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Autore: katyjolinar    06/02/2007    1 recensioni
E' una storia un po' strana, scritta di getto... si accettano consigli e critiche!
'E quel pomeriggio, Ant stava aspettando proprio che l'amica della madre lo venisse a prelevare all'aereoporto, per accompagnarlo alla sua nuova casa, per cui si fiondò immediatamente in quella direzione, quando vide con la coda dell'occhio una donna con i capelli neri e lisci, truccata con tonalità scure, che teneva in mano un cartello con scritto "Anthony David".
Ant: "Abby Sciuto?" chiese, non appena le fu vicino. La donna lo fissò con gli occhi spalancati e la bocca aperta, come se avesse visto un fantasma. "Hey? Sei Abby?"
Abby: "Ah... sì, scusa... sei Anthony, vero?"
Ant: "In carne ed ossa, ma la mamma mi chiama Ant"'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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NCIS: In futuro

9

Era sotto copertura da tre settimane, ma ancora non aveva scoperto nulla.

Jeannie non sapeva più come indagare, e alla fine decise di aspettare che la situazione evolvesse da sola: prima o poi qualcuno avrebbe fatto un passo falso, anche perchè i suoi colleghi, dall'esterno, continuavano a tenere sotto controllo il dipartimento di Scienze Motorie.

Unica nota positiva era l'amicizia che si era creata con quell'israeliano che aveva conosciuto il primo giorno. Era un ragazzo molto simpatico, e molto maturo per avere solo 20 anni; a sentirlo parlare, dai discorsi, gli avrebbe dato come minimo 25 anni, e giunse alla conclusione che, essendo cresciuto senza padre, era dovuto maturare in fretta, per poter badare alla madre.

Solo a volte Ant diventava insopportabile: quando tentava di fare il "galante", con lei o, soprattutto, con le altre studentesse. Quando succedeva, lei lo riportava sulla retta via in un modo che aveva copiato dal suo capo: con uno scappellotto dietro la nuca.

Ant: "Ma la finisci? Sembri mia madre, quando fai così!" disse, un giorno, che si era girato per guardare il fondoschiena a un'altra studente, mentre Jeannie parlava.

Jeannie: "Infatti a volte mi chiedo se ho a che fare con un ragazzo di 20 anni o un gagno di 15... davvero, sembri un adolescente in piena crisi ormonale!"

Ant: "Resta il fatto che sembra di trattare con mia madre. Bah! Io vado a mangiare, vieni anche tu?"

Jeannie: "Ti raggiungo dopo, prima devo fare una cosa."

Ant: "Che cosa? Si può sapere?"

Jeannie: "Ti fai i cazzi tuoi, una volta tanto?"

Ant: "Siamo incazzati, eh? Cos'è? Siamo nel periodo?"

Jeannie: "Senti, Anthony, se vuoi arrivare a fine semestre fai meno battutacce!"

Ant: "Quante storie per una domandina innocente..." si avvicinò di più alla ragazza e le parlò all'orecchio "Però quando ti arrabbi diventi così sexy..." ricevette un altro scappellotto "Ok, ho capito l'antifona: oggi non è aria. Ci vediamo dopo, Fenice."

La giovane allungò la mano per dargli un terzo scappellotto, ma lui si stava già allontanando, quindi si limitò ad urlargli:

Jeannie: "Io mi chiamo Jeannie Grey, razza di deficente!"

Il ragazzo sorrise. Gli piaceva farla arrabbiare; nonostante sapesse che gli stava raccontando un sacco di balle, era contento di aver legato con lei; forse l'amicizia creatasi tra loro era l'unica cosa genuina del loro rapporto, perchè era consapevole che anche lui non le stava dicendo tutta la verità, come, ad esempio, il fatto che fosse figlio del suo capo, e non se ne preoccupò più di tanto, perchè Jeannie non aveva mai dato segno di aver riconosciuto i suoi lineamenti. Ma la prima cosa che l'aveva portato a legare con lei era il fatto che, grazie al linguaggio del corpo di Jeannie, riusciva a capire a che punto era con le indagini. E il suo comportamento, nell'ultima mezzora poteva significare che aveva scoperto qualcosa e voleva indagare più a fondo, senza lui tra i piedi.

Appena girato l'angolo si fermò e sbirciò indietro: ora sembrava seguire qualcuno; venti metri più avanti riconobbe la sagoma dell'allenatore della squadra di atletica, e lo seguì anche lui, facendo un'altra strada.

Non appena Ant non fu più nel suo campo visivo, Jeannie si guardò attorno, cercando nel via-vai di persone nel parco dell'università. Cercava il signor Turner, l'allenatore della squadra di atletica, che negli ultimi giorni sembrava più agitato del solito, soprattutto quando c'erano Dinozzo, Reyez o McGee nei paragi.

Lo vide, e sembrava andare di fretta, in direzione dell'orto botanico, vicino al muro di cinta del campus. Lo seguì mantenendo la distanza, poi vide che stava arrivando qualcun altro, e riconobbe il signor Johnson, l'allenatore della squadra di basket dell'Università di Washington. I due stavano discutendo animatamente, e lei voleva avvicinarsi ulteriormente per ascoltare la discussione, ma qualcosa la trattenne: un braccio robusto la bloccò per la vita, mentre una mano si posava sulla sua bocca, impedendole di emettere alcun suono.

Si girò per vedere in volto chi le stesse impedendo di avvicinarsi ai due e si trovò davanti a un Ant dall'espressione piuttosto seria, che le faceva segno di restare in silenzio e di seguirla. Lei obbedì e lo seguì verso il capanno degli attrezzi, a una decina di metri di distanza dai due allenatori.

Ant si fermò dietro un angolo e attese che arrivasse anche Jeannie, poi parlò, a bassa voce:

Ant: "Da qui puoi sentire quello che si dicono, e puoi anche vederli senza essere notata."

Jeannie: "Ma come hai fatto a...?"

Ant: "Shh!" le mise un dito sulle labbra, poi le fece di nuovo segno di ascoltare.

Turner e Johnson sembravano ormai al termine della loro conversazione.

Turner: "Credimi, Johnson, secondo me quelli sospettano qualcosa!"

Johnson: "Quelli sono Federali, sospettano di tutti, ma sono ancora in alto mare."

Turner: "Cosa te lo fa credere?"

Johnson: "Non sanno ancora come muoversi, anche se sono passati mesi da quando Howlett è morto. Se non riescono a trovare l'assassino del tuo atleta, figurati se riescono a scoprire il nostro piano per migliorare le prestazioni dei ragazzi... stai tranquillo, amico, non ci scopriranno."

Detto questo, si allontanò, dirigendosi proprio nella direzione del capanno. Vedendolo avvicinarsi, Ant e Jeannie si guardarono, chiedendosi mentalmente cosa fare per non essere scoperti ad origliare. Contemporaneamente ebbero la stessa idea: Jeannie gli prese la mano e gliela strinse, mentre Ant si spostava rapidamente di fronte a lei; poi, quando l'uomo era a pochi metri da loro due, con delle mosse veloci si abbracciarono e cominciarono a baciarsi con talmente tanta foga che Johnson, quando li notò, li scambiò per due innamorati in cerca di intimità e non sembrò sospettare di loro.

Continuarono la scena per qualche minuto, finchè non furono certi che anche Turner se ne fosse andato, poi finalmente smisero di baciarsi, pur restando abbracciati a guardarsi negli occhi, in silenzio.

Ant: "Ehm... scusa per il bacio... è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, quando l'ho visto avvicinarsi."

Jeannie: "Scuse accettate."

Ant: "Sai cosa sembrava? E' stato come in quella scena di Codice Swordfish, quando Hugh Jackman e Halle Berry discutono nel bagno, e per non destare sospetti, quando entra il tizio lei gli salta addosso, baciandolo."

Jeannie: "L'ho visto anche io quel film: mia mamma era una patita di Hugh Jackman. Altrimenti perchè credi che mi abbia chiamato Jeannie? X-Men era il suo film preferito, quando sono nata io, e approfittando del fatto che di cognome faceva Grey, ha deciso di chiamarmi così."

Ant però ormai era stufo di sentirsi raccontare balle da lei, soprattutto dopo che l'aveva aiutata ad ascoltare i discorsi di quei due e a non far saltare la sua copertura, quindi le disse, serio:

Ant: "La smetti di raccontarmi cazzate? L'ho capito da parecchio che sei un agente sotto copertura!"

CONTINUA...

   
 
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