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Autore: Fannie Fiffi    23/07/2012    7 recensioni
Ok questa è tipo una follia perché non porto a termine mai niente, ma va bè!
Gli avvenimenti sono tutti collocati verso il finale della terza stagione, ma le cose potrebbero andare diversamente. L'inizio della storia fra l'originale Klaus e la vampira Caroline. Vi posto una parte del 1° capitolo:
E così voltandomi le spalle se ne andò. Klaus se ne era veramente andato, come mi aveva detto e mentre osservavo l’ibrido non potei fare a meno di chiedermi se e quando lo avessi rivisto. Perché quei dubbi, se tutto ciò che io e i miei amici volevamo stava accadendo? Perché sentivo quello strano sentimento sconvolgermi il petto e trasmettermi l’impulso di seguirlo?
Dal capitolo 11:
« Forse dovremmo rientrare. » spezzai il silenzio.
« Tu vuoi? »
« No» dissi alzando lo sguardo per fermarlo nel suo.
Lui annuì sorridendo.
« Perché mi hai detto che te ne saresti andato da Mystic Falls e poi sei rimasto? »
« Le prospettive cambiano. »
« Non è una risposta. »
« Non volevo lasciarti. »
Oh, questa si che lo era. Rimasi interdetta per un attimo, poi continuai, decisa ad ottenere le mie tanto agognate risposte.

Avviso importante: potrebbe contenere tracce di OOC.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Heaven's in your eyes.

Pov Caroline


 
4 giorni. 17 ore. 9 minuti. 22 secondi.
Questo era il tempo trascorso da quando, la mattina dopo essere stata rapita, mi ritrovai sola in quella strana casa. Di nuovo.  Mi ero svegliata con un senso di spossatezza che poco dopo cedette il posto all’incredulità. Andando in cucina avevo trovato quello stupido biglietto. Ero ancora arrabbiata con lui per avermi trattata così male ma non potevo negare di essere spaventata dal fatto che Alaric potesse trovarmi e torturarmi di nuovo. Se fosse arrivato non avrei avuto le forze necessarie per affrontarlo, considerando il fatto che non mi nutrivo ormai da due giorni. E poi, dovevo ammetterlo, avere vicino un ibrido indistruttibile era un’ottima protezione. Almeno finché il pericolo proveniva dagli altri e non da lui.
Rilessi quel biglietto e decisi che avrei fatto veramente come a casa mia. Mi diressi al frigorifero ricordando le sue parole. Proprio come aveva detto, l’intero frigo era pieno di sacche di sangue di tutti i tipi. Ne presi una e mi accomodai sul divanetto che ormai conosceva bene la mia solitudine.  Strappai il tappo di plastica con i denti che al dolce richiamo del sangue si tramutarono in due zanne animali. Cominciai a vedere rosso e senza  aspettare oltre bevvi e, trasportata dalla frenesia, persi di vista i problemi. Purtroppo quella sensazione di benessere durò meno del previsto e nuovamente mi trovai a pensare a tutte le cose assurde che stavano accadendo. Ero in una casa, chissà dove, senza poter fuggire, prigioniera di qualcuno che voleva vedermi morta e che probabilmente mi aveva lasciata lì, in balìa del pericolo e abbandonata a me stessa. Ero lontana da due giorni e nessuno era ancora venuto a salvarmi. Iniziai quasi a chiedermi se si fossero almeno accorti della mia assenza.
Perché Tyler non mi aveva ancora trovata? In quel momento di fragilità paradossalmente umana mi domandai se la persona a cui importasse più di me fosse proprio Klaus. Certo, si era pentito di avermi salvata e probabilmente mi odiava più di quanto lo odiassi io, ma almeno era qualcosa. In quel momento preferivo l’odio all’indifferenza più totale. Decisi che gli avrei chiesto spiegazioni quella stessa sera, al suo ritorno.
 
Ed eccomi, 4 giorni dopo, senza nessuna sua notizia. Ma si erano per caso organizzati? C’era in palio il premio “Ignora Caroline e falla uscire fuori di testa” ? Dove diavolo era finito Klaus?
Avevo passato 4 giorni da incubo, totalmente sola. Non mi ero mossa dal divano, mi alzavo semplicemente per prendere delle sacche di sangue e nutrirmi. Continuavo a fissare la porta aspettando il suo ritorno. Non perché volessi averlo vicino, ma più per il fatto che volevo parlare. E possibilmente non con me stessa. Si era appena fatto buio così decisi che stare ferma ad aspettare era inutile. Ancora non avevo esplorato l’intera casa. Mi alzai e andai verso la libreria che si trovava a poca distanza dal televisore. Chissà che genere di libri interessavano Klaus. Facendomi quella domanda,  riflettei. Io non sapevo niente di Klaus. O almeno non sapevo niente che non sapessero tutti. Per noi era l’ibrido originale crudele e assassino che non si faceva scrupoli pur di ottenere quello che voleva. Era un arrogante, prepotente ed egoista. Ma su queste basi, potevo dire di conoscerlo realmente? Non sapevo niente di lui.  Quale musica ascoltasse, che genere di film vedesse. Con mille anni di vita ne doveva aver viste di cose. Incuriosita e annoiata, iniziai a far vagare lo sguardo fra i libri. Una raccolta delle maggiori opere di Shakespeare mi impressionò. C’erano tutte le sue opere più famose: Otello, Amleto, Sogno di Una notte di  mezza estate… Romeo e Giulietta. Okay, quella libreria decisamente non era stata riempita da lui. Non credevo possibile che un tipo come Klaus potesse amare una delle più belle storie d’amore. Non avrebbe capito le loro scelte, le loro sensazioni. Lui non poteva provare i loro stessi sentimenti. Era un mostro. Forse aveva semplicemente comprato dei libri affascinanti per accalappiare le infinite amanti che sicuramente portava in quella casa magica.
Decisi che non erano affari miei e continuai. Trovai Cime tempestose, Orgoglio e Pregiudizio, Il ritratto di Dorian Grey e varie opere di Oscar Wilde ed Edgar Allan Poe.

« Letture leggere insomma » mormorai sarcasticamente fra me e me.
Spostandomi fra gli scaffali notai un’altra raccolta, questa volta di opere classiche. Precisamente Seneca, Cesare, Cicerone, Saffo, Epicuro. Quante cose avevo da scoprire su quell’uomo? Li aveva realmente letti o solamente comprati e messi lì a prendere polvere? C’erano anche altri libri, tutti di autori contemporanei a me sconosciuti. Mi sentii quasi ignorante di fronte a tutta quella cultura. Quante cose non conoscevo? Quante città non avevo ancora visitato? Cosa ne sapevo io del Mondo? Il Mondo quello vero, quello che ti tiene viva. Non una piccola cittadina maledetta. Non sapevo niente del Mondo né della vita. Avevo mai realmente vissuto? Io volevo la vita, volevo sentire il vento contro di me. Volevo camminare per le strade di Roma, avventurarmi nel deserto africano, osservare gli enormi grattacieli del Giappone. E potevo avere tutto questo. Bastava una scelta, un rischio, una parola e io avrei avuto tutto quello che desideravo. Lui me lo aveva fatto presente in più di un’occasione, consapevole che avrei sempre risposto ‘no, grazie.’ Ma io non volevo più farlo. Non volevo più precludermi niente. Cosa accadrebbe se invece dicessi ‘si, portami ovunque.’ ? Sarebbe disposto a farlo per… me?
In quel momento volevo averlo vicino. Se allora mi avesse chiesto di rimanere lì, con lui, probabilmente avrei detto si. Ero stanca di essere quello che gli altri volevano che fossi, ero stanca di non dover mai deludere le aspettative. Volevo semplicemente che qualcuno tenesse a me, che per una volta fossero i miei, i desideri da avverare. Improvvisamente sentii dei passi fuori la veranda e il sangue ghiacciò nelle vene. Spensi tutte le luci della camera e mi appostai vicino la porta. Sapevo che non ero al sicuro poiché la casa non apparteneva a nessun umano. Alaric sarebbe potuto entrare e farmi nuovamente del male e io non avrei potuto far niente per impedirlo. O forse si? Forse non ero più la piccola biondina bisognosa d’aiuto. Forse era arrivato il momento di proteggermi. Ero un vampiro, un’arma letale, una macchina per uccidere. Dovevo solo tirar fuori l’istinto. Sentii la maniglia girare lentamente. Chiunque fosse, gli sarei saltata alle spalle e gli avrei rotto l’osso del collo. Passarono alcuni secondi che ai miei sensi potenziati parvero secoli. Poi un’ombra entrò in casa e io mi avventai su di essa. Nemmeno il tempo di pensare che sentii le zanne sfiorarmi le labbra e gli occhi iniettarsi di sangue. Agganciai le gambe alla vita dell’uomo e tirai con forza all’indietro. Sentii il suo respiro accelerare, ma non per la paura. Con due secondi chiuse la porta con la gamba, girò la posizione prendendomi per le gambe e trasportandomi davanti a lui spinse la mia schiena contro la porta.

« Klaus »  sussurrai con gli occhi praticamente fuori dalle orbite. Le mie braccia erano intorno al suo collo, le gambe ancorate alla sua vita e i respiri si mischiavano.
« Caroline, non si prende un Originale alle spalle. »  Mi disse serio ma senza allontanarsi. I suoi occhi trapelavano un uragano di indecisione e potenza. Avvertivo le forze abbandonarmi ad ogni secondo passato a guardare i suoi occhi. Era come se un filo invisibile ci legasse l’uno all’altra senza vie di fuga. Il mio corpo reagì molto prima della mia mente e senza rendermene conto lo abbracciai. Nascosi il mio viso nell’incavo del suo collo e strinsi forte le braccia e le gambe. Lui rimase immobile continuando a sorreggermi ma senza ricambiare. Nonostante questo non mi staccai, ero felice di aver finalmente qualcuno lì con me. Non m’importava che fosse un assassino o un ibrido o un originale. Appoggiai placidamente le labbra sulla sua mascella e quel gesto parve risvegliarlo. Strinse le braccia dietro la mia schiena e appoggiò il mento sulla mia spalla. Quel momento mi commosse. Una lacrima solitaria scese dai miei occhi e si posò delicata sul suo collo. Lui si staccò leggermente per guardarmi.
« Perché piangi? »  disse, catturando alcune lacrime che ancora scendevano.
« Piango perché avevo paura. Avevo paura che Alaric mi trovasse e finisse il lavoro e non sono in grado di proteggermi. Se fosse arrivato io sarei morta ed avrei perso tutto. » 
Non volevo farmi vedere debole da lui che sicuramente mi avrebbe derisa. Lui non era debole e certamente vedeva in me nient’altro che una ragazzina viziata a cui era stato donato un dono che non era in grado di sfruttare. Eravamo rimasti in quella posizione assurda e quando ce ne rendemmo conto mi portò sul divano, dove si accomodò al mio fianco.
« Avevo paura di rimanere sola. »  Continuai, terminando il mio patetico discorso. Klaus continuava a guardarmi senza parlare, probabilmente stava pensando a un modo per liquidarmi.
« Io non ti abbandonerei mai. Non avrei permesso ad Alaric di sfiorarti di nuovo. E’ per questo che ti ho portato qui: per proteggerti. Ho dovuto fare delle cose… perdonami. Non avrei dovuto lasciarti qui da sola e impaurita. Puoi farlo? Puoi perdonarmi? »  e dicendo così avvicinò la sua mano tremante alla mia guancia. Potevo quasi toccar con mano lo sforzo che gli costava pronunciare quelle parole ad alta voce. Sfiorò delicatamente la mia guancia. Sembravo creta pronta a sgretolarsi fra le sue mani.
« Io… io penso… insomma, ti perdono. Ma non andartene più. Non senza di me. » Ma cosa avevo appena detto? Subito dopo averle pronunciate mi resi conto della serietà di quelle parole e di quanto significassero.
“Perché nessuno è venuto a cercarmi? Dov’è Tyler? Lo hai visto o sentito?
 »  dissi preoccupata.
« No, mi dispiace. »  Disse abbassando lo sguardo. Non lo avevo mai visto in quel mondo. Sembra come se si sentisse… in colpa. Ma per cosa poi? Non pensavo nemmeno che potesse appartenergli, un sentimento del genere. Rimorso. Quanti ne avevo io?
Avvertii la sensazione di rottura, di vuoto. Volevo piangere di nuovo ma probabilmente non era una buona idea. Decisi di distrarmi… per quanto saremmo rimasti in quella casa?
Ero stanca. L’emozione e l’adrenalina di quella sera non fecero che aumentare questa sensazione, così mi stesi. Appoggiai la testa al petto di Klaus che ancora mi guardava con quell’aria a metà fra il dispiaciuto e il pentito.
Lui poggiò lievemente la mano sulla mia spalla, ma era come non sentirla. Con l’altra mano mi accarezzava i capelli.

« Dormi, Caroline. Ci sono qui io. Va tutto bene. »  Quelle parole mi confortarono e mi diedero l’autorizzazione per cadere nelle braccia di Morfeo.
Avevo ancora moltissime cose da chiedergli, ma lo avrei fatto domani. C’era tempo. Avevamo tempo.
 
 
 
 
 
 
*Commento:
Eccoci qui con il nuovo capitolo! Il titolo è tratto dalla canzone ‘Come Home’ dei One Republic.
Se volete leggete il testo, è molto attinente alla storia (:
Grazie ad Amber94, vallyjessi, winner_ ed AmoTVD98 per le recensioni e anche a chi continua ad inserire fra le seguite e le preferite. Un grazie immenso anche ai lettori silenziosi!!
Mm.. diamo qualche risposta:
AmoTVD98: Diciamo che Klaus non sa per certo le emozioni di Care, ma riesce ad immaginarle a causa della confusione che potrebbe scaturire quel sogno!
Fidati, anch’io sono una romanticona cronica, ma per il momento è ancora troppo presto! Sebbene in questo capitolo ci sia un enorme avvicinamento, per loro è solamente l’inizio di un’amicizia. E le cose non sono tutte rose e fiori come appaiono! Ti garantisco però che arriverà un punto in cui Caroline farà molto più che sognare! (:
 
 
Insomma, Klaus nasconde qualcosina. Si capisce.. ma cosa sarà? Cosa avrà fatto in questi giorni?
Forse ci vorrebbe un POV Klaus, che ne dite? :P
Sono contenta che il sogno sia piaciuto a tutti, avevo paura fosse troppo confusionario!
Il capitolo è un po’ cortino, ma non sapevo proprio come terminarlo! Fatemi sapere, a presto <3
  
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