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Autore: UnLuckyStar    24/07/2012    10 recensioni
REVISIONE IN CORSO
Questa è la storia di Fortunata, una ragazza come tante altre, che nasconde il suo nome dietro a 'Lucky'. Lei si odia, odia il suo corpo, odia ciò che la circonda. Non sopporta le persone, fosse per lei potrebbero morire in tutti i modi che vogliono. E' sarcastica, acida nei confronti di tutti, intollerante alle persone stupide. Le uniche persone che sopporta sono Alice e qualche compagna di classe. Suo fratello è lontano, sua madre è in un centro di recupero per tossicodipendenti, suo padre è inesistente, il mondo non la capisce, non capisce la sua rabbia. Poi una mattina qualunque arrivano loro... Loro, che cambieranno tutto.
⁂⁂⁂
Dal primo capitolo:
Cammino svelta, con il mio passo vagamente saltellante, percorrendo la strada per andare a scuola.
Quel triste edificio rosso mattone, con il cancello arrugginito e dalla vernice verde scrostata.
Non poteva esistere scuola più brutta qui a Torino, soprattutto dal punto di vista di una che è all'ultimo anno.
La verità è che fa schifo. Tutto fa schifo in questo posto.
⁂⁂⁂
Da prestavolto per questa storia ho deciso di usare i bellissimi visi di Giuseppe Giofrè, Jonathan Gerlo e Nunzio Perricone.
#PeaceAndLove
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Avviso a tutti i lettori: non ho neanche riletto questo capitolo. L'ho scritto e direttamente pubblicato perché sentivo che vi stavo facendo aspettare troppo xD Quindi se trovate errori di battitura, frasi sconclusionate o enormità grammaticali, vi prego di segnalarmeli. Grazie e buona lettura :)

Un assaggio di vita


Mi giro nel letto, cercando una parte fresca tra le lenzuola.
Che cosa fa una normale diciannovenne la domenica mattina?
“Studia” sussurra una voce sadica nella mia testa.
Studiare è stata la mia attività principale nelle ultime due settimane, credo di meritarmi una pausa. Ma il fatto è che non so come sfruttare questo tempo.
Di solito passo la domenica con i postumi della sbornia o girovagando per casa come una morta.
Giuro, non mi ricordo più cosa facevo prima di cominciare a uscire il sabato sera. Leggevo? Stavo al computer? Guardavo la tv? Magari andavo a messa... No, no, sono sicura che questo non lo facevo. Non entro in una chiesa da... Mi piacerebbe dire ‘da quando ho fatto il battesimo’, ma il punto è che non ho fatto nemmeno quello. Mia madre ha provato tutte le religioni di questo pianeta. E’ stata buddista, shintoista, musulmana, mormone, ortodossa e sono sicura che per un breve periodo sia stata addirittura testimone di Geova. La mia mamma è sempre stata una donna strana e volubile, ha cominciato questo viaggio tra le religioni quando avevo circa dieci anni, ed è per questo che attribuisco a lei gran parte dei miei traumi infantili. Ha continuato a saltare da un credo a l’altro per anni, fino a che non si è convertita alla cocaina.
Avevo capito che aveva qualcosa che non andava, ma non avrei mai immaginato che fosse per quello. Infondo, chi avrebbe potuto pensare alla coca? Di solito sono i genitori a dover preoccuparsi che i figli non facciano uso di droghe, non il contrario.
Stranamente mio padre non si è mai opposto o curato dei cambiamenti radicali di mia madre, infondo lui è ateo, anzi, agnostico, anche se io non ci trovo nessuna differenza. Dio è una cosa che o ci credi o non ci credi, non c’è una via di mezzo, ma nonostante abbia provato a spiegarglielo, ovviamente non ha voluto darmi ragione.
Infine, in questa famiglia di matti ci sono io, che non so a cosa credo. Sono sicura che un giorno qualcuno si stesse annoiando a morte e quindi ha deciso di creare la razza umana. Bel modo di passare il tempo, vero? Diciamo che credo in Dio, ma non nell’istituzione della chiesa che gli è stata affiancata.
La stessa chiesa che avrebbe intenzione di privarci di tutto ciò che è bello nella vita: fumare, bere ogni tanto, fare sesso, imprecare quando è il momento di farlo e magari potersi imprimere un tatuaggio sulla pelle.
Sì, appena supererò la mia fobia degli aghi, mi farò davvero un tatuaggio: un meraviglioso ciliegio, nero e nodoso, come se fosse sul punto di morire, colorato solo da enormi fiori rossi.
Lo farò, giuro. Prima o poi.
I miei progetti improbabili sono interrotti dall’illuminarsi dello schermo del mio cellulare. Allungo il braccio verso il comodino e afferro il telefono, che m’inforna che Alice mi ha lasciato un messaggio vocale nella segreteria telefonica.
Da quando mi lascia messaggi alla casella vocale? Non è una cosa che fanno solo nei telefilm americani?
Digito il numero della segreteria e ascolto la mia voce registrata che dice: “Questa è la segreteria di Lucky. Non posso rispondere perché sono impegnata a uccidere la tua famiglia. Se vuoi dire le tue ultime parole, fallo dopo il famigerato biiip”.
Cosa mi ero fumata prima di registrare? Mi viene da ridere pensando alla faccia che ha fatto Alice ascoltandolo.
«Ma che cavolo di messaggio hai?! Sei inquietante, fattelo dire. Comunque, vediamoci al bar ‘Il Duca’ alle 10:30. Ci saranno anche gli altri, quindi vedi di vestirti come si deve, di non cadere di faccia nel trucco, di non essere né fatta, né ubriaca, e soprattutto non essere troppo bona, chiaro? Ci si vede lì.»
Premo il tasto rosso del cellulare e scuoto la testa. Appena la vedo devo chiedergli da che spacciatore va. Sicuramente vende roba buona.
 
<> <> <>
 
«Alice? Mi senti? Sì, ecco. Dicevi? Giro a sinis… Okay, ho visto il bar. Arrivo subito» dico chiudendo la chiamata e aspettando che le macchine si fermino per farmi attraversare la strada.
Ero convinta di sapere dove fosse questo bar, e invece ho dovuto chiamare Alice per farmi dire dove è. Ma perché dobbiamo incontrarci in un luogo sconosciuto all’umanità e dimenticato da Dio?!
Dall’esterno è un bar come un altro. Una grande tenda parasole bordeaux, sulla quale è scritto in caratteri eleganti ‘Il Duca’, fa ombra all’ingresso, vicino al quale sono posizionati dei tavoli e delle sedie in ferro nero.
Cammino spedita sulle strisce pedonali e apro la porta parzialmente in vetro, facendo suonare il campanello che pende su di essa. Che figata. Una cosa del genere l’avevo vista solo nei film.
Volto lo sguardo e vedo Alice seduta, anzi, è quasi sdraiata, su una sedia, mentre con una mano gira il contenuto di una tazza e con l’altra regge il cellulare.
«Ciao» dico avvicinandomi e mettendomi a sedere «Siamo solo noi due?»
«Così sembra, ma presto dovrebbero arrivare gli altri.»
«Mh, okay. Che stai bevendo?»
«Tè verde con latte.»
Arriccio il naso con aria schifata.
«Un normale caffè, no?»
«Mah, volevo provarlo, ma in effetti non è granché» dice guardandomi, finalmente. «Ma non ti avevo detto di non essere troppo figa?» risponde fingendo un’aria severa.
«Non mi sono neanche truccata, cosa ci trovi di bello in me? E poi, devo essere sempre pronta, nel caso…»
«Nel caso…?»
«Nel caso trovo il principe azzurro, ovvio. Che ne sai che proprio oggi, mentre sono alla cassa a pagare, le mie mani non s’incontrino con quelle di un bel ragazzo moro, prendendo lo scontrino? Poi si susseguirebbe una serie di sguardi romantici e passionali, e… BAM! Ecco il vero amore!»
«Tu credi seriamente che troverai qui dentro l’amore della tua vita? Solo per il fatto che l’hai conosciuto in un bar ci sono buone probabilità che sia un alcolizzato.»
«Oh, ma da quando sei diventata così cinica?»
«Da quando sto in tua compagnia. Sai com'è, quando vai con lo zoppo…» risponde alzando le spalle.
Incrocio le braccia al petto e alzo lo sguardo per godermi la visione generale del luogo, quando per poco non mi si ferma il cuore.
A prendere gli ordini a un tavolo, vedo Alessandro, perfettamente fasciato da un paio di jeans neri e una maglia bordeaux a mezze maniche. Con un blocchetto e una penna in mano gli sento uscire dalla bocca un “Cosa vi porto?” nel tono più gentile che gli abbia mai sentito usare.
E’ talmente diverso… Sorridente, cortese, per nulla nervoso. Un altro lato di Alessandro. Un lato sconosciuto. Un lato oscuro.
So che sembra un controsenso dire che il suo lato ‘migliore’ è quello oscuro, ma è così! Questa visione di lui gli strappa via a morsi il poco fascino che aveva addosso.
Do’ una gomitata ad Alice facendo un cenno con il capo verso di lui.
«Guarda chi c’è» le dico.
«Sì, l’ho visto. E’ lui che mi ha portato il tè.»
«E non mi hai detto niente?»
«Volevo che ti godessi la sorpresa» risponde ridendo sotto i baffi.
Rivolgo di nuovo uno sguardo verso di lui. Sta servendo a un tavolo a cui sono accomodate due ragazzine di circa quindici anni. Quella più vicina a lui sembra che abbia bisogno di una tazza sotto la bocca per evitare che bagni tutto sbavando, mentre lo guarda. L’altra si limita ad arricciarsi i capelli attorno a un dito e a sbattere le ciglia, come se un moscerino gli fosse entrato dritto in un occhio. Avrei tanto la tentazione di alzarmi, andare da loro e dire: “Placate gli ormoni, carine, tanto non ve lo da”.
Guardo l’orologio: le 10:36. Gli altri non sono ancora arrivati e Alessandro viene da noi dopo aver sorriso alle due oche dell’altro tavolo, per assicurarsi una buona mancia.
Mi da un leggero colpo sulla nuca e appoggia una mano al tavolino.
«Devo portarti qualcosa?»
«Non mi fido di te. Potresti rifilarmi un cappuccino al cianuro» rispondo guardandolo di sbieco.
«Per oggi non ho intenzione di avvelenarti. Non ancora, almeno.»
«Bene, allora mi basta un bicchiere d’acqua.»
«Wow, che ordine complicato.»
«Con il cervello che ti ritrovi non voglio metterti ancora più in difficoltà» rispondo sorridendo ironica.
Il campanello sulla porta richiama la nostra attenzione, facendo entrare in scena il resto della compagnia.
Mattia si avvicina e mi da un bacio, gli altri si limitano a salutare con la mano e a prendere delle sedie dagli altri tavoli vuoti.
«Allora, perché siamo qui? Ah, ciao Ale» dice Sebastiano agitando in aria la mano, in direzione di Alessandro, che mi sta portando il bicchiere d’acqua.
«Ciao» risponde avvicinandosi «Tra poco finisco di lavorare, ma ditemi, perché siete tutti qui?»
«Allora» comincia Alice «Ho cercato su internet qualche casetta sulla spiaggia che costi poco e ne ho trovata una perfetta. L’unico problema è che è disponibile solo per cinque giorni, dal 13 al 17 giugno…»
«Tesoro, ti rendi conto che il 13 è fra tre giorni, vero?»
«Sì, me ne rendo conto, è proprio per questo che vi ho fatto venire qui. Lo so che ve lo chiedo con poco preavviso, ma a voi va bene?»
«Io ed Emanuele siamo nullafacenti, quindi per noi non ci sono problemi» dice Sebastiano.
«Magari Massimo mi da qualche giorno di pausa dall’officina» risponde Mattia alzando le spalle.
«Forse adulando un po’ posso riuscire ad avere qualche feria anticipata» conclude Alessandro.
«Okay, tolto questo problema, mi sorge un dubbio… Sicura che costi poco e che ci sia spazio per tutti? Io non mi fido molto ad affittare una casa su internet» dico storcendo la bocca.
«Tranquilla, lascia fare a me. Sono la più responsabile, non ricordi?»
«Eri credibile fino a che non hai detto l’ultima frase» rispondo sarcastica.
Alessandro torna a lavorare senza dire una parola. Appena avrà finito possiamo andare a farci un giro. Ma io non ho proprio voglia di andarmene da questo bar, almeno qui c’è l’aria condizionata.
 
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Ed infine eccoci qui, sotto il sole delle 11:40. C’è voluto un quarto d’ora per farmi alzare dalla sedia, ma alla fine mi sono stancata anch’io di stare lì e a sentire i lamenti degli altri riguardanti la mia pigrizia.
«Adesso spiegatemi che differenza faceva se restavamo lì dentro. Qui fuori non c’è nulla, a parte il sole, che mi sta facendo squagliare la faccia» esclamo infastidita, mentre mi passo un mano sulla fronte per asciugare il velo di sudore che vi si è condensato.
«La differenza è che qui fuori non è pieno di persone nevrotiche, a parte te» risponde Alessandro con semplicità.
«Ma stai zitto. Possibile che non sentite caldo? Voglio dire… Io sto morendo!»
Lui m’ignora aprendo la bottiglietta d’acqua che si è portato dal bar e cominciando a bere.
Mi volto verso Alice, che adesso guarda sopra la mia testa aggrottando la fronte.
«Che guardi?» gli chiedo girandomi di nuovo verso Alessandro. Non faccio neanche in tempo a voltarmi completamente che lui comincia a buttarmi acqua addosso e sui capelli.
«Ma ti sei rincretinito?!» esclamo togliendogli di mano la bottiglietta.
«Ti lamentavi tanto per il caldo, volevo farti un favore.»
«E questo ti sembra il modo di fare un favore alla gente?»
«Come sei antipatica… Per una volta che agisco a fin di bene…»
Non gli faccio finire la frase che già vado verso la fontanella pubblica e arrugginita che è in mezzo alla piazza per riempire di nuovo la bottiglia. Vuole la guerra? Bene, non ci sono problemi.
Appena è colma fino all’orlo, corro verso di lui tentando di annaffiarlo un po’. Ma, sapete, io ho una mira di merda, quindi ho preso in piena faccia Sebastiano.
«Oddio scusa… Dovresti vedere che faccia hai fatto!» esclamo cominciando a ridere come una cretina.
Quest’ultimo viene verso di me, mi solleva di peso e mi porta dritta verso la fontanella.
«No, Seba, non stai per fare quello che stai per fare, vero?» dico cominciando a dimenarmi.
Lui non mi risponde, si limita ad aprire la cannella e a mettermici di faccia sotto.
«Mattia! Dai, aiutami!» grido tentando di non soffocare sotto il getto dell’acqua.
Intanto che lui viene verso di noi, Alessandro e Emanuele mi prendono le gambe, facendomi inzuppare anche quelle, che fino ad ora erano l’unica parte di me che non si era bagnata.
Con uno slancio riesco finalmente a uscire dal raggio d’azione della cannella, mentre a Emanuele rimane una mia scarpa in mano. E io rimango lì, sdraiata a terra accanto alla fontanella, completamente bagnata e con il fiatone.
«Appena trovo la forza di fare qualcosa, giuro che vi ammazzo» dico con un tono meno minaccioso di quanto avrebbe dovuto essere, mentre punto un dito contro i tre ragazzi che adesso se la stanno ridendo come degli stupidi.
«Oi, tutto bene?» mi chiede Mattia, tentando di non scoppiare a ridere anche lui.
«Come no, e tu sei stato davvero di grande aiuto, eh» rispondo tirandomi a sedere e guardandolo imbronciata.
«Beh, avevi caldo quindi loro…»
«Non c’entra nulla il fatto che avevo caldo, chiaro?»
«Okay, chiaro. Ora ti decidi ad alzarti o hai intenzione di rimanere qui per terra ancora per molto?»
«Credo che mi alzerò» rispondo rimettendomi la scarpa che mi sta porgendo Emanuele e tirandomi su «Ma dov’è Alice?»
«E’ rimasta seduta alle panchine, là in fondo» dice indicando la parte opposta della piazza.
Cammino svelta verso di lei, seduta lì, ancora con il cellulare in mano, proprio come l’ho vista la prima volta stamattina.
«Ma che ti hanno combinato?» chiede, vedendomi arrivare.
«Non mi hai sentito urlare?» domando scuotendo i capelli che mi si sono appiccicati alla faccia.
«No» risponde alzando un sopracciglio.
«Allora vai da Amplifon. I primi trenta giorni sono di prova gratuita, sai?»
«Divertente.»
«Sì, lo so. Comunque io vado a casa ad asciugarmi, non ho intenzione di fare altre figure di merda oggi.»
«Va bene, tanto ci vediamo domani. Vieni, dammi un bacio.»
Poso le labbra sulla sua guancia liscia, mi volto e vado via a capo chino, sperando che per strada nessuno mi riconosca.
 
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«Papà?» chiedo chiudendo la porta d’ingresso.
«Mh.»
Okay, è in casa. Adesso vado di là e gli chiedo tranquillamente se mi manda in vacanza prima della maturità e con dei perfetti estranei. Ce la posso fare.
E’ seduto al tavolo della cucina, con il solito giornale e il solito caffè in mano.
«Papà, mi servirebbero un po’ di soldi.»
«Per cosa?» mi squadra da capo a piedi «E perché sei bagnata?»
«Una lunga storia. Comunque, i soldi mi servirebbero per… Una vacanza.»
Posa il giornale sul legno del tavolo e mi guarda dritto negli occhi.
«Una vacanza?» ripete.
«Sì. Io e degli amici…»
«Che amici?»
«Ehm… Alice.»
«E gli altri?»
«Gli altri chi?» chiedo aggrottando la fronte e fingendo confusione.
«Hai detto ‘amici’, questo vuol dire che non c’è solo Alice, no?»
«No. Cioè, sì. Insomma, c’è solo Alice.»
«Non è che c’entra quel ragazzo che stai vedendo ora? Quel Matteo…»
«Si chiama Mattia, papà» dico riservandogli un’occhiataccia.
«Ah, giusto, Mattia.»
«Okay, ora che abbiamo chiarito il nome possiamo andare avanti?»
«Siamo sicuri che non ci siano di mezzo dei ragazzi in questa storia?» domanda, riprendendo il discorso. Mi guarda dritto negli occhi, vuole la verità. Ma da quando gli frega qualcosa della gente con cui esco? Continua a fissarmi e ho quasi la tentazione di abbassare lo sguardo.
No, Lucky, tieni lo sguardo fisso e… Nega, nega, nega.
«N-no. Niente ragazzi. Solo io e Alice.»
Sospira stancamente. Di sicuro ha capito che sto mentendo, ma finge di credermi, riabbassando gli occhi sulla pagina di giornale.
«Ti lascio andare solo se prometti di portarti dietro i libri di scuola e studi anche lì.»
Annuisco subito, senza dire una parola.
«Dové che dovreste andare?»
«Non so, ha organizzato tutto Alice…»
Lui sospira di nuovo e si toglie gli occhiali, stropicciandosi un occhio.
«Quanti soldi ti servono?»
«Credo che 100 o 150 € siano sufficienti per tutto. Mi conosci, non mi piace spendere» dico sorridendo.
«Va bene, allora domani vado a fare un prelievo. Tu fai la brava, mi raccomando» dice accarezzandomi una guancia con la sua mano rugosa.
Non so cosa gli prenda oggi, è da un sacco di tempo che non dice una frase compiuta più lunga di cinque parole…
«Certo che faccio la brava, l’ho sempre fatto» rispondo ridendo e andando a rintanarmi in camera mia.
La prima cosa che faccio è prendere la mia valigia nera dal fondo dell’armadio. Non è grande, non ho mai avuto bisogno di portarmi molta roba in viaggio.
Sono una maniaca dell’organizzazione, ho sempre paura di dimenticare qualcosa di utile a casa, quindi comincio a prepararmi giorni prima della partenza.
In ordine, comincio a disporre sul fondo della valigia i vestiti che sono certa di volermi portare: il tubino nero, tre jeans neri e uno bianco, svariate magliette dai colori e le scritte improbabili, pantaloncini di jeans, un vestito nero a fiori rosa e una minigonna di jeans. Dalla scarpiera tiro fuori un paio di Nike, le Superga e due paia di tacchi neri. Per il resto ci penserò domani, adesso ho una cosa più importante che mi frulla per la testa.
Accendo il PC portatile che è sulla scrivania e accedo a Twitter.
Scorro la timeline per vedere cosa dicono le altre ragazze e poi scrivo un semplice tweet: “Vacanza organizzata su due piedi. Che libri mi porto da leggere? #Paranoie”.
Aspetto qualche minuto, mangiucchiandomi l’angolo di un’unghia che fino a qualche giorno fa era perfettamente smaltata e ascoltando “One more night” dei Maroon 5.
Clicco sulla chiocciola che segna le menzioni e vedo una risposta al mio tweet.
@UnLuckyStar perché scegliere? Portateli tutti LOL
@xdragonfly_ Fosse semplice lo farei, giuro. Sono indecisa tra ‘Piccole donne’ e ‘Memorie di una Geisha >.<
Mi piace parlare con lei, è così semplice, sempre positiva ma soprattutto è carina e coccolosa. E’ difficile descrivere l’affetto che si può provare verso una persona anche se non l’hai mai vista faccia a faccia, di cui non hai mai sentito la voce e al quale non hai mai accarezzato il viso. Ed è strano entrare in confidenza, perché ti rendi conto che hai il coraggio di dire ogni dettaglio della tua vita a una perfetta sconosciuta, mentre alle persone che ti stanno accanto preferisci mentire e nascondere quello che provi e pensi davvero.
@UnLuckyStar puoi portarli entrambi, tanto non sono molto lunghi, né pesanti o ingombranti, no?”.
@xdragonfly_ Giusto, mi faccio sempre troppi problemi xD Grazie piccola, ti voglio bene :*”.
@UnLuckyStar di nulla, ti voglio bene anche io, sacco di cacca <3”.
Ecco, questa è la mia parte preferita di ogni conversazione: quella in cui ci ricordiamo che ci vogliamo bene, senza sentirci stupide, nonostante ci siano chilometri interi che ci separano.



Il tempo di una sigaretta:
Sì,  ho deciso di fare la lecchina nei confronti di @xdragonfly_ xD (faccio pena, lo so ç.ç)
Mi rendo conto che in questo capitolo non succede nulla di importante, è dannatamente di passaggio, ma serviva giusto per farvi sapere che la vacanza è anticipata. I capitoli importanti saranno i prossimi.
Accadranno molto cose: dei rapporti cambieranno, avverrà una svolta per i nostri personaggi, saranno capitoli pieni di equivoci e nottate particolari.
Insomma, i prossimi saranno una ricompensa per aver letto questo xD
Avendo un po' di ispirazione per i prossimi capitoli, cha mi porto dietro da due settimane, spero di aggiornare prima *e fu così che sparì per un mese*. No, vabbè, cercherò di impegnarmi :)
Ho scritto questo capitolo in questi ultimi quattro giorni, il resto è stata una vacanza dalla scrittura, quindi perdonatemi se fa schifo ç.ç
Ma adesso ringraziamo un po'... Grazie a Beatrice, Simona, Lucky, Greta, freakyyep, JeyMalfoy_, Opora, Ellie 97, CaramellaAlCioccolato94, HikariVava e... Le ultime tre arrivate: AlyBraianaDragneel, Koteichan e Niki_love! Grazie a tutte! :)
Bene, io vi saluto, sperando di trovare qualche recensione al mio ritorno!
PaceAmore&Alessandro, UnLuckyStar :D
Twitter: @Un_Lucky_Star




PRESTAVOLTO:
 Alessandro
 Alice
Emanuele
 Lucky/Fortunata (capelli chiaramente tinti)
 Mattia
 Sebastiano
   
 
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