Hagrid ne sarebbe felice, non li usiamo per dimostrazione alle lezioni. No, okay, tutta questa storia sui draghi era per farle perdere tempo e darne a me per sistemare bene la scacchiera.”

Draco si era accigliato parecchio dalla lettura dell’ultimo paragrafo, ma si mise a ridere mettendo una mano davanti al viso, poi però la spostò guardando Rose nei suoi occhi azzurri, mentre sorrideva supplicante e spostava la scacchiera più avanti per metterla tra lei e lui, afferrò anche a volo Grattastinchi che continuava la sua missione nel sabotare quello che lei si era impegnata a costruire.


« Okay, allora. Pedone in A, tre. »


**
 

Il ritorno a scuola, dopo quelle vacanze disastrose, era un po’ come respirare aria nuova, anche se quest’aria era respirata da quegli studenti che non riuscivano a farsi un po’ di fatti propri e amava spettegolare. Rose, d’altro canto, c’era abituata e quindi si concentrò sui suoi doveri da studentessa che, per essere al suo primo anno a Hogwarts anche se era entrata al sesto anno, si era dimostrata degna figlia di Hermione Granger.
La rossa stava ritornando dalla lezione di Cura delle Creature Magiche, quando un braccio si avvolse sulle spalle. Credeva che fosse Al, ma quando si voltò, si ritrovò una persona completamente diversa dal cugino: Scorpius, che la guardava e sorrideva.


« Allora, stasera ti va di venire con me? » Le chiese con una luce negli occhi. Lei però lo guardò scettica e tolse il suo braccio dalle sue spalle: non aveva ancora scordato quello che gli aveva promesso, e cioè fargli buttare il sangue per conquistarla. Lo guardò, con un sorriso un po’ maligno, e poi scosse la testa.

« Andiamo solo ad allenarci. Ci sono io, Al, Max. Dovresti venire. » Insistette lui, mettendosi davanti a lei per farla fermare. Ma lei continuò a muovere la sua testa da sinistra verso destra e poi gli mostrò il libro, sperando che lui capisse che doveva studiare, così lui sospirò passandosi una mano tra i capelli biondi.

« Va bene che me la vuoi far pagare, ma non dopo tutto questo tempo Rose. Sono passati ormai due mesi che io cerco di invitarti fuori e non ho ottenuto neanche mezzo sì. Mi piaci, lo sai, te lo ripeto ogni volta ma credo che almeno una volta soltanto potrei avere una possibilità, no? » Era serio ora, e non lo era mai stato per davvero. Tutta questa situazione era un po’ pesante per lui e Rose se n’era resa conto da quando era a casa e lui cercava in tutti i modi di risollevarle morale, non ricevendo niente da parte sua, neanche un ringraziamento.
La rossa lo guardò, sospirando, e fece un mezzo sorriso annuendo.


« Grande! Grazie. Alle sette ti vengo a prendere fuori alla tua Sala Comune, sii puntuale perché sai quanto Max sia severo sugli orari da rispettare. » Disse, e poi se ne andò, non prima di averle lasciato un bacio leggero sulla guancia. La rossa rimase per un momento ferma lì, guardando il biondo sparire all’entrata del castello, poi sorrise e s’incamminò anche lei, avendo ora Difesa Contro le Arti Oscure con il professor Tiop.
Era un uomo sulla… beh, sulla quarantina. Era comunque molto giovane, ma non significava niente, era molto esperto e ci sapeva fare con i ragazzi. Harry ha sempre detto che somiglia, per il suo modo di insegnare, a Remus che aveva un talento eccezionale nel coinvolgere i ragazzi alle sue lezioni.

Era appena entrata nell’aula, in cui erano state apportate parecchie modifiche come i banchi che erano stati messi accuratamente lungo le pareti, lasciando un enorme spazio vuoto al centro. Si accigliò, notando che oggi con loro c’erano i Serpeverde, e che Scorpius era accanto ad Albus a parlottare di qualcosa. Si mise accanto ad una sua compagna di stanza e si guardò attorno, notando che nessuno si preoccupava di quel cambiamento strano, ma notò subito che tutti alzarono gli occhi e iniziarono a sorridere e applaudire. Rose pensò allora che i suoi compagni di classe fossero strambi, ma appena notò chi stava scendendo le scale dell’ufficio, il suo cuore mancò un battito: suo zio Harry stava sorridendo divertito per quegli applausi e scendeva dietro il professor Tiop. Sorrise divertita e batté anche lei le mani, mentre i due si mettevano l’uno di fianco all’altro di fronte alla classe di Grifondoro e Serpeverde.


« Molto bene ragazzi, fate silenzio. Allora, oggi il signor Potter il Prescelto – Rose, divertita, si guardò attorno e vide parecchi di loro ridere – ha deciso di farci una visitina e quindi dare lui stesso una lezione sulla Difesa Contro le Arti Oscure. Mette me in ombra, ma lo lascio fare per vedere di che pasta è fatta. » Rose pensò che il suo professore fosse davvero infantile in quel momento, ma capitava sempre quando si parlava di suo zio Harry. Si erano conosciuti molto tempo prima che il professore avesse il posto d’insegnante lì a Hogwarts, e il carattere spiritoso, ma anche amichevole, dolce e tranquillo, ricordava a Harry troppo Remus da ignorare la sua amicizia. E così, ogni volta che s’incontravano lui prendeva sempre in giro suo zio, come in quel momento.

« Ti ringrazio Mike. Ora, sono stato informato dal vostro professore che state iniziando a provare a fare incantesimi non verbali e che parecchi di voi non sono ancora riusciti a farli, mentre altri ci sono riusciti ma di poco. Ero indeciso se parlarvi di alcuni incantesimi che sono oltre il Fattucchiere Ordinario o comunque dare una mano e aiutarvi, assieme a lui, negli incantesimi non verbali... » Ma s’interruppe subito, accigliandosi e guardando una ragazza di Serpeverde. Rose alzò gli occhi al cielo e cercò di capire cosa voleva domandare.

« Oh, già una domanda? Va bene, dimmi pure. » Rispose cordiale Harry.

« E’ vero che lei ha imparato un Incanto Patronus al suo terzo anno? » Chiese Caroline.

« Sì, è vero. » Disse Harry, con un sorriso.

« E lei ha insegnato ai suoi figli l’Incanto Patronus? » Continuò la Serpeverde.

« I miei figli, al momento, sanno solo quello che la scuola sta insegnando loro. Nel caso vogliano imparare qualcosa al di fuori dell’ordinario come un Incanto Patronus basta che me lo vengano a dire ed io farò il possibile per insegnarlo. Non si sa mai sai: i Dissennatori sono creature orribili, e trovarti di fronte a loro è la sensazione più brutta che puoi provare nella tua vita. » Disse infine Harry, per chiudere il discorso. Stava per aprire bocca e continuare dal punto in cui era stato interrotto, ma di nuovo la mano di Caroline si alzava per porre un’altra domanda. In quel momento, Harry pensò che somigliasse un po’ a Hermione, nel modo in cui alzava la mano, ma solo in quello poiché aveva capito che la Serpeverde voleva, in qualche modo, sfidarlo con le sue domande.

« Sì? » Ancora una volta Harry era cordiale, cosa che – pensò Rose – era meglio evitare con quella lì.

« Perché i suoi figli non sanno produrre un Incanto Patronus mentre sua nipote prende lezioni per saperne produrre uno? » Harry si accigliò guardandola, e spostò poi lo sguardo su Rose, che guardava la ragazza dai capelli scuri con uno sguardo pieno d’odio.

« Se vuoi saperlo, mia nipote non sa ancora produrre un Patronus ben formato: il tuo insegnante di Erbologia, che è anche suo zio, si è offerto di insegnarle gli incantesimi perché lui per primo sa cosa vuol dire essere un po’ incapaci, e quindi sa essere più paziente e dare tempo al tempo, con il risultato che Rose è riuscita a fare la sua prima trasfigurazione di un calice in un animale e viceversa, in sole poche settimane, quello che probabilmente tu hai dovuto cercare di imparare in un intero trimestre o anche più, senza contare che in quel periodo ha dovuto anche studiare e dare qualche esame, sempre se non erro. » Guardò profondamente negli occhi della ragazza, che adesso avevano l’espressione di una persona che aveva ricevuto una pietra in pieno volto.

« Non perché è mia nipote, ma credo che sia stata coraggiosa ad accettare una sfida del genere, una sfida che se fosse stata fatta a te avresti rinunciato già dal principio, non preoccupandoti della tua istruzione perché ovviamente ci sono i soldi dei tuoi genitori che ti fanno la felicità. Raggiungere uno scopo, combattere per quello scopo, è una vittoria in partenza per una persona, e non lo dico solo perché io sono riuscito a sconfiggere il mago Oscuro più potente che il mondo magico abbia mai visto: l’ho sconfitto perché ci credevo, l’ho sconfitto perché ho avuto amici che mi hanno aiutato e che senza il loro aiuto non credo che adesso noi tutti saremmo qui. Amici che ora sono padri, madri e zii. Questa è la vittoria nella vita, riuscire in quello che tutti credono che non puoi. » Finì col dire, mentre tutti continuavano a pendere dalle sue labbra anche nel silenzio. Poco dopo, sorrise alla ragazza che sembrava la copia esatta di Draco Malfoy e il suo disgusto alle lezioni di Hagrid, e riprese un’ultima volta.

« Adesso, per non avere altre interruzioni, le domande alla fine della lezione, grazie. »
Iniziò a spiegare come un mago poteva fare incantesimi non verbali, di come questi stessi incantesimi erano difficili e al tempo stesso meno potenti quando si è alle prime armi. Fece una specie di combattimento lui e il professor Tiop, per dare una piccola dimostrazione, e poi fecero provare loro, mettendoli in coppia e dando loro istruzioni. Rose cercò con tutta se stessa di scagliare un Pietrificus Totalus ad una ragazza che era in dormitorio con lei, ma si distraeva di continuo, pensando alle parole che aveva detto poco fa zio Harry. Quindi io avevo vinto quella sfida solo accettandola? Era per questo che il Cappello Parlante mi ha messa a Grifondoro? Solo perché io ho accettato di provare a inserirmi nel mondo di Hogwarts e imparare ad essere una strega? Si sentiva felice ma frustrata allo stesso tempo. All’inizio aveva pensato che il Cappello Parlante l’avesse messa lì perché era una Weasley, e tutti i Weasley vanno a Grifondoro; poi però quest’idea aveva sfaldato tutto quello che si era costruita, e non sapeva più chi era. Per quanto ne sapeva, poteva andare anche a Corvonero, con il cervello che le era stato ereditato dalla madre. Però, le parole di Harry adesso avevano sfaldato di nuovo quello che aveva cercato di costruirsi in questi mesi. Lei aveva sempre creduto che essere coraggiosi era quello che lui, i suoi genitori, Neville, avevano fatto durante la seconda Guerra Magica, non quello… quello non era coraggio, era solo…
Sospirò, distogliendo lo sguardo da un punto sul pavimento che aveva osservato per tutto il ragionamento nella sua testa, e spostando gli occhi sulla sua compagna di dormitorio notò che si stava impegnando davvero molto e poi d’un tratto dalla punta della sua bacchetta uscì un fascio di luce rosso. Rose, allora, sgranò gli occhi e pensando alla parola Protego si formò una specie di scudo davanti a sé tra il verde e l’azzurro e l’incantesimo, che le aveva scagliato addosso, rimbalzò contro il suo scudo per poi finire contro il muro a fianco alla sua compagna. Rose non ci poteva credere: era riuscita a fare un incantesimo non verbale.
 

Per la rossa oggi era stata una giornata stupenda, che ovviamente ancora doveva finire. Era riuscita a produrre un incantesimo non verbale, suo zio Harry aveva zittito definitivamente la sua nemica di Serpeverde e ora stava aspettando che scoccavano le sette per poter uscire dalla Sala Comune e andare, insieme a Scorpius, all’allenamento della squadra di Serpeverde, che devono cercare in tutto e per tutto di riprendersi e fare più punti possibili per competere con Corvonero e Grifondoro.
Era una serata fredda, quella di Aprile, e non ci si doveva mai sorprendere se eri a Londra. Quindi aveva tolto il mantello, rimanendo in divisa, e aveva indossato un cappotto nero, con un cappellino grigio (da cui uscivano i suoi capelli rossi e boccolosi) e la sciarpa con i colori della sua casa. Mancavano ormai cinque minuti alle sette, così decise di uscire dalla sua camera e scendere in Sala Comune. Uscire due minuti prima non sarebbe stato così tragico, e così fece, solo che davanti al ritratto della Signora Grassa trovò Scorpius, intento a guardare i punto da dove lei stava uscendo. Si accigliò guardandolo, mentre gli occhi di lui sprofondarono in quelli di lei, e quest’ultima cercò di disincantarlo da qualsiasi cosa che lo aveva incantato. Aveva tanta voglia di chiedergli da quanto tempo era lì che aspettava lei, però ovviamente non poteva, così si limitò a sorridergli… forse un po’ imbarazzata. Lui, di tutta risposta le diede un bacio sulla guancia, la prese per mano e insieme si diressero verso il campo da Quidditch.
 
Era un tutto: “Prendi la pluffa, fai qualche finta, e gettala tra gli anelli Scorpius!”, oppure “Al! Cerca di capire i movimenti, cerca di prevederli, e non farti prendere dal panico!”, o ancora “Kyle! Usa quella mazza come non hai mai fatto nella tua carriera nella squadra di Quidditch della scuola! Dobbiamo mandare quei bolidi dritti sulla testa del cercatore!”. Ed infine “Hurt! Prendi quel boccino solo quando te lo dico io, sai che ci servono punti, quindi dai ascolto a me, disorienta il Cercatore dell’altra squadra e al mio segnale prendi quel maledetto boccino!”. Rose sorrise divertita. Non aveva mai visto Maximillian così concentrato e desideroso di arrivare a una buona posizione che la faceva sentire divertita. Continuava a ripetere i nomi degli altri due Cacciatori, incitandoli nel gioco di squadra e spronandoli. Quando si arrabbiava poi era davvero divertente: alzava la mazza e al primo bolide di passaggio lo scagliava sulla testa di uno dei due, arrabbiandosi e incitandoli quanto più poteva.
“Christopher! Stephen! Ascoltate me, porco Merlino!” Sì, Rose si stava davvero divertendo quella serata.

Alla fine Maximillian era riuscito a farsi ascoltare come voleva lui e l’allenamento finì. Albus aveva un naso che colava sangue per una Pluffa presa in pieno viso da Stephen; Hurt aveva un braccio che penzolava per la caduta dalla scopa a tutta velocità a pochi centimetri da terra e, nel cadere, era riuscito a rompersi il braccio dopo aver preso il Boccino. Per gli altri solo qualche graffio, stanchezza e sudore. Scorpius le aveva detto, prima di atterrare, di aspettarlo lì mentre si dava una sistemata, mentre Al doveva andare in infermeria assieme al Cercatore per farsi curare al meglio ed essere pronti per la partita fra tre giorni.
La rossa, comunque, seguì il consiglio del Serpeverde e dopo un quarto d’ora circa vide la sua testolina bionda uscire dagli spogliatoi prima di tutti e raggiungere di corsa le scale per salire le tribune. Qualche minuto dopo lo vide accanto a lei, con un po’ di affanno.


« Se sapevo che era così estenuante salire qui sopra, prendevo la scopa. » Disse sedendosi accanto a lei e prendere fiato: probabilmente aveva corso il più veloce possibile per stare da lei quanto prima. Rose sorrise e scrollò le spalle, restando ferma e tornando a guardare il campo. Ora che ci pensava, però, non aveva mai provato a volare o tipo a giocare a Quidditch… lo amava, per carità! Era lo sport più bello che avesse mai visto e quando i suoi genitori non avevano molto da fare, portavano i figli a vedere qualche partita… ma lei non aveva mai provato, senza sapere il motivo.
Sentì un tocco leggero sulla sua mano e la ragazza voltò a guardare il suo dito poggiato sul dorso della sua mano. Alzò lo sguardo e sprofondò – ancora una volta – nei suoi occhi grigi. Lui sorrise, con il sorriso più bello che aveva.


« Allora! Piaciuto il nostro allenamento-che-più-duro-non-si-può? Max è davvero agguerrito in questo periodo, non vuole finire all’ultimo posto scavalcato anche dai Tassorosso, e quindi cerca di spronarci, anche con la forza se necessario. » Spiegò divertito, passandosi una mano tra i capelli. Rose, d’altro canto, continuò a osservarlo e sorrise al suo divertimento. Spostò nuovamente lo sguardo sul campo, illuminato dalle luci del castello e della luna, che quella sera era piena. Un vento gelido si alzò e strinse a sé la sciarpa di Grifondoro che aveva messo; sentiva il vento tagliarle il viso con la sua prepotenza e poi sentì delle braccia (ma sapeva di chi erano) che la stringevano a lui per darle calore.

Okay! Questa situazione è veramente imbarazzante, ma ora come me ne esco? Sta avendo tutto troppo facilmente, deve sudare sangue! Gliel’ho promesso, ed io che faccio? Accetto di andarli a vedere agli allenamenti e ora è qui che mi abbraccia! Maledetta me!

La rossa, comunque, non sapeva se allontanarlo da lei bruscamente o restare lì, tra le sue braccia, per sempre. Era confusa, dal momento in cui aveva conosciuto Scorpius. Non pensava minimamente che il suo comportamento, all’inizio dell’anno, potesse ferirla: si ritrovò, così, a pensare a tutto quello che era successo dall’estate fino a quel momento. Di come entrambi si divertivano a far arrabbiare Al, ai loro gusti in comune per quanto riguarda i libri, e poi all’odio che lei ha iniziato a provare nei suoi confronti, i suoi comportamenti strani e talvolta nocivi. Poi il bacio con Caroline, i punti tolti alla sua casa, gli spintoni se s’incontravano nei corridoi, fino a quando lui si era scusato, dichiarato e l’aveva salvata da un Corvonero.
E mentre lei pensava a tutto questo, non si era resa conto che, ancora una volta, i loro sguardi si erano incrociati e questa volta Scorpius si avvicinava al suo viso, sempre più vicino, piano e tranquillamente, fino a quando Rose poté sentire il respiro leggero di lui sulle sue labbra; fino a quando Rose sentì le sue labbra sulle sue. Si poggiarono leggermente, quasi non si sentivano per il freddo che faceva, ma che davano abbastanza calore, soprattutto al centro del petto in cui il cuore della ragazza iniziò a battere di più.
Per un momento restò con gli occhi aperti, però poi li chiuse, abbandonandosi a quel bacio che, probabilmente doveva ammettere a se stessa, aspettava da un po’ di tempo. Sentì poi una mano di Scorpius tra i suoi capelli e sorprese lei stessa a pensare di voler restare così, con lui, per sempre.
Quello era il suo vero e primo bacio.








NdA: molto bene. Ecco questo capitolo che, devo ammettere, morivo dalla voglia di pubblicarlo visto e considerato che ci ho messo tutta la dolcezza che potevo... e spero si capisca. Allora, ho voluto inserire Draco come "l'uomo che ha capito i suoi sbagli" perchè è così che lo vedo e mi piacere questa cosa di averlo disegnato come il Malfoy pentito delle sue azioni ma che comunque ha ancora in corpo quel suo orgoglio da Serpeverde.
Passando avanti, il professor Tiop è una specie di brutta imitazione di Remus: ho amato quell'uomo, e nel terzo film è stupendo quando insegna Difesa, per questo mi è sembrato giusto dargli una specie di tributo. E poi... beh, basta, il resto lo leggete da voi :D
Spero tanto che vi piaccia questo capitolo e vorrei ringraziare, in primis,
Dear Juliet, per aver recensito tutti i capitoli di questa storia xDDDD Non so tu dove ce l'abbia questa pazienza, ma grazie *-* Ringrazio anche le centocinque persone che hanno letto il capitolo precedente, e continuo la campagna di "RECENSITE" anche solo per sapere la vostra opinione =)
Un bacio a tutti *-*
M-

 

   
 
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