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Autore: _BlueLady_    23/07/2012    2 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17~
 
Rein non cessava di osservarsi intorno, spaesata ed affascinata da quell’atmosfera radiosa e variopinta nella quale si trovava, mentre attendeva che Tio facesse ritorno.
Nessuno sembrava curarsi di lei, unica fanciulla solitaria in mezzo a tante persone tutte perfettamente appaiate le une alle altre: pareva quasi una presenza invisibile, capace di osservare ma di non essere osservata.
Sospirò nel vedere tante coppie felici ed innamorate poter godere del loro amore, mentre a lei non era concesso farlo.
Ogni membro di una coppia pareva il pezzo di un puzzle: preso singolarmente era soltanto un semplice tassello senza volto, un qualunque individuo all’interno della moltitudine, ma accompagnato dalla persona amata riusciva ad acquistare improvvisamente una sua identità, quasi brillasse di luce propria.
Soltanto quando tutti i tasselli sono incastrati l’uno con l’altro si riesce ad ammirare l’immagine che da soli non riescono a rappresentare, così come chi ci ama ci insegna ad accettare anche quelli che noi consideriamo difetti, e sopprime in noi la paura di mostrarli anche agli altri, oltre che a noi stessi.
Anche lei, probabilmente, era il pezzo di un puzzle, ma, a differenza degli altri, non aveva ancora trovato la metà con la quale incastrarsi. Tio era il suo cavaliere per quella sera, era vero, ma in qualche modo sentiva di essere completamente incompatibile con lui, avvertiva che l’incastro tra loro non era perfetto come quello che esisteva, ad esempio, tra sua sorella e il duca di Tinselpearl.
Sorrise.
Loro parevano fatti veramente l’uno per l’altra, come i genitori di Tio e Lione.
Come sua madre e suo padre.
Come la duchessa e…
Un profondo sospiro le impedì di pensare oltre.
Pensò che rimettersi ad osservare la folla l’avrebbe nuovamente aiutata a distrarsi dai suoi opprimenti pensieri che non cessavano di tormentarla neanche in quel momento.
- Sperate davvero che, osservando la folla dinnanzi a voi, la vostra metà che disperatamente cercate si presenti davanti ai vostri occhi?-
Quella voce cupa e profonda che riconobbe non appena ne udì anche solo il sussurro costrinse il suo cuore a mancare di un battito, prima di voltarsi e ritrovarsi davanti a sé, come aveva già immaginato, la figura imponente del visconte che la penetrava con i suoi occhi oltremare.
Impiegò un attimo per riprendersi, distratta dalla troppa emozione di trovarselo finalmente di fronte, dopo tutta la sera passata a sperare di incontrarlo invano.
- La duchessa vi ha abbandonato alla vostra solitudine, visconte?- gli domandò, senza mostrarsi né troppo scocciata, né troppo entusiasta di vederlo.
- Potrei dire la stessa cosa di voi e del vostro cavaliere - rispose quello, inarcando la bocca in un sorriso.
Si osservarono, lasciando trasparire nei loro occhi l’uno lo sguardo dell’altra.
Entrambi ritennero più conveniente recarsi a conversare in un luogo più tranquillo ed appartato, lontano dalla musica e dal chiacchiericcio degli invitati che sovrastava le loro voci.
Si recarono all’ingresso della villa, sotto al portico che precedeva il piazzale destinato al transito delle vetture delle quali alcune sostavano, rigide ed imponenti, nei pressi della grande scalinata tramite la quale si aveva accesso al salone dove si teneva il ballo.
Non appena si ritrovarono soli, un sottile velo di imbarazzo si frappose tra loro.
Rein teneva gli occhi bassi, e si contorceva ogni tanto le mani nel tentativo di scaricare la troppa tensione accumulata nel corso di quei brevi istanti passati in compagnia del visconte.
Questo, poco più avanti di lei e dandole le spalle, si limitò ad appoggiare i gomiti ed il busto alla ringhiera, chiudendo gli occhi per assaporare quegli attimi di pace e tranquillità che lo avevano sottratto dalla confusione generale all’interno della villa.
- Come mai non siete dentro a far compagnia alla duchessa nelle danze?- gli domandò a un tratto Rein alle sue spalle, rompendo quella campana di vetro che era riuscito a crearsi per isolarsi da tutto e da tutti.
Volse lo sguardo verso di lei, fondendo le proprie iridi blu con l’azzurro dei suoi occhi:- Non amo la compagnia della folla, e in genere i balli mi annoiano - le rispose pacatamente, senza distogliere il contatto visivo.
La turchina lo osservò un po’ stupita della risposta che le aveva appena dato:- Credevo che i balli fossero la vostra forma principale di divertimento, data l’impazienza con la quale eravate desideroso di fare il vostro ingresso nella villa a inizio serata -
Il visconte ripercorse con mente ferma l’istante in cui aveva visto il compagno della giovane posare sulla sua mano delicata le sue labbra avide e aggressive.
Si stupì nel riavvertire il sangue ribollirgli nelle vene al solo ricordo di quel misero gesto.
Rein non cessava di osservarlo sgranando i suoi occhioni color del cielo, attendendo una risposta alla sua domanda implicita che impiegò qualche istante ad arrivare.
- Stavo solamente esprimendo il parere della duchessa a riguardo - mentì, distogliendo nuovamente lo sguardo da quegli occhi così limpidi e puri che non lasciavano trasparire alcuna traccia di meschinità.
- E il vostro parere a riguardo qual è, invece?-
Sgranò gli occhi impercettibilmente, nell’udire quell’inconsueta domanda.
- Cosa intendete dire?-
Sul volto della turchina comparve un sorriso, seguito da un profondo sospiro.
- Siete sempre talmente freddo e distaccato da tutto, che è difficile capire quali siano le vostre vere opinioni – disse – Esprimete sempre un parere che non sia il vostro, parlate sempre a nome degli altri o vi limitate ad ascoltare le opinioni di chi vi sta di fronte - e qui fece una pausa prolungata, nella quale lo osservò dritto negli occhi - Non pensate che, a volte, sia più conveniente lasciare da parte l’orgoglio e mostrarsi realmente per ciò che si è? A chiunque è concesso di sbagliare, a volte. Anche alle persone che, all’apparenza, non mostrano alcun tipo di difetto.-
Ascoltò attentamente quello che aveva da dire, celando la sua sorpresa nello scoprire la perspicacia di quella giovane che, ogni volta di più, riusciva a sorprenderlo.
Conversare con lei era ogni volta uno scontro, un modo tutto loro di fare la propria conoscenza l’uno dell’altra. Le parole della fanciulla lo stimolavano: conversare con lei, doveva ammetterlo, era un vero e proprio piacere.
La miglior cosa che si potesse desiderare. O quasi.
Anche in quel caso era pronto a risponderle nel migliore dei modi, provocandola come era solito fare ad ogni occasione, ma non ne ebbe il tempo necessario.
Aprì la bocca per parlare, ma la voce gli morì in gola prima ancora che potesse far vibrare le sue corde vocali: Tio Mera li aveva raggiunti, interrompendo la conversazione appena iniziata.
- Perdonatemi si vi interrompo- aveva detto, sfoggiando un rispettoso inchino in direzione del visconte - ma ritengo che sia giunto il momento per noi di andare. Mi dispiace doverti avvisare così all’improvviso, Rein, ma si è fatto tardi, ed è ora che io ti riaccompagni a casa. Tua madre è stata molto specifica a riguardo -
Shade osservò Rein annuire convinta mentre quello intrecciava le proprie dita alle sue per condurla alla carrozza, eppure in volto mostrava tutto il suo rimpianto di non poter proseguire oltre la conversazione. I suoi occhi erano passati più volte dall’osservare la propria mano, intrappolata nella presa di Tio, al visconte, che non cessava di osservarla con la sua solita serietà dipinta in volto, impassibile e imperturbabile.
Shade era, tuttavia, tutt’altro che tranquillo: un uragano di sentimenti si agitavano furiosi in petto, quella che gli era stata fatta era una vera e propria mancanza di rispetto.
Poteva tollerare la visione di vederli allontanarsi felicemente insieme, ma che la giovane gli venisse brutalmente sottratta mentre stava conversando con lui, quello proprio no.
- Perdonatemi - esclamò a un tratto Rein, con sguardo sinceramente dispiaciuto per il modo improvviso con cui lo stava abbandonando - ma ora devo proprio lasciarvi.-
- Non preoccupatevi - mormorò lui in risposta, nascondendo abilmente il suo orgoglio ferito - è giunto il tempo che anch’io vi lasci e vada a recuperare la duchessa per riportarla a casa –
La turchina si arrestò per un istante, profondamente contrariata: - Ma la festa è ancora lontana dal terminare, vi perderete la parte migliore della serata!- aveva esclamato sinceramente dispiaciuta che il suo comportamento maleducato l’avesse talmente irritato dal fargli desiderare di andare via dal ballo prima che questo fosse terminato.
Il visconte la penetrò con i suoi occhi imperscrutabili:- Non mi interessa - le aveva risposto, con una serietà che le mise quasi paura - Non c’è più niente per cui valga la pena di rimanere, adesso -
Il modo con cui aveva accentuato l’ultima parola e la rabbia con la quale aveva espresso quell’ultima frase tra i denti le fece pensare per un istante che il motivo per cui il visconte reagisse così fosse perché provava una punta di gelosia verso di lei.
Sorrise scuotendo la testa amaramente: non avrebbe avuto alcun motivo di essere geloso di Tio, dopotutto, anzi, non avrebbe avuto alcun motivo di essere geloso e basta.
Ripresasi da quel breve attimo nel quale la sua mente aveva prodotto quell’assurda fantasia, si inchinò al visconte, e lasciò che Tio la conducesse alla carrozza in silenzio, raccolta nei suoi pensieri.
Shade seguì con lo sguardo ogni suo più piccolo movimento.
Quando si accinse a salire sulla carrozza senza che nessuno l’aiutasse, sebbene trovasse faticoso farlo a causa del vestito che le limitava i movimenti (aveva pur sempre un orgoglio da conservare!), si stupì nel rendersi conto che Tio aveva bellamente ignorato la sua richiesta, e le stesse dando un aiuto a montare sulla vettura.
Fece per voltarsi contrariata, pronta a rispondere che ce l’avrebbe comunque fatta anche da sola, ma le parole le morirono presto in gola, quando si rese conto che la mano che l’aveva aiutata a salire e che ora stava stringendo la sua non era assolutamente quella di Tio Mera, come invece aveva creduto che fosse.
Si ritrovò gli occhi del visconte a pochi centimetri di distanza dai suoi osservarla inespressivi: il giovane non sembrava scocciato, né desideroso di ricevere un ringraziamento in risposta per quel gesto tanto spontaneo che si era accinto a fare.
Semplicemente, aveva aiutato Rein Sunrise a salire per la pura e semplice voglia di farlo.
Il suo era stato un gesto impulsivo, dettato dall’istinto.
Impossibile descrivere le emozioni che provò la giovane nell’avvertire quel tocco fiero e delicato al tempo stesso attanagliarle la mano in una morsa dalla quale sperava di non riuscirsi a liberare mai più.
Non lo ringraziò, appena fu sopra la vettura: la sua mano era ancora in quella del visconte, come se quello fosse un disperato tentativo di ritardare il momento in cui si sarebbero nuovamente separati.
Nessuno dei due si accingeva a proferire una parola, limitandosi ad osservarsi negli occhi, sorpresi ed emozionati.
Era come se temessero che quella dimensione parallela nella quale a entrambi pareva di essere stati improvvisamente proiettati potesse infrangersi come i vetri di uno specchio anche solo con l’emissione di un flebile respiro.
Quel punto di contatto tra loro, all’apparenza così insignificante e inespressivo, li mise in comunicazione l’uno con l’altra.
Entrambi avvertirono il caos dentro sé stessi: la loro pace interiore veniva continuamente perturbata dai battiti accelerati dei loro cuori, perfettamente in sincrono l’uno con l’altro.
Shade e Rein si sentirono improvvisamente completati l’uno dall’altra, come due singoli pezzi di un puzzle che trovano tra loro l’incastro perfetto con il quale congiungersi in un’unica entità.
Sussultarono entrambi, nel comprendere quella spaventosa verità.
Non si erano mai completati così perfettamente come in quel momento.
Dopo interminabili minuti di silenzio nei quali non cessarono di guardarsi negli occhi, Shade si riscosse dalle sue meditazioni, e sottrasse velocemente la mano da quella della turchina, muovendo un passo indietro e riacquistando il suo atteggiamento fiero e orgoglioso di sempre.
Come separò la mano da quella di Rein, un improvviso senso di incompletezza lo invase, facendolo sentire inappropriato in quel luogo nel quale già sentiva la mancanza di qualcosa o qualcuno.
Non appena fu dato l’ordine al cocchiere di partire verso villa Sunrise, Rein fu costretta ad entrare nell’abitacolo della carrozza, senza avere la possibilità di scambiare ulteriori parole col visconte, rimasto in piedi ad osservarla.
La vettura mosse i suoi primi passi lontano dalla villa, e al visconte non rimase che rientrare al ballo, turbato e confuso.
Rein, affacciandosi al finestrino nel tentativo di volgergli un ultimo sguardo prima che sparisse completamente dalla sua vista, lo vide rientrare alla festa con passo veloce e deciso: la mano che lui aveva stretto prima nella sua si chiuse a pugno, prima di distendersi nervosamente per scrollarsi di dosso le emozioni provate in seguito a quel tocco improvviso, dettato dal cuore.
 

¤¤¤¤¤¤
 

 

La carrozza si fermò esattamente di fronte a casa sua, risparmiandole la fatica di farsi l’intero viale che dal cancello conduceva all’entrata a piedi.
Non appena fu scesa, ringraziò Tio della bella serata che le aveva permesso di trascorrere assieme a lui, e fece per avviarsi in casa. La voce del cocchiere alle sue spalle, tuttavia, la costrinse a retrocedere di poco sui suoi passi.
- Ho un importante messaggio da riferirvi- le aveva detto in tono soffuso per non farsi sentire da alcuno, nemmeno dal padroncino Mera.
A Rein parve strano ricevere un messaggio da parte di qualcuno, subito dopo il ritorno da un ballo.
- Di cosa si tratta e chi ha inviato il messaggio, se è possibile saperlo?- domandò anche lei sottovoce, comprendendo la gravità della questione.
Il cocchiere si osservò intorno con fare circospetto, prima di darle l’attesa risposta.
- Poco prima che il padroncino Mera vi conducesse alla carrozza - cominciò, dopo essersi assicurato che intorno non vi fosse nessuno - è giunto un uomo vestito in nero e con una maschera color pece sul volto a pregarmi di riferirvi che vi attende domani nei pressi della contea di Moonville, per discorrere con voi di un affare che vi riguarda molto da vicino…-
A Rein mancò un battito nell’udire tali parole pronunciate con così tanta veemenza.
La descrizione che l’uomo le aveva fatto del misterioso messaggero pareva combaciare perfettamente con l’immagine di un’unica persona a lei fin troppo nota.
- Era un gentiluomo dalle maniere molto particolari - continuò il cocchiere, perso nel suo racconto - un soggetto alquanto singolare, se mi permettete di dirlo. Le ultime parole che ha pronunciato, ve le citerò a breve, mi hanno lasciato alquanto perplesso. Non so quanto ci sia da fidarsi di individui del genere, signorina Sunrise, soprattutto se si tratta di una giovane donna come voi…-
- Domando scusa se vi interrompo – esclamò all’improvviso la turchina, spazientita da tutte quelle chiacchiere inutili e dalla pungente questione che si era ritrovata a fronteggiare – Quali sono state le parole che ha pronunciato quel gentiluomo prima di lasciarvi?-
Il volto del cocchiere si incupì, e le si avvicinò ancora di più, scrutandola con i suoi occhi scuri e penetranti:- Ve lo riferisco soltanto perché siete voi, signorina Sunrise, anche se personalmente ritengo che le sue fossero le parole di un uomo uscito di senno per l’aver un tantino esagerato col bere…- l’odore acre e pungente del suo alito che le perforò le narici mentre le parlava le fecero pensare, con non poco disgusto, che ad esagerare col vino non fosse stato solamente il misterioso individuo dalla maschera color pece.
- Ha annunciato…- riprese a un tratto il vecchio, distraendola dai suoi pensieri -…ha annunciato che  “finalmente la maschera farà la sua caduta, rivelando una verità che da troppo tempo si cela sotto mentite spoglie.”-
“ Eclipse…” si ritrovò a pensare Rein, mentre violenti battiti acceleravano notevolmente il flusso del sangue all’interno delle sue vene, e una miccia ancora non del tutto spenta tornava ad alimentare quelle fiamme che avevano già divorato il suo cuore per metà.
Si ritrovò sola per un istante a pensare a tutti i possibili motivi per cui Eclipse avrebbe avuto necessità di mettersi in contatto con lei. La decisione che avesse finalmente scelto di svelarle la sua vera identità non trovava una giustificazione plausibile, e non la riteneva assolutamente veritiera.
C’era sicuramente dell’altro, e toccava a lei il compito di scoprirlo.
- Ha aggiunto altro che io debba sapere, questo ignoto messaggero?- domandò poi, fissando l’uomo negli occhi e tentando di nascondere l’agitazione che pian piano stava impossessandosi dei suoi arti.
L’uomo scosse la testa dispiaciuto, riferendo che non c’era altro da aggiungere a riguardo.
- Capisco…- mormorò Rein delusa e allo stesso tempo perplessa - Vi ringrazio dell’informazione, vedrò di sbrigare al più presto questa insolita faccenda -
- State attenta a coloro con cui vi relazionate, signorina Sunrise. C’è tanta gente pericolosa che aspetta solo di approfittarsi di fanciulle ingenue come voi, oggigiorno…-
Quello fu il suo ultimo avvertimento, dopodiché frustò i cavalli di fronte a sé, e ripartì verso la sua strada, mentre Rein rientrava in casa con una miriade di dubbi e domande senza risposta che le agitavano la mente ed il cuore.
La quiete notturna si ristabilì non appena la luce all’ultimo piano della grande casa si spense, e anche l’ultimo membro della famiglia Sunrise si coricò a letto, sprofondando nel silenzio di un  sonno profondo e senza sogni
Tra il canticchiare dei grilli ed il soffiare del vento, però, c’era ancora qualcuno che lottava contro la stanchezza, facendo ritorno verso casa prima che sorgessero le prime luci dell’alba.
Due iridi cobalto osservarono per l’ultima volta la finestra che affacciava sulla camera della turchina, prima di sparire silenziosamente nella notte, facendo oscillare lo scuro mantello che si portava appresso.
Nell’allontanarsi dalla villa con passo lento e felpato, fece scivolare via dal volto la maschera nera che aveva portato indosso fino a quel momento, rivelando sotto di essa una cascata di capelli verde scuro e fluenti che arrivavano a sfiorare quasi le spalle, ed uno sguardo buio e magnetico che celava un velo di malignità sotto quelle iridi cupe come il cielo notturno.
Sorrise, l’oscura figura, prima di confondersi definitivamente con le ombre della notte, nel constatare che l’obiettivo per il quale era giunto fin lì era stato raggiunto con successo.
E’ tempo che Rein Sunrise venga a conoscenza della verità riguardo Shade Mooinville.-



Angolo Autrice:

Bene, bene, bene, bene, cosa abbiamo qui?
Incredibile ma vero, ho un aggiornamento per voi! (Non commuovetevi troppo, eh!)
Lo so, sono imperdonabile per i miei continui ritardi, ma che ci volete fare: lo studio non perdona, e sono stata terribilmente impegnata. Tuttavia, nonostante i mie impegni, ho voluto trovare il tempo per scrivere questo capitolo e postarvelo: dato che tra una settimana parto per le mie meritate vacanze e non mi farò più sentire fino a fine agosto, mi sembrava giusto lasciarvi con un regalo che spero sia apprezzato.
Non mi andava di lasciarvi ancora in sospeso con la storia del ballo, dunque ho fatto il possibile per finire questo capitolo della storia nel miglior modo possibile, senza dimenticare l'aggiunta di un colpo di scena finale.
Avete capito chi è il misterioso messaggero di Rein, vero? I dettagli non mentono, del resto, e la fine del capitolo precedente dovrebbe aiutarvi a ricordare...
Lo so, vi lascio ancora una volta in sospeso con un altro mistero da risolvere, ma vi prometto che dal prossimo capitolo capirete anche quest'ultimo inghippo. Spero comunque che il piccolo momento ReinxShade che ho volutamente inserito sia stato gradito.
Ora vi lascio, sperando di ricevere vostri pareri e augurando a tutti delle buone vacanze. Tornerò ad aggiornare (e a rispondere alle eventuali recensioni che mi lascerete) a settembre.
Spero che questo periodo di vacanza mi sia utile per riuscire a terminare la fiction una volta per tutte. Ho ancora alcune cose da far quadrare, e l'ispiraizone è fondamentale per questi passaggi.
Un saluto a tutti e un grazie a chi ancora ha il coraggio di seguirmi.
Alla prossima

_BlueLady_

  
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