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Autore: LadySherry    24/07/2012    4 recensioni
Era disarmante il modo in cui i suoi occhi sapevano imbarazzarla al punto da non riuscire più a pensare a niente, tranne a quanto fosse meraviglioso stare con lui.
Tom era capace di rendere un “vai a farti fottere” detto col sorriso una vera e propria dichiarazione d'amore. Non importava il contenuto dei suoi discorsi, il tono di voce era così suadente da far cadere chiunque in trappola.
Gli mise una mano sul fianco e si alzò in punta di piedi per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra.
«Buongiorno » disse poi, sorridendo.
«Ciao, piccola» sussurrò Tom.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intro.

 

«Hey, Tom! Guarda chi sta arrivando» annunciò Bill, indicando una ragazza dai lunghi capelli neri intenta a rovistare all'interno della sua cartella a tracolla.

Tom sorrise, quasi impercettibilmente. Gli era mancata così tanto che al solo pensiero della felicità che avrebbe provato da lì a pochi minuti nell'averla tra le sue braccia arrossì appena, quasi imbarazzato da tanta dolcezza.

Avevano passato una bellissima estate, trascorso momenti indimenticabili insieme ma l'incubo della scuola era ormai iniziato e Dio solo sapeva come sarebbero andate a finire le cose. Non che a quindici anni sentisse il bisogno impellente di legarsi sentimentalmente a qualcuno, ma da quando aveva iniziato ad interessarsi del mondo degli adulti, non faceva altro che domandarsi come potessero due quarantenni stare insieme da una vita. D'altra parte, i suoi genitori aveva smesso di stare insieme quando lui aveva sette anni e aveva sempre saputo che, a prescindere dall'amore incondizionato che prima o poi avrebbe provato – parole che Bill continuava a ripetergli comunque; l'amore è qualcosa di unico e bla bla bla – sapeva che il matrimonio non era cosa adatta a lui.

Ma Leila era qualcosa senza la quale non era più in grado nemmeno di suonare la chitarra. Pensando a lei ormai faceva addirittura giusti i compiti di matematica, materia nella quale non aveva mai brillato al punto da prendere il massimo.

«Ragazzi, finalmente vi ho trovati!» disse la ragazza, avvicinandosi a loro.

Salutò Bill con un affettuoso bacio sulla guancia, per poi avvicinarsi a Tom e sorridere timidamente.

Era disarmante il modo in cui i suoi occhi sapevano imbarazzarla al punto da non riuscire più a pensare a niente, tranne a quanto fosse meraviglioso stare con lui.

Tom era capace di rendere un “vai a farti fottere” detto col sorriso una vera e propria dichiarazione d'amore. Non importava il contenuto dei suoi discorsi, il tono di voce era così suadente da far cadere chiunque in trappola.

Gli mise una mano sul fianco e si alzò in punta di piedi per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra.

«Buongiorno » disse poi, sorridendo.

«Ciao, piccola» sussurrò Tom, prima di lasciarle un piccolo bacio sulla punta del naso.

Bill scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. «Comprendo che dieci ore senza vedervi siano troppe, ma con il vostro permesso vado ad affrontare la massa di imbecille che precede la mia classe, con la speranza di arrivarci con tutte e dieci le dita» borbottò, aggiustandosi la cartella sulla spalla.

Tom scoppiò a ridere, senza staccare le mani dai fianchi della sua ragazza. Amava i momenti in cui riusciva a conversare con il fratello senza perdere il contatto con Leila.

«Bill, andiamo, non essere così drammatico!».

«Il mio essere drammatico ci porterà talmente tanta fortuna che un giorno mi ringrazierai!».

«Hai ragione, ci vediamo dopo, allora» disse, senza smettere di sorridere.

Guardò Bill allontanarsi a testa alta, con la sua solita camminata spavalda che però non era mai stata in grado di fermare gli energumeni della scuola. Sapeva, però, che un giorno quegli stessi energumeni li avrebbero guardati dal basso verso l'alto con la coda tra le gambe e con la consapevolezza di essere stati sorpassati di un bel pezzo.

«Come fa tuo fratello a mantenere tanta calma?» domandò Leila, aggrottando le sopracciglia.

Tom scrollò le spalle, indifferente. «E' fatto così, preferisce sbattere la testa contro il muro piuttosto che fare un passo indietro, tutto qui» disse, guardandola finalmente negli occhi.

Leila annuì, sovrappensiero. «Vabbè, devo andare in classe. Ci vediamo all'intervallo?».

«Certo! A dopo».

Si salutarono con un bacio veloce sulla guancia, come fanno due vecchi amici abituati a vedersi tutti i giorni.

Per Tom, comunque, le ore non erano mai troppe per vederla o per sentirla, soprattutto da quando aveva attivato l'opzione con le chiamati gratis dal suo cellulare.

Si avviò anche lui verso la sua classe, con lo sguardo basso e la consapevolezza che la giornata appena iniziata sarebbe stata la più lunga di tutte.

Non fece nemmeno in tempo ad appoggiare la cartella a terra che Carl, il ragazzo grasso e cattivo – come lo chiamavano tutti – della scuola, gli si parò di fianco incrociando le braccia al petto come è di rito per i gradassi.

«Kaulitz, hai fatto i compiti di inglese?» domandò, con il suo solito vocione.

Tom alzò la testa, sorridendo. «Certo».

«Allora fammeli copiare».

«No».

Carl strinse i pugni, diventando rosso dalla rabbia. «Sai cosa succede a chi non mi fa copiare i compiti?».

Tom sorrise, scorgendo la figura dell'insegnante dietro al ragazzo.

«Sono sicuro che il preside sarà ben felice di conversare con lei di prima mattina, Neumann» annunciò il professore, indicando a Carl l'uscita dell'aula.

Il professor Krause era un uomo sulla trentina al quale non erano mai piaciuti gli studenti come Carl. Tom sembrava avere un angelo custode. E forse anche Bill.

«La ringrazio, signor Krause, ma avrei saputo gestire...».

«Il preside sa gestire queste situazioni, Tom. Non tu. Ora vai a sederti al tuo posto, la lezione sta per cominciare».

Tom annuì, per poi voltargli le spalle e dirigersi verso il suo banco, rigorosamente in ultima fila accanto alla finestra, dalla quale riusciva chiaramente a scorgere la classe di Leila.

Guardò il cortile ancora mezzo pieno, provando una certa tristezza nel constatare che la sua classe era una delle poche a non avere il privilegio di entrare una o due ore dopo quando mancava l'insegnante. Non che gli dispiacessero le ore con il signor Krause, ma avrebbe preferito rifugiarsi tra le braccia di Leila, certamente.

Scosse la testa.

Sono impazzito, pensò, schiaffeggiandosi appena la guancia. Io sono un maschio e i maschi non sono dolci.

Sorrise, stupito.

Leila lo stava rovinando, ne era certo.

 

 

 

 

Note: eccomi con una nuova storia! Dopo tanto, ho deciso di pubblicarla. Non so come andrà a finire, spero solo possiate apprezzarla. Buona lettura :)

  
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