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Autore: adry91    24/07/2012    45 recensioni
Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

Eccomi qui…sono tornata. Ci tenevo a ringraziare tutti voi, voi che mi avete continuato a supportare nonostante sia passata una vita dall’ultima volta che ho postato un capitolo, voi che mi avete sostenuto e che nonostante tutto vi siete mostrati pronti ad aspettarmi. Lo so, ci ho messo parecchio, ma sono stata incasinata e sono successe un bel po’ di cose nella mia vita ultimamente. Spero di riuscire ad essere più veloce stavolta, in tutti i casi eccovi un capitolo appena sfornato. Vi anticipo solo che il prossimo sarà un capitolo abbastanza transitorio, mentre quello dopo ancora darà importantissimo ai fini della storia. Grazie davvero, senza il vostro supporto non so se avrei avuto la spinta di continuare a scrivere.

 

 

 

 

Capitolo 45

La storia di Bella (Parte I) – pov Edward

 

POV EDWARD

- Edward stai bene? – mi chiese lui accorgendosi che qualcosa non andava.

Non risposi subito, conscio che la mia voce sarebbe risultata storpiata, poi mi grattai la gola e provai a dire qualcosa.

- Si Jake, va tutto bene, continua – lo esortai.

- Forse è meglio se continuiamo un’altra volta. Lo so che è dura da reggere tutta in una botta sola – mi spiegò.

- Si è dura, molto più di quello che avrei creduto possibile, ma ho causato io tutto questo, solo ed esclusivamente io, quindi riprendi da dove hai interrotto. Non ci muoviamo di qui fin quando non avrai finito – gli dissi serio come non lo ero mai stato.

Dovevo sapere tutto, anche a costo di maledirmi dopo, ma dovevo sapere.

- Come vuoi. Dopo la nascita i bambini crescevano a vista d’occhio, erano entrambi molto svegli ed erano quasi simbiotici. Se uno dormiva la notte, l’altra dormiva il giorno e viceversa. Più passavano i giorni e più ti somigliavano. Bella mi aveva fatto vedere un sacco di foto di te e mi bastava guardare quei due per ripensare a te e a volte credimi non era facile. Ci sono stati momenti in cui sarei volentieri venuto a Jacksonville per spaccarti la faccia. Anche Bella si rendeva conto della somiglianza e ogni giorno cercava di individuare in loro un particolare comune a lei, ma non era facile, erano la tua fotocopia. È stato in questo periodo che io e lei ci siamo uniti sempre di più finchè una sera, non so bene nemmeno come successe, ma ci baciammo. Provammo a stare insieme, ma non durò più di due mesi – mi raccontò e mi irrigidì subito.

Era un tasto dolente quello, pensare a lei che stava con qualcuno mi faceva impazzire di gelosia, era sempre stato così, anche prima che io e Bella ci mettessimo insieme. Era come se solo a me fosse stato concesso vederla, toccarla, sentirla mia in ogni modo possibile.

- Tralasciamo questo punto, non mi va di sapere cosa avete fatto. È già fastidioso così – riuscii a dire e mi stupii io stesso di averlo fatto.

Era stato come ammettere di essere ancora geloso di lei, ma poco mi importava in quel momento. Sapevo che non erano andati a letto insieme perché Bella era stata chiara nel diario, ma la cosa mi infastidiva lo stesso.

- Come vuoi mister gelosia – mi schernì Jake.

- Non è divertente – lo rimproverai.

- Infatti. Proprio per questo ti consiglierei di darti una svegliata, sai com’è, Bella è una ragazza bellissima e lì fuori farebbero a gara per conquistare il suo cuore e non è detto che lei continui a non permetterlo a nessuno – iniziò a dirmi.

Mi resi conto che aveva ragione, ma allo stesso tempo non era un discorso che mi premeva di affrontare adesso, erano altre le cose che volevo e dovevo sapere.

- Lo so Jake, lo so benissimo, ma adesso continua – lo esortai.

- Restammo insieme solo due mesi, non ci spingemmo oltre i baci perché arrivammo a renderci conto che quello che ci teneva uniti era amore fraterno e che restare insieme avrebbe rovinato tutto, era quasi incestuoso per noi finire a letto insieme. Ci siamo accorti che stare insieme era un modo sbagliato per cercare di risolvere la situazione e così è finita. Da allora, però, ci siamo uniti ancora di più diventando quasi due facce della stessa medaglia. Nel frattempo i gemelli crescevano un giorno per due, svegli e vivaci come non mai e più loro crescevano più Bella diventava irrequieta. Sapeva che durante la gravidanza aveva preso la scelta sbagliata cioè quella di non dirti nulla e se prima quella scelta gli sembrava azzeccata adesso che vedeva i bambini, che li coccolava, che gli stava accanto, che li aiutava a crescere si accorgeva di aver sbagliato. Spesso la sera, dopo che li metteva a letto, ci mettevamo entrambi sul divano a guardare la tv e in quei momenti la vedevo crollare come argilla. Si lasciava andare al pianto e si accusava di essere egoista perché ti stava tenendo lontano da qualcosa che tu forse avresti potuto volere, che stava tenendo lontani loro da te. Diceva che quegli erano gli anni che un genitore non vuole perdersi e lei te li stava facendo perdere. Sul fronte lavorativo, invece, le cose andavano un po’ meglio. Aveva trovato un altro lavoro sempre in una redazione di giornale e lì pian piano iniziavano a farle scrivere qualcosa. Nulla di eccessivo, anche perché era un giornale poco conosciuto, ma se la cavava alla grande considerato che spesso lavorava a casa per non allontanarsi dai bambini. A livello emotivo, però, stava avendo un crollo, un crollo che la gravidanza gli aveva fatto superare. Ha ripreso con i tranquillanti, ma in piccole dosi e solo in casi di estrema necessità. Lo faceva di nascosto, ma io sapevo che li usava perché la controllavo sempre anche quando lei non se ne accorgeva. Non ne ha mai più fatto un abuso vista l’esperienza orribile che aveva avuto durante la gravidanza, ma ogni tanto uno la aiutava e non gli ho mai fatto pesare troppo la cosa. I giorni passavano e così le settimane e i mesi e più l’orologio girava più lei sentiva la mancanza di tutti voi. Voleva condividere con te, con la tua famiglia quanto di bello la vita gli avesse dato, ma non riusciva a farlo. Capisco se tu la consideri egoista, fidati, a volte, l’ho considerata così anche io, ma per la gioia di un figlio, per proteggerlo da qualunque cosa possa ferirlo un genitore sarebbe disposto a fare qualunque cosa. Ci sono cose della vita di Bella, del suo privato più intimo che non ha permesso nemmeno a me di conoscere, ma qualcosa l’ha sempre turbata più del dovuto – provò a spiegarmi con calma.

- Che vuoi dire? – domandai curioso.

- Tante piccole cose, piccoli segreti che non ha mai voluto confessarmi. Ad esempio durante le feste di Natale per un giorno intero spariva senza dire dove andasse. L’ha fatto da sempre, da quando la conosco praticamente, tutti i singoli anni. Non so bene cosa facesse o dove andasse e non ho mai insistito per saperlo perché capivo che era qualcosa di intimo, ma credimi mi sono cervellato per tanto tempo pur di capirlo. Alla fine ci ho rinunciato – mi raccontò perso chissà in quali pensieri.

Quando Jake mi raccontò dell’episodio mi venne subito in mente ciò che avevo letto nel diario di Bella. Lì aveva scritto che andava a trovare “l’uomo dei bucaneve” e ricordavo perfettamente che queste visite erano state fatte tutte nel mese di Dicembre. Coincidenza? No, di sicuro c’era sotto qualcosa e quell’uomo di cui aveva scritto Bella nel suo diario non era altro che il motivo della sua assenza ingiustificata agli occhi di Jake.

Quello che, però, mi premeva di sapere adesso era solo una cosa. Chi diavolo era “l’uomo dei bucaneve”? E cosa c’entrava con Bella? Perché lei andava a trovarlo tutti gli anni?

Cercai di non mostrarmi irrequieto agli occhi di Jake, in fondo lui non sapeva nulla della mia lettura al diario di Bella e non doveva certo scoprirlo.

Non dissi nulla e lui riprese a parlare perdendosi in altri ricordi.

- Quando i piccoli erano grandi abbastanza per iniziare a parlare non faceva altro che fargli ripetere la parola “papà” e non puoi immaginare i lacrimoni che gli uscivano fuori tutte le volte che i bambini pronunciavano quella parola. Era davvero qualcosa di speciale, credimi. Comunque le cose andavano decisamente meglio. Bella si stava realizzando a livello professionale e anche a livello genitoriale, fino a quando, un giorno, tua sorella non le ha fatto una chiamata, un chiamata che l’ha scombussolata profondamente – mi raccontò.

- Gli ha detto che ero tornato, non è vero? – provai a ipotizzare.

- Esatto. Voleva che Bella tornasse a casa e che entrambi chiariste la situazione e gli raccontò del fatto che eri spento, che guardavi continuamente le vostre foto e che dormivi nella camera che i tuoi avevano sistemato per Bella tutte le volte che lei restava a dormire da voi. Ha cercato di mostrarsi forte alla notizia, ma io sapevo che dentro stava morendo e lo si capiva già da come evitava tutte le chiamate da parte di qualcuno della tua famiglia. Si manteneva a distanza da loro quasi come se avessero la peste e, forse, in fondo era come se l‘avessero davvero. Loro rappresentava te e tu per lei eri una malattia dalla quale ancora non era riuscita a curarsi del tutto. Gli ho sempre detto che tu per lei eri come la droga, la sua qualità preferita di eroina e credimi lo penso sinceramente. Pian piano la vedevo sempre più sulle nuvole e quando le facevo qualche domanda si metteva a sognare ad occhi aperti raccontandomi di come sarebbe stata la vostra vita assieme se solo foste tornati insieme. Un giorno ha pure chiamato a casa e gli hai risposto tu. È rimasta in silenzio, ma ha sognato la tua voce tutte le notti a seguire per non so quanto tempo svegliandosi spesso in preda agli incubi – continuò lui come se stesse leggendo quella storia da un libro.

- È assurdo – riuscii a dire quando lui fece un attimo di pausa.

- Cosa? – mi chiese curioso.

- Tutto ciò che ho fatto dopo la morte di James l’ho fatto per permettere a lei di vivere una vita più serena, una vita che io non potevo darle, non in quel momento almeno. E invece? Invece le ho fatto passare anni di inferno, quando la realtà era che potevamo affrontare quel dolore insieme, uniti come lo eravamo sempre stati – gli spiegai.

- Hai fatto degli errori, tutti noi ne facciamo, ma sei ancora in tempo per recuperare – mi disse lui con il chiaro intento di consolarmi.

- Non lo so Jake, inizio a credere che forse certi errori non si possono recuperare. Conosco Bella da sempre e siamo stati tutto l’uno per l’altra da quando i nostri occhi si sono incontrati. Sono stato il suo migliore amico, un fratello, un confidente, un porto sicuro, un fidanzato, tutto ed è per questo che non so se tutti questi anni possono essere cancellati. Io non l’ho delusa solo come fidanzato, ma l’ho fatto come ogni singola cosa sono mai stato per lei – gli confidai vergognandomi a dire quelle cose a voce alta.

Non era facile.

- È proprio per questo che dico che non è tardi, che potete recuperare. Voi due non siete due semplici persone che sono state insieme, voi avete passato la vostra vita l’uno accanto all’altra, vi siete protetti e aiutati a vicenda, vi siete confidati a vicenda, avete litigato e fatto pace, urlato e sorriso, odiato, amato. È troppo forte il vostro legame e io me ne sono reso conto il giorno in cui vi ho visti insieme. Il giorno in cui siamo arrivati a Jacksonville per il matrimonio di Alice e tu sei arrivato. In quel momento ho capito davvero che legame avevate ed è stato allora che mi sono reso conto del perché Bella sia stata così male, del perché lei non sia riuscita a scindere il legame che vi univa. Edward non è tardi, non è mai tardi per fare la cosa giusta – mi rivelò sorridendomi appena.

Non sapevo cosa rispondergli, cosa dirgli e per questo chinai il capo e restai in silenzio per un po’, rompendolo solo quando mi resi conto che quella situazione stava diventando imbarazzante.

- Cosa è successo dopo? – domandai.

- I bambini crescevano e le responsabilità di lavoro di Bella aumentavano e gli veniva più difficile far coincidere lavoro e bambini. Spesso li lasciava a me quando non lavoravo e quando entrambi non potevamo tenerli, Bella, li affidava alla signora Brawn, una cinquantenne che viveva al piano di sotto. Era vedova e i suoi figli abitavano lontano. Un giorno si offrii di tenere lei i bambini, diceva che gli tenevano compagnia e si sentiva meno sola. La conoscevamo da quando ci eravamo trasferiti e sapevamo di poterci fidare. I bambini la adoravano. Quando compierono tre anni, però, Bella decise di mandarli all’asilo, non voleva approfittarsi oltre della gentilezza della signora. Pensava che fosse facile, che non ci sarebbero stati problemi e fondamentalmente all’inizio non c’è ne furono, non per i dirigenti almeno. Lo stesso, però, non poteva dirsi per i genitori dei bambini che frequentavano l’asilo - iniziò a raccontare Jake e vedendo la sua espressione mi resi conto come quello che avrebbe raccontato di lì a breve non mi sarebbe affatto piaciuto.

Ricordavo che Bella nel diario aveva scritto di non aver potuto mandare i gemelli all’asilo e, forse, stavo per scoprire perché.

Guardai Jake e lo esortai a continuare a parlare e così fece.

- Bella li accompagnava tutti i giorni e quando non poteva lei ci andavo io. Fin qui niente di strano se non che un giorno, all’uscita, corsi a prendere i bambini. Ero in ritardo di una decina di minuti visto che avevo avuto un imprevisto in officina, allora facevo ancora quello di mestiere. Quando arrivai trovai i gemelli che giocavano insieme ad altri tre bambini i cui genitori di sicuro erano in ritardo come me. Insieme a me entrò la mamma di uno di quei bambini, quando Lizzie mi corse incontro mi chiamò zio Jake e quella donna mi guardò strano. Dissi ai piccoli di andare a prendersi il giubbotto e rimasi fermo lì. Mi si avvicinò quella donna e credimi se ti dico che bastava guardarla per leggere nel suo sguardo tutta la cattiveria che aveva. Mi domandò come mai i bambini non mi chiamassero papà e le spiegai che non lo ero e allora mi chiese come mai il padre non venisse mai a prenderli. Stavo per risponderle quando Ej mi raggiunse e sentendo le parole della signora rispose al mio posto dicendo che loro un papà non c’è l’avevano. Erano ancora piccoli e Bella non aveva spiegato loro niente di te, è stato in seguito a questo fatto che raccontò loro della bugia del papà che lavorava lontano – mi spiegò cercando di raccontare ogni particolare.

Si fermò un attimo come se gli facesse schifo raccontare quella storia e iniziavo a capire il perché.

- Che successe poi? Avanti Jake non farmi stare con il dubbio – lo esortai a continuare.

- Da allora Bella iniziò ad essere additata. Aveva solo 23 anni allora e due bambini di tre anni da crescere, non aveva una famiglia a cui appoggiarsi, ma iniziava a fare carriera. Non era certo la mamma ideale per chi non la conosceva e soprattutto non lo era per quelle trentenni in carriera e ricche sfondate come erano quelle madri. Bella non fece caso a tutte le dicerie che uscirono fuori sul suo conto e credimi ne uscirono tante, cose orribili, mamme che la guardavano dalla testa ai piedi come fosse chissà quale mostro e altre, invece, che la guardavano con pietà considerando i gemelli i responsabili della rovina della sua vita. Non so perché reagirono così, insomma, siamo in tempi moderni, ma quelle donne erano davvero subdole. Credo che fossero solo invidiose, vedevano in Bella quello che forse avrebbe voluto essere loro. Donne che si erano costruite qualcosa da sole e non per via di un matrimonio di interesse come era il loro. Sono fermamente convinto che è questo che vedevano in lei. Comunque, sta di fatto, che aizzarono i figli contro i piccoli e i gemelli spesso e volentieri tornavano a casa con i lacrimoni, soprattutto Lizzie, dicendo che a scuola venivano presi in giro e molti bambini non volevano neppure giocare con loro. La loro fortuna era che erano in due, uniti in modo indissolubile e questo li ha aiutati parecchio. Un giorno, mentre Bella era a lavoro, le arrivò una chiamata dalla direttrice che le chiedeva di correre a scuola perché Ej aveva litigato con un bambino. Mi chiamò e corsi a scuola il prima che potei. Lei era già lì e aveva parlato con le maestre – mi raccontò.

- Perché mai Ej avrebbe dovuto litigare con un bambino? È un tipo tranquillo – dissi più a me stesso che a lui.

- Lo è, ma sa diventare molto “pericoloso” quando qualcuno gli tocca i suoi punti deboli – mi fece notare Jake.

- Lizzie e Bella – dissi a voce alta consapevole che fossero quelli i suoi punti deboli.

- Esatto. Quel bambino aveva preso in giro sua sorella ripetutamente e lui si limitò a difenderla. Da lì nacque una lite. Furono convocati i genitori di entrambi i bambini per capire bene cosa fosse successo. Ej aveva iniziato la lite e se non fossero intervenute le maestre con ogni probabilità quei due si sarebbero presi a botte. Bella chiese a Ej perché si fosse comportato in quel modo e lui gli spiegò che quel bambino aveva preso in giro Lizzie e le aveva fatto lo sgambetto facendola cadere a terra, lui si era arrabbiato e gli era andato contro. “Mia sorella non si tocca” si era giustificato senza giri di parole. Aveva solo tre anni, ma il piccolo ha sempre avuto in chiaro le sue idee e i suoi modi di vedere. Vuoi o non vuoi si è sempre sentito l’unico maschio di casa – mi spiegò perdendosi completamente nei ricordi.

Mi resi conto che con molta probabilità se ci fossi stato io tutto questo non sarebbe successo. Ej era solo un bambino, non era lui che doveva prendersi cura della sua famiglia, non ancora almeno.

- E quindi cosa successe? – domandai curioso.

- L’altro bambino disse che non era vero. Lizzie allora mostrò il ginocchio sbucciato che si era provocata con la caduta, ma ovviamente era la parola dei gemelli contro quella del bimbo. Non ti serve che ti dica che era il figlio di una delle famiglie più prestigiose che frequentava l’asilo, i gemelli, invece, erano figli di una donna che faceva sacrifici enormi per riuscire a portare dei soldi a casa e far vivere in modo dignitoso i suoi figli. Bella ovviamente si schierò dalla parte di Ej, si scusò con i genitori per il comportamento del bambino, ma era certa che Ej avesse agito in quel modo perché davvero il bambino aveva fatto cadere la sorella. Fu allora che la madre del bambino iniziò a dare di matto dicendo che con ogni probabilità era stato lo stesso Ej a far cadere la sorella per poi dare la colpa a suo figlio. Disse che il piccolo era un bambino violento e del resto la colpa non era certo dei bambini, ma di lei che non sapeva educarli. Se ne uscii fuori con una frase del tipo: “è questo che succede quando i figli vengono lasciati allo sbaraglio”. A quel punto Bella non c’è la fece più, chiese alla direttrice di fare qualcosa, ma lei scrollò le spalle e fece passare tutto sotto silenzio. La famiglia era molto ricca e offriva molte donazioni alla scuola, quindi, tutto passò liscio come l’olio per il bambino, mentre tutta la colpa ricadde su Ej. Ovviamente il bambino fu giustificato con il fatto che aveva solo tre anni, non capiva bene e tutto si risolvette, ma Bella decise quello stesso giorno di ritirare i bambini dall’asilo. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso – mi raccontò tutto d’un fiato Jake.

- È semplicemente vergognoso tutto questo – dissi letteralmente sconvolto da quello che avevo sentito.

Faticavo perfino a crederci.

- Non è ancora finita. Quando qualche giorno dopo Bella tornò in quella scuola per firmare i moduli del ritiro incontrò fuori la madre di quel bambino insieme ad un'altra. Quando videro Bella iniziarono a parlottare tra loro, così lei si avvicinò e disse loro che potevano pure smettere di fare comunella, tanto non l’avrebbero rivista mai più né lei né i gemelli. Quella allora prese a ridere sguaiatamente e iniziò a provocarla facendola sentire una persona di infima categoria per poi concludere dicendo che in quell’asilo privato non c’era spazio per dei figli bastardi – continuò Jake.

- Ti prego, dimmi che non è vero. Non può averlo detto – dissi alzando leggermente il tono di voce e stringendo i pugni fino a farmi male alle nocche.

I miei figli non erano dei bastardi.

- L’ha fatto invece, ma si è beccata un pugno in faccia da Bella, la quale le ha urlato che nessuno poteva permettersi di offendere i suoi figli e che il figlio di lei aveva evitato di passare per quello che realmente era solo perché suo marito aveva sganciato un assegno. Da quel giorno in poi Bella non ha più voluto mandare i bambini da nessuna parte. Li teneva lei quando non lavorava oppure li lasciava a me. Quando nessuno di noi poteva tenerli aveva ripreso a lasciarli dalla signora Brawn, questo fino a quando qualche mese dopo non ha preso il posto a Vogue. Da allora è riuscita a gestire sempre tutto e i bambini sono rimasti con lei e con me – mi spiegò serio.

- Ma è una cosa assurda, cioè voglio dire non siamo mica ai tempi delle pietre – provai a dire del tutto sconvolto.

- Lo so, ma al mondo esiste ancora gente ignorante e purtroppo all’ignoranza non c’è medicina. Comunque qualche tempo fa Bella ha avuto la sua rivincita su quella donna – mi disse.

- Davvero? E come? – domandai curioso ed eccitato allo stesso tempo.

Non sapevo cosa fosse successo, ma se Bella aveva avuto la sua rivincita non potevo che essere orgoglioso di lei. Cazzo quella donna aveva dato dei “bastardi” ai miei figli.

- Qualche mese fa in ufficio di Bella la sua seconda assistente ha abbandonato il lavoro a causa di un trasferimento e visto che il posto era vacante sono venute delle persone per fare i colloqui. Una mattina si è presentata in ufficio di Bella proprio quella donna. Quando vide che il suo posto di lavoro dipendeva da una scelta di Bella non hai idea la faccia che ha fatto. La signora aveva appena divorziato dal marito che era scappato in un altro Stato insieme ad una nuova fiamma lasciandola sola con un bambino a carico. La donna non aveva le giuste competenze per svolgere quel lavoro, ma Bella non disse a lei che il motivo per cui non veniva assunta era quello, ma mentii. Le disse che in quella rivista non c’era spazio per mamme single che avevano a carico dei figli, c’era già Bella e una donna in quella situazione bastava e avanzava. Ricordo ancora l’espressione di lei quando, una volta tornata a casa, mi raccontò tutto, un’espressione della serie: “toccatemi tutto tranne i miei figli” – mi rivelò con espressione che sembra un misto di soddisfazione e orgoglio, un’espressione che doveva essere lo specchio della mia.

- Dopo quest’esperienza, quanto successo all’asilo intendo, è cambiato qualcosa nei bambini? – domandi preoccupato.

- No, erano troppo uniti perché cambiasse qualcosa, ma iniziarono a fare qualche domanda in più sul papà. Fu allora che Bella inventò quella bugia sul fatto che lavorasse lontano, che poi non era nemmeno una vera e proprio bugia. Bella ha sempre cercato di non fare mancare loro nulla, gli ha fatto da mamma e papà allo stesso tempo, ma non era facile soprattutto per due bambini come loro che sono vulcani di energia e che facevano mille domande. Ad un certo punto, però, hanno smesso. Pur essendo piccoli capivano che l’argomento rendeva triste la mamma e quindi evitavano categoricamente, anche se, comunque, ogni tanto il discorso usciva fuori – mi spiegò.

Mi resi conto che doveva essere stato difficile per Bella, forse le vere e proprie difficoltà per lei era nate soprattutto quando i bambini avevano iniziato a capire, quando doveva inventare mille scuse pur di non rivelare che razza di comportamento aveva avuto il loro padre. E io non mi ero curato di tutto questo, ero partito sparato a zero dandogli contro, senza capire che era stato difficile per lei, che aveva dovuto affrontare una situazione più grande di lei e l’aveva fatto da sola, solo con l’aiuto di un amico che conosceva da poco rispetto alla sua famiglia che, invece, gli era stata vicina da una vita.

Nonostante questo, però, aveva tirato su dei figli perfetti e c’è l’aveva fatta da sola nonostante tutte le difficoltà che la vita gli aveva messo di fronte.

- Cosa è successo dopo? – domandai per farmi finire di raccontare tutto.

- Successe che lasciò il suo vecchio lavoro al giornale dopo essere stata assunta nella direzione di Vogue. È stata messa in prova per un mese, ma ha superato quel periodo brillantemente e finalmente la sua carriera giornalistica è iniziata a pieno ritmo. Da allora le cose nella sua vita sono andate meglio, ha cercato di imparare a convivere con la tua assenza e nonostante questo facesse male c’è l’ha fatta. Ha pensato solo ai bambini senza tralasciare nulla. Ha perfino pensato al documento di tutela nel caso gli succedesse qualcosa, ma questo lo sai già – mi disse sorridendomi.

- Si, su questo so tutto, non serve che ti soffermi nei dettagli – gli risposi.

- Beh c’è davvero poco altro da dire. In quel periodo ha iniziato ad aprirsi di più al mondo, ogni tanto usciva con delle colleghe di lavoro e si destreggiava tra i vari corteggiatori trovando ad ognuno un difetto solo per non voler ammettere che nessuno di loro eri tu. Nel frattempo anche io ho ricevuto una promozione e avendo più tempo con i bambini era più semplice. Quando lei non poteva restavano con me. Ovviamente i momenti di tristezza non mancavano. Ricordo che, un giorno, Rosalie le mandò un’e-mail con le foto del compleanno di Sarah. Pianse come non faceva da tempo, c’eravate tutti, compreso tu che ti spupazzavi la piccola e piangendo ricordo che mi domandò perché i suoi bambini non potevano essere fortunati come Sarah. Non seppi risponderle anche perché sapevo che nonostante io e lei cercavano di essere una famiglia per i gemelli, non potevamo mai paragonarci ad una vera famiglia come lo eravate tutti voi. La sera, in compenso, li faceva addormentare raccontandogli la vostra storia e modificandola nella parte finale per renderla una fiaba. I bambini la adoravano. Ci sei stato sempre Edward, anche se non fisicamente. Loro ti hanno sentito, lei ti sentiva – mi rivelò mettendomi una mano sulla spalla.

- È una situazione assurda, giuro. Potevamo avere la vita più magnifica che due esseri umani potevano desiderare, invece, abbiamo mandato tutto alla malora – dissi più a me stesso che a lui.

Ci eravamo rovinati la vota senza un vero, reale motivo.

- Lo ripeteva spesso anche lei, questo. Ricordo che una volta, durante quel periodo, è venuta a Jacksonville con il chiaro intento di rivelarti tutto, ma qualcosa l’ha bloccata vedendoti. Non so bene cosa, non me ne ha voluto parlare, ma deve aver visto qualcosa che le ha fatto cambiare idea – mi spiegò e subito ripensai a ciò che lei aveva scritto nel diario.

Sapevo perfettamente perché se ne era andata. Diceva che nel mio sguardo aveva capito che non ero ancora pronto, che non avevo superato nulla del passato.

- Se solo lo avesse fatto. Se solo quel giorno fosse stata più coraggiosa – rivelai a me stesso consapevole che in passato anche io aveva mancato di coraggio.

Si, l’avevo fatto proprio nel momento in cui arrivato in aeroporto l’avevo vista con Jake ed ero scappato via senza andarle incontro. Ero stato uno stupido. Chissà quante sofferenze ci saremmo risparmiati entrambi se quel giorno fossi stato più coraggioso e meno codardo.

- Poi ci fu la promozione per lei. Divenne vicedirettrice e i suoi orari divennero improponibili. Lavorava come un mulo, ma riusciva comunque a equilibrare lavoro e figli. C’è sempre riuscita. Ricordo che fu allora, una volta iniziato ad inglobare il lavoro, che mi disse che si era accorta che non ti amava più, che si sentiva legata a te solo per via dei bambini. Non ci ho mai creduto, ma non l’ho dato a vedere. Facevo finta di crederci, solo quando è tornata a Jacksonville per il matrimonio di Alice ha ammesso di aver mentito, che non era vero che non ti amava, che il suo sentimento era sempre rimasto intatto. Credo lo facesse per proteggersi, per auto convincere se stessa della cosa. E poi, un giorno, è arrivato l’invito al matrimonio. Non voleva venire, ma quando Alice e Jasper sono andati in ufficio pregandola di andare, non se l’è sentita di rifiutare. “Quella è la mia famiglia” mi disse “ci sono sempre stati quando ne avevo bisogno, adesso devo esserci io per loro”. Non scorderò mai quelle parole. Abbiamo preso l’aereo e siamo arrivati a Jacksonville. Tante volte, durante quelle due settimane, avrebbe voluto dirtelo, ma alla fine non c’è l’ha fatta. Quando si era decisa a farlo, la sorella di Tanya le ha fatto diciamo il lavaggio del cervello e ci ha rinunciato. Lo sai che Bella è sempre stata così. Lei pensa sempre prima agli altri e solo dopo a se stessa. Quanto al resto della storia credo che tu lo conosca già – concluse lui bevendo l’ultimo sorso di birra.

Provai a dire qualcosa, ma le parole sembravano morirmi in gola, non riuscivo a parlare, ad esprimere a parole quelle che provavo, il turbinio di emozioni che si era impadronito del mio corpo. Ero sconvolto per quanto avevo sentito, stavo male per tutto quello che avevo causato a Bella, mi sentivo in colpa per averla trattata in quel modo curandomi solo del mio dolore e poco del suo.

Mi ero comportato come un’idiota, come un emerito stronzo. Aveva ragione Alice, quando qualche tempo prima, dopo aver scoperto di Boston, mi aveva accusato di essere un essere ignobile ed egocentrico. Si, aveva ragione. Ero stato accecato dal risentimento di tutta quella situazione che non mi ero curato degli altri, ma solo di me, come se tutto il mondo girasse intorno a me.

Restammo in silenzio per un po’, poi Jake, vedendo che non ero intenzionato ad aprire bocca riprese a parlare.

- Questo è tutto, adesso sai la verità, tutta la verità, tutto quello che c’era da sapere, una verità che avrei preferito tu sapessi prima. Quando quella sera ti sei presentato nel suo ufficio dopo che avevi scoperto la verità, Bella mi ha raccontato cosa vi siete detti, cosa tu le hai detto e credimi quella volta ero decisamente arrabbiato con entrambi. Con te perché non ti eri curato di capire i motivi reali del suo comportamento e con lei perché non ti aveva detto nulla di ciò che aveva passato. Le ho detto che ti avrei parlato io, ma lei me l'ha impedito. Non voleva che tu sapessi tutto quello che ha passato, non voleva farti soffrire con il suo dolore, ma era giusto che tu sapessi queste cose, finora ho rispettato la sua volontà ma quella di stasera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Credimi, raccontandoti la verità non mi aspetto che questa cambi le cose, neanche lei dopo stasera se l'ha aspetta, ma era necessario che tu sapessi tutto quello che è successo – prese a dire guardandomi fisso negli occhi.

- Jake… – provai a dire, ma lui mi interruppe.

- No Edward, aspetta. Fammi finire. Non voglio sapere cosa pensi, né se qualcosa in te è cambiato dopo aver parlato, non sono io che devo saperlo, quindi non dire nulla. Non mi sono mai intromesso nella vostra storia, ma visto che, ormai, ti ho detto tutto ti dico anche un’ultima cosa. Io lo so che tu la ami e che se non l’hai ancora perdonata non è certo per mancanza di amore, ma sta attento a non tirare troppo la corda. Bella è una persona complicata, dovresti saperlo meglio di chiunque altro. È capace di dare anima e corpo a qualcuno, ma quando arriva a prendere una decisione credendoci con tutta se stessa allora è la fine perché non torna mai indietro. Non farla arrivare al punto di prenderla questa decisione, non permettere che decida davvero di buttare una pietra sopra alla vostra storia perché se così sarà non tornerà indietro. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che la rabbia, con il tempo, scompare, ma l’odio, quello vero, è difficile da estirpare – concluse Jake serio più che mai.

- Ho fatto un sacco di…- provai nuovamente a dire.

- Edward no, davvero, non dire nulla. Rifletti su quello che ti ho detto e prendi la decisione che credi sia quella più giusta. Non sprecare le parole adesso, non servirebbe – mi disse per poi controllare l’ora – cavolo sono già le tre del mattino, conviene tornare a casa. Domattina devo essere al lavoro molto presto e tu hai un aereo da prendere – continuò lui sorridendomi.

- Si, hai ragione. È meglio tornare a casa – riuscii solamente a dire.

Nel silenzio più tombale ci dirigemmo verso casa. Quando raggiungemmo il pianerottolo, Jake si dileguò nel suo appartamento, mentre io entrai in quello di Bella.

Regnava il silenzio più assoluto, del resto era molto tardi. Controllai i bambini e notai che erano entrambi a letto che dormivano placidamente, poi mi diressi in camera di Bella che stranamente trovai socchiusa segno che era uscita dalla stanza dopo che io e Jake eravamo andati via.

Ciò che vidi mi fece stringere il cuore. Bella era rannicchiata in modo orizzontale al centro del letto in posizione fetale. Mi avvicinai cercando di non fare rumore e mi resi conto come le sue guance erano ancora rigate dalle lacrime e le lenzuola bagnate segno che doveva aver pianto come una fontana. Mi sedetti sul letto facendo attenzione a non svegliarla e le asciugai le lacrime dal viso con estrema delicatezza, poi mi soffermai ad osservarla.

Era bellissima e mi maledissi per averla fatta soffrire così tanto, lei non meritava tutto quello che le avevo fatto passare.

Le avrei chiesto scusa, anche in ginocchio se sarebbe stato necessario.

Con questi pensieri in testa le diedi un delicato bacio tra i capelli e poi mi alzai dirigendomi nella mia stanza.

Qualcosa era cambiato dentro di me e, forse, l’amore, quello vero poteva bastare per superare tutto e tornare ad essere felice. O almeno lo speravo.

 

 

…Adry91…

 

SPOILER:

- Non lo so questo, ma se hai ragione tu devo ammettere che ha uno strano modo di amare, un modo che non rispecchia il mio. Non voglio un uomo che mi ami così. Voglio un amore che mi divori completamente, è questo il mio sogno – gli rivelai.

- Credo tu lo abbia già trovato – mi disse.

- Io credo, invece, che dovremmo cambiare discorso. Diciamo che al momento Edward è l’ultima persona di cui vorrei parlare – provai a dire sperando che acconsentisse.

 

 

 

Un grazie a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

  
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