3. Buio
Remus guardò il pezzo di pane raffermo appoggiato sul tavolo.
Era lì da quattro giorni, intatto. Non era stato spezzato, addentato, nemmeno annusato.
Era stata Tonks a portarglielo, quel giorno gli aveva confessato di amarlo, ma poi il suo mondo fu stravolto. Buio e ombre entrarono con prepotenza nella sua vita e ancora una volta era rimasto solo, ancora una volta desiderava morire.
Lo stesso dolore che aveva provato quasi quindici anni prima, era tornato, straziandogli il cuore.
Sirius era morto tre giorni prima.
Remus si appoggiò e si lasciò scivolare, sedendosi sul pavimento. Si mise le mani nei capelli e sospirò.
Sono un codardo pensò. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo. Troppa paura di andare avanti o di farla finita, troppa paura per permettersi di amare Tonks. Si sentiva bloccato come in un limbo, un luogo di dolore e agonia, dove le tenebre prendevano possesso del suo cuore.
Un colpo secco alla porta lo fece sobbalzare.
Un secondo colpo lo fece rabbrividire. Non avrebbe aperto, non avrebbe lasciato entrata la luce e l'indifferenza di un modo che continuava a vivere senza Sirius. Ma la porta si spalancò e la luce del giorno lo investi, accecandolo.
"Lupin!!" ruggì Malocchio Moody "Dannazione! Sono ore che ti cerco! Sei impazzito? Tre giorni senza dare tue notizie, credevo di ritrovarti in un fosso, per la miseriaccia!"
"Scusa Malocchio" bofonchiò Remus, alzandosi lentamente.
"Muoviti" disse Malocchio, spingendolo malamente fuori dalla porta "Il nostro compito non è finito, c'è del lavoro da fare, una guerra da vincere. Bisogna essere costantemente vigili, ragazzo. Sirius non ce lo perdonerebbe, se perdessimo la guerra!"
Remus deglutì e annuì lentamente, fece un respiro profondo. Il dolore non se ne sarebbe andato, ma ora poteva e doveva lasciarsi il buoi alle spalle.