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Autore: Lady Bracknell    07/02/2007    5 recensioni
Remus riesce a togliere a Tonks il suo spirito natalizio, ma aiutarla a recuperarlo si rivela essere qualcosa di un po' più duraturo di un bacio rubato sotto il vischio.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Probabilmente non mi scuserò mai abbastanza per questo ignobile ritardo, ma cercate di perdonarmi... Purtroppo la settimana prossima mi aspetta un esame, quindi lunedì non riuscirò a mandare la seconda parte del capitolo ( arriverà invece una piccola

shot ), ma per farmi perdonare cercherò di tradurla entro la fine della settimana prossima, farò di tutto, promesso.

 

Bene, dopo il piccolo flashback su dove Remus ha trovato l’idea per il regalo di Tonks – mi riferisco a No Time Like the Presenttorniamo a dove li avevamo lasciati.

 

 

 

2. New Year’s Revolution ( prima parte )

 

L’ultimo giorno dell’anno non era mai stata una delle ricorrenze preferite da Tonks – generalmente significava non riuscire a declinare l’invito di sua madre ad una festa tremendamente noiosa, dove lei le avrebbe presentato il figlio di qualche amico, che secondo sua madre sarebbe stato un ottimo ragazzo per lei. La festa dell’anno precedente era stata particolarmente irritante, affollata da vecchi, lontani parenti di suo padre, incluso un idraulico che si chiamava Derek, che aveva bevuto troppo punch e continuava a palparle il fondoschiena, ricevendo in cambio una serie di appellativi non troppo gentili e poco femminili e trovandosi con una rapa al posto del naso.

 

Ma quest’anno era diverso. Aveva potuto facilmente declinare l’annuale invito di sua madre avendo una prospettiva molto più piacevole e allettante di fronte a sé. Sirius era stato convinto – anche se, ad essere sinceri, non era stata poi un’impresa così ardua – a dare una festa, e tutti avevano aderito entusiasti, Molly acconsentendo di pensare al cibo, i gemelli promettendo di procurare delle decorazioni che si sperava non avrebbero ferito nessuno e Sirius dando fondo alla fornita cantina della madre, per essere sicuri che la festa avesse un tocco di vita.

 

Ed il tutto era altamente eccitante, ma difficilmente la causa dello sfarfallio nel suo stomaco mentre si chiedeva cosa avrebbe dovuto indossare. Tonks non aveva avuto mote occasioni di vedere Remus dopo Natale – o lui o lei erano di turno per l’Ordine, e così si erano incrociati qualche volta di sfuggita lungo i corridoi, oppure avevano mangiato alla stessa affollatissima tavola, ma niente più. Non avevano avuto l’opportunità di stare da soli... Sfiorò con le dita il pendente che aveva al collo. Proprio non era riuscita nemmeno a pensare all’idea di toglierselo, e aveva già provato a farlo cambiare in tutte le pietre che le venivano in mente. Era davvero un regalo assolutamente azzeccato e dolce, specialmente sapendo che non nuotava nell’oro.

 

Il suo cuore fu scosso da un brivido, ormai familiare.

 

Le succedeva la stessa identica cosa ogni volta che qualcuno lo menzionava, o ogni volta che le capitava di pensare a lui, cosa che succedeva abbastanza frequentemente, di recente, nonostante avesse disperatamente tentato di non giungere a conclusioni affettate, di convincere sé stessa che era stato, dopo tutto, solo un bacio.

 

Tentato e fallito, naturalmente. Abbastanza miseramente.

 

Il bacio che le aveva dato sotto il vischio era stato fra i suoi pensieri molto più di quanto le labbra di lui non fossero state su quelle di lei. In effetti, non aveva pensato a molto altro per tutta la settimana. Di questo accusava la mancanza di adeguate distrazioni. Non aveva molto lavoro da sbrigare né per il Ministero né per l’Ordine, e la sua offerta di aiutare Molly a preparare il cibo per la festa era stata gentilmente, ma fermamente declinata. Le possibilità erano continuare a pensare a Remus che la baciava, oppure tornarsene al suo appartamento e pulire il forno, ma per quanto gli incantesimi sgrassanti la tentassero, alla fine il pensiero di baciare Remus aveva vinto.

 

Domande le affollavano la mente da tutta la settimana, in un turbine infinto, come una trottola. Si erano fatte strada lentamente, isolatamente, insinuandosi poi a tradimento fra tutti gli altri pensieri che le passavano per la testa. Era stato semplicemente un bacio amichevole? Un gesto occasionale?

 

Fino a Natale, non aveva avuto alcun indizio sul fatto di piacergli in quel senso – ma a dir la verità, non aveva esattamente idea di quali fossero i segnali a cui avrebbe dovuto fare attenzione. Tutti i ragazzi con cui era uscita in passato erano stati tutti più sfacciati, molto più diretti – quei tipi che prima ti saltano addosso e poi fanno domande, e non era del tutto certa di quello che Remus avrebbe fatto anche se gli fosse piaciuta.

 

Ma a mezzanotte avrebbe dovuto baciare qualcuno, ed era una prospettiva molto più invitante di Derek l’idraulico e le sue mani vaganti.

 

Contemplò il suo riflesso allo specchio. Niente sembrava andar bene quel giorno. Ogni colore che provava le sembrava la facesse apparire pallida e smunta e tanti altri aspetti che non voleva avere, proprio oggi. Tentò un rosa scuro e intenso capelli lunghi fino alla vita, che di norma erano i suoi preferiti. Si accigliò di fronte alla sua immagine e provò col verde. Niente, non le piaceva nemmeno quello.

 

Alla fine decise per i capelli rosa per essere abbinata alle calze che indossava. Le sembrò un pretesto come un altro. Considerò l’idea di cambiare in qualcosa di più evidentemente festivo, ma non voleva dare l’impressione di averci pensato troppo. Indossò gli assolutamente scomodi stivaletti a punta che aveva comprato prima di Natale, trasformò il suo pendente in Occhio di Tigre e raddrizzò il suo maglione nero, poi fece un profondo respiro e scese di sotto.

 

Tutti erano già radunati nel seminterrato, dove le tavole erano imbandite e cariche di sandwich di ogni tipo, patatine, dolci e quiches, e lunghe stelle filanti scendevano dal soffitto, oscillando leggermente e mandando strane scintille rosse tutto intorno. Sirius aveva evocato un tabellone che era stato appeso al muro e ostentava un conto alla rovescia verso la mezzanotte in grandi numeri dorati. Qualcuno aveva trovato una vecchia radio in una delle stanze, e con un piccolo aiuto della magia era stata persuasa a sintonizzarsi su una stazione magica che sembrava essere una fan delle Sorelle Stravagarie e almeno Tonks non si lamentava.

 

Molly si aggirava intorno ai sandwich chiedendosi se avrebbe dovuto prepararne ancora un po’, anche se evidentemente ne aveva fatti abbastanza per nutrire un piccolo esercito, ed i gemelli occhieggiavano nervosamente le decorazioni. Harry e Ron sedevano in un angolo con un piatto di salsicce fra loro, e Ginny tormentava Grattastinchi con una delle stelle filanti.

 

Passò in rassegna la stanza alla ricerca di Remus ed incontrò immediatamente il suo sguardo. Le sorrise, ma prima che lei avesse la possibilità di raggiungerlo, Hermione la bloccò per chiederle se si fosse pentita o meno di avere dato il M.A.G.O.  in pozioni. Apparentemente Hermione era indecisa fra intraprendere qualcosa che sarebbe stato utile e qualcosa che le piaceva. Tonks cercava di concentrarsi completamente sulla ragazza, ma i suoi occhi continuavano a saettare in direzione di Remus. Era con Sirius, che agitava le braccia, il viso animato dal discorso che stava tenendo, mentre Remus lo guardava con un’espressione a metà fra il divertito ed il disgustato, come se stesse tentando disperatamente di non ridere alle sue parole.

 

Tonks consigliò a Hermione di parlarne con la professoressa McGranitt, e la ragazza sembrò essere soddisfatta del suggerimento e si allontanò per prendersi l’ultima salsiccia. Tonks fece un gran respiro e raggiunse Remus e Sirius.

 

“Tonks!” esclamò Sirius, dandole un colpo così forte sulla schiena che lei barcollò in avanti.

 

“Ehilà,” rispose, recuperando l’equilibrio, cercando di non arrossire.

 

Era determinata almeno a cercare di dar l’impressione di essere un normale essere umano, quella sera.

“Ti va qualcosa da bere?” le chiese Remus e lei annuì.

 

“Vino, grazie,” disse, e lui le sorrise voltandosi verso la tavola.

 

“Sirius mi stava raccontando una storia alquanto terrificante riguardo una povera ragazza di nome Maria,” disse oltre le sue spalle mentre le riempiva un bicchiere. Tonks ridacchiò all’espressione spaventata sul volto di Sirius. Evidentemente non era una storia che intendeva condividere con altri.

 

Remus si girò di nuovo verso di loro, passandole un grande bicchiere riempito per metà.

 

“Grazie,” mormorò, prendendolo. “Non voglio interrompervi, continuate.”

 

“Un’altra volta, magari,” replicò Sirius, con uno sguardo ammonitore all’amico.

 

“Avanti Sirius,” lo pregò Tonks, “Non sono una persona che si scandalizza così facilmente.”

 

“Io sì,” intervenne Remus. “Sono piuttosto felice che si sia fermato.

 

Lei rise, bevve un sorso del suo vino e tossì. Era un po’ come bere dell’acido e rabbrividì. Le lasciò in bocca un retrogusto pungente che sapeva di sedano.

“E’ assolutamente... cercò la parola esatta, e mentre i secondi passavano e Sirius e Remus la guardavano in attesa, le venne in mente che forse non c’era una parola adeguata per definire quel vino. “Diverso,” concluse infine.

 

“Migliora dopo il secondo bicchiere,” le assicurò Sirius. “Penso che probabilmente sia perché il primo distrugge le papille gustative.

 

Chiacchierarono per un po’ sul debole che la Signora Black aveva per il vino dei gobelin dell’est europeo, fino a che Remus non si offrì di andare a cercarle un bicchiere di Burrobirra che lei accettò con gratitudine.

 

“Sapete di che cosa ha bisogno questa festa?” disse Sirius. Remus alzò una mano per interromperlo a metà della sua proposta.

 

“Qualsiasi cosa ti stia per suggerire,” disse, “Ti prego non farlo.”

 

Perché no? Potrei avere avuto un’idea sensazionale.”

 

“Sono già stato ad una delle tue feste in passato. Affermò Remus, “E ogni volta che inizi una frase consapete di che cosa ha bisogno questa festa?’ si finisce con l’ospedalizzazione, nudità, umiliazione o una rissa. Spesso tutte e quattro.”

 

“Stavo solo per suggerire di ballare un po’,” si difese Sirius, con un’espressione volutamente innocente.

 

“Solo l’ospedalizzazione e l’umiliazione, quindi.

 

Sirius alzò gli occhi al cielo in direzione dell’amico, e poi offrì la sua mano a lei.

“Tonks?”

 

“Lo sai che non ballo. A meno che io non sia molto ubriaca.”

 

“Moony?”

 

“Credo che mi siederò qui a guardare.”

 

“Fate come volete.”

 

Sirius fece ad entrambi una smorfia di derisione, poi attraversò la stanza borbottando qualcosa sulfare da tappezzeria’, raggiungendo Molly e trascinandola in uno spazio libero facendole fare una piroetta. Tonks si chinò verso Remus con fare cospiratorio.

“Quanto ha bevuto?”

 

“Non abbastanza, apparentemente,” rispose lui, sgranando gli occhi alla vista di Sirius che faceva scendere Molly così in basso che i suoi capelli sfioravano il pavimento. “Gli ho chiesto la stessa cosa prima che tu arrivassi. È stato quello che gli ha dato l’ispirazione di raccontarmi di Maria. Grazie per avermi salvato prima che snocciolasse qualche sordido dettaglio, comunque.”

 

Tonks gli sorrise e sorseggiò la sua Burrobirra, guardando Sirius che faceva volteggiare Molly di fronte a loro. Molly aveva smesso di dirgli di lasciarla andare e sembrava si stesse divertendo, perlomeno aveva smesso di preoccuparsi dei sandwich.

“E così chi era questa Maria?” domandò, lasciando che la sua curiosità riguardo il passato di suo cugino avesse la meglio su di lei.

 

“Non sono sicuro che mi ringrazierebbe, se te lo dicessi. Commentò Remus, inarcando un sopracciglio.

 

“So tenere un segreto,” rispose lei. Lui la guardò per un istante, sembrando combattuto, la vaghissima traccia di un sorriso che gli increspava le labbra.

 

“E’ sufficiente dire che c’entravano l’alcool e l’improprietà,” disse alla fine, abbassando il mento ed incollando gli occhi ai suoi. “E vomitare in un momento assai poco opportuno.

 

Tonks si coprì la bocca con una mano e rise furiosamente dietro di essa.

“Immagino tu non sia particolarmente ansiosa di sapere cosa è successo poi. Conoscendolo probabilmente ha solo... Sirius,” esclamò Remus, notandolo appena in tempo il cugino di lei che si avvicinava. “Hai già lasciato andare Molly a quanto vedo.

 

Sirius allungò una mano dietro di loro per afferrare il suo bicchiere e bevve un grande sorso prima di voltarsi verso Tonks con un gran sorriso.

“Sei abbastanza ubriaca per ballare con me, ora?”

 

“No.”

 

“Bevi, allora.”

 

Tonks si portò la bottiglia alle labbra, mentre Sirius si allontanava verso una spaventatissima Hermione. Fred e George li raggiunsero sulla pista da ballo, lanciandosi immediatamente in una danza sfrenata da discoteca, che sarebbe sicuramente finita con la precedentemente menzionata ospedalizzazione quando uno di loro avesse perso un occhio, e Molly, avendo ripreso fiato, insistette che anche Ron ed Harry si alzassero per ballare. Tonks li guardò alzarsi e muoversi timidamente sulle gambe per un paio di minuti, cercando disperatamente di non ridere.

Ginny non si curò di trattenere le sue risate, e così Molly la tirò in piedi e le ordinò di andare a far loro vedere come si faceva.

 

Tonks si rese presto conto ce lei e Remus erano le uniche persone che non ballavano. Bevve un generoso sorso di Burrobirra e gli sorrise nervosamente. Lui inarcò un sopracciglio e le fece un sorriso che fece fare un salto al suo cuore, precipitare fino allo stomaco e prendere posizione nella sua gola.

“Sei abbastanza ubriaca per ballare con me adesso?” le chiese.

Lei deglutì, e Remus le offrì la mano. Tonks posò la bottiglia sul tavolo e guardò la mano tesa di lui.

 

“Penso di sì,” rispose afferrandola. Incontrò il suo sguardo. “Scusa.”

 

“Per cosa?”

 

“Per qualsiasi succederà fra poco.”

 

Remus rise mentre la conduceva dove gli altri stavano ballando, le sue dita che stringevano delicatamente quelle di lei. Si voltò guardandola.

Quindi cosa?” chiese sorridendo. “Valzer? Tango? Foxtrot?” sbirciò divertito i gemelli. “Qualche pericolosissima mossa da discoteca?”

 

“Non stavo scherzando quando ho detto che non so ballare,” disse Tonks, “Mi muovo un pochino e poi in genere cado. Tutto qui. Farai meglio a cercare di tenermi in piedi.

 

“Beh, quello non sembra poi tanto difficile,” osservò, i suoi occhi che scintillavano allegri mentre abbassava lo sguardo verso di lei.

 

Appoggiò timidamente l’altra mano sulla sua spalla e fece un cenno alla propria vita, indicandole che avrebbe dovuto mettere lì la sua. Lei obbedì, desiderosa di riuscire a rimanere in piedi e non essere troppo distratta dalle sensazioni che le loro mani sulla spalla e sulla vita stavano provocando. Ispezionò il pavimento per ostacoli evidenti. C’erano un paio di tappi di Burrobirra, Grattastinchi, e la costante preoccupazione di un pavimento irregolare, e, naturalmente, le altre persone. Sperava solo di non combinarne una delle sue davanti a tutti.

 

“Pronta?” le chiese, e lei annuì. Rafforzò leggermente la presa sulla sua mano, ed entrambi fecero un passo avanti, calciandosi sugli stinchi. Tonks fece una smorfia per il dolore e l’imbarazzo.

“Preferisci condurre tu?” le domandò, sorridendole cortesemente.

 

Lei scosse la testa e fece una risatina nervosa, mormorando qualcosa per scusarsi. Remus inarcò un sopracciglio chiedendole se era pronta a provare di nuovo e lei annuì, mordendosi il labbro concentrata. Lui fece un passo avanti e lei indietro, e dopodichè era così occupata a congratularsi con stessa per essere riuscita ad eseguire il passo di danza senza inciampare che si dimenticò di muovere l’altra gamba, e quella di lui vi sbatté contro. Tentarono di nuovo, questa volta riuscendo a muovere due passi prima che lei gli pestasse il piede. Tonks fece un traballante passo all’indietro, e Remus la raddrizzò prima di tentarne un altro, che riuscì senza incidenti.

 

Dopo un po’ trovarono un ritmo ed una velocità che si addiceva loro, muovendo un passo incerto alla volta e fermandosi finché lei non recuperava l’equilibrio. Non era molto convincente come danza, pensò lei, erano più due persone che oscillavano un po’ intorno, aggrappandosi l’uno all’altra e cercando di restare dritti. Ma non le importava, e sembrava non importare nemmeno a lui, nemmeno quando gli pestava i piedi, cosa che succedeva ogni volta che provavano a cambiare direzione o che cercavano di evitare di sbattere contro qualcuno, o quando lo calciava, cosa che faceva tutte le volte che non si concentrava su quello che il suo piede avrebbe dovuto fare perché era troppo occupata a guardarlo negli occhi e a pensare di baciarlo.

 

Le piaceva essere così vicina a lui, avere la possibilità di assimilare tutti quei piccoli dettagli che prima le erano sfuggiti; sentire il suo maglione sotto le dita, il modo in cui si muoveva sopra la camicia che indossava. Le piaceva il suo profumo, sapeva di pulito e di fresco, come la mattina presto nei giorni di primavera, le piaceva il modo in cui le sue dita sfioravano le sue quando riaggiustava la presa sulla sua mano.

 

Più di tutto amava il fatto che non gli dispiacesse se non sapeva ballare, il fatto che sembrava godersi quella loro specie di mezza danza tanto quanto lei. Adorava il modo in cui rideva quando uno di loro sbagliava il passo e traballava un po’. Pensò che non rideva abbastanza, ed era felice di essere la causa della luce nel suo viso e lo scintillio nei suoi occhi, anche se avrebbe preferito conquistarlo con una battuta spiritosa, piuttosto che con la sua goffaggine.

 

Quando un’altra canzone terminò, Sirius diede un colpetto a Remus sulla spalla, e lui si fermò di colpo. Tonks vacillò leggermente e Remus la sostenne. Raddrizzandosi le lanciò uno sguardo di scusa, prima di rivolgere la sua attenzione a Sirius.

 

“Posso?” chiese quest’ultimo. Tonks cercò di fermare l’espressione riluttante che andava formandosi sul suo viso. Non era che non volesse ballare con Sirius, solo...

 

“Naturalmente,” acconsentì Remus, lasciando andare le mani di Tonks e voltandosi verso il vecchio amico. Ma Sirius non afferrò le mani della ragazza – prese invece quelle di Remus facendo fare ad entrambi una piroetta. Tonks scoppiò a ridere nel vedere l’espressione sorpresa sul volto di Remus, e mentre Sirius lo trascinava per la stanza verso Molly ed i gemelli, evitando lo scontro all’ultimo momento, cambiando direzione e lasciandolo andare, lei dovette aggrapparsi alla tavola da tanto stava ridendo.

 

Ebbe a malapena la possibilità di riprendere fiato, perché George le afferrò la mano e insistette per insegnarle qualche mossa.

 

Le ore seguenti passarono tra danze e alcool. Riuscì con successo a rimanere in piedi mentre ballava con Ginny ed Hermione, non cedette nemmeno con Fred e George, nonostante la loro insistenza affinché si adeguasse al loro ritmo, a fu solo quando Sirius la incastrò e le propose alcune mosse azzardate che si trovò con la schiena a terra, scossa dalle risate. Nonostante le sue proteste che stava bene dov’era, Sirius insistette per tirarla in piedi e lasciarla coi gemelli, dove sembrava pensasse avrebbe fatto meno danni.

 

Si stava divertendo così tanto che non si rese conto, a dispetto dell’enorme tabellone sul muro, di che ora era. Quando fu mezzanotte, il conto alla rovescia di Sirius salutò l’arrivo del nuovo anno con colpi di cannone e le stelle filanti esplosero in una nuvola di scintille rosse. Tonks si trovò nella parte opposta della stanza rispetto a Remus, in mezzo a Fred e George, che insistettero per darle un bacio su ogni guancia, e tutto quello che poté fare fu guardare Remus dare il suo bacio ad una leggermente brilla Molly.

 

Dentro di sé non riusciva ad essere dispiaciuta.

 

  
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